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La dieta DASH

La dieta DASH è un pattern alimentare studiato per controllare la pressione sanguigna, non solo riducendo il consumo di sodio. Si tratta di una dieta ricca in prodotti vegetali che apportano quote rilevanti di potassio. Ha caratteristiche simili alla dieta mediterranea, ma è stata ideata per la popolazione statunitense. Essa prevede le seguenti frequenze di consumo:
  • Cereali (6-8 porzioni al giorno)
  • Ortaggi (4-5 porzioni al giorno)
  • Frutta (4-5 porzioni al giorno)
  • Latticini (2 o 3 porzioni al giorno)
  • Carne magra, pollame o pesce (≤ 6 porzioni a settimana)
  • Noci, semi e legumi (4-5 porzioni a settimana)
  • Grassi da condimento (2-3 porzioni al giorno)
  • Dolci (≤ 5 porzioni alla settimana)

La dieta nordica

Anche in questo caso si tratta di un pattern alimentare suggerito alla popolazione nordica con lo scopo di ridurre l'elevatissimo tasso di incidenza.delle malattie cardiovascolari e in generale di migliorare lo stato di salute della popolazione. Nel nord Europa la mortalità cardiovascolare è sempre stata più elevata che nel sud dell'Europa. In questo ha un ruolo importante l'alimentazione ed in particolare il grande consumo di grassi saturi attraverso burro ed altri grassi solidi. Poiché in questi Paesi non vi è una grande tradizione alimentare i soggetti modificano con più facilità la propria alimentazione secondo le raccomandazioni. Per questo motivo l'educazione alimentare, spesso realizzata in modo capillare e strategico, ha molto successo. Il primo grosso intervento che è stato fatto sulla popolazione è stato la sostituzione dei grassi solidi animali (es. burro, strutto) con margarine vegetali ad alto contenuto di MUFA e PUFA. La sostituzione con oli vegetali non avrebbe avuto seguito perché l'utilizzo non è analogo. Tale intervento

Ebbe moltosuccesso e portò ad una riduzione significativa del rischio cardiovascolare. Successivamente si sonoscoperti gli effetti sulla salute degli acidi grassi trans e la loro formazione durante il processo diidrogenazione impiegato per la realizzazione delle margarine. Da allora è stato modificato il processodi produzione di questi prodotti in modo che fossero pressoché privi di acidi grassi trans. Ciò haportato ad un ulteriore riduzione del rischio. È da notare, però, che le margarine e i grassi idrogenatiutilizzati a livello industriale, ad esempio per la preparazione di prodotti da forno confezionati,presentano ancora una qualità merceologica e nutrizionale piuttosto scadente. La dieta nordica è unsuccessivo intervento per migliorare l’alimentazione delle popolazioni di questi Paesi. È un patternalimentare basato sulla dieta mediterranea, ma che include alimenti locali (frutti rossi, pesci nativi,brassicacee)

perdita di peso significativa nei partecipanti che hanno seguito la dieta nordica ipocalorica. Questo dimostra che l'adozione di una dieta basata su cereali locali può essere efficace nel promuovere la perdita di peso. Inoltre, è importante sottolineare che l'adesione a questa dieta ha anche mostrato benefici per la salute cardio-metabolica. I partecipanti hanno registrato miglioramenti nei fattori di rischio per il diabete e le malattie cardiovascolari. Questi risultati suggeriscono che l'inclusione di frutta, verdura e cereali integrali nella dieta può avere un impatto positivo sulla salute generale. È interessante notare che questi effetti benefici sembrano essere principalmente attribuibili all'aumento del consumo di frutta, verdura e cereali integrali, piuttosto che alla riduzione di altri alimenti come carne, bevande zuccherate e prodotti dolciari. In conclusione, l'adozione di una dieta basata su cereali locali può non solo favorire la perdita di peso, ma anche migliorare la salute cardio-metabolica. Questi risultati sottolineano l'importanza di una dieta equilibrata e sostenibile per il benessere generale.

ridotta incidenza di cancro del colon retto.

ALIMENTAZIONE VEGETARIANA

Il termine alimentazione vegetariana è un termine generico che comprende pattern alimentari anche piuttosto diversi fra cui i più comuni sono:

  • Dieta semi-vegetariana: esclusione della carne rossa o di tutti i tipi di carne, ma consumo di pesce, latte e altri prodotti di origine animale.
  • Dieta latto-ovo-vegetariana: esclusione di tutti i tipi di carne e pesce; consumo di latte, prodotti lattiero-caseari e uova.
  • Dieta latto-vegetariana: esclusione di tutti i tipi di carne e pesce e delle uova; consumo di latte e prodotti lattiero-caseari.
  • Dieta vegana: esclusione di tutti gli alimenti di origine animale; l'alimentazione include ortaggi, oli, cereali, legumi, frutta secca, frutta e semi.
  • Dieta "fruttariana": esclusione di tutti gli alimenti di origine animale, cereali e legumi; l'alimentazione è costituita principalmente da frutta.

Alimentazione e promozione della salute.

Prevalentemente da frutta fresca, frutta secca, miele e olio d'oliva. Gli alimenti sono divisi in sette gruppi: frutti acidi, frutti poco acidi, frutti dolci, frutti oleosi, frutta essiccata, frutta secca, semi. Ogni gruppo può essere assunto con una frequenza e in una quantità specifica e devono trascorrere almeno 90 minuti dall'assunzione di un gruppo ed un altro.

Dieta macrobiotica: dieta per livelli successivi con la progressiva esclusione di tutti i prodotti animali, frutta e ortaggi, fino ad arrivare ad un'alimentazione composta da solidi origine cereali integrali. Questo regime alimentare prevede una restrizione anche delle bevande.

