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ALLE MODALITÀ ATTRAVERSO LE QUALI I VALORI SI FORMANO E ALLE MODALITÀ ATTRAVERSO LE QUALI QUEI VALORI SI RAPPRESENTANO.
IL 1° PROCESSO DELL’ANALISI DI BILANCIO É LA RICLASSIFICAZIONE DEI DOCUMENTI CONTABILI; POI SI PASSA ALLA COSTRUZIONE
DEGLI INDICI E INFINE SI PASSA AI FLUSSI.
STATO PATRIMONIALE RICLASSIFICATO
ATTIVO PASSIVO tempo che ci separa
dall’obbligo di rimborso
l —> liquidità immediate tutto quello che è già in denaro p —> passività correnti (entro 12 mesi)
L —> liquidità differite tutto quello che diventerà liquido
entro 12 mesi finanziamenti da terzi a breve
M —> magazzino/rimanenze
ATTIVO CIRCOLANTE (CCL)
CAPITALE
RIFA tempo che ci separa
dall’obbligo di rimborso
P —> passività consolidate (oltre i 12 mesi)
Immobilizzazioni materiali finanziamenti da terzi a medio/lungo
Immobilizzazioni immateriali Finanziamenti da terzi
Immobilizzazioni finanziarie
ATTIVO IMMOBILIZZATO N —> Capitale Netto
TOT ATTIVO TOT PASSIVO
Stato Patrimoniale riclassificato
PASSIVO
ATTIVO
l —> LIQUIDITÀ IMMEDIATE {
C IV “disponibilità liquide”
{ Partiamo dalla macro-classe D, consapevoli però che
potrebbero esserci anche in B (F.di per rischi e oneri) o
C II “crediti” esclusi quelli in scadenza in C (TFR) degli elementi che di fatto sono passività
oltre l’esercizio successivo correnti (dipendente che va in pensione nel periodo
successivo), un qualcosa da rimborsare nei 12 mesi
Eventualmente macro-classe B laddove all’interno fragorosamente successivi.
p —> PASSIVITÀ CORRENTI
L —> LIQUIDITÀ DIFFERITE delle imm.finanziarie avessimo inserito dei
crediti che scadono entro i 12 mesi successivi
ifeng.tt#ETEgnE
C III attività finanziarie a breve All’interno della macro-classe D siamo fortunati: vi è
p —> PASSIVITÀ
D Ratei e risconti attivi che non siano plu- l’obbligo di esplicitare, con riferimento ai debiti, la parte
riennali che scade entro divisa dalla parte che scade oltre.
CORRENTI di quello che
Quindi: noi vogliamo trovare il contenuto
è a breve quindi andiamo a vedere se all’interno della
macro-classe D c’è qualcosa che è a lungo per toglierlo
M —> MAGAZZINO/RIMANENZE C I “rimanenze” (i debiti è più facile che siano a breve che a m/lungo).
Le voci all’interno dei debiti che quasi naturalmente po-
trebbero accogliere delle passività consolidate sono v/ban-
che (D4) oppure le obbligazioni (D1).
CAPITALE
ATTIVO CIRCOLANTE (CCL) /ATTIVO CORRENTE Macro-classi C + Nelle passività correnti anche Ratei e risconti passivi
D {
IMM. MATERIALI Macro-classe C “TFR”
iettatore
P —> PASSIVITÀ CONSOLIDATE
CONSOLIDATE Macro-classe B “F.di per rischi e oneri”
IMM. IMMATERIALI
IMM. FINANZIARIE FINANZIAMENTI DA TERZI
Macro-classe B “immobilizzazioni”: all’interno di tutte le immobi-
ATTIVO IMMOBILIZZATO lizzazioni finanziarie possono esserci delle robe (crediti o parteci-
pazioni) che scadono nei 12 mesi successivi. Se non ce ne sono, il N —> CAPITALE NETTO Macro-classe A “Patrimonio Netto”
totale della nostra macro-classe B è il nostro totale di attivo fisso
TOT ATTIVO TOT PASSIVO
CHE DIFFERENZA C’É FRA CAPITALE CIRCOLANTE E
L’ATTIVO CORRENTE ?
