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POLARIMETRIA
Importante per calcolare il potere rotatorio specifico dei carboidrati. La luce è una radiazione
elettromagnetica, quindi campo elettrico e magnetico ortogonali. In questa figura c’è solo C.E. che
nella luce comune può vibrare in tutti i piani perpendicolari alla
direzione di propagazione. Una luce polarizzata invece è una luce in
cui il vettore C.E. vibra in un unico piano. Quali sono i mezzi per
ottenere una luce polarizzata? Il più diffuso e impiegato è il
cosiddetto prisma di NICOL. È spato d’Islanda o calcite la cui
formula è CaCO3. La forma è un romboedro allungato
opportunamente sfaldato. Per costruire questo prisma il
romboedro viene tagliato secondo la diagonale inferiore e incollato
con un collante trasparente chiamato balsamo del Canadà il cui indice di rifrazione è 1,55. Questo
prisma di NICOL ha il fenomeno della perifrangenza, cioè quando un raggio incide sulla superficie
ho 2 raggi (ordinario e straordinario) che viaggiano in direzione e velocità differente e che sono
tutti e due polarizzati. L’indice di rifrazione è uguale anche al rapporto di velocità, cioè la velocità
della luce nel vuoto diviso la velocità della luce nel mezzo. Una volta detto questo capiamo che il
prisma di NICOL ha 2 indici di rifrazione diversi. L’ordinario ha 1,65 lo straordinario 1, 486. Io ho
bisogno di un solo raggio, facendo in modo che uno dei due raggi incida sul balsamo del Canadà in
maniera tale che venga rifratto cioè con un angolo superiore a quello limite. Il raggio straordinario
passa sempre, mentre il raggio ordinario lo si fa rimbalzare in maniera che venga assorbito dalle
pareti annerite. Abbiamo quindi la luce polarizzata.
Schema del polarimetro: luce monocromatica (589
nm), polarizzatore come prisma di NICOL, tubo
polarimetrico nel quale vado a mettere la sostanza
da analizzare. Poi l’analizzatore, che è un altro prisma di NICOL, e oculare dove si osserva. La legge
che sta alla base del funzionamento del polarimetro è la legge di Malus
I = KI cos2α
0
I = intensità della luce che giunge al polarizzatore;
0
I = intensità della luce che emerge dall’analizzatore;
α = angolo fra le direzioni di trasmissione dei due prismi;
K = fattore di proporzionalità che tiene conte della luce riflessa o assorbita.
Se io ruoto un prisma rispetto all’altro di 90° ho che il coseno è 0 quindi non emerge luce. Se sono
paralleli quindi ad angolo 0 passa la massima quantità di luce. Ma come si fa a misurare il potere
rotatorio di una soluzione zuccherina?
1. Taratura: metto nel tubo polarimetrico solo acqua e ruoto i prismi in modo da avere buoi
(90°).
2. Tolgo l’acqua e metto lo zucchero otticamente attivo. Quindi esso ruota: quindi vedo luce!
Dream Team | Facoltà di Agraria: Scienze e Tecnologie alimentari III anno 11
C.I ANALISI DEGLI ALIMENTI
25/09/2012
3. Ruoto l’analizzatore fino a vedere scuro. Di quanti gradi ho ruotato? Di esattamente quanti
gradi la soluzione zuccherina ha fatto ruotare la luce polarizzata.
20D
Il potere rotatorio specifico si indica così: [] che cos’è?
20D
[] =
(l’angolo trovato in precedenza
D (lunghezza tubo polarimetrico)*
C (concentrazione g/ml)
È la rotazione impartita da una sostanza otticamente attiva quando la lunghezza del tubo
polarimetrico è 1 dm e la concentrazione è 1 g/ml. Al denominatore abbiamo uno, quindi il potere
rotatorio è l’angolo di rotazione. A volte però la esprimo come grami su 100 ml, quindi la formula
20D
diventa [] =
Determinare il potere rotatorio specifico del saccarosio sapendo che una soluzione contenente 26
grammi in 100 ml posta in un tubo polarimetrico lungo 2 dm a dare una rotazione osservata di
34,6°. Quindi (34,6*100)/(2*26)=66,5°
Determinare la concentrazione della una soluzione in un tubo polarimetrico di 2 dm, che dà una
rotazione osservata di 25°. Dobbiamo
Il saccarosio ha un potere rotatorio specifico di 66,5°. Il glucosio di 51,7° mentre il fruttosio
(levogiro) ha -93°. Se io vado a fare l’idrolisi del saccarosio osservo un potere rotatorio specifico di
-20°. Questo fatto (passare a levogiro dopo l’idrolisi) è chiamato inversione del saccarosio.
Il grado saccarimetrico viene misurato mediante quell’aggeggio in figuro che ha
all’interno una scala, esso galleggia a seconda della quantità di saccarosio.
Tramite tabelle compilate da Balling o Brix si risale ai g di zucchero per 100g di soluzione.
Ci sono anche tabelle di correzione per la temperatura che deve essere 17,5°C.I
saccarometri sono densimetri graduati direttamente in % di zucchero in peso.
I saccarimetri invece sono polarimetri speciali. I saccarimetri sono dei polarimetri muniti di una
scale speciale (scala Ventze). Si impiegano tubi polarimetrici di 2 dm e si opera a T = 20°C.
Una soluzione contenente 26 g di saccarosio per 100 ml analizzata con il saccarimetro fa registrare
un valore uguale a 100. Se si ha un campione incognito di zucchero di incerta purezza, si prepara
Dream Team | Facoltà di Agraria: Scienze e Tecnologie alimentari III anno 12