I primi dati scientifici sulle diete vegetariane risalgono agli anni '70. Si trattava soprattutto di studi di coorte su comunità di avventisti del settimo giorno americane. Gli avventisti vivono in comunità isolate e seguono una dieta latto-ovo-vegetariana oltre a non consumare alcol, non far uso

ditabacco e praticare molta attività fisica per via del lavoro manuale e scarsamente meccanizzato.
Poiché costituiscono gruppi isolati e facili seguirli e studiarli nel tempo. Nel 1999 è stata pubblicata sull'American Journal of Clinical Nutrition una revisione di studi di coorte che confrontavano taluni parametri in soggetti vegani, vegetariani, consumatori di pesce (semi-vegetariani) e consumatori di carne (onnivori). I soggetti che seguivano una dieta vegetariana o vegana avevano mediamente livelli di LDL-C e colesterolo totale significativamente più bassi degli altri, mentre i livelli di HDL-C risultavano confrontabili nei diversi gruppi. Le prime evidenze non mostravano alcun effetto delle diete vegetariane e vegane sulle malattie cerebrovascolari e sui tumori, ma un effetto protettivo importante sulle malattie ischemiche, sia negli uomini che nelle donne. In uno studio britannico del 2016 è emerso che non c'è una differenza nella

Mortalità per tutte le cause in soggetti vegetariani e soggetti non-vegetariani. I non-vegetariani erano soggetti che consumavano carne, ma meno di 5 volte alla settimana. In un altro studio britannico del 2014 è stato osservato che il rischio complessivo di sviluppare una qualsiasi neoplasia è inferiore nei consumatori di pesce (semi-vegetariani), nei vegetariani e nei vegani rispetto ai consumatori di carne (onnivori). È stato anche osservato che il BMI medio nei soggetti vegetariani è inferiore ai soggetti non-vegetariani. Una metanalisi del 2015 ha analizzato i dati provenienti da RCT che valutassero l'efficacia in termini di perdita di peso di diete ipocaloriche vegetariane rispetto a diete ipocaloriche onnivore. Complessivamente l'efficacia è risultata maggiore per le diete vegetariane. Questa è una delle ragioni che ha contribuito a rendere popolare le diete vegetariane. Una metanalisi del 2012 su studi di coorte che indagavano

la relazione fra diversi outcome e dietavegetariana ha mostrato che non c'è alcun effetto sulla mortalità per tutte le cause e sull'incidenza di malattie cerebrovascolari, mentre c'è un effetto protettivo significativo delle diete vegetariane nei confronti della mortalità per malattie ischemiche (RR=0,70) e dell'incidenza di tumori (RR=0,82).

In conclusione, l'incidenza di tumore e la mortalità per malattie ischemiche è significativamente più bassa nei vegetariani mentre non c'è un'associazione con tutte le cause di morte e con la mortalità per malattie circolatorie e cerebrovascolari.

Una potenziale debolezza degli studi di coorte è l'accuratezza della valutazione dell'aderenza ad una dieta vegetariana. Le diete vegetariane possono differire in modi diversi dalle diete non vegetariane, come pure differire enormemente fra loro. Il confronto negli studi viene fatto fra

Tutti i tipi di alimentazione vegetariana e tutti i tipi di alimentazione non vegetariana, questo può costituire un bias. Una dieta vegetariana è idealmente ricca di frutta, ortaggi, legumi e cereali, ma potrebbe benissimo non esserlo purché non contenga carne e pesce. Allo stesso modo una dieta non-vegetariana può essere tanto un pattern mediterraneo quanto una western diet. Il fatto che anche confrontando tutte le diete vegetariane e tutte le diete non-vegetariane si abbiano osservato degli effetti è positivo, tuttavia è ora necessario protettivi poiché l'obiettivo finale è fare confrontare quei pattern che si sono mostrati raccomandazioni alla popolazione.

Una metanalisi del 2016 di Sofi et al. ha analizzato i risultati di numerosi studi osservazionali che avevano valutato l'effetto di diete vegetariane e vegane su vari outcome. Questo lavoro ha rilevato un effetto protettivo.

Il consumo di una dieta vegetariana è stato associato a un rischio ridotto di malattie ischemiche cardiache (RR=0,75), ma non ad altri esiti come la mortalità per tutte le cause o l'incidenza di tumori. Le diete vegane, invece, sono state associate a una riduzione del rischio di tumori (RR=0,85).

Un'analisi del 2014 ha esaminato la relazione tra rischio cardiovascolare e dieta vegetariana, distinguendo gli studi condotti su avventisti del settimo giorno da quelli condotti su altri soggetti. Per quanto riguarda la mortalità per tutte le cause e l'incidenza di malattie cerebrovascolari, il RR non è significativo in entrambi i sottogruppi. Tuttavia, per quanto riguarda le malattie ischemiche cardiache e gli eventi cardiaci, il RR nei vegetariani è di 0,6 (0,43-0,83) nel sottogruppo degli avventisti e di 0,84 (0,74-0,96) negli altri soggetti. In entrambi i casi, il RR è inferiore a 1 e significativo.

Poiché l'effetto è più evidente negli avventisti e meno convincente negli altri soggetti, si può concludere che la dieta vegetariana può avere un impatto significativo sulla riduzione del rischio di malattie cardiovascolari.

Può ipotizzare che altre componenti non dietetiche dello stile di vita possano avere un ruolo che si sovrappone a

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A.A. 2021-2022
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SSD Scienze agrarie e veterinarie AGR/18 Nutrizione e alimentazione animale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher GiadaPastorelli di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Alimentazione e promozione della salute e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Porrini Marisa.