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• CHI DECIDE, E COME?
– I modelli basati sulla prevalenza
– I modelli basati sulla relazione: i policy network
– Dal government alla governance
I MODELLI BASATI SULLA PREVALENZA
Chi decide? I modelli basati sulla prevalenza di UNA categoria di attori: Immagine
monocentrica del policy making. Modelli che enfatizzano, a-priori, il ruolo che un certo tipo di
attori esercita nei processi decisionali.
• Es. partiti (Party government)
• Es. burocrati (Bureaucratic government)
• Es. interessi (Private government)
• Es. esperti (Technocratic government)
Chi decide? I modelli basati sulla prevalenza di POCHI attori
Il neocorporativismo: è quel sistema nel quale poche e grandi organizzazioni di rappresentanza
degli interessi (riconosciute e chiamate a partecipare dal governo stesso) partecipano insieme alle
autorità pubbliche, in forma concertata, al processo di decisione e attuazione di politiche
economiche e sociali, es. la concertazione. Immagine formulata in Germania (Schmitter e Streeck);
visione opposta al pluralismo riguardo a come funziona la rappresentanza degli interessi. Le
decisioni sono il frutto delle relazioni tra tre categorie di attori:
• Governo
• Rappresentanti delle imprese
• Sindacati
– Vantaggi per i gruppi di interesse coinvolti: limitata competizione nell’esercizio della
rappresentanza
– Vantaggio per lo Stato: controllo e contenimento del conflitto sociale
I triangoli di ferro (iron triangles): è una struttura relazionale caratterizzata dalla presenza di
rapporti istituzionalizzati, anche se informali all’interno di uno specifico settore di politica pubblica
e lega gli apparati burocratici, le commissioni parlamentari e i gruppi di interesse più importanti del
settore. Immagine formulata negli Stati Uniti in contrapposizione alle teorie pluraliste del policy
making. Le decisioni sono il frutto delle relazioni tra tre categorie di attori:
• Gruppi di interesse
• Membri delle commissioni parlamentari
• Apparati burocratici
Questi attori hanno tutti interesse che le arene decisionali restino abbastanza isolate dal pubblico
scrutinio e dal controllo dell’autorità centrale (es. il Presidente). Le decisioni avvengono in base a
una serie di scambi tra queste categorie, che restano per lo più poco visibili.
I MODELLI BASATI SULLA RELAZIONE
Il sottosistema di policy: insieme di attori, ai vari livelli, che sono coinvolti in una particolare area
di policy (es. sanità, ambiente ecc.). Ogni policy ha il proprio sottosistema di policy. Le relazioni tra
attori del sottosistema (e non lo stock di risorse che essi possiedono) sono la principale unità di
analisi.
I policy network: reticolo di attori, pubblici e privati, dotati di risorse quantitativamente e
qualitativamente diverse e operanti all’interno di uno spazio definito dal problema di policy. Le
politiche pubbliche sono decise e messe in opera da reti di attori che possono essere:
– Pubblici e privati
– Posti a vari livelli istituzionali (locale, regionale, nazionale, europeo)
– Rappresentanti interessi differenti (delle diverse categorie; diffusi o concentrati; forti o deboli)
Visione configurativa e relazionale del potere: il potere non dipende solo da uno stock di risorse che
si possiede, o dalla posizione formale che si riveste in un’organizzazione, ma dalla posizione che di
volta in volta si ricopre nella rete.
Tipi di policy network
• Issue network: si presenta come l’opposto del triangolo di ferro. E’ caratterizzato da un numero
elevato di attori e dall’improbabilità che una decisione venga presa; gli attori condividono un
problema comune ma hanno difficoltà a stabilire una strategia comune per l’assenza di interessi e
prospettive future. Se non viene trovata una strategia in tempi stretti, l’issue network si dissolve.
– Elemento aggregante: la issue, il problema specifico
– Rete di solito particolarmente affollata, dove il confine tra insiders e ambiente è sfumato; la
partecipazione è alternata e sporadica
– è poco probabile che si istituzionalizzi (risolto il problema, si scioglie la rete)
• Policy community: rappresenta una vera e propria comunità in senso sociologico, composta da un
numero stabile e non elevato di attori. La capacità di sopravvivere nel tempo è elevata poiché ha
grande capacità di adattamento ai cambiamenti ambientali.
– Elemento aggregante: la comunità (di valori, territoriale…)
– Rete meno affollata; il confine tra insiders e ambiente esterno è ben marcato; la partecipazione è
stabile e continua; le relazioni sono consensuali e basate sul riconoscimento reciproco
– Di solito si istituzionalizza e permane nel tempo (costante attenzione al problema)
• Epistemic community/comunità epistemica: si riferisce all’esistenza di reti di attori che
condividono la fiducia nel metodo scientifico per l’indagine di problematiche di rilevanza sociale.
Le comunità epistemiche possono influenzare i processi decisionali dando credito ad alcune ipotesi
di soluzione dei problemi pubblici.
– Elemento aggregante: la comune credenza in teorie causali e ricette di policy (es. austerità; es.
liberalizzazioni ecc.)
