Analisi economica del diritto
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riduzione della penale manifestamente eccessiva – (art. 1384 c.c.) intervento
equitativo del giudice, il quale può provvedere anche d’ufficio e anche qualora le
parti abbiano contrattualmente convenuto l’irriducibilità della penale.
La penale svolge diverse funzioni: - garantire l’adempimento efficiente
- allocare meglio il rischio contrattuale (assicurazione implicita di una parte avversa
al rischio, al posto di un’assicurazione esplicita)
- segnalare l’affidabilità del promittente.
La limitazione della penale ex 1384 c.c. impedisce lo svolgimento di tali funzioni.
DANNI DA ASPETTATIVA PERFETTI:
Il nostro diritto riconosce nel mancato guadagno e nelle perdite connesse alla
vanificazione dell’affare ( i c.d «danni da aspettativa» di common law) la misura della
responsabilità per inadempimento.
I danni da aspettativa perfetti riportano il promissario nella posizione in cui si
sarebbe trovato se la promessa fosse stata mantenuta: essi equivalgono al beneficio
che è stato precluso al promissario in conseguenza dell’inadempimento.
Quindi, i danni da aspettativa «perfetti» creano incentivi per l’adempimento e
l’inadempimento efficienti.
4°SCOPO DEL DIRITTO DEI CONTRATTI:
La possibilità di far rispettare i contratti fa sì che le parti cooperino, ciò implica, di
solito, due tipi di comportamento:
1) il promittente investe nell’adempimento;
2) il promissario investe in forza dell’affidamento derivante dalla promessa.
L’affidamento consiste in un cambiamento nella posizione del promissario indotto
dalla promessa. Il cambiamento nella posizione del promissario aumenta il valore
che egli attribuisce alla prestazione.
L’ incremento di valore della prestazione si traduce in un prezzo: l’affidamento in
genere rende l’inadempimento più costoso per il promissario.
Il quarto scopo del diritto dei contratti è di assicurare l’affidamento ottimale.
AFFIDAMENTO OTTIMALE :
Il guadagno atteso da un affidamento addizionale è pari all’incremento del valore
della prestazione per il promissario moltiplicato per la sua probabilità.
La perdita attesa dall’affidamento addizionale è pari all’aumento della perdita da
inadempimento per il promissario moltiplicato per la sua probabilità.
L’efficienza richiede maggiore affidamento se il guadagno atteso supera la perdita
attesa; richiede meno affidamento nel caso contrario.
Affidamento ottimale:
(probabilità di adempimento del promittente) x (incremento nel valore della
prestazione a seguito dell’affidamento addizionale) ≥
(probabilità di inadempimento del promittente) x (incremento nel costo dell’
inadempimento a seguito dell’affidamento addizionale) =>
maggiore affidamento efficiente
IL SOVRAFFIDAMENTO:
Un affidamento eccedente rispetto a quello ottimale viene definito
«sovraffidamento»: il sovraffidamento provoca un danno eccessivo da
inadempimento.
Il diritto può scoraggiare il sovraffidamento limitando l’entità dei danni risarcibili. Se
i giudici concedono risarcimenti «perfetti», la vittima dell’inadempimento non riceve
compensazione per il sovraffidamento. Di conseguenza, il promissario ha un forte
incentivo ad evitare il sovraffidamento.
Il nostro diritto, come pure il common law considera il sovraffidamento
imprevedibile e, quindi, non risarcibile (art. 1225 c.c.).
CONTRATTI INCOMPLETI :
Nei modelli microeconomici neoclassici si suppone che negli scambi di mercato i
costi di transazione siano nulli: i contratti sono così completi nel senso che
prevedono, in funzione di ogni possibile situazione, i reciproci obblighi delle parti e
ne assicurano il rispetto. Contratto completo e concorrenza perfetta sono le due
assunzioni fondamentali che permettono ai mercati di raggiungere una allocazione
efficiente (ottimo paretiano)
Il superamento del mondo ideale della concorrenza perfertta comporta che lo
scambio possa avvenire in un contesto economico diverso e caratterizzato dalla
incompletezza del contratto. Cause:
- Razionalità limitata: le parti non sono in grado di prevedere obblighi e diritti per
tutte le possibili circostanze (eccessiva onerosità di ulteriori clausole: incompletezza
volontaria)
- Asimmetria informativa (i costi e/o benefici delle diverse azioni possibili sono noti
in tutto o in parte ad una sola delle parti; oppure la probabilità dei diversi esiti del
contratto è nota ad una sola delle parti): rischi di comportamenti opportunistici pre
(selezione avversa) o post-contrattuali (azzardo morale)
-vaghezza del linguaggio e omissioni
Spesso i contratti includono una componente di rischio: il contratto distribuisce
esplicitamente fra le parti alcuni di questi rischi. D’altra parte, il contratto potrebbe
tacere su molti rischi avere, cioè, delle «lacune».
Le lacune sono eventi, non regolati esplicitamente nel contratto, che incidono sulle
obbligazioni assunte dalle parti: possono essere sia involontarie che volontarie.
Le parti potrebbero lasciare deliberatamente lacune perché ritengono remota la
possibilità che si verifichino determinati eventi: i rischi remoti non giustificano i costi
che le parti dovrebbero affrontare per negoziare e redigere le clausole relative alla
loro allocazione.
RISCHI EX ANTE , EX POST: LE LACUNE RAZIONALI
Le parti di un contratto, in genere, devono scegliere fra allocazione ex ante dei rischi
e allocazione ex post delle perdite.
I rischi ex ante sono i rischi di perdite future che le parti considerano al momento
della conclusione del contratto. Le perdite ex post sono le perdite che si
materializzano effettivamente dopo la conclusione del contratto. Se le parti
negoziano esplicitamente l’allocazione dei rischi, si sobbarcheranno costi certi. Se
lasciano una lacuna, è possibile che debbano fronteggiare costi transattivi. Il costo
transattivo atteso di una lacuna è pari alla probabilità che la perdita si materializzi,
moltiplicata per il costo che si dovrà sopportare per la sua allocazione.