IL CAPITALE CIRCOLANTE SI RIFÁ A UNA DIMENSIONE DI TIPO FINANZIARIO: PER LA PARTE ATTIVA, INVESTIMENTI, IL RIFARSI A UNA DIMENSIONE
FINANZIARIA VUOL DIRE AVERE A RIFERIMENTO IL TEMPO CHE CI SEPARA DA CHE L’INVESTIMENTO RITORNI SOTTO FORMA DI DENARO.
CAPITALE CIRCOLANTE = TORNERÀ SOTTO FORMA DI DENARO TENDENZIALMENTE NEI 12 MESI SUCCESSIVI.
Perché tendenzialmente? Qual è l’elemento più critico? Il magazzino. A = P + N
QUANDO IO INVECE DICO ATTIVO CORRENTE MI RIFACCIO A UN’ALTRA PROSPETTIVA: MI RIFACCIO ALL’EQUAZIONE DI BILANCIO
LA LOGICA INTERPRETATIVA CHE STA DIETRO QUESTA EQUAZIONE DI BILANCIO? COSA VUOL DIRE IN QUESTA PROSPETTIVA “ATTIVITÀ”?
QUELLO CHE POSSO UTILIZZARE.
NON È PIÚ UNA DIMENSIONE FINANZIARIA: NON É PIÚ IL TEMPO CHE MI SEPARA DA CHE QUESTA ROBA TORNI IN FORMA LIQUIDA; MA É UNA PROSPETTIVA
INTERPRETATIVA IN UNA LOGICA DI: INVESTIMENTO IN ESSERE = QUELLO CHE POSSO UTILIZZARE AVENDO A RIFERIMENTO LA MIA FOTOGRAFIA AL 31/12.
Fare una fotografia al 31/12 significa fare uno stop in quell’istante temporale
ATTIVO CORRENTE = ALL’INTERNO DELL’INSIEME DI QUELLO CHE POSSO UTILIZZARE IN QUELL’ISTANTE TEMPORALE É CIÓ CHE POSSO UTILIZZARE NON NEL
TEMPO, MA UNA VOLTA SOLA.
DA CHE COSA É COMPOSTO IL NOSTRO ATTIVO CIRCOLANTE? LIQUIDITÀ IMMEDIATE O DIFFERITE. LE POSSO USARE UNA VOLTA SOLA: IL DENARO CE L’HO
GIÁ; LE ALTRE LE INCASSO.
CON RIFERIMENTO ALLE RIMANENZE É GIUSTO DIRE CHE SONO ATTIVO CORRENTE PERCHÉ LE POSSO USARE UNA VOLTA SOLA?
Se ho : MAGAZZINO MATERIE che vale 10.000 e MAGAZZINO PRODOTTI che vale 50.000 cosa significa all’interno dello S.P.?
MAGAZZINO MATERIE —> materie che mi arrivano dal periodo precedente e non ho ancora utilizzato; MAGAZZINO PRODOTTI —> prodotti ottenuti
ma non ancora venduti, che ho stoppato contabilmente al 31/12 perché dovevo quantificare il mio risultato di periodo: altrimenti non me
ne sarebbe importato nulla di valorizzarli.
QUINDI É GIUSTO DIRE CHE SONO ATTIVO CORRENTE PERCHÉ LE MATERIE LE UTILIZZERÓ UNA VOLTA SOLA E I PRODOTTI LI VENDERÒ UNA VOLTA SOLA.
QUINDI QUANDO FACCIAMO RIFERIMENTO ALL’ATTIVO CORRENTE ABBIAMO UNA LOGICA INTERPRETATIVA DEL NOSTRO CAPITALE INTESO COME LA PARTE BUONA,
LA PARTE ATTIVA, LA PARTE POSITIVA CHE POSSIAMO ANCORA UTILIZZARE.
OVVIAMENTE L’ATTIVO CORRENTE SI CONTRAPPONE ALL’ATTIVO FISSO, QUELLO CHE NON CIRCOLA, CHE É DESTINATO AD ESSERE UTILIZZATO NEL TEMPO.
ALL’INTERNO DELL’ATTIVO FISSO VI SONO INFATTI LE IMMOBILIZZAZIONI, FATTORI PRODUTTIVI DI TIPO PLURIENNALE.
Continuando a leggere la nostra equazione di bilancio, l’attivo che si compone di una parte corrente e di una parte fissa, è
contrapposto a: le passività e il Netto.
Le passività si distinguono in correnti e consolidate. Le passività sono i nostri debiti. Passività correnti —> debiti a breve;
passività consolidate —> debiti a medio/lungo; alle passività andiamo ad aggiungere il Netto, ossia il Capitale Proprio.
