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VITTORIO ALFIERI
Alfieri è un grande autore di tragedie, grande drammaturgo, scrittore, poeta e autore teatrale del nostro Settecento italiano.
Asti 1749
Nacque ad nel in Piemonte che allora apparteneva allo Stato Sabaudo, al Regno di Sardegna da una famiglia di ricca nobiltà terriera. L'anziano padre morì nel primo anno di vita di Vittorio e la mamma sposò successivamente il conte Giacinto Alfieri di Magliano cioè della stessa famiglia ma di un ramo cadetto.
reale Accademia di Torino
A 9 anni, nel 1758, entrò nella per volontà dello zio, suo tutore e personaggio di rilievo nell'amministrazione del Regno di Sardegna. La reale accademia di Torino era un'accademia militare e dall'accademia Vittorio Alfieri uscì nel 1766 in una condizione di militare. Da questa esperienza sviluppò il suo carattere, soprattutto verso le costrizioni sociali, le gerarchie militari e l'assolutismo monarchico. Il Re di Sardegna, che
Allora era Carlo Emanuele III, manteneva infatti un controllo molto stretto sulla vita e sull'educazione dei giovani. Gli insegnamenti che Alfieri ricevette furono tutti esteriori, tutti legati ad una cultura formalistica e sono gli anni quelli dell'Accademia che egli chiamerà di educazione, cioè non educazione, di non studi, dove le sue letture furono assai scarse e marginali. Appena uscito dall'accademia, approfittando degli scarsi obblighi imposti dal suo titolo militare e approfittando soprattutto dei suoi ricchi mezzi finanziari, iniziò una lunga serie di viaggi attraversando Italia, Europa e l'. Due sono i grandi viaggi che compie negli anni di formazione: quello prevalentemente italiano ha un andamento nord-ovest, sud-est indipendentemente da quella che è la partenza e da quello che è l'arrivo perché ovviamente partiva da Asti; il secondo viaggio, un vero e proprio gran tour, è quello del nord-est, sud-ovest.
famosi letterati dell'epoca). Durante il suo soggiorno a Pietroburgo, Alfieri entra in contatto con la corte russa e stringe amicizia con la granduchessa Caterina, futura imperatrice di Russia. A Lisbona, invece, conosce il marchese di Pombal, figura di spicco della politica portoghese. Durante i suoi viaggi, Alfieri si dedica anche alla lettura e allo studio, approfondendo la sua conoscenza della letteratura e della filosofia. In particolare, si appassiona alle opere di Rousseau e di Voltaire, che influenzeranno notevolmente il suo pensiero e la sua produzione letteraria. Tornato in Italia, Alfieri si stabilisce a Firenze, dove entra a far parte degli ambienti culturali e letterari dell'epoca. Qui stringe amicizia con importanti personaggi, come il conte di Cavour e il poeta Vittorio Alfieri. A Firenze, Alfieri inizia a dedicarsi alla scrittura delle sue prime opere teatrali, che gli garantiranno grande successo e fama. La sua produzione letteraria si caratterizza per uno stile drammatico e passionale, in cui emergono temi come la libertà, l'individuo e la lotta contro l'oppressione. Le sue opere teatrali, tra cui "La congiura dei Pazzi" e "Mirra", sono considerate dei capolavori del teatro italiano. Alfieri muore a Firenze nel 1803, lasciando dietro di sé un'eredità letteraria di grande importanza. La sua figura di intellettuale e scrittore riveste un ruolo fondamentale nella storia della letteratura italiana, contribuendo alla nascita e allo sviluppo del teatro neoclassico.lucidi intellettuali piemontesi del Settecento e che costituisce per Alfieri un costante punto di riferimento per tutta la sua vita). Alfieri, viaggiando per le corti europee, considera con differenza e ostilità le grandi corti d'Europa, come quasi uno spettatore infastidito dalle ostentazioni del potere. E come altri nobili, altri coetanei entra in contatto con la cultura illuministica, legge Montesquieu, Voltaire, Helvetius, Rousseau. Nel 1775, l'anno della svolta letteraria in cui capisce che il suo destino è la letteratura, compone la sua prima tragedia intitolata "Antonio e Cleopatra" che Alfieri nella "Vita", anche in tono ironico e scherzoso definirà "la sua cleopatraccia". Il successo mondano che toccò a quella tragedia, gli fece capire che quella era la sua strada. A questo punto compie un deciso rifiuto di quella vita vana e oziosa precedentemente vissuta per impadronirsi di un linguaggio letterario.di spiemontizzarsi, di liberarsi da quello che era il mondo troppo periferico del Regno di Sardegna e di liberarsi della lingua francese nella quale fino ad allora era abituato a scrivere e a parlare perché Alfieri nato ad Asti, cresciuto a Torino, è abituato a parlare il francese nelle occasioni ufficiali ed era abituato invece a parlare quello che era il dialetto piemontese nelle occasioni più quotidiane.