Le parti si aspettano di ridurre i costi transattivi, lasciando lacune nei contratti, ogni
volta che il costo effettivo della negoziazione di clausole esplicite eccede il costo
atteso degli interventi necessari per colmare una lacuna.
Minimizzazione dei costi transattivi nei contratti
costo dell’allocazione del rischio > costo dell’allocazione della perdita x probabilità
della perdita => lasciare una lacuna
costo dell’allocazione del rischio < costo dell’allocazione della perdita x probabilità
della perdita => negoziare una clausola esplicita
Le parti in genere si accordano più facilmente sull’allocazione di un rischio che di
una perdita.
L'INTEGRAZIONE DEL CONTRATTO:
Le lacune contrattuali spesso provocano dispute, alcune delle quali arrivano in
tribunale: per decidere in merito a tali controversie, il giudice deve riempire le
lacune del contratto. Talvolta si «imputa» una clausola al contratto, ossia ci si
comporta come se le parti avessero negoziato una clausola che in effetti non hanno
negoziato. In alternativa, i giudici potrebbero far valere solo le clausole esplicite del
contratto. Talvolta tali clausole esplicite sono in conflitto con le regole fornite
dall’ordinamento per colmare una lacuna. E’ possibile che una clausola esplicita nel
contratto confligga con la clausola che l’ordinamento avrebbe fornito per colmare la
lacuna. Quando vi sono indicazioni confliggenti, il diritto deve stabilire quale
prevalga. Le clausole esplicite del contratto di solito prevalgono sulle regole fornite
dall’ordinamento per colmare le lacune.
5°SCOPO DEL DIRITTO DEI CONTRATTI:
Posto che le clausole esplicite prevalgono sulle regole legali, queste ultime servono a
colmare le lacune solo in caso di default, ossia entrano in gioco «in assenza di
clausole espresse di contenuto contrario».
Nel diritto dei contratti, le regole che servono a colmare le lacune sono per la
maggior parte regole di default o dispositive. Sostituire regole di default inefficienti
con regole di default efficienti crea un surplus.
In generale, entrambe le parti possono trarre vantaggio dalla sostituzione di regole
di default inefficienti con regole di default efficienti.
Quando la legge fornisce regole di default preferite da entrambe le parti, queste
ultime possono ometterle dal contratto. Così facendo, le parti possono concentrare
la trattativa su altre clausole.
Il quinto scopo del diritto dei contratti è di minimizzare i costi della negoziazione
contrattuale fornendo regole di default efficienti.
I CONTRATTI DI DURATA :
I rapporti contrattuali spesso durano anni; le condizioni cambiano; le parti devono
rispondere ai cambiamenti nel perseguire il proprio interesse mediante il rapporto
contrattuale. Adattarsi ai cambiamenti richiede regole flessibili.
Le parti di un contratto di lungo periodo spesso si affidano ad espedienti informali,
piuttosto che a regole da far valere in giudizio, per assicurarsi la cooperazione. Una
parte che si comporta scorrettamente può essere richiamata ai suoi doveri con un
avvertimento invece che con un’azione legale.
L’agency game permette di spiegare la diversa influenza, rispetto ai contratti formali,
esercitata sul comportamento dai rapporti di durata. Nell’agency game il primo
giocatore (principal) investe mettendo dei fondi a disposizione del secondo (agent).
Un agency game può essere ripetuto indefinitivamente. In ogni fase di tale gioco
ripetuto, quando il principal (giocatore 1) investe, l’agent (giocatore 2) gode di un
immediato vantaggio se si appropria dell’investimento; tuttavia, il principal può
vendicarsi nelle fasi seguenti del gioco e punire l’agent. Al contrario, se l’agent
sceglie di cooperare, il principe risponde investendo.
Se il principal premia la cooperazione e punisce l’appropriazione, l’agent massimizza
il suo guadagno cooperando. Teorie e risultati empirici dimostrano che anche il
principal con questa strategia si avvicina, in molti casi, alla massimizzazione dei
propri guadagni.
La strategia del «pan per focaccia» è un equilibrio efficiente in un agency game
ripetuto.
Il problema della fine del gioco :
Quando sono vicine alla scadenza le relazioni commerciali spesso incontrano
difficoltà. Nell’agency game, quando l’agent si appropria dell’investimento, il
principal si vendica non investendo per diverse fasi. Tuttavia il principal non può
vendicarsi se si è nell’ultima fase del gioco: l’ultima fase dell’agency game risponde
alla stessa logica di un gioco ad una sola fase.
Se entrambe le parti sanno che il gioco finirà nella fase n+3, l’agent non teme
punizioni per l’appropriazione nella fase n+3 e massimizzerà il suo profitto con
l’appropriazione (1 rispetto a 0,5). Sapendo ciò, il principal non investirà nella fase
n+3: nell’ultima fase giocatori non possono cooperare.
Visto che il principal non può usare la fase n+3 per premiare la cooperazione o
punire l’appropriazione dell’agent nella fase n+2, sapendo ciò, l’agent può esercitare
l’appropriazione nella fase n+2 senza timore di essere punito in n+3; tuttavia
sapendo ciò, il principal non investirà in n+2. La stessa logica si applica alla fase n+1
e così via risalendo fino alla prima fase.
Se parti rigorosamente razionali conoscono la fase in cui il gioco finisce, l’intero
gioco si sgretola e le parti non cooperano in nessuno stadio.
6°SCOPO DEL DIRITTO DEI CONTRATTI:
Per assicurarsi la cooperazione c’è bisogno di promesse suscettibili di esecuzione
coattiva in operazioni spot, di possibilità di uscita da rapporti incerti, di strategie di
in rapporti di durata.
Man mano che l’orizzonte temporale si dilata, il diritto dei contratti si preoccupa
meno di far rispettare le promesse e più di facilitare i rapporti.
