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Articolazioni e muscoli dell'arto superiore

ART. INTERCARPICA: detta anche articolazione medio-carpica. E' formata da due zone distinte: un'artrodiamedialmente ed una condilartrosi lateralmente.

ART. MERACARPO-FALANGEE: si tratta di articolazioni intermedie tra enartrodi e confilartrosi.

ART. INTRAFALANGEE: troclee.

MUSCOLI AXO-APPENDICOLARI: collegano l'arto alla porzione assile. In particolare abbiamo i toraco-appendicolari e gli spino-appendicolari.

TORACO-APPENDICOLARI: superficialmente rappresentati dal grande pettorale, teso tra omero e porzione anteriore del torace. Nel piano più profondo, troviamo il piccolo pettorale che origina dalla faccia anteriore delle coste 3,4 e 5 fino al processo coracoideo. Il muscolo succlavio, presente in quest'area, ha importanza limitata. In uno spazio ancora più profondo, troviamo il grande dentato (linea a zig-zag), con inserzioni nelle coste e la scapola. Le digitazioni, si sgranano con le inserzioni dell'obliquo esterno. Il grande dentato, contribuisce ai

movimenti di inspirazione. Il pilastro anteriore del cavo ascellare, è dato dal margine laterale del grande pettorale. La fascia del piccolo pettorale si associa a quella del grande pettorale e viene detto legamento di Gherby o fascia ascellare (si tratta di un legamento libero). Posteriormente, troviamo il pilastro del cavo ascellare posteriore che è dato dal margine laterale del grande dorsale. Posteriormente e superficialmente, troviamo il muscolo trapezio e sotto il muscolo grande dorsale. Più profondamente, abbiamo il muscolo elevatore della scapola e il muscolo romboide. MUSCOLI INTRINSECI ARTO SUPERIORE: nella spalla il più superficiale è il deltoide (che dona la forma caratteristica). I muscoli della spalla, tramite i tendini, servono di rinforzo all'articolazione scapolo-omerale. Si tratta di sovraspinato, sottospinato (o infraspinato), sottoscapolare e piccolo rotondo che costituiscono la cuffia dei rotatori. Una lesione, esponel'articolazione scapolo-omerale alle fragilità. Anche nell'arto, la muscolatura è ricoperta da un dispositivo fasciale (fascia superficiale di rivestimento), che si divide in brachiale (braccio) ed antibrachiale (avambraccio). Nel braccio, come nell'avambraccio, vi è la presenza di due setti (laterale e mediale) che delimitano due logge, anteriore e posteriore. A livello del polso, abbiamo un ispessimento del fascio che va a costituire il legamento del carpo (anteriore e posteriore). Anteriormente abbiamo una formazione triangolare detta aponevrosi palmare (delimita gli spazi della mano). In tutto l'arto superiore, nelle logge anteriori, troveremo muscoli ad azione flessoria; nelle logge posteriori muscoli estensori. I vasi di maggiore calibro sono collocati nelle logge flessorie (anteriori), per evitare un eccessivo stiramento. MUSCOLI AVAMBRACCIO: quelli anteriori, principalmente flessori, originano dall'epitroclea; accanto ai flessori, troviamo i

pronatori (rotondo e quadrato). Nella loggia anteriore, sono organizzati in quattro strati. I muscoli laterali sono estensori ed originano dall'epicondilo. I muscoli posteriori sono estensori ma è presente anche il muscolo supinatore. I posteriori sono organizzati in due parti. I muscoli anteriori sono i più importanti. Nell'avambraccio abbiamo muscoli lunghi con cordoni tendinei molto estesi.

MANO: superficialmente, abbiamo il legamento trasverso del carpo. In profondità, verso il lato dorsale quindi, abbiamo il retinato dei muscoli flessori. Palmarmente abbiamo la fascia palmare superficiale dalla quale partono setti connettivali e vanno dorsalmente ad inserirsi nelle ossa distinguendo una loggia mediale, una centrale ed una laterale. Nella laterale, troviamo tutti i muscoli del primo dito (muscoli dell'epinenza tenar). La loggia mediale rappresenta l'eminenza opposta detta ipotenar. Centralmente, abbiamo una cavità chiusa a tetto dall'aponevrosi.

Nella regione centrale, si viene a formare il canale del carpo dove troviamo tendini racchiusi incanali sinoviali e canali osteofibrosi. La muscolatura è solo palmare. La sindrome del tunner carpale, prevede lacompressione del nervo mediano presente nel canale del carpo. Il nervo mediano, irrora quasi tutti i muscolidella mano. Lezione 9 | Data: 05/12

ARTO INFERIORE: deve dare sostegno al peso corporeo(osso e articolazioni più evolute); deve far fronte allalocomozione e deve mantenere l'equilibrio corporeo. La prima differenza con l'arto superiore è la cintura dicollegamento che risulta molto più sviluppata e robusta(grazie anche all'articolazione con il sacro). Il femore ènettamente più robusto dell'omero. Nella gamba, non troviamo trocoidi per il movimento di prono-supinazione.In untima analisi il peso corporeo viene scaricato sul piede che, a differenza della mano, non presental'opposizione del primo.

