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I CREPUSCOLARI
In Italia si sviluppa un solo movimento di avanguardia: il Futurismo. Tuttavia, questa tendenza è presente anche nei
crepuscolari e nei vociani.
All’apparenza i crepuscolari possono sembrare lontani dalle tensioni e dagli eccessi delle avanguardie, ma in alcuni
autori questi movimenti sono evidenti tratti di tipo espressionistico.
Caratteristiche:
• Il rifiuto del Sublime e qualsiasi concezione estetizzante dell’arte.
• La critica alla figura del poeta con la conseguente vergogna della poesia.
• Il ripudio ironico della tradizionale immagine del poeta come genio e protagonista, come vate o sacerdote.
• L’accettazione dello squallore piccolo borghese e di una condizione massificata che accomuna il poeta agli altri
uomini.
• La negazione della tradizione e in particolare di quella prossima rappresentata da Carducci, Pascoli e
d’Annunzio.
• Il ripudio del phatos lirico e l’uso dell’ironia in poesia.
• L’impiego del “verso libero”.
I crepuscolari non esprimono il “crepuscolo” dell’Ottocento, ma l’alba del Novecento. Il termine viene coniato da
Bergese nel 1910. Non fa riferimento a un movimento organizzato, ma a un medesimo gusto malinconico. Attivi in
Piemonte (Torino) a Roma e in Romagna, i crepuscolari rappresentano una tendenza durata pochi anni (1903-1911).
I crepuscolari introducono:
• Nuove forme
• Nuovi registri espressivi
• Nuovi temi
• Nuovi personaggi 17
• Nuovi oggetti
Storie private di emarginazione dalla vita e vicende intime di un’esistenza umiliata, raccolta e reclinata su se stessa. I
brandelli di vita e gli oggetti sono colti nella loro frantumazione, talora con distacco ironico. I punti di riferimento non
mancano, ma sono di scarsa importanza: d’Annunzio del Poema paradisiaco, con i temi intimi e colloquiali; Pascoli della
poetica del fanciullino. Ma mancano poi nei crepuscolari il compiacimento estetico dannunziano e la valorizzazione di
Pascoli delle piccole cose. I VOCIANI
La tendenza espressionistica è molto presente nella Voce di Prezzolini (1908-1914). Gli scrittori vociani mettono in
discussione l’unificazione di verità e di bellezza compiuta dalle poetiche decadenti.
Rifiuto di:
• L’estetismo: perché oscura il momento etico.
• Rifiuto dei generi letterari (romanzo, novella, talora della poesia): nasce dal bisogno di immediatezza
nell’espressione della soggettività, non ridotta a sentimento lirico, ma colta nelle sue manifestazioni, anche
morali e pratiche. A tali generi si contrappongono il frammento, in cui poesia e prosa si fondono. I confini fra
generi vengono aboliti.
L’importanza del frammentismo è duplice:
• Riconosce e accelera la crisi dell’io come capacità unitaria e sintetica.
• Riconosce il carattere frantumato della realtà.
A una realtà disgregata corrisponde un io non meno disgregato, in cui la coscienza non è più unità di misura del reale,
né luogo di integrità e valore.
La forma del frammento si presta a tipi di scrittura diversi. Il lessico, lo stile, la struttura del frammento sono sottoposti a
un massimo di torsione e tensione, che forza le parole fino a deformarle, mira alla densità e alla forza sintetica.
Il frammentismo non è solo di tipo espressionista. Sono possibili infatti anche altri tipi di frammento: impressionista, al
bozzetto, all’annotazione artistica. Altra tipologia è quella del frammento poetico, teorizzato dalla Voce “bianca” di
Giuseppe De Robertis. La poesia si dà sempre solo per frammenti di massima intensità lirica. Ogni poesia deve essere
“estasi verbale e musicale”. L’AVANGUARDIA FUTURISTA
La tendenza all’avanguardia dei movimenti primonovecenteschi e il sovversivismo piccolo-borghese degli intellettuali
italiani si realizzano pienamente nel Futurismo, che è insomma un’avanguardia complessiva.
Il Futurismo italiano esalta: Perché interpreta la tendenza al nuovo, al progresso
meccanico, alla modernità della civiltà industriale. È una
• rivolta che in realtà accetta e celebra il capitalismo
La macchina imperialistico. Da questo punto di vista si può parlare di
un’avanguardia borghese.
• La tecnica
• La grande industria
• La velocità
• L’aggressività
Il movimento venne fondato da Filippo Tommaso Marinetti, formatosi su autori naturalisti (Zola) e simbolisti e su
pensatori come Nietzsche e Bergson.
Il manifesto del Futurismo, pubblicato sul Figaro francese affermava:
• L’abolizione dei musei, delle accademie, delle biblioteche in quanto istituzioni che tendono a salvaguardare i
valori della tradizione e del passato. 18
• La nuova arte deve partire dal presente, dalla realtà industriale, dalla vita della grande città moderna. Deve
esaltare la bellezza della velocità e della macchina.
• La celebrazione del movimento, dell’azione, del gesto violento per “glorificare” il militarismo, la guerra, la
virilità.
• Il disprezzo della donna e del femminismo.
Nella prima fase del Futurismo (1909-1912) è ancora molto forte l’influenza del Simbolismo. La parola d’ordine è quella
del verso libero. In questo periodo aderiscono al movimento Govoni, Palazzeschi, Corradini, Buzzi, Cavacchioli,
Folgore. Il movimento si allarga a tutte le arti, grazie alla forte propaganda nelle serate futuriste. Fra i pittori aderisce
Boccioni.