Il sesto scopo del diritto dei contratti è di alimentare rapporti di durata che risolvano
il problema della cooperazione limitando il ricorso ai contratti.
LEZIONE 5
CONTRATTI O IMPRESA ?
TEORIA NEOCLASSICA DELL'IMPRESA : l’impresa come mero luogo della produzione
e composta da due soli elementi (la tecnologia ed un agente che funge da
imprenditore)
impresa come black box assimilabile ad un’unità decisionale individuale indistinta
dai singoli agenti economici attivi sul mercato
Presupposti impliciti: i) perfetta razionalità dell’imprenditore; ii) il proprietario è
anche colui che gestisce l’impresa; iii) contratti completi ed informazione
simmetrica.
La teoria neoclassica non risponde ad una domanda fondamentale: perché esiste
l’impresa? Ovvero: perché i rapporti contrattuali (e gerarchici) esistenti all’interno
dell’impresa non sono rimpiazzati da semplici scambi di mercato?
TEORIA COASIANA DELL'IMPRESA :Coase, The Nature of the Firm (1937) e The
Problem of Social Cost (1960): il ruolo dell’economia dei costi transattivi nella
comprensione dei fenomeni microeconomici e della moderna teoria delle istituzioni.
due principali categorie di costi transattivi, spesso interdipendenti: quelli associati
alla definizione e all’enforcement dei contratti (cui è dedicato il saggio del 1937) e
quelli relativi ai conflitti che emergono in relazione all’uso rivale dei diritti proprietari
(sui quali si concentra il saggio del 1960)
teoria coasiana dell’impresa: se realizzare transazioni di mercato non comportasse
alcun costo, ognuno potrebbe lavorare per conto suo, scambiare beni e servizi
autoprodotti ed essere completamente faber ipsius fortunae
Nella teoria neoclassica, l’allocazione ottimale delle risorse veniva pensata
esclusivamente come esito di un processo realizzato attraverso il meccanismo dei
prezzi sul mercato. E tuttavia, osservava Coase, vi sono vaste aree in cui questo non
accade. Queste vaste aree nelle quali lo scambio di mercato è sostituito
dall’esercizio di un potere o da una relazione gerarchica o di autorità sono per Coase
rappresentate appunto dall’organizzazione pianificata della produzione all’interno
delle imprese e costituiscono eccezioni rilevanti alla normalità della contrattazione
di mercato. Ma da dove nascono e perché si strutturano in un certo modo queste
«isole di potere consapevole»? La risposta di Coase è che all’esterno dell’impresa i
movimenti dei prezzi dirigono la produzione che viene coordinata da una serie di
scambi sul mercato. All’interno dell’impresa, le transazioni di mercato sono
eliminate e al posto della complicata ragnatela di operazioni di scambio va a
collocarsi l’imprenditore/coordinatore che dirige la produzione. Coase propone così
una teoria dell’impresa basata sul confronto continuo tra costo d’uso del mercato e
costo d’uso dell’impresa per il governo di una determinata transazione
Le imprese esistono perché riescono a realizzare alcune transazioni ad un costo
minore di quello altrimenti associato alla contrattazione di mercato.
La contrattazione di mercato comporta costi d’informazione e di search circa i prezzi
e gli operatori attivi sul mercato, nonché costi di negoziazione e di monitoraggio
sulle prestazioni, che possono essere ridotti con vari espedienti, ma mai
completamente eliminati: elidendo questi costi con l’espediente di affidare la
direzione gerarchica delle risorse all’imprenditore, l’organizzazione d’impresa
promette, in talune circostanze, una maggiore efficienza rispetto al mercato
l’origine dell’impresa si colloca nella fascia di rapporti che si prestano ad esser gestiti
da contratti di lungo periodo: la logica che presiede a contratti con elevato livello
d’interazione fra le parti non può essere ricondotta a quella, rigorosamente
impersonale e proiettata verso la massimizzazione oggettiva dell’utilità congiunta,
con cui si disciplina la compravendita
il long-term contract come alternativa funzionalmente equivalente all’integrazione
verticale interna.
TEORIA DELL'IMPRESA POST-COASE:
Alchian e Demsetz: l’impresa come una rete, «nexus » di contratti, che non
avrebbero nulla di diverso dai contratti regolati attraverso il mercato se non per il
fatto che nell’ambito di tale rete esiste un soggetto (il manager) in grado di
coordinare tutti i contratti e di svolgere il ruolo di controllore nel monitoraggio
dell’effort profuso dagli agenti impegnati nella produzione di squadra (team).
L’impresa come un caso di team production, il cui tipico problema è la misurazione
del contributo di ciascuno al risultato finale, ovvero la necessità di scoraggiare il free
riding)
Williamson: approccio neo-istituzionalista, l’organizzazione d’impresa ha lo scopo di
creare un sistema di governance delle transazioni capace di minimizzare tanto i costi
transattivi ex-ante (ovvero i costi di agenzia), quanto quelli ex-post (ovvero i costi di
enforcement ), con la finalità di gestire linee di prodotti diversificati e
secondariamente di agevolare il trasferimento della tecnologia.
(Williamson) tre caratteristiche contraddistinguono il particolare tipo di transazioni
che richiede una relazione di autorità e di ordinamento privato all’interno della
struttura di impresa: la razionalità limitata, l’opportunismo e la specificità delle
risorse.