Advocacy coalition: si intende il complesso degli attori appartenenti ad una varietà di istituzioni
• pubbliche e private a tutti i livelli di governo che condividono un determinato insieme di credenze
fondamentali e che cercano di manipolare le regole, le risorse finanziarie pubbliche e il personale
delle istituzioni governative al fine di raggiungere i loro obiettivi nel corso del tempo.
DAL GOVERNMENT ALLA GOVERNANCE
L’analisi dei processi decisionali e delle politiche pubbliche è stata sottoposta alla sfida di una vasta
letteratura, che traendo spunto da una certa percezione di crisi dello Stato e della capacità dei
governi, ha enfatizzato come il ruolo dei governi nei processi decisionali sia diventato meno
significativo. Il concetto utilizzato per cogliere questo presunto cambiamento è quello di
governance.
Government:
indica la struttura, le istituzioni che hanno il compito di governare
•
• politiche pubbliche come risultato di decisioni autoritative, di cui la parte pubblica ha la
responsabilità
• Concetti chiave: competenza (istituzionale); gerarchia; autorità
• Logica del comando
Governance:
indica i processi con cui si governa, il governare in concreto
•
• politiche pubbliche come risultato di interazioni tra attori di diverso tipo che si confrontano a pari
livello
• Concetti chiave: relazioni; scambio; responsabilità condivisa
• Logica del «contratto», del patto
Le politiche come cambiamenti: cos’è il polity change e come si studia;
l’importanza degli attori tra interessi e idee
Il POLICY CHANGE è un cambiamento, più o meno rapido, più o meno importante, più o meno
intenzionale, che si verifica nell’ambito di una politica pubblica (ovvero nell’insieme di azioni e
strumenti predisposti per risolvere un problema di rilevanza collettiva). Nell’ottica pluralista e
marxista, i cambiamenti delle politiche sono il prodotto consequenziale delle forze tra i gruppi e le
classi. In una prospettiva culturalista, il cambiamento delle politiche viene determinato dal
modificarsi dei rapporti tra le visioni del mondo dominanti in una società. In un’ottica neo-
istituzionalista, il cambiamento è un prodotto endogeno delle caratteristiche di un determinato
settore di politica pubblica. Le principali teorizzazioni intorno al cambiamento delle politiche
pubbliche si focalizzano o sulla rilevanza di variabili esogene oppure sulla rilevanza di variabili
endogene. Tutti questi approcci tendono a definire il cambiamento delle politiche come il
cambiamento del prodotto decisionale che si verifica in un dato momento, dando un’interpretazione
statica e riduttiva del fenomeno politica pubblica. Un’altra prospettiva di analisi diacronica del
policy change enfatizza l’intrinseca tendenza al cambiamento propria della dinamicità delle
politiche. Se qualsiasi policy è da intendere come un processo, allora “all policy is policy change”
(Hogwood & Peters 1983). Ciò che varia è l’entità del cambiamento e la sua natura.
I quesiti:
• Perché cambiano (o non cambiano) le politiche? Qual è il “motore” del cambiamento (o della
resistenza al cambiamento)? Quali sono i fattori che spiegano perché si cambia (e quanto si
cambia)?
• Come classificare i cambiamenti di policy? Gli ESITI del policy change.
IL PERCHE’ DEL CAMBIAMENTO: Il policy change tra interessi e idee (power vs. puzzlement)
Il dominio degli interessi
– Comportamenti guidati dal self interest, che è la molla principale per l’azione di individui e
organizzazioni.
– Preferenze date, fisse, formatesi al di fuori dei processi decisionali (esogene). I comportamenti
possono cambiare per adattarsi a nuove circostanze (ovvero strumentalmente), ma le preferenze
rimangono stabili.
– Dinamiche decisionali come prodotto dei rapporti di forza esistenti.
– Focus su una concezione di politica centrata sul concetto di “potere” il cambiamento avviene se
c’è un cambiamento degli interessi dominanti
Tuttavia…
• La politica non è solo power ma anche puzzlement collettivo (ovvero ricerca di soluzione a
problemi collettivi)
• Gli interessi, le preferenze, sono davvero “dati” una volta per tutte? O possono mutare nel corso
dei processi decisionali grazie all’interazione con altri attori e con l’ambiente?
• La razionalità strumentale è davvero l’unica che guida i comportamenti? O c’è spazio anche per
altri tipi di razionalità, di natura più riflessiva, affettiva ecc.?
• Le coalizioni di attori a sostegno di alcune soluzioni di policy si formano solo per un comune self-
interest? O contano anche le credenze? (es. epistemic communities)
Il ruolo delle idee
• Cosa si intende per idee
– Idee come sistema di valori (giudizi di valore)
– Idee come repertorio cognitivo (giudizi di fatto)
• 3 livelli di credenza (ovviamente interconnessi)
– Livello macro: ideali; ideologie; sistema di valori dominante; concezioni sul dover essere del
mondo (assimilabile ai giudizi di valore): es. socialismo vs. liberismo (cambiamento solo se
CONVERSIONE)
– Livello meso: credenze sulle teorie causali dietro a un problema di policy, sulle strategie che
occorre adottare, sui rapporti mezzi-fini: es. interventismo statale vs. affidamento