La seconda fase (1912-1915) è segnata da una serie di manifesti che sottolineano il rivoluzionamento delle tecniche
espressive e sulla proposta di un nuovo tipo di uomo, completamente meccanizzato.
I manifesti sono: Manifesto tecnico, Distruzione della sintassi, Immaginazione senza fili, Parole in libertà, Lo splendore
geometrico e meccanico e la sensibilità numerica.
Le caratteristiche:
• Dal verso libero a “parole in libertà”
• Distruzione della sintassi
• Abolizione della punteggiatura e dell’aggettivo qualificativo
• Verbi all’infinito
• Onomatopea e ortografia della tipografia libera.
Attraverso una “catena di analogie” sarebbe possibile conseguire un “lirismo multilineare” capace di penetrare nel
“mistero” delle “forze cosmiche” e nell’”essenza della materia”.
La macchina è un modo per far vivere la natura. L’elettricità e la chimica sono risorse naturali. Il corpo stesso, in quanto
energia, è una macchina naturale. Mondo industriale e mondo naturale non vengono più contrapposti, ma sono concepiti
come espressioni della stessa energia originaria.
La terza fase va dal 1915 al 1920. I futuristi sono interventisti (già lo erano con la guerra di Libia) e vedono nella
guerra un modo positivo per scatenare le energie primordiali, promuovere l’invenzione di nuove armi, selezionare i
popoli e le nazioni più forti. Subito dopo la guerra i futuristi si organizzano in un partito politico, oscillando fra posizioni
anarchiche, democratiche, antimonarchiche e anticlericali e sovversivismo di destra, volto a esaltare la guerra,
l’espansione imperialistica, l’azione violenta di gruppi e di squadre organizzate.
All’inizio prevalse la prima posizione, con la conseguente rottura di Marinetti con Mussolini. In seguito prese il
sopravvento la seconda che aderì al fascismo, sostenendo le tendenze squadristiche violente. Nel 1920 si chiude la
cosiddetta “fase eroica” del Futurismo.
La critica all’arte: Marinetti rifiuta l’arte, la sua autonomia e separatezza. Il suo atteggiamento deriva dall’intento di
creare un’arte omologa alla società industriale più avanzata, al mondo della tecnica e della macchina. Di qui la polemica
contro ogni concezione umanistica dell’arte e la proposta di abolire gli insegnamenti classici nelle scuole. La proposta è
di eliminarne il valore estetico per sostituirlo con il valore commerciale. Per i futuristi conta solo il valore economico e la
mercificazione non solo è accettata, ma anche esaltata.
In questo atteggiamento vi sono però aspetti nuovi e interessanti. I futuristi colgono l’importanza delle comunicazioni di
massa e se ne servono per farsi propaganda attraverso la tecnica dello scandalo e dello shock. Propongono un’arte
democratica per tutti, con teatro e cinema gratuito, orchestre in ogni piazza, mostre e pitture nelle strade. Reclamano
ancora un posto di privilegio per gli artisti. GUIDO GOZZANO
I colloqui
La raccolta ripercorre poeticamente l’itinerario intellettuale ed esistenziale dell’autore, presentando una struttura
omogenea e compatta. Il titolo è lo stesso dei componimenti con cui si apre e si chiude l’opera. Quello iniziale racconta
l’aridità interiore del poeta, su una giovinezza che è già vecchiaia, sul motivo del rimpianto, sullo sdoppiamento che
sostituisce le ragioni dell’arte a quelle della vita.
Questa condizione interna è descritta in tre parti: 19
• Il giovenile errore: richiama a Rime di Petrarca. Parla di episodi di vagabondaggio sentimentale, le cui
esperienze sono filtrate da un’amara ironia. Gozzano tratta anche lo scorrere del tempo e il contrasto tra
giovinezza e maturità, tra il sorgere e lo sfiorire delle illusioni. In altri poemi è presente la figura della “donna
fatale”; in altri vi è una polemica a D’Annunzio; in altri ancora vengono trattati la nostalgia e il distacco dalla
madre.
• Alle soglie: la poesia è un colloquio in cui si affronta con impietosa ironia il tema della malattia.
• Il reduce: riflette “l’animo di chi, superato ogni guaio fisico e morale, si rassegna alla vita sorridendo”. Il senso
di estraneità appare irrigidito e fissato in una situazione atemporale.
La signorina Felicita
L’andamento è narrativo, il narratore è omodiegetico. Sono presenti molteplici piani strutturali: l’esile trama dei fatti e il
loro resoconto, gli ambienti, la reazione sentimentale, l’atteggiamento riflessivo.
La cadenza è prosastica sino all’inserimento del discorso diretto, con il parlato e il dialogato. Il lessico è in concomitanza
con la cadenza prosastica.
Strofe I, II, III: la prima strofa, in cui il poeta si rivolge direttamente alla donna, introduce il tema della memoria,
attraverso un’analogia tra la sera che scende nel giardino antico e il ricordo che cala nel cuore del poeta. La
presentazione dei due personaggi assume un carattere tipicamente borghese, che si restringe all’atmosfera di un
ambiente domestico, fatto di occupazioni e impressioni comuni.
Nelle strofe successive vengono ricreate le