1776 Toscana Nel compie il primo viaggio letterario in e soggiorna soprattutto a Pisa, poi fu a Siena e poi Luisa Stolberg a Firenze dove si lega sentimentalmente con colei che sarà la donna della sua vita, , contessa d'Albany che era già moglie del vecchio Carlo Edoardo Stuart, pretendente di parte Cattolica al trono d'Inghilterra. A un certo punto dopo essere stato a Roma con la Stolberg e in Alsazia, si trasferisce con la sua donna a Parigi dove si trovò spettatore delle prime fasi della Rivoluzione francese. Se in un primo tempo
Aveva sposato le idee della rivoluzione della fraternità, dell'uguaglianza, a un certo punto quando vede gli anni del terrore Alfieri diventa sempre più critico nei confronti di quanto avviene in Francia, anzi inizia a concepire un odio profondo verso la Francia.
Dopo l'assalto alle Tuileries del 1792, Alfieri e la sua donna fuggono definitivamente da Parigi e si stabiliscono a Firenze dove resta fino alla morte, nel 1803.
LA VITA
Vita di Vittorio Alfieri da Asti scritta da esso
Alfieri scrive la propria vita e la intitola "Vita". L'opera si sviluppa attraverso un lungo lavoro di redazione, di scrittura che impegna Alfieri dal 1790 fino agli ultimi anni e viene pubblicata a postuma nel 1806. Appare oggi come il testo più moderno e più affascinante dell'autore ed è suddivisa in quattro epoche:
1. La prima è quella della puerizia che Alfieri sottotitola come "9 anni di vegetazione"
2. La seconda è quella della ineducazione che Alfieri sottotitola come "8 anni di ineducazione"
è l'epoca della adolescenza concepiti come “ ” che sono gli otto anni che Alfieri trascorre presso l'Accademia militare di Torino. 10 anni di viaggi caratterizzati da dissolutezza e irrequietezza. La terza è la giovinezza “i ”. La quarta è quella della virilità che abbraccia 30 anni e più di composizioni: scritture, tragedie, rime. Tutta la narrazione è orientata verso un punto centrale che si colloca nel passaggio tra la terza e la quarta: 1775, che è l'anno cruciale in cui si svolge la conversione umana e soprattutto la conversione letteraria di Vittorio Alfieri. È tutta proiettata a definire la missione dello scrittore: cercare quelli che erano gli annunci ancora poco chiari, ancora indeterminati di quell'energia interiore, che poi porta Alfieri alla letteratura. Per quanto riguarda le prime due epoche, le racconta senza rimpianti: non ci sono rimpianti per la perduta giovinezza, ma.c'è solo la rievocazione puntigliosa di una vita in cui Alfieri è ancora incapace disvelare a sé stesso il proprio senso. Dalla narrazione delle due epoche si ricava che gli uomini, dice Alfieri, sostanzialmente sono bambini perpetui e che è comune la radice tra quelli che sono i capricci dei bambini con la radice di quelli che sono invece i grandi sentimenti poi degli adulti. In queste due prime epoche ci adolescenza mostra con consapevolezza quale sia il peso che nella formazione dell'uomo ha l' , un'età funesta proprio per la profondità delle impressioni che si ricevono e che caratterizzeranno la vita futura.