i costi di enforcement ex-post sono più intensi in relazioni contrattuali incomplete
sostenute da investimenti specifici e caratterizzate da scambi ricorrenti: soltanto le
transazioni caratterizzate da un alto grado di specificità e di incertezza dovrebbero
essere organizzate all’interno dell’impresa
Critica: Coase ha criticato l’impostazione di Williamson e, quella di Klein, Crawford e
Alchian – che basano le teorie dell’integrazione verticale e dell’impresa unicamente
come soluzioni al problema dell’opportunismo contrattuale in presenza di
investimenti specifici non contrattabili –, ritenendo che il rischio di hold-up da solo
non permetterebbe di distinguere l’emersione dell’impresa da quella di contratti
esclusivi di lungo periodo
Grossman, Hart e Moore (GHM): teoria dei diritti di proprietà
tentativo di sintesi dei lavori di Coase e Williamson: il ruolo centrale dell’allocazione
dei diritti di proprietà – come diritti residuali di controllo che conferiscono al
detentore l’autorità di decidere usi effettivi e potenziale degli assets impiegati nel
processo produttivo – come strumento ottimale di allineamento degli incentivi degli
investitori specifici in una relazione contrattuale incompleta
l’impresa è l’insieme di diritti di proprietà sugli assets che la compongono e del
capitale umano produttivo, specifico, essenziale e complementare a quegli assets
proprietari
l’impresa, intesa come organo di governo centralizzato, è definita dalla proprietà
unitaria dei beni capitale (non-human assets) che a sua volta consente un potere di
controllo sul loro utilizzo maggiore di quello che si realizza con le relazioni di
mercato, sempre intrinsecamente incomplete. In particolare, la proprietà conferisce
il diritto residuale al controllo del bene, ovvero il diritto a decidere sull’utilizzo
dell’asset in tutti i casi non previsti o non prevedibili in un contratto (c.d. situazioni
residuali)
per evitare problemi di hold-up, i beni capitale complementari dovrebbero ricadere
sotto un’unica proprietà (si hanno assets complementari quando l’investimento di
una parte è inutile senza l’investimento della controparte)
Critica del modello GHM: si assume che esista un mondo nel quale esistono costi di
transazione elevati per garantire l’enforcement dei contratti (ipotesi di contratti
incompleti), ma costi di transazione nulli per garantire l’enforcement dei diritti
proprietari (ipotesi di diritti di proprietà completi). In altri termini, il medesimo
insieme di agenti economici non incontrerebbe, nel trattare i diritti proprietari
(ovvero diritti validi erga omnes tra agenti anonimi), quegli stessi limiti sistemici di
razionalità, conoscenza e informazione che invece esso patisce quando si rivolge alla
sfera contrattuale 1. I CONTRATTI DI DISTRIBUZIONE
insieme dei rapporti commerciali con i quali intermediari professionisti
collaborano in forma stabile e continuativa con l’industriale costituendo l’anello di
congiunzione tra produttore e consumatore ed, in quanto tali, possono essere
definiti come meccanismi complessi che colmano le distanze tra produzione e
consumo.
Sono sussumibili alla categoria di contratti di distribuzione commerciale tutti gli
accordi che hanno come oggetto il coordinamento e l’intermediazione economica,
mediante le quali viene soddisfatta l’esigenza delle imprese di non disinteressarsi
della commercializzazione dei propri prodotti, pur senza sopportarne costi e rischi.
Le caratteristiche costanti sono rinvenibili: a) nell’agire dell’intermediario in proprio
nome e per proprio conto; b) nell’obbligo di promuovere la vendita dei prodotti; c)
nella continuità e stabilità nel tempo del rapporto; d) nella tendenziale dipendenza
economica del distributore
I CONTRATTI RELAZIONALI:
Il fattore decisivo per risolvere il dilemma ‘fare/far fare’ è rappresentato dalla
minimizzazione dei costi aggregati (la somma dei costi di produzione e transazione):
non basta, cioè, che l’approvvigionamento esterno determini economie di
produzione, la scelta strategica tra make e buy è influenzata anche da alcune
condizioni quali le imperfezioni informative, la propensione al rischio e tutto ciò che
va sotto il nome di costi di transazione. Tali fattori possono essere di natura
ambientale o umana: nella prima categoria rientrano i costi relativi alla ricerca di
una controparte affidabile (search costs) e quelli dovuti all’incertezza del mercato,
nella seconda i costi correlati alla limitatezza del patrimonio informativo dei
contraenti (bounded rationality) e al rischio di comportamenti opportunistici (hold
up).
2.L'ABUSO DI DIPENDENZA ECONOMICA :
E’ vietato l’abuso da parte di una o più imprese dello stato di dipendenza economica
nel quale si trova, nei suoi o nei loro confronti, un’impresa cliente o fornitrice. Si
considera dipendenza economica la situazione in cui un'impresa sia in grado di
determinare, nei rapporti commerciali con un'altra impresa, un eccessivo squilibrio
di diritti e di obblighi. La dipendenza economica è valutata tenendo conto anche
della reale possibilità per la parte che abbia subito l'abuso di reperire sul mercato
alternative soddisfacenti.
PROSPETTIVA DELLA LAW & ECONOMICS:
LE CARATTERISTICHE DELLA DIPENDENZA ECONOMICA :
La dipendenza economica si colloca nell’alveo del tipico problema di hold-up,
sviluppandosi in quelle ipotesi in cui, a causa della difficoltà di reperire sul mercato
alternative soddisfacenti, l’elasticità della domanda o dell’offerta di una parte
accusa una decisa contrazione a seguito della stipulazione del contratto e per effetto
della condizione di specificità del rapporto economico instauratosi tra le parti .
LEZIONE 6
1.LA RESPONSABILITA' CIVILE :
ELEMENTI DELLA RESPONSABILITA' CIVILE:
Quattro elementi necessari: i) esistenza di un danno; ii) nesso di causalità; iii)
elemento soggettivo - colpa o dolo (ma ci sono anche ipotesi di responsabilità
oggettiva); iv) ingiustizia del danno.
funzione distributiva della responsabilità civile: gli obiettivi sono la compensazione
della vittima e la giustizia correttiva
Approccio EAL: funzione di deterrenza, ossia lo scopo della responsabilità civile è
migliorare il benessere sociale, incentivando il comportamento efficiente, attraverso
la internalizzazione dei costi esterni. => La responsabilità ha la funzione di indurre i
decisori a considerare i danni -costi esterni- che i loro atti, o le loro omissioni,
possono cagionare ad altri. Lo scopo della responsabilità civile è quello di
internalizzare i costi, specialmente quelli degli incidenti. Se gli incentivi sono
ottimali, vittime e danneggianti potenziali mantengono un livello di precauzione che
minimizza il costo sociale degli incidenti.
