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SINTESI - 1595 ANNIBALE GIA' A ROMA

Eracle al Bivio, Camerino Farnese in Palazzo Farnese, oggi a Napoli, Galleria Capodimonte, 1596 circa: è un quadro riportato sul soffitto del Camerino, luogo di studio e di conservazione di opere d'arte di piccole dimensioni, insieme a Storie di Ercole. È stato staccato e portato a Parma, nelle collezioni dei Farnese. Quando poi queste collezioni sono passate a Napoli, anche questo quadro è entrato a far parte della collezione artistica dei Borbone, oggi nella Galleria Nazionale di Capodimonte a Napoli. Quindi, nel camerino copia. Attesta un salto di qualità compiuto da Annibale, proprio perché mostra le nuove suggestioni di Annibale una volta giunto a Roma, o meglio, i nuovi linguaggi da cui trae spunto: quello di altri due grandi maestri del Classicismo, Michelangelo e Raffaello, e la statuaria classica, che ha modo di studiare direttamente grazie alla ricchissima collezione artistica dei.

Farnese. Tutto ciò si evince chiaramente nella figura di Ercole, rappresentato al centro, tra la personificazione del vizio sulla dx e della virtù sulla sx, intenta ad indicargli il monte che dovrà scalare: l'aspetto possente, muscoloso del erculeo dell'eroe ricorda chiaramente le figure Michelangiolesche e la statuaria l'Ercole Farnese, classica, in particolare, che aveva avuto modo di studiare direttamente, trovandosi nel cortile del Palazzo. Ma questo retaggio Michelangiolesco è comunque imbevuto del tonalismo di Tiziano, proprio per queste variazioni dei toni coloristici del rosso, che rendono il suo corpo vivo, sanguigno e vibrante (come quello del Satiro in Venere, il Satiro e i due Amorini). Ercole, quindi, è la figura chiave dell'intero dipinto, proprio perché attesta la sintesi o fusione tra le vecchie e le nuove fonti di ispirazione: tra la forza del colore vibrante del tonalismo di Tiziano e la forza fisica dei corpi muscolosi.

epossenti di Michelangelo e della statuaria classica. Questa sintesi si evince anche nella personificazione del vizio, che, per la sinuosità del corpo, ricorda le forme sinuose delle figure femminili di Raffaello (la per esempio), ma è sempre imbevuto del tonalismo di Tiziano, per le vibrazioni dei toni coloristici del rosso, che rendono il suo corpo vibrante, vivo e sanguigneo.

L'intera opera, quindi, attesta l'eclettismo del linguaggio di Annibale, ovvero, la sintesi che Annibale fa tra il dato Romano, ovvero, tutte queste nuove fonti di ispirazione (la cultura Michelangiolesca, Raffaellesca e gli spunti della statuaria classica) con la sua già maturata esperienza artistica Bolognese, in questo caso, con il tonalismo di Tiziano, sempre rimanendo ancorato al dato naturale: paesaggio naturale, all'interno del quale si svolge la scena.

GALLERIA FARNESE, 1597-1601: viene realizzata su commissione di Odoardo Farnese, che aveva chiamato personalmente Annibale a

Roma per decorare il Palazzo, negli stessi anni in cui Caravaggio stava realizzando il ciclo della Cappella Contarelli, presentandosi, quindi, come il manifesto di quell'istinto Rivoluzionario (che caratterizza l'arte del '600, compreso il naturalismo di Caravaggio), finalizzato a superare, in maniera sistematica, il Tardo manierismo. Si presenta anche come il manifesto della cultura classicista dei Carracci e, quindi, della sintesi che Annibale fa di tutto il filone Classicista, dall'antichità classica ai principali maestri del classicismo cinquecentesco. Ciò si evince analizzando tutti i livelli di lettura dell'intera opera: A partire dal primo livello, l'impostazione strutturale della volta a botte della Galleria: è caratterizzata dall'integrazione di due sistemi, il sistema della finta quadratura e quello dei finti quadri riportati. Il primo sistema consiste nel fingere, attraverso l'illusionismo pittorico, che la struttura

architettonica in marmo semplicemente dipinta, sia reale, concreta e tridimensionale. Il secondo sistema, invece, consiste nel fingere, sempre attraverso l'illusionismo pittorico, che gli affreschi siano dei quadri appresi illusionisticamente al soffitto e, quindi, dei dipinti incastrati all'interno di cornici lignee semplicemente dipinte, ma finte illusionisticamente come reali e concrete. Con questi due sistemi, quindi, Annibale inganna l'osservatore e gli fa credere che, sia la finta struttura architettonica, sia i finti quadri riportati, semplicemente dipinti, siano illusionisticamente reali. Già solo questo primo livello, attesta l'analisi e la sintesi che Annibale realizza di due tradizioni e di due maestri del Classicismo Cinquecentesco, Michelangelo e Raffaello, a cui si ispira ulteriormente una volta giunto a Roma. Il primo sistema, infatti, ricorda le finte quadrature della volta della Cappella Sistina di Michelangelo, mentre il secondo, il sistema dei finti