ARTICOLAZIONE COXO-FEMORALE: l'acetabolo è un ampio segmento di sfera che invece non era presente nella scapolo-omerale (che per questo motivo ha più mobilità). Il collo del femore, rispetto alla diafisi, è inclinato di circa 120°-130°. Le trabecole ossee, a livello della testa del femore come in tutte le epifisi, risultano orientate secondo le linee di forza. La situazione di coxavalga si ha quando l'angolo è maggiore, la situazione di coxavara si ha quando l'angolo è minore. L'articolazione è un'enartrosi. È presente un labbro glenoideo. La porzione centrale è priva di cartillagine articolare (fossa acetabolare). Oltre ai legamenti di rinforzo esterni, troviamo il legamento rotondo che si porta alla fossetta sulla testa del femore (è un legamento intra-articolare).

GINOCCHIO: la patella (osso sesamoide inserito nell'aponevrosi del quadricipite femorale), fa parte del complesso articolare.

La fibula non è compresa nell'articolazione del ginocchio. L'articolazione tra patella e faccia patellare del femore è un'artrodia. Tra epifisi distale del femore e tibia, troviamo due condilartrosi doppie e incomplete (anche se dal punto di vista funzionale è una troclea per i movimenti che permette). I condili hanno una forma diversa rispetto alle fosse della tibia. Le differenze vengono ovviate per la presenza dei menischi (strutture di cartilagine fibrosa con un ispessimento periferico). Il menisco mediale è molto aperto mentre il menisco laterale è una C molto chiusa. La linea di inserzione della capsula segue anteriormente la superficie patellare (si inserisce poco più in alto) e posteriormente si introflette a livello della fossa intercondiloidea a livello dell'inserzione dei legamenti crociati. I legamenti crociati sono ispessimenti del connettivo della capsula (intracapsulari), ma non avendo rapporti con la membrana sinoviale.II, III) e il cuboide. Le ossa metatarsali sono cinque e le falangi sono quattordici. Le articolazioni principali del piede sono: tibio-fibulo-astragalica, astragalo-calcaneare, calcaneo-cuboidea, cuneo-metatarsali e metatarso-falangee. I legamenti del piede sono numerosi e si dividono in legamenti intrarticolari e legamenti extrarticolari.

II e III) e il cuboide.

ASTRAGALO-CALCANEARE: cuboide.

ARTICOLAZIONE TRASVERSA DEL TARSO: costituita dall'articolazione tra astragalo e scafoide (enartrosi) e l'articolazione tra calcagno e cuboide (a sella).

TARSO-METATARSO: articolazione di Gisfran e sono tutte artrodie.

METATARSO-FALANGEE: condilartrosi.

INTERFALANGEE: troclee.

LEGAMENTI: plantarmente abbiamo l'aponevrosi plantare tra calcagno e metacarpo e prime falangi. Essa è fortemente inspessita. Nel piede, si realizza una situazione ad arcate: due arcate longitudinali tra calcagno e estremità distale dei metatarsi (arcata mediale e laterale). Un'arcata mediale si stabilisce tra le ossa della filadistale del tarso. Si può paragonare la struttura del piede ad una specie di molla. Nella stazione eretta, viene sollecitata fortemente l'arcata laterale; nella deambulazione l'arcata mediale. Quando le arcate vengono alterate, abbiamo alterazioni del plantare (come il piede piatto).

MUSCOLI: spino

  1. appendicolari(o interni dell'anca) e muscoli esterni dell'anca(o della natica). In generale, gli appendicolari sono meno sviluppati che nel braccio. Come muscolo spinoappendicolare abbiamo unicamente l'ileopsoas che va ad inserirsi sul piccolo trocantere del femore (passaggio nella lacuna dei muscoli porzione mediale dello spazio addomino-crurale).
  2. I muscoli esterni dell'anca sono disposti in tre stratificazioni: grande gluteo, medio gluteo, piccolo gluteo, piriforme, otturatore interno, gemelli superiore ed inferiore, otturatore interno e quadrato del femore. Essi collegano l'osso dell'anca all'estremità prossimale del femore. Il dispositivo fasciale è la fascia glutea.
  3. COSCIA: il dispositivo fasciale è la fascia lata. Troviamo tre logge: anteriore, posteriore e mediale. Nella loggia anteriore abbiamo muscoli estensori, nella posteriore muscoli flessori e nella laterale muscoli adduttori. Nella loggia anteriore troviamo

Superficialmente il sartorio e profondamente il quadricipite femorale (di maggior volume). Nella loggia mediale, i muscoli adduttori sono rappresentati dal pettineo, grande adduttore, adduttore minimo, adduttore lungo ed adduttore breve. Medialmente, si trovano gli intertizi che determinano il canale degli adduttori (iato adduttorio per l'arteria femorale). Questo canale fa sequito al triangolo o fossa di Scarpa a sua volta in continuità con la porzione mediale dello spazio addomino-crurale. Lo sbocco del canale degli adduttori è in corrispondenza della loggia posteriore della coscia. Nella loggia posteriore abbiamo muscoli flessori. Medialmente all'articolazione del ginocchio, è presente una formazione connettivale detta zampa d'oca formata dai tendini del gracile, del sartorio e del semitendinoso, a rinforzo dell'articolazione del ginocchio.

GAMBA: la fascia è detta crurale. Si delimitano tre logge: anteriore, posteriore (superficiale e profonda) e laterale.

te troviamo i muscoli flessori.
Dettagli
Publisher
A.A. 2012-2013
19 pagine
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SSD Scienze biologiche BIO/16 Anatomia umana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Sephiroth88 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Anatomia umana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Barajon Isabella.