Mentre la giustizia correttiva si volge a ristabilire la distribuzione di benessere che
preesisteva alla lesione, l’efficienza si indirizza a disincentivare quegli atti che
cagionano più danno che utile: la responsabilità come un sistema di incentivi per
ottenere comportamenti efficienti
IL COSTO SOCIALE DEGLI INCIDENTI:
Gli incidenti non dolosi impongono tre tipi di costi alla società: precauzione, danno e
costi transattivi. I costi di precauzione derivano dalle spese necessarie a prevenire gli
incidenti, o a renderli meno gravi. Il danno vero e proprio concerne i costi recati alla
proprietà, derivanti da spese mediche, perdite di guadagno e sofferenza. I costi
transattivi derivano dalla necessità di determinare chi deve sopportare il danno, ivi
compresi i costi di negoziazione privata e di giustizia.
Guido Calabresi (The Costs of Accidents): «le regole di responsabilità dovrebbero
mirare a minimizzare i costi sociali degli incidenti, cioè la somma dei costi
preventivi, del danno e dei costi transattivi».
PREVENZIONE :
Nello schema tradizionale un illecito consiste nel danno arrecato con colpa
all’attore. Il diritto definisce normalmente la colpa con riferimento alla diligenza
media.
Seguendo l`approccio EAL si può cercare di determinare il livello di diligenza sulla
base dei costi e dei benefici soggiacenti (approccio costi-benefici). Occorre allora
vedere la relazione che intercorre tra la probabilità di danno agli altri e gli
investimenti in prevenzione adottati dall’agente => se il rischio sorpassa gli
investimenti allora il convenuto è in colpa; se gli investimenti eguagliano il rischio
allora il convenuto ha tenuto una condotta efficiente in prevenzione e non può
essere ritenuto in colpa.
Due assunzioni:
1. la probabilità di un incidente è una funzione decrescente del livello di prevenzione
del danneggiante potenziale: maggiore è x, minore è la probabilità che qualcuno sia
danneggiato, e, quindi, minori i costi esterni;
2. l’ammontare dei danni imposti agli altri è una funzione decrescente del livello di
prevenzione del danneggiante potenziale: maggiore è x, meno gravi sono gli
incidenti che si verificano.
La relazione tra i costi esterni attesi e il livello di prevenzione del danneggiante
potenziale è: p(x)A(x) => «danni attesi».
Indicando con wx il costo di prevenzione, il costo sociale degli incidenti attesi è pari a
[wx + p(x)A].
Per ottenere il livello di prevenzione che minimizza i costi sociali attesi :
d[E(SC)]/dx=w+p’(x)A=0 =>w=-p’(x)A
Il livello di prevenzione che risolve l’equazione è x*
Essendo w il costo marginale della prevenzione e -p’ (x) A il beneficio sociale
marginale della prevenzione, allora il livello di prevenzione che minimizza il costo
sociale si raggiunge quando i costi marginali di prevenzione equivalgono ai benefici
marginali.
Per livelli di prevenzione inferiori a x* =>w < -p’ (x) A : il costo di un unità addizionale
di prevenzione è inferiore al suo beneficio sociale atteso => è socialmente efficiente
acquistare un’unità addizionale d prevenzione.
Per livelli di prevenzione superiori a x* =>w > -p’ (x) A : il costo di un unità
addizionale di prevenzione supera il suo beneficio sociale atteso => è socialmente
dannoso investire in maggiore prevenzione.
Le regole di responsabilità sono efficienti se conducono gli agenti a investire in un
livello di prevenzione pari a x* che minimizza il costo sociale atteso.
CONFRONTO TRA RESPONSABILITA' PER COLPA E RESPONSABILITA' OGGETTIVA.
IPOTESI DI PREVENZIONI UNILATERALI
Nella responsabilità per colpa il danneggiante è tenuto a risarcire i danni arrecati
soltanto se riconducibili a propria negligenza.
Assumendo che possa essere stabilito ex ante il livello di prevenzione socialmente
efficiente x* e che l’ordinamento lo scelga come standard di diligenza, i danneggianti
che investono in prevenzione x > x* non sono in colpa.
Verificatosi l’incidente la corte compara la condotta del danneggiante con lo
standard legale.
Pertanto, un regime di responsabilità per colpa indurrà i danneggianti ad adottare
precisamente lo standard minimo di diligenza imposto dall’ordinamento. Tale
comportamento consente infatti di massimizzare l’utile personale del potenziale
danneggiante: se la diligenza adottata eccede lo standard legale, il potenziale
danneggiante sosterrà costi di prevenzione maggiori non compensati da minore
danno atteso, mentre se la cura adottata si attesta su di un livello inferiore al
parametro legale, il maggior danno atteso sovrasterà il risparmio in oneri di
precauzione.
Quando il livello di prevenzione è < x* il danneggiante oltre a sostenere i costi di
prevenzione deve risarcire i danni cagionati. Per livelli di prevenzione vicini a x0 i
benefici marginali (privati e sociali) di investimenti addizionali eccedono i costi
marginali. Quando il livello di prevenzione è > x* il danneggiante paga solo per i suoi
costi di prevenzione => i suoi costi cadono a x*. I costi attesi del danneggiante
potenziale si riducono a [wx + p(x)A].
Un agente razionale soggetto al criterio della colpa adotterà le misure appena
sufficienti a soddisfare lo standard legale onde sfuggire alla responsabilità, in altre
parole minimizzerà i suoi costi di responsabilità.
La responsabilità oggettiva rappresenta un modo alternativo alla colpa: con essa si
stabilisce che tutte le attività sono illecite e comportano, in caso di danno, un
risarcimento r pari a p(x)A => risarcimento efficiente. Quindi il danneggiante paga
anche se incolpevole.
