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Conclusioni

Tanto i maschi che le femmine possiedono requisiti potenziali per adottare il comportamento del sesso opposto, l'intero repertorio intimidatorio tipico del maschi dominante degli scimpanzé può essere eseguito anche dalle femmine. (le femmine però non mettono in atto tale comportamento) Le scimpanzé femmine non hanno grandi vantaggi nell'avere femmine accanto, sanno difendersi da sole, si è così sviluppata la tendenza ad evitare la competizione. Gli scimpanzé maschi dipendono l'uno dall'altro e la cooperazione è fondamentale per la loro vita. Gli scimpanzé hanno quindi adottato la strategia più efficace per raggiungere i propri obiettivi.

Capitolo IV

Insegnare l'empatia (bambini e non violenza) di Norma Feschbach. A provocare atti aggressivi dobbiamo far riferimento a moltissimi eventi frustranti, molto spesso i bambini sono testimoni di violenze inaudite. Crescono sempre di più.

tra i giovani gli atti delinquenziali, questo sembra esser dovuto al fatto che gli adolescenti rivolgono i loro attacchi a chi appartiene alla loro fascia d'età. Alcune cause della violenza: - la casa e la famiglia: essere sottoposto in età infantile continuamente a punizioni fisiche favorisce i figli ad imitare il comportamento scorretto ed aggressivo del genitore. La violenza alimenta violenza. - i media: l'incremento della violenza è anche dovuto alle scene di violenza che vediamo tutti i giorni sugli schermi. I media dovrebbero proporre modelli prosociali ma ciò non accade. - Le istituzioni educative: Le scuole possono prevenire per prime la violenza proponendo programmi d'intervento. Le istituzioni si dovrebbero occupare dell'integrazione di diverse razze nella classe stessa. Nella scuola si.

Evidenzia sempre più violenza tra i compagni (armi in classe ecc.), bisogna affrontare questo problema.

  • Fattori sociali: La povertà, la deprivazione sono fattori che conducono spesso alla violenza. Si devono mettere a disposizione delle risorse per far sì che gli adolescenti possano ricevere qualificazioni professionali e trovare lavoro. Se trovassero atteggiamenti empatici da parte degli altri, la loro violenza diminuirebbe.

Intervenire sulla violenza: la violenza è un comportamento appreso, bisognerebbe quindi combatterlo con forme di comportamento empatico e prosociale. La casa, i media, la scuola dovrebbero partecipare attivamente. Esistono dei veri e propri programmi per la non violenza che sembra portino a un miglioramento della salute, del rendimento scolastico e una diminuzione dell'abuso fisico. Questi programmi cercano di risolvere un conflitto, cercano di imparare a fronteggiare la rabbia, cercano di contrastare la distruttività.

The learning to Care

Curriculum

The learning to care Curriculum è un programma d'intervento realizzato per promuovere l'empatia nei bambini di scuola elementare.

  • È nato per promuovere il comportamento prosociale per bambini con disturbi di condotta
  • Ora questo programma è utilizzato anche in scuole normali
  • I suoi esercizi sono utili e fattibili da soggetti che frequentano sia scuole tradizionali sia scuole con soggetti per bambini problematici
  • Questi bambini si è notato che modularono il proprio comportamento aggressivo

Empatia e aggressione

  • Il bambino che prova empatia ricorre di meno al comportamento aggressivo (per rispondere con empatia alle situazioni bisogna essere in possesso di sofisticate qualità cognitive oltre che aprontezza nella risposta emotiva)
  • Una buona struttura cognitiva fa diminuire il conflitto e mette in atto risposte prosociali e cooperative.
  • La vista di un atto aggressivo al soggetto empatico dovrebbe

portare disagio• I bambini empatici sono meno propensi alla violenza

Esercizi di addestramento_ In questo programma sono stati messi appunto 11 esercizi per bambini di terza, quarta, quinta elementare da utilizzare in gruppi di 6 / 4 bambini._ Ogni attività dura in media 20 /30 minuti_ tra le attività proposte troviamo: gare di problem solving, racconti di storie, ascolto di materiale registrato, registrazione di cassette, esercizi di scrittura, discussioni di gruppo._ i bambini dovevano esprimere i propri sentimenti e indovinare quelli degli altri_ i bambini giocavano una parte in una scena e poi cambiavano ruolo ed entravano nelle vesti di un altro personaggio così da vedere una situazione nei vari punti di vista ( le sedute erano registrate e i bambini potevano rivedersi ).

ConclusioniLo scopo del Learning to Care Empathy training è diretto verso lo sviluppo e il rafforzamento di abilità affettive e cognitive particolari.Questi esercizi non mirano

solo a scoraggiare l'aggressione ed a incoraggiare comportamenti prosociali ma soprattutto a calarsi nel ruolo di un'altra persona. In una scuola si può addestrare all'empatia all'arrivo di un bambino nuovo nella classe, di un ragazzo disabile, di un soggetto con etnia diversa rispetto alla nostra. Parte seconda I meccanismi inconsci Introduzione In questo capitolo ci si occupa di delineare una visione organica della natura dell'uomo, per fare ciò dobbiamo servirci dell'etologia. Il comportamentismo che fino agli anni 50 era un movimento indiscusso affermava che i comportamenti erano semplici risposte a determinati stimoli e come frutto dell'apprendimento legato a punizioni e premi. Il confronto tra uomo e animale per loro è da escludere, l'uomo è molto plastico e dipende troppo dall'ambiente per essere paragonato agli animali. Stevens verso gli anni 60, con i suoi esperimenti fece notare che la natura umana e quella animale sono molto simili.

animale avevano le stesse origini evolutive, il comportamento poteva essere studiato in modo comparato.