L'epoca terza è suddivisa in: i primi 7 sono quelli che concernono il primo viaggio in Italia, in Francia, in Inghilterra, in Olanda. Alfieri parte da Torino nell'ottobre del 1766 e ritorna a Torino nel novembre del 1768; il secondo viaggio è il vero e proprio Grand Tour, va in Austria,
In Germania, in Danimarca, nei paesi del nord: Svezia, Finlandia e Russia per poi tornare attraverso l'Olanda quindi di nuovo l'Inghilterra, a Francia e poi Spagna e Portogallo. Per questo secondo viaggio Alfieri parte da Torino nel 1769 e ritorna a Torino nel 1772.
Questa narrazione dei viaggi da parte di Alfieri permette di tracciare un'immagine della società europea del tardo 700 e ne viene fuori un quadro in cui spiccano dei quadri indimenticabili attraverso ad esempio definizioni di celebri personaggi: Alfieri a un certo punto ci parla di Metastasio e lo definisce "una musa appigionata", "una musa venduta al potere" e lo descrive mentre fa la genuflessione di uso, cioè mentre si inchina al potere, a Maria Teresa; oppure scriverà anche la Russia di Caterina II che la definirà "Clitennestra filosofessa", cioè le dà praticamente dell'assassina e della sovrana illuminata interessata di filosofia.
volte esagerando, a volte esaltando, a volte ironizzando, a volte addirittura ridicolizzando, ma sempre con l'intento di coinvolgere e intrattenere il lettore. La quarta epoca è invece più monotona perché più lineare, dedicata al lavoro paziente dello scrittore, aldegno amore per la donna della sua vita e dedicata anche alle minacce che arrivano ad Alfieri controquesta suprema affermazione di sé, minacce che sorgono dagli eventi esterni (Rivoluzione Francese, la suairrequietezza del suo animo). Il significato della Vita non si risolve tutto nella tensione tragica, anzi nonostante Alfieri sia un celebretragediografo, in molti episodi che narra della sua infanzia e della sua adolescenz, nelle avventure diviaggio della giovinezza e nelle stesse vicende che accompagnano la sua conversione letteraria, affioracomico trama ironicaaddirittura il , una spesso è esplicita e spesso altre volte invece più sottilmentenascosta. Si vede proprio Alfieri che si rivolge al lettore, a volte minimizzando, a volte attenuando, a volte esagerando, a volte esaltando, a volte ironizzando, a volte addirittura ridicolizzando, ma sempre con l'intento di coinvolgere e intrattenere il lettore.Volte sottoponendo al dubbio la propria stessa immagine fino a confrontare la propria immagine con il ridicolo: sembra quasi che tema che qualcuno possa ridere delle sue cose accigliate e quindi anticipa il lettore rendendo esplicite le combinazioni ridicole della propria esistenza. E il fascino della vita sta proprio nei modi in cui Alfieri espone il suo personaggio al pericolo del comico.
ALFIERI VS GOLDONI
Per Alfieri, come per Goldoni, disponiamo di un testo autobiografico; per Alfieri in particolare disponiamo della Vita scritta da esso che, obbedendo ad un bisogno culturale che era diventato anche una moda culturale, cominciò a scrivere nel 1790 all'età di 41 anni quindi in epoca di maturità intellettuale-culturale.
I Mémoires di Goldoni avevano un tema che unificava tutte le vicende (=la realizzazione della riforma teatrale); anche la Vita mira a descrivere e a documentare la progressiva e faticosa conquista della propria identità di poeta tragico.
romanzo di formazione. Da questo punto di vista la Vita si potrebbe anche definire una sorta di romanzo di formazione.