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MAC
Per MAC si intende la minima concentrazione alveolare di anestetico inalatorio che abolisce la
risposta ad uno stimolo doloroso standardizzato nel 50% del pz o animali esaminati. Maggiore è il
valore di MAC e minore è la potenza dell'anestetico.
Protossido di azoto
E’contraddistinto dal colore blu (bombole e attacchi del circuito centralizzato di erogazione).
Inodore, non irritante, MAC elevato (scarsa potenza), basso coeff. sangue/gas (rapida induzione e
rapido risveglio). Viene eliminato in forma immodificata.
È responsabile di nausea e vomito postoperatorio.Determina depressione miocardica diretta, stimola
il sistema nervoso simpatico. Tossicità cronica nel personale sanitario: aplasia midollare,
agranulocitosi, teratogenicità. Utilizzato in miscela di ossigeno al 30-40%.
Il protossido può essere ancora utilizzato in alcune circostanze: pz che sente dolore durante
l'intervento in anestesia locoregionale ! 9
Anestetici volatili
Idrocarburi alogenati con cloro, fluoro, bromo. Hanno elevata tossicità epatica (alotano) e renale
(metossiflurano). Possiedono effetti negativi sul sistema respiratorio: aumentano la frequenza
respiratoria, riducono il volume corrente fino a determinare arresto respiratorio. Deprimono il
sistema circolatorio (ipotensione).Oltre ad avere effetto miorilassante possiedono effetti sul SNC.
Curari (bloccanti neuromuscolari)
I curari inibiscono la trasmissione neuromuscolare e quindi la contrazione della muscolatura
scheletrica. La curarizzazione è necessaria per l’esecuzione di alcuni interventi chirurgici (per es.
addominali), per l’intubazione tracheale, per la ventilazione artificiale. il neurotrasmettitore
coinvolto nella trasmissione neuromuscolare è l’acetilcolina.
• Bloccanti Neuromuscolari (BNM) non depolarizzanti
Agiscono legandosi ai recettori per l’acetilcolina postgiunzionali, dove competono con
l’acetilcolina stessa bloccando la depolarizzazione della membrana postgiunzionale. La loro azione
può essere antagonizzata da farmaci, detti anticolinesterasici, che inibendo l’enzima che idrolizza
l’acetilcolina (acetilcolinesterasi), aumenta la concentrazione dell’acetilcolina a livello della placca
neuromuscolare.
• Bloccanti Neuromuscolari (BNM) depolarizzanti
Agiscono legandosi ai recettori per l’acetilcolina postgiunzionali, dove mimano l’azione
dell’acetilcolina stessa e quindi depolarizzano la membrana neuromuscolare, determinando la
comparsa di “fascicolazioni”. Rimangono legati però al recettore, per un periodo più lungo rispetto
all’acetilcolina; in tale periodo la depolarizzazione della membrana muscolare è bloccata. Non sono
antagonizzati dall’azione degli anticolinesterasici, perché non agiscono con un meccanismo di tipo
competitivo. L’unico in commercio in Italia è la SUCCINILCOLINA
Antagonizzazione del blocco NM
Avviene ad opera di farmaci anticolinesterasici (neostigmina, edrofonio), che inibendo l’azione
della colinesterasi, aumentano la concentrazione di acetilcolina a livello della placca
neuromuscolare. Si accompagna ad altri effetti, determinati dal legame dell’acetilcolina con
recettori di tipo muscarinico, detti effetti muscarinici (bradicardia, aumento della peristalsi
intestinale). La succinilcolina non può essere antagonizzata con la neostigmina.
Classificazione curari in base alla durata dell'azione miorilassante
1.Breve: succinilcolina e mivacurio
2.Intermedia: atracurio, cisatracurium, vecuronio e rocuronio
3.Prolungata: pancuronio, pipecuronio, doxacurio
La succinilcolina veniva e a volte tuttora utilizzare per interventi di breve durata.
Un'altra indicazione è il paziente con caratteristiche anatomiche di intubazione e/o ventilazione
difficile. Utilizzata in tutte le situazioni di emergenza-urgenza operatoria; questi pz sono considerati
TUTTI a stomaco pieno.
La succinilcolina può indurre bradicardia, e questo rischio è tanto maggiore, quando dopo un
tentativo non andato a buon fine di intubazione, viene effettuato un secondo tentativo e quindi una
seconda dose. Può portare a arresto cardiaco; in questo caso il paziente risponde alla somm.ne
immediata di atropina. ! 10
Sugammadex nell'arco di 2minuti fa ricominciare la ventilazione
spontanea.
Sistemi di anestesia
Sono costituiti dal sistema di erogazione e dall'apparechio di
anestesia, all'interno del quale si forma la miscela di gas somm.ti al
pz
I sistemi di erogazione vengono divisi in due grandi capitoli: aperto
o semiaperto e chiuso o semichiuso.
• Aperto o semiaperto: tutto il gas espirato dal paziente si disperde
nell’ambiente circostante o in sistemi di evacuazione predisposti
(maschera di Esmark, sistema maschera pallone).
Richiede elevati flussi di gas freschi.
Determina inquinamento ambientale, elevato consumo di gas
anestetici, perdita di calore ed umidità.
• Chiuso o semichiuso: i gas espirati dal paziente vengono parzialmente o totalmente recuperati e
risomministrati, una volta reintegrato l’ossigeno precedentemente ceduto ed eliminata, ad opera
della calce sodata, l’anidride carbonica prodotta
Con la maschera di Esmark non è possibile assistere la respirazione.