Capitolo V: l'inconscio e l'archetipo del nemico (di Anthony Stevens)

Archetipo = prototipo, tipo ideale, modello

Il comportamento umano è dettato, secondo le scuole analitiche, da porzioni della psiche che non sono direttamente accessibili alla coscienza, queste porzioni fanno parte dell'inconscio.

Per Jung e Freud studiare l'inconscio significa avere accesso alla malattia mentale.

  • Jung registrò le allucinazioni dei suoi pazienti schizofrenici e notò come queste si ripetevano anche in soggetti diversi, arrivò quindi a pensare che esistesse nella mente dell'uomo una struttura universale (inconscio collettivo).
  • Le caratteristiche psichiche essenziali sono presenti sin dalla nascita secondo Jung, lo studioso chiama questi attributi con il nome di archetipi (gli archetipi sono alla base di tutti i
fenomenidell’esistenza umana )
• gli archetipi sono strutture innate che possono:
- originare, controllare e mediare comportamenti caratteristici a tutti gli esseri umani.
- gli archetipi possono generare idee simili anche in individui diversi indipendentemente dalla razza, dalla religione ecc.
• Le caratteristiche del nostro patrimonio mentale vengono acquisite da ciascun individuo del corso del suo sviluppo sosteneva Freud.
Con gli archetipi Jung non nega l’importanza che ha l’esperienza personale nello sviluppo dell’individuo ma si astiene nel pensare che questa avviene solamente attraverso l’esperienza e l’apprendimento.
• l’esperienza personale sviluppa cio’ che gia’ esiste sin dalla nascita, ha cioe’ il compito di attivare l’archetipo.
• Il modello di Jung sulla psiche e’ il seguente:
- l’ Io si trova nella fascia di coscienza, il Sé e’ responsabile dell’ integrazione della

personalità è legato all'Io. Le unità funzionali che costituiscono l'inconscio collettivo sono gli archetipi, sono dei sistemi dinamici che mutano continuamente. Il Sé serve per coordinarli.

Prove a favore degli archetipi: In un orfanotrofio greco, a Demetra, fondato da Doxiadis, si provò a dare ad ogni bambino una mamma sostitutiva con la quale creare un rapporto stabile. Il numero degli assistenti era pari a quello dei bambini. Questo intento durò ben poco e questo legame durava fin quando c'era la direttrice che coordinava il tutto, non appena questa era assente, le assistenti venivano a contatto con tutti gli altri bambini. Ogni bambino veniva a contatto ogni mese con almeno 15 figure materne diverse (forse il primo caso nella storia).

Esistevano due teorie sull'attaccamento:

  • la prima teoria (quella del condizionamento operante) sosteneva che il comportamento di attaccamento moderno

fosse legato al sistema delle punizioni e delle ricompense. La ricompensa era la vicinanza della mamma che lo nutriva e lo coccolava, la punizione era il suo allontanamento. Questa teoria si basa sull'amore interessato, cioè che l'attaccamento del bambino era dovuto alla ricompensa primaria, ovvero quella che avveniva attraverso il cibo.

La seconda teoria (proposta da Bowbly) contrastava con la teoria del condizionamento operante. Secondo lo studioso, da parte del bambino non c'era un amore interessato. E il bambino e la mamma sono programmati ad amarsi sin dalla nascita. Ciò che più sconvolse di questa teoria fu che Bowbly si servì del paragone di varie specie (dell'etologia quindi) per studiare l'attaccamento.

Tornando all'esperimento di Metera, quale delle due teorie è quella valida si chiede Anthony Stevens? Se la teoria dell'amore interessato era valida, gli individui avrebbero dovuto creare legami

multiplicioe’ con tutte le assistenti che si prendevano cura di loro. I neonati avrebbero poi preferito le assistenti che piu’ frequentemente gli davano da mangiare.

Se invece la teoria di Bowlby fosse stata valida, il bambino avrebbe dovuto focalizzare il suo attaccamento solo su di una persona e avrebbe dovuto ignorare il resto delle assistenti preferendo in particolare una di esse.

Attraverso le ricerche di Stevens emerse nei primi sei mesi che i bambini tra le assistenti ne preferivano una in particolare, si conferma cosi’ il principio di monotropia di Bowlby.

I bambini sceglievano la figura non che li alimentava di piu’ ma la figura dell’assistente che giocava di piu’ con loro (un altro punto a favore della teoria di Bowlby).

L’archetipo del nemico e il complesso dell’ombra

L’archetipo del nemico si manifesta gia’ nel primo anno di vita, il bambini inizia ad allontanarsi dagli estranei ed ha paura di loro.

Quando parliamo di

archetipo del nemico ci riferiamo a una predispo
Dettagli
Publisher
A.A. 2012-2013
16 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/05 Psicologia sociale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher valeria0186 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia Sociale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Attili Grazia.