Sotto una regola di responsabilità oggettiva, l’illecito viene compiuto se e solo se il
beneficio per il danneggiante è maggiore del risarcimento atteso => b > r (= p(x)A).
Quindi anche la responsabilità oggettiva è efficiente in caso di precauzione
unilaterale.
Indicando con u(x)RO l’utilità del danneggiante si avrà che u(x)RO = b – wx – p(x)A
Poiché tutte le conseguenze dannose sono imputate al danneggiante, questi per
massimizzare la sua utilità, sarà indotto a minimizzare il costo sociale degli illeciti
(pari alla somma dei costi precauzionali e dei danni attesi) e, dunque, a ridurre
frequenza ed entità dei danni assumendo il livello di precauzioni x*:
d[u(x)RO]/dx=w+p’(x)A=0 =>w=-p’(x)A
Premesso che nel caso delle prevenzioni unilaterali responsabilità per colpa e
responsabilità oggettiva sono entrambe efficienti, le due forme di responsabilità
sono equivalenti?
NO: è diversa la distribuzione finale del benessere
Nel caso della responsabilità per colpa il danno ricade sulla vittima. Assume così
rilevanza il problema del livello di attività: la responsabilità per colpa, infatti, non
induce l’ammontare efficiente di attività in quanto, sebbene l’azione illecita non
dovrebbe essere mai commessa, nel momento in cui il danneggiante rispetta lo
standard di diligenza minimo fissato, egli non paga il risarcimento e quindi è
incentivato a svolgere un’azione perché consegue un beneficio.
Nel caso della responsabilità per colpa, dunque, il livello di attività rischia di essere
eccessivo: in corrispondenza del livello efficiente, infatti, il beneficio addizionale per
il danneggiante (comunque esente da responsabilità, dato che rispetta lo standard)
è maggiore del costo addizionale della prevenzione
Nel caso della responsabilità oggettiva, invece, il costo marginale dell’azione è
sempre internalizzato in quanto il danneggiante risarcisce sempre e comunque, per
cui il livello di attività sarà fissato in modo efficiente.
Conclusione: responsabilità per colpa e responsabilità oggettiva sono equivalenti
rispetto al benessere sociale solo se il livello di attività è dato o ininfluente
IPOTESI DI PREVENZIONI BILATERALI:
In molti incidenti la vittima potrebbe o dovrebbe effettuare investimenti in
prevenzione. Ad esempio, i pedoni possono ridurre la possibilità di essere investiti
indossando abiti riflettenti per camminare di sera, attraversando solo sulle strisce,
non irrompendo nel traffico per inseguire un pallone, etc.
Assumendo che y sia l’attività preventiva della vittima e i costi in prevenzione delle
vittime potenziali siano pari a z per unità, il costo totale sarà zy.
Se la probabilità e gravità di un incidente dipende non solo da x ma anche da y, i
costi attesi per incidenti sono pari a:
wx + zy + p(x,y)A(x,y)
Per minimizzare i costi sociali degli incidenti occorre che il danneggiante potenziale
adotti un livello di prevenzione x* per cui w = p’(x)A e che la vittima potenziale
mantenga un livello di diligenza tale che z = p’(y)A.
In ipotesi di responsabilità oggettiva, poiché il danneggiante è sempre responsabile
per i danni subiti dalla vittima, quest’ultima non sarà incentivata a prestare il livello
ottimale di precauzioni e pertanto sceglierà y = 0. Il danneggiante sceglierà, di
conseguenza, il livello di x che minimizza x+ p(x,y)A(x,y).
Si verifica pertanto un’ipotesi di inefficienza nella scelta del livello di precauzioni.
Nel caso di responsabilità per colpa, come per l’ipotesi di prevenzione unilaterale, il
danneggiante sceglierà il livello di diligenza minima previsto dall’ordinamento.
Analogamente, anche la potenziale vittima (tenuta a sopportare il danno, in caso di
injurer diligente) sceglierà un livello di diligenza tale da minimizzare la probabilità e
l’entità dei danni y+p(x,y)A(x,y).
Pertanto, come per l’ipotesi di precauzione unilaterale, la responsabilità per colpa
soddisfa le esigenze di efficienza soltanto se la legge individua in maniera ottimale gli
standards di diligenza. Tali conclusioni rimangono valide anche in caso di
responsabilità da negligenza con concorso di colpa che comporta la imputazione
ripartita del danno in proporzione al grado di colpa.
In un sistema a prevenzione bilaterale, mentre una regola di responsabilità oggettiva
non è in grado di soddisfare le esigenze di efficienza, la responsabilità per colpa può
conseguirle a patto che l’ordinamento individui in maniera ottimale gli standards di
diligenza.
Sintesi :
Esistono diverse forme di colpa, tutte ugualmente efficienti:
Colpa semplice (si prescinde dalla condotta della vittima e si analizza solo
l’investimento in prevenzione effettuato dal danneggiante):
x < x* => danneggiante responsabile x > x* => danneggiante non responsabile
Compensazione delle colpe (il danneggiante è esonerato dalla responsabilità se
dimostra la propria diligenza oppure se dimostra la negligenza della vittima):
x < x* e y > y* => danneggiante responsabile x > x* e y < y* => danneggiante non
responsabile
Concorso di colpa: x < x* e y > y* => danneggiante responsabile al 100% x > x* e y <
y* => vittima responsabile al 100% x < x* e y < y* => responsabilità proporzionale
alla colpa
Soluzioni efficienti:
nel caso di
prevenzione unilaterale => responsabilità oggettiva
nel caso di prevenzione bilaterale => responsabilità per colpa
Cosa fare nei casi dubbi? Con quale regola gli eventuali errori sono peggiori dal
punto di vista del benessere sociale?
