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IMMAGGINI DI VETTORI LINEARMENTE INDIPENDENTI
Sia f : V → W un’applicazione lineare tra due k-s.v. V e W . Allora:
1. se f è iniettiva e v1, . . . , vr V sono linearmente indipendenti =⇒ f (v1), . . . , f (vr) sono
∈
linearmente indipendenti.
2. se f (v1), . . . , f (vr) sono linearmenti indipendenti. =⇒ v1, . . . , vr V sono linearmente
∈
indipendenti.
Dimostrazione:
Sia f : V → W un’applicazione lineare tra due k-s.v. V e W e siano dim V = n e dim W = m. Allora:
1. se f è iniettiva n ≤ m
⇒
2. se f è suriettiva n ≥ m
⇒
3. se f è un isomorfismo n = m
⇒
4. se f è un isomorfismo e [v1, . . . , vn] è una base di V [f (v1), . . . , f (vn)] è una base di W
⇒
TEOREMA DELLA DIMENSIONE
Sia f : V → W un’applicazione lineare tra due k-s.v. V e W e sia V finitamente generato. Allora:
dim ker f + dim Im f = dim V.
Dimostrazione:
ASSEGNAZIONE DI UN’APPLICAZIONE LINEARE
Ci sono tre modi tra loro equivalenti per assegnare un’applicazione lineare.
1. PRIMO MODO(Mediante una base del dominio)
Teorema
Siano V, W due k-s.v., A = [v1, . . . , vn] una base di V e w1, . . . ,wn W vettori arbitrari. Allora
∈
esiste un’unica applicazione lineare f : V → W tale che:
f (v1) = w1, f (v2) = w2, . . . , f (vn) = wn.
Esempi:
f: R3 --->R3
f(1,0,0) = (1,0,1)
f(0,1,0) = (2,1,-3)
f(0,0,1) = (0,1,5) f è definita mediante la base canonica di R3
2. SECONDO MODO(Mediante equazioni esplicite)
Siano V, W due k-s.v. e siano A = [v1, . . . , vn] una base di V e B = [w1, . . . ,wm] una base di W .
Ogni vettore v V è determinato dalle sue componenti [v]A = (x1, . . . , xn) e ogni w W da
∈ ∈
[w]B = (y1, . . . , ym). Quindi, un’applicazione lineare f : V → W è assegnata se assegniamo una
legge: f (v) = w f (x1v1 + · · · + xnvn) = y1w1 + · · · + ymwm,
⇐⇒
dove y1, . . . , ym sono espresse mediante polinomi lineari e omogenei nelle xi :
= + ⋯ +
$ $$ $ $( (
= + ⋯ +
% %$ $ %( (
…
= + ⋯ +
* *$ $ *( (
esempi:
f: R2 --->R3
f(x1,x2) = (x1+x2, 3x1-x2, -2x1+4x2)
3. TERZO MODO(Assegnando la matrice associata)
Siano V, W due k-s.v. e siano A = [v1, . . . , vn] una base di V e B = [w1, . . . ,wm] una base di
W . Se f : V → W è un’applicazione lineare, chiamiamo matrice associata a f rispetto alle basi A
e B la matrice MA,B(f ) che ha per colonne [f (v1)]B, [f (v2)]B, . . . , [f (vn)]B, cioè:
…
$$ $% $(
…
ℬ *,(
%$ %% %(
= ∈
… … ⋱ …
…
*$ *% *(
dove:
f (v1) = a11w1 + a21w2 + · · · + am1wm
f (v2) = a12w1 + a22w2 + · · · + am2wm . . .
f (vn) = a1nw1 + a2nw2 + · · · + amnwm.
STUDIO DELLA DIMENSIONE DI Imf e kerf
Se f:V->V è un applicazione lineare tra due k-s.v. V e W, e se
, … , è ,
A=
$ ( , … , )
Allora V=(
$ ( m,l
1. Imf=L(f(v1j,…,f(vn)-> dim Imf=p( m,l
2. Per il teorema della dimensione dimkerf=dimV-dimImf=dimV-p
MATRICI DEL CAMBIAMENTO DI BASE
Siano V un k-s.v. A = [u1, . . . , un] e B = [v1, . . . , vn] basi di V. Siano:
ui = a1iv1 + a2iv2 + · · · + anivn = 1, . . . , n
∀i
vi = b1iu1 + b2iu2 + · · · + bniun = 1, . . . , n.
∀i
Le matrici
Ha per colonne le componenti di A rispetto a B
…
$$ $% $(
…
,ℬ %$ %% %(
= … … … …
…
($ (% ((
ℎ
…
$$ $% $(
…
,ℬ, %$ %% %(
= … … … …
…
($ (% ((
sono dette matrici del cambiamento di base o di passaggio, la prima da
ℬ, ℬ
MATRICI SIMILI
Due matrici A, B k n,n sono simili se esiste una matrice invertibile P k n,n tale che
∈ ∈
]$
=
Teorema
Due matrici A, B k n,n sono simili sono associate allo stesso endomorfismo rispetto a basi
∈ ⇔
diverse
OPERAZIONI TRA APPLICAZIONI LINEARI E BASI ASSEGNATE
Siano V, W due k-s.v. e siano f : V → W e g : V → W due applicazioni lineari. La somma di f e g è
l’applicazione lineare f + g : V → W definita da (f + g)(v) = f (v) + g(v) V.