La calce sodata
L’assorbimento dell’anidride carbonica si realizza per passaggio della miscela gassosa espirata
attraverso il canestro contenente calce sodata, costituita da:
5% idrossido di sodio
94% idrossido di calcio
1% idrossido di potassio.
Trattasi di una reazione esotermica (produzione di calore), accompagnata dalla produzione di acqua
e dal viraggio di colore della calce, mano a mano che si consuma.
Apparecchio di anestesia
"Macchina” che combina tra di loro gas e vapori in modo da formare la miscela da erogare al
paziente attraverso un sistema di erogazione dei gas.
Formato da:
sistema di rifornimento dei gas
sistema di misura dei gas
sistema di vaporizzazione
Sistema di rifornimento gas
Si realizza attraverso un impianto centralizzato o bombole.
Rete di distribuzione che fornisce i gas (ossigeno, aria, protossido) fino
ai punti di utilizzazione, con pressione stabilizzata a 4 atm. Attacchi e
colori diversi per ciascun tipo di gas costituiscono il sistema di
sicurezza. ! 11
ossigeno bianco
⇒
protossido d’azoto azzurro
⇒
Sistema di misura gas o flussometro
Il più comune è detto rotametro: nel suo cono verticale si sposta una bobina ruotante su se stessa, il
cui margine superiore indica sulla apposita scala la quantità di gas che eroga. Ogni flussometro è
tarato per un determinato tipo di gas (ossigeno, aria, protossido). Ogni apparecchio di anestesia è
dotato di un dispositivo di apertura rapida dell’O , detto by pass o ossigeno di emergenza, capace di
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erogare 20-25 l/min di ossigeno proveniente direttamente dal sistema di afflusso dei gas, a monte
del flussometro e del vaporizzatore.
Sistema di vaporizzazione o vaporizzatore
Trasformano in vapore l’anestetico nella cosiddetta “camera di vaporizzazione”. La miscela di aria
(o protossido) e ossigeno proveniente dal flussometro, passando attraverso la suddetta camera, si
arricchisce di una quantità precisa di anestetico, stabilita ruotando la manopola del vaporizzatore.
Ciascun vaporizzatore è tarato per un solo tipo di anestetico.
Gas e vapori provenienti dal flussometro e dal vaporizzatore vengono miscelati in una “camera di
miscela” prima di essere immessi nel sistema di erogazione.
Complicanze dell'anestesia
Respiratorie:ostruzione vie aeree, broncospasmo e laringospasmo, intubazione bronchiale,
pneumotorace, intubazione difficile
-Cardiocircolatorie: ipotensione, ipertensione, aritmie cardiache
-Embolie
-Lesioni corneali( prevenzione con colliri, occhialini, garze sterili, chiusura spontanea da parte del
pz degli occhi o chiusura da parte del personale)
-ipo e ipervolemia
-Ipotermia
-Ipertermia maligna
-Reazioni da ipersensibilità
Monitoraggio in anestesia
Campo di applicazione del monitoraggio:Tutti gli ambiti operativi e logistici nei quali è richiesta
una prestazione professionale da parte di un medico anestesista responsabile del processo. Tale
campo contempla almeno:
1. anestesia generale
2. blocchi neuroassiali
3. blocchi nervosi periferici
4. tecniche di sedazione (MAC, Anestesia Locale Assistita).
Funzione cardiocircolatoria
Scopo: Assicurare un’adeguata funzione cardiocircolatoria durante ogni tipo di anestesia.
1. ECG e frequenza cardiaca: In tutti i pazienti sottoposti alle varie tecniche di anestesia debbono
essere monitorizzati in continuo il tracciato elettrocardiografico e la frequenza cardiaca con allarmi
di massima e di minima.
2. Pressione arteriosa: In tutti i pazienti, la pressione arteriosa (sistolica e diastolica) deve essere
misurata con tecnica non invasiva ad intervalli di 5 minuti, o ad intervalli maggiormente ravvicinati
! 12
a giudizio dell’anestesista responsabile. In caso di misurazione continua dei valori pressori,
l’intervallo sopra menzionato sancisce la periodicità di registrazione del dato sulla cartella
anestesiologica.
3. In base alle caratteristiche del paziente e della procedura in atto, l’anestesista potrà, a sua
discrezione, supplementare il monitoraggio di minima con tecniche invasive o non invasive
(ecocardiografia), permettendo la determinazione di importanti parametri quali la pressione
arteriosa cruenta, la pressione venosa centrale, la gittata cardiaca o parametri derivati della funzione
miocardica.
Il rilievo dei parametri descritti non può essere inteso come sostitutivo dell’osservazione clinica.
Funzione respiratoria
Scopo: Assicurare per tutta la durata dell’anestesia adeguati scambi respiratori e adeguata
concentrazione di eventuale anestetico inalatorio.
1. Ossigenazione-Concentrazione inspirata di ossigeno: Durante l’anestesia generale la
concentrazione di ossigeno erogata al paziente attraverso il circuito respiratorio deve essere
determinata mediante un analizzatore di ossigeno dotato di allarme acustico di concentrazione
minima.
2. Pulsossimetro: Durante tutte le metodiche di anestesia generale, loco-regionale o sedazione è
necessario l’impiego continuo di un pulsossimetro. Il pulsossimetro deve disporre di un allarme
acustico di minima ed emettere un adeguato segnale ad ogni battito cardiaco.
Ventilazione
1.Capnometria: Durante l’anestesia generale e la sedazione profonda, la ventilazione del paziente
deve essere controllata in continuo mediante capnometria. Segni clinici quali le escursioni
respiratorie, la frequenza respiratoria e l’auscultazione del torace possono integrare il monitoraggio
strumentale.
2. Nel paziente intubato o ventilato