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(, , ) = (2x, + , )
Es.
{(1,1,0),(0,1,0),(0,0,1)}. Provare che gli elementi di B sono autovettori per f e che formano
una base
f(1,1,0) = (2,2,0) = 2 * (1,1,0)
f(0,1,0)= (0,1,0)
f(0,0,1) = (0,0,1)
1 1 0 3
ℝ
0 1 0 = 1 != 0 => B è una base di
0 0 1
Scriviamo la matrice associata ad f nella base B
f(1,1,0) = (2,2,0) = 2 * (1,1,0) + 0 (0,1,0) + 0 (0,0,1)
f(0,1,0)= (0,1,0) = 0 * (1,1,0) + 1 (0,1,0) + 0 (0,0,1)
f(0,0,1) = (0,0,1) = 0 * (1,1,0) + 0 (0,1,0) + 1 (0,0,1)
Scriviamo la matrice associata ad f nella base B
2 0 0 Matrice diagonale
0 1 0
0 0 1
Teorema
Se esiste una base di autovettori di una funzione , allora rispetto a questa base f si rappresenta con
una matrice diagonale, in cui gli elementi sulla diagonale sono gli autovalori.
Proposizione
Se f ha n autovalori distinti, allora esiste una base di autovettori.
Def. dim Vλ si chiama MOLTEPLICITÀ GEOMETRICA di λ
MOLTEPLICITÀ ALGEBRICA di λ è il massimo numero n tale che
(λ – λ1)^n divide il polinomio caratteristico det(A-λI)
= (1-λ)(λ-2)^2
Es. Se det(A-λI) allora 1 ha molt. 1
2 ha molt. 2
= (λ-1)^3 (λ-4)
Se det(A-λI) allora 1 ha molt. 3
4 ha molt. 1