∀v ∈
Siano V, W due k-s.v., f : V → W un’applicazione lineare e a k. Il prodotto di af è l’applicazione
∈
lineare af : V → W definita da
(af )(v) = af (v) V.
∀v ∈
Siano V, W due k-s.v., A una base di V, B una base di W , f : V → W e g : V → W due
applicazioni lineari e a, b k. Allora:
∈
ℬ ℬ ℬ ℬ ℬ
+ = + = ()
Siano V, W ,U k-s.v. e f : V → W e g : W → U applicazioni lineari. Siano A una base di V , B una
base di W e C una base di U. Allora:
ℬ ℬ
∘ = () ⋅ ()
Siano V, W due k-s.v. e f : V → W un isomorfismo. Siano A e B due basi di v e W ,
rispettivamente. Allora: ℬ ]$ ℬ ]$
= ( ())
AUTOVALORI E AUTOVETTORI ∈ ∈
Sia f: V-> V un endomorfismo di k-s.v. V. un elemento si dice autovalore per f se esiste
, ≠ 0 = . ∈ , ≠ 0 ∈
, tale che Un vettore , si dice autovettore per f se esite
‰ ‰
ℎ = . .
In tal caso, v è detto autovettore associato all’autovalore di
≠ 0 =
Nella definizione di autovalore e di autovettore si chiede che .. Infatti l’uguaglianza
‰
= 0
per diventa:
‰ 0 = 0 = 0
‰ ‰ ‰ , ≠ 0
ma questa è una condizione sempre verificata ed indipendente da cioè se non dicessimo ,
‰
tutti gli elementi di k sarebbero autovalori.
Sia f: V-> V un endomorfismo di k-s.v. V. Allora:
⇔ ≠ 0 ⇔
0 è autovalore per non è un isomorfismo.
‰
Dim.
RICERCA DEGLI AUTOVALORI E POLINOMIO CARATTERISTICO
Sia f : V → V un endomorfismo di un k -s.v. V e sia λ k . L’applicazione f : V → V definita da:
∈
fλ(v) = f (v) − λv, V è un endomorfismo di V. Notiamo che fλ = f − λiV . Quindi, se A è una
∀v ∈
base di V, si ha:
( ) = − = − = −
¨
Teorema ∈
Sia f: V-> V un endomorfismo di k-s.v. V di dimensione n e sia una base di V. Allora è un
⇔ − = 0
autovalore per
POLINOMIO CARATTERISTICO
(,(
∈ e sia T un’ indeterminata. Si chiama polinomio caratteristico il determinante:
= | − | ∈ []
m
Se A è la matrice associata a f rispetto a una base di V, allora è anche detto polinomio
m
caratteristico di f e si indica con :
= −
Allora il precedente teorema fornisce un metodo di calcolo degli autovalori di un endomorfismo f.
Infatti, determinato il polinomio caratteristico P(T), le soluzioni dell’equazione P(T)=0 appartenenti
al campo k, sono gli autovalori d f.
INVARIANZA DEL POLINOMIO CARATTERISTICO ℬ
, ℬ − | = −
Sia f:V->V un endomorfismo e siano due basi di V. allora
Dimostrazione:
sia A e B due basi dello stesso spazio vettoriale V, P sia la matrice di passaggio da A a B (matrice
avente per colonne le componenti dei vettori di A rispetto alla base B). Le due matrici
ℬ
() sono simili poiché associate allo stesso endomorfismo rispetto a basi distinte
allora si ha l ]$ m
=
l S
= − = | − |
adesso proviamo che l m
l ]$ m ]$ m ]$ ]$ m
| − = − = | − = − =
si ha: ]$ m ]$ m ]$
∙ − ∙ = | ∙ ∙ − = | ∙
m m m
| ∙ − = ∙ = |
AUTOSPAZI ∈
Sia f: V-> V un endomorfismo e sia un autovalore. Chiamiamo autospazio associato a
questo sottospazio di v
Vλ = {v V | f (v) = λv}. Dunque, Vλ = {autovettori associati a λ} {0V }.
∈ ∪
Determinazione degli autospazi
Si ha:
Vλ = ker fλ, dove fλ = f − λiV . Infatti:
v Vλ f (v) = λv f (v)−λv = 0V fλ(v) = 0V v ker fλ.
∈ ⇐⇒ ⇐⇒ ⇐⇒ ⇐⇒ ∈
Per il teorema della dimensione, dim Vλ = n − ρ(MA(fλ)) = n − ρ(MA(f ) − λI). Inoltre, se 0 è
autovalore, allora V0 = ker f .
TEOREMA INDIPENDENZA DEGLI AUTOVETTORI
Sia f : V → V un endomorfismo e siano λ1, . . . , λr autovalori distinti. Siano v1 Vλ1 ,. . . ,vr
∈ ∈
Vλr autovettori. Allora:
v1, . . . , vr sono linearmente indipendenti
Dimostrazione
Corollario
Se V è uno spazio di dimensione n, allora ogni endomorfismo di V ammette al più n autovalori.
DIMOSTRAZIONE
Se per assurdo ci fosse un endomorfismo f con m autovalori e con m>n, allora per il precedente
teorema si avrebbero in V m vettori linearmente indipendenti. Ma questo è assurdo in quanto il
numero di vettori linearmente indipendent