- ipotesi a) responsabilità oggettiva quando la prevenzione è bilaterale: la vittima è
esonerata dalla precauzione => più incidenti e più gravi
- ipotesi b) responsabilità per colpa quando la prevenzione è unilaterale: il
danneggiante è comunque efficiente, mentre la vittima non può far nulla => no
inefficienza nella prevenzione, ma solo un trasferimento sulla vittima (innocente) del
costo degli incidenti quando il danneggiante è diligente
dal momento che l’ipotesi b) è decisamente meno costosa per la società, nel dubbio
è sempre meglio scegliere la responsabilità per colpa
Il raffronto tra regimi di strict liability (responsabilità oggettiva) e di negligence rule
(responsabilità per colpa) deve però tener conto anche di ulteriori elementi:
1. Diversi costi amministrativi: in regime di negligence rule i costi dei singoli processi
si presentano decisamente più cospicui, essendo necessario provare in giudizio la
rispondenza della condotta allo standard legale.
2. In generale, un regime di strict liability comporta una moltiplicazione delle
domande risarcitorie, che invece in un regime di responsabilità colposa sono
condizionate alla valutazione del danneggiato in ordine all’avvenuta violazione degli
standards di diligenza.
3. Diversi effetti distributivi: in regime di strict liability il danneggiante deve
rifondere ogni detrimento causalmente riconducibile alla propria condotta; in
regime di negligence rule il costo degli incidenti non attribuibili a colpa del
danneggiante viene trasferito sulla vittima.
LA REGOLA DI HAND:
giudice Hand nel caso United States v. Carroll Towing (1947) in relazione ad una
fattispecie di inabissamento di una chiatta e del suo carico nel porto di New York:
esiste responsabilità, e quindi obbligo di risarcimento, solo se il danno atteso
eccede il beneficio privato di un certo comportamento
Un certo numero di chiatte era assicurato da un singolo ormeggio a un molo. I
marinai di un rimorchiatore, incaricati dal convenuto di trasferire una delle chiatte
ancorate al molo, non trovando nessun operatore a bordo delle medesime, avevano
personalmente sciolto e riformato l’ormeggio, causando tuttavia la collisione di una
delle altre chiatte con una nave e il conseguente inabissamento. Il proprietario della
chiatta agì in giudizio contro il proprietario del rimorchiatore adducendo la colpa dei
marinai; il convenuto eccepì che l’incidente si era verificato a causa dell’assenza
dell’inserviente sulla chiatta.
In assenza di una puntuale determinazione del livello di diligenza richiesto, la
decisione ricostruisce la responsabilità dell’armatore in funzione di tre variabili: 1. la
probabilità di rilascio del battello (p); 2. la gravità del danno (A); 3. l’onere delle
precauzioni idonee ad evitarlo (w).
Secondo la formula di Hand, esigenze di efficienza del sistema impongono che si
incorra in responsabilità allorquando il costo delle precauzioni sia inferiore al danno
moltiplicato per la sua probabilità => w < pA.
La sentenza, accertata la rilevante probabilità del danno (conseguente all’intensità
del traffico nel porto) e valutata anche l’esiguità dei costi di prevenzione (il barcaiolo
si era infatti allontanato dal porto per un’intera giornata), ha qualificato come
colposa l’assenza di quest’ultimo durante l’orario di lavoro diurno.
La versione originaria della formula di Hand tuttavia non chiarisce se le variabili de
quibus debbano riferirsi ai valori totali ovvero, come appare più corretto, a quelli
marginali.
In chiave marginalista, la formula di Hand può essere riformulata nel modo
seguente: wj < p’ (x*)A.
La regola di Hand, riformulata in chiave marginalista, sancisce dunque che il
danneggiante deve considerarsi in colpa se il costo marginale in prevenzione è
minore del beneficio marginale risultante dalla medesima, e cioè quando l’ulteriore
prevenzione è giustificata in termini di costi sociali complessivi.
Il danneggiante si considera responsabile se il livello concreto di prevenzione si trova
al di sotto di quello ottimale (x < x*).
Pertanto, per andare esente da responsabilità, l’injurer deve incrementare la
prevenzione fino al livello ottimale x*, e cioè finché il costo marginale sociale eguagli
il beneficio marginale sociale.
ERRORI:
Nelle controversie possono essere commessi errori sulla misura del danno, la causa
dell’incidente e la colpa dell’agente.
Se il giudice calcola il danno in modo impreciso e concede un risarcimento inferiore
a quello perfetto, il danneggiante esternalizzerà parte del costo del danno e sarà
incentivato ad adottare misure di prevenzione insufficienti; nel caso in cui conceda
un risarcimento superiore a quello perfetto, il danneggiante sarà incentivato ad
adottare precauzioni eccessive.
Con una regola di responsabilità oggettiva, le misure di prevenzione del
danneggiante variano nella stessa direzione degli errori commessi dai giudici nella
liquidazione dei danni.
Se il giudice talvolta manda esente da responsabilità chi ha effettivamente causato
un incidente, ciò riduce la responsabilità attesa del danneggiante che di
conseguenza prenderà meno precauzioni.
Con una regola di responsabilità oggettiva, le misure di prevenzione del
danneggiante variano nella stessa direzione degli errori commessi dai giudici nell’
individuazione del responsabile.
Nel caso della responsabilità per colpa il danneggiante minimizza i suoi costi attesi
quando investe in precauzioni in misura esattamente uguale dello standard legale e
riesce a sottrarsi alla responsabilità.
Con una regola di responsabilità per colpa errori di modesta entità nel computo dei
danni non provocano variazioni nelle misure di prevenzione del danneggiante.
Con una regola di responsabilità per colpa errori di modesta entità
nell’individuazione del responsabile non modificano l’investimento in misure di
prevenzione del danneggiante.
La maggior parte dei danneggianti minimizza i propri costi adeguandosi esattamente
allo standard legale, senza tener conto della sua coincidenza con il livello efficiente
di prevenzione: uno standard legale eccessivo provoca precauzioni eccessive ed uno
standard legale insufficiente provoca precauzioni insufficienti.
Con una regola di responsabilità per colpa, le misure di prevenzione del
danneggiante variano in misura corrispondente agli errori commessi nella fissazione
dello standard legale.