A - P = N
L’insieme di ciò di cui dispongo, al quale tolgo i debiti che ho e mi rimane quello che è mio.
In definitiva quindi “attivo corrente” e “capitale circolante” hanno il medesimo contenuto; però, posto che questo schema interpretativo
che usiamo si rifa alla dimensione finanziaria più propriamente, sarebbe più corretto la somma dei tre (liquidità immediate, liquidità
differite, magazzino) chiamarla Capitale Circolante.
L’altra prospettiva di osservazione invece si rifa alla destinazione d’uso dell’attivo: destinato a essere utilizzato una volta sola e
destinato a rimanere lì in maniera fissa. ESERCITAZIONE
RICLASSIFICAZIONE STATO PATRIMONIALE
L’azienda esaminata non è verosimilmente un’azienda industriale, un’azienda che sviluppa una trasformazione fisico tecnica dei beni: forse è un’azienda di servizi.
La prime domanda da porsi nel momento in cui leggiamo i documenti contabili della nostra azienda dovrebbe essere (prima di capire se va bene o va male, prima di capire se ha una
struttura adeguata dal punto di vista patrimoniale, se dal punto di vista economico torna, se dal punto di vista finanziario torna): che tipo di azienda è?
Ad ogni tipologia di azienda corrispondono determinate tipologie di valori.
Noi, nel nostro caso, guardando la composizione dell’attivo abbiamo intuito che si tratta di un’azienda (con tanto attivo circolante e poco immobilizzato) flessibile: sicuramente non si
tratta di un’azienda industriale. La inseriamo fra le aziende commerciali o aziende di servizi.
Il passivo corrente l’abbiamo trovato semplicemente facendo la somma fra i debiti, dove non c’era nulla scadente oltre i 12 mesi successivi, e ratei e risconti passivi.
Il passivo consolidato nel nostro esempio lo troviamo solo nel TFR.
É strano che in questi valori i due valori di TFR consecutivi siano uguali: di solito il TFR da un anno all’altro deve aumentare; di solito si accantona un qualcosa.
Deve essere accaduto che coloro che hanno abbandonato l’azienda, quindi il TFR che è stato pagato, è esattamente uguale a quello che è stato accantonato.
Perché che non abbiamo fatto accantonamenti per il TFR è difficile. Vorrebbe dire che tutti i dipendenti se ne sono andati: ma se così fosse dovrebbe essere 0 anche il TFR: se se ne
sono andati, glielo dovremmo aver pagato. Potrebbe esserci un caso limite: che si siano licenziati tutti a dicembre e che noi glielo paghiamo a gennaio. Però se così fosse, il TFR del
2013 è tutto passivo corrente perché li paghiamo tutti nel 2014.
Tuttavia non lo sappiamo.
Per saperne di più avremmo bisogno della Nota Integrativa. LETTURA ENTRO SEZIONE
Anche nel Passivo la prima lettura che possiamo fare è quella legata alla composizione; prima dicendo che la nostra azienda ha una parte di attivo corrente, in termini relativi,
decisamente superiore rispetto all’attivo fisso o all’attivo consolidato abbiamo fatto una lettura di composizione dell’attivo (degli investimenti).
Per la parte del passivo (finanziamenti) possiamo fare la stessa cosa.
Guardiamo la relazione che esiste fra finanziamenti propri e finanziamenti da terzi: quanta parte di finanziamenti è rappresentata dal Capitale Netto e quanta parte invece è
rappresentata da debiti.
Nel nostro caso, guardando ai numeri del nostro prospetto riclassificato, a fronte di un totale passivo pari a 8.944, abbiamo 5.900 di Capitale Proprio. Va molto bene. Il Capitale Proprio è il 66%
del totale passivo e netto. Avere tanti finanziamenti propri infatti significa essere più flessibili, dipendere poco dai terzi e avere meno obblighi di restituzione; infine avere anche 0 peso
economico. I finanziamenti propri infatti sono quelli che non devono essere remunerati. L’avere tanti finanziamenti propri è una situazione quasi ideale.
Una volta scoperta quella che è la composizione del Passivo e scoperto che N è la parte più importante all’interno dei finanziamenti, dopo dobbiamo mettere in relazione la parte dei
finanziamenti con la parte degli investimenti: perché? Perché i finanziamenti