arazziriportati della Loggia di Villa Farnesina di Raffaello. Le Erme e i Telamoni vengono finti, sempre attraverso l'illusionismo pittorico, come delle reali decorazioni in stucco e in marmo, dall'aspetto muscoloso ed erculeo Michelangiolesco, mescolato alle effusioni luministiche argentee, tipicamente Correggesche, che creano un sentore di illusionistica morbidezza delle carni e delle fasce muscolari, che li avvicinano a quelle figurine con cui Correggio completa la Camera della Badessa decorazione della (doppio inganno: marmo finto come vero e finto come carne). Perfetto esempio di sintesi tra i sostrati del suo linguaggio. Gli Ignudi ricordano quelli Michelangioleschi, per l'aspetto muscoloso ed erculeo, riletti in chiave Correggesca, attraverso illuminismo soffuso, che crea un effetto illusionistico di morbidezza delle carni. È innovativa anche per quanto riguarda il secondo livello, quello tematico, proprio perché gli affreschi raffigurano gli amori degli Dei, un tema,quindi, mitologico (profano), di carattere amoroso ed erotico, scelto per celebrare lo sposalizio (unione) delle due più importanti famiglie Romane del tempo: la famiglia Farnese (Ranuccio Farnese) e la famiglia Aldobrandini (Margherita Aldobrandini). Si tratta comunque di un tema estremamente INNOVATIVO E INUSUALE, soprattutto negli Anni della Controriforma, in cui i Palazzi venivano decorati con scene di storia sacra, antica (i trionfi dell'antica Roma) o contemporanea (i trionfi del Pontefice o scene destinate ad esaltare la potenza dell'intera famiglia Pontificia, anche di carattere geografico - Galleria delle Carte Geografiche). Finalizzate, comunque, a ribadire e ristabilire la centralità della Chiesa Cattolica, messa in discussione dal Protestantesimo. È innovativa anche per quanto riguarda il terzo livello, quello Museale, presentandosi come un LUOGO DI CONSERVAZIONE ED ESPOSIZIONE delle statue classiche della collezione Farnese e come LUOGO DI RIEVOCAZIONE.

DELL'INTERA TRADIZIONE UNIVERSALE CLASSICISTA, sia dell'Antichità Classica (per le statue, appunto), sia del Classicismo Moderno (dei finti quadri riportati, in cui l'antico viene reinterpretato in chiave moderna, attraverso tutte le suggestioni dei più grandi maestri del classicismo cinquecentesco, che Annibale sintetizza). Si crea quindi, una dicotomia tra il passato e il presente e tra la reale galleria di statue classiche della collezione e una finta galleria, illusionisticamente dipinta, di finti quadri riportati. Il quarto livello, quello stilistico, mostra l'acme (gli esiti massimi) raggiunti dal linguaggio originale, innovativo ed eclettico di Annibale e, quindi, dalla sintesi straordinaria di tutti i sostrati o linguaggi dei più grandi maestri del classicismo cinquecentesco e di tutta la tradizione classicista, compreso l'antico, rivisitato in chiave moderna (attraverso le suggestioni di questi maestri del classicismo moderno).

esaltano la sua bellezza. La scena rappresentata è quella del mito di Polifemo e Galatea, in cui il ciclope innamorato cerca di conquistare la ninfa marina. La figura di Polifemo è resa imponente e potente, con un corpo muscoloso e una torsione del busto che richiama le opere di Michelangelo. Questo stile michelangiolesco è però influenzato anche dal tonalismo di Tiziano, che conferisce alla figura di Polifemo una vivacità e una carnalità tipiche del pittore veneziano. La Galatea, invece, richiama la figura dipinta da Raffaello nella Loggia di Villa Farnesina, con le sue forme sinuose e la grazia femminile. Anche in questo caso, però, l'influenza di Tiziano si fa sentire attraverso le variazioni tonali che rendono il corpo della Galatea vivo e sanguigno, esaltandone la bellezza.

vibrante.Il paesaggio naturale è di chiara ascendenza Veneta, perché definito in termini coloristici (come si nota dalle macchie di colore verde, che distinguono le foglie degli alberi e che ricordano i Baccanali di Tiziano) e per la fusione armonica delle figure con il paesaggio stesso, attraverso il tonalismo di Tiziano. Inizia, tra l'altro, ad esprimersi chiaramente il concetto classicista di Bello Ideale (che Lunetta viene pienamente espresso nella Aldobrandini) ovvero, questa fusione tra il dato naturale (ormai recuperato da Annibale) e l'idea classicista di ordine, armonia e bellezza, che si evince chiaramente nella forma assunta dal panneggio mosso e gonfiato dal vento della Galatea: si tratta di una forma quasi perfetta, lontana dal naturalismo, ma che risponde ai valori classicisti di ordine e di rigore.

Mercurio e Paride E' visibile, innanzitutto, l'illusionismo pittorico con cui Annibale finge come reale, vera e concreta, la cornice in legno dorato

cheinquadra l'affresco e rende, sempre attraverso l'illusionismo pittorico, queste decorazioni della cornice, come reali decorazioni in stucco e in marmo.

Mostra l'acmè a partire dall'aspetto erculeo, muscoloso e statuino di Mercurio, Paride e del cane compreso, che ricorda le figure Michelangiolesche e la statuaria classica, anche se la descrizione meticolosa e anatomica delle fasce muscolari, denuncia l'osservazione e lo studio diretto del dato naturale, a cui Annibale rimane comunque ancorato. I corpi Michelangioleschi sono sempre chiaramente imbevuti di tonalismo Tizianesco, che li rende vivi e sanguignei.

Il paesaggio naturale è di chiara ascendenza Veneta (macchie arboriali, colline, fiumi, ecc.), ma è sempre inserito in una cornice architettonica che richiama l'antico, con colonne, archi, trabeazioni, ecc.

Dettagli
Publisher
A.A. 2019-2020
19 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/02 Storia dell'arte moderna

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Vienna26 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia dell'Arte Moderna a Roma e nel Lazio e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma Tor Vergata o del prof Valeriani Alessandro.