STANDARD VAGHI E INCERTEZZA:
Nella realtà le regole legali sono spesso vaghe e di incerta applicazione.
Un giudice può commettere errori puramente casuali (la probabilità di errori per
eccesso è uguale alla probabilità di errori per difetto) così come può commetterli il
danneggiante nel prevedere cosa farà il giudice.
Un errore puramente casuale nel computo dei danni non modifica la responsabilità
attesa del danneggiante perché in media gli errori per difetto compensano quelli per
eccesso: il danneggiante non modifica le sue precauzioni.
Con ogni regola di responsabilità, il danneggiante che minimizza i costi attesi non
modifica le sue misure di prevenzione in risposta ad errori casuali nel computo o
nella previsione dei danni.
Il giudice può commettere errori casuali nel fissare lo standard legale della colpa o
nel confrontare le precauzioni adottate dal danneggiante con lo standard legale così
come il danneggiante può commettere errori casuali nel prevedere lo standard
legale.
In tutti e tre i casi i danneggianti non sanno con certezza se l’adozione di un certo
livello di precauzioni spingerà il giudice a considerarli responsabili degli incidenti o
no.
Se il giudice stabilisce che le precauzioni erano superiori allo standard legale, i
danneggianti avranno preso precauzioni non necessarie. Il costo di queste ultime è
modesto.
Se il giudice stabilisce che le precauzioni erano inferiori allo standard legale, i
danneggianti saranno considerati responsabili. I costi di una eventuale condanna
sono elevati.
Questa asimmetria incentiva i danneggianti a prendere più precauzioni, in modo da
creare un margine di errore entro il quale non saranno considerati responsabili.
Piccoli errori casuali nello standard legale imposto da una regola di responsabilità
per colpa spingono il danneggiante ad aumentare le misure di prevenzione.
Sintesi:
1. Con una regola di responsabilità oggettiva, gli errori commessi nella liquidazione
giudiziale dei danni distorcono l’investimento in prevenzione e dovrebbero essere
evitati.
2. Con una regola di responsabilità per colpa, gli errori giudiziali nella fissazione
degli standard distorcono l’investimento in prevenzione più degli errori
commessi nel computo dei danni. => I giudici dovrebbero concentrare gli
sforzi sulla riduzione del primo genere di errori.
3. Con una regola di responsabilità per colpa, standard vaghi provocano precauzioni
eccesive, sicché il giudice dovrebbe applicare tali standard con indulgenza per
evitare di aggravare il problema.
- un giudice che, per una determinata classe di controversie, quantifichi i danni con
maggior precisione degli standard dovrebbe adottare una regola di responsabilità
oggettiva;
- un giudice che sia in grado di fissare gli standard con maggiore precisione dovrebbe
adottare una regola di responsabilità per colpa.
UN ESEMPIO DI POLINSKY:
I consumatori possono scegliere fra bottiglie e lattine. Alcune ipotesi: a. le bottiglie
sono meno care a prodursi (colonna 1);
b. le bottiglie sono due volte più pericolose per quanto attiene alla probabilità che si
verifichino incidenti (colonna 2);
c. gli incidenti provocati dalle bottiglie sono più gravi (colonna 3); d. la perdita attesa
è uguale alla probabilità dell’incidente (colonna 2)
moltiplicata per la perdita (colonna 3);
e. il costo pieno per unità (colonna 5) è uguale alla somma del costo de produzione
(colonna 1) e della perdita attesa da incidente (colonna 4);
f. il costo pieno delle bottiglie eccede il costo pieno delle lattine.
Il comportamento dei consumatori dipende dall’informazione in loro possesso, dalla
disciplina della responsabilità civile e dal mercato delle bevande gassate.
Il mercato è perfettamente competitivo: la concorrenza spinge in giù il prezzo del
bene.
Il costo per fornire la bevanda gassata dipende dalla produzione e dal regime di
responsabilità.
Il prezzo di un’unità è uguale al costo di produzione più il costo da responsabilità per
il produttore.
In assenza di responsabilità, il prezzo di un’unità diventa pari al costo di produzione:
40 cent. per la bottiglia e 43 cent. per la lattina.
In regime di responsabilità oggettiva, il prezzo è uguale al costo pieno: 50 cent. per
la bottiglia e 45 cent. per la lattina.
Un consumatore perfettamente informato in regime di assenza di responsabilità
conosce i costi preventivati da incidente e la necessità di tenerne conto: quindi
preferisce la bevanda gassata che costa di meno.
In regime di assenza di responsabilità, i consumatori perfettamente informati
sceglieranno il prodotto più efficiente.
Un consumatore imperfettamente informato in regime di assenza di responsabilità
ignora i costi preventivati da incidente: se sopravvaluta il maggior pregiudizio
connesso alle bottiglie, comprerà lattine; se sottovaluta quel maggio rischio o non lo
considera affatto, comprerà bottiglie per il loro prezzo, 40 cent., percepito più basso.
In regime di assenza di responsabilità, i consumatori imperfettamente informati non
sceglieranno necessariamente il prodotto più efficiente.
Concorrenza perfetta e responsabilità oggettiva fanno sì che i prezzo della bevanda
gassata sia uguale al suo costo pieno: 45 cent. per la lattina e 50 cent. per la
bottiglia. I consumatori preferiranno le lattine a prescindere dal fatto che
sopravvalutino, sottovalutino o non considerino affatto il maggior pericolo connesso
alle bottiglie.
In regime di responsabilità oggettiva, i consumatori imperfettamente informati
sceglieranno il prodotto più efficiente.
L’esempio di Polinsky fornisce la giustificazione per la diffusa tendenza a chiamare
i produttori a rispondere, su base oggettiva, dei danni che prodotti difettosi
causano ai consumatori: il costo della responsabilità sarà «catturato» nel prezzo,
spingendo così i consumatori verso l’efficienza a dispetto della mancanza di
informazioni.
I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher valeria.quartarone di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Analisi economica del diritto e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Basilicata - Unibas o del prof Colangelo Giuseppe.
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