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SUI CARATTERI DELL'AZIONE TRAGICA
Il significato del termine tragedia è di qualcosa di nefasto che necessariamente produce esiti devastanti.
Aristotele nella sua poetica dedica molte parole all'azione tragica.
Le caratteristiche:
- Non è imitazione di uomini bensì di azione e di vita -> imita le azioni umane. Porta allo scoperto i caratteri strumentali dell'agire umano. Ci mostra i caratteri essenziali di come li percepiva Aristotele. L'agire non è un movimento, ma è qualcosa di più specifico e perciò viene rappresentato e posto davanti allo spettatore.
- L'azione comporta il passare della felicità alla infelicità o da questa a quella -> indica un passaggio. Vi sono delle azioni le quali si caratterizzano per essere punti di passaggio di felicità/infelicità. Passaggio tra due alternative che non sono in sé né completamente giuste, né completamente sbagliate, ciascuna
hale proprie ragioni. Nessuna di esse può essere a priori scelta sulla base di schemi predeterminati (chi è chiamato a scegliere non può appellarsi a nessuna regola che sia scontata) -> si ha azione quando bisogna scegliere tra due alternative radicali e quando non vi è nessun criterio di preferibilità e questa scelta produce un passaggio.
La vicenda deve essere imitazione di un'azione che sia unica e cioè tale da costruire un tutto compiuto -> l'azione è una e intera perché si prende il punto di origine degli opposti e proprio per questo si prende il tutto.
Il buon personaggio tragico è quello in cui ci si può facilmente riconoscere, cioè la via di mezzo tra l'ottimo tra gli uomini e il totalmente malvagio -> l'uomo non può vedere le conseguenze, è privo di punti di riferimento statici, è spossessato dalla paternità di poter controllare il futuro.
L'uomo si trova davanti ad una scelta che non può essere posta ad altri, si deve buttare a causa della sua finitezza, è rimesso interamente a sé stesso e non può sottrarsi (l'agire propriamente detto). C'è l'uomo come responsabilità del suo agente.
Chi sono questi uomini? Una via di mezzo tra l'ottimo e il malvagio. Chiunque può trovarsi in una situazione dove non ha risposte ed è in quel momento che l'uomo si riguadagna come agente al quale è rimesso totalmente il suo agire.
Le tragedie migliori sono:
- quelle che prevedono che l'azione si compia senza che chi le compie sia consapevole della speciale terribilità sua per scoprirlo solo dopo = (metafora di Edipo che uccide il padre senza saperlo)
- quelle in cui chi, per la sua ignoranza, sta per fare qualcosa di irreparabile, ma prima di fare, viene a conoscere in tempo e si arresta. = si scoglie in maniera diversa la
La vicenda. Qual è l'esito della tragedia? Essa comporta che l'azione sia colta come una unità e totalità scelta. In quell'atto di scelta non deve essere aggiunto nulla e non deve seguire nulla: l'azione è già intera. Implica una trasformazione radicale che si dà perché non ci sono garanzie, perché l'agente si fa principio del suo agire e di tutto ciò che comporta. Pone l'uomo davanti all'abisso della sua ignoranza e davanti a ciò si mostra uomo.
Gli esiti sono:
- Riconoscere la sua ignoranza, non possiede una verità assoluta e quindi si apre all'incontro con l'altro. Si rende conto della sua non unicità e della compresenza di possibilità diverse che non può restringere a priori e con le quali si confronta.
- Riorganizza le relazioni e rifiuta di prendere atto della sua parzialità.
- Dissoluzione di ogni possibile relazione e c'è un...
dilagare dell'indifferenziato, dove tutte le forme cessano di esistere. L'uomo si fa padre delle azioni quando è chiamato a dare delle risposte laddove non esiste uno schema generale.
EUMENIDI
Autore-> Eschilo (525-456)
La tragedia è una rappresentazione teatrale che nasce in Grecia con il culto del Dio Dioniso, in relazione alle festività in onore del dio Dioniso (tenute alla fine di marzo). Il culto di Dioniso è uno dei più antichi, c'erano processioni guidate da donne che obbedivano all'corifeo e che si lasciavano andare a comportamenti che non erano quelli più adeguati.
Da queste processioni progressivamente nascono forme di rappresentazione più complesse che prevede una stabilizzazione della ritualità. Si svolge in un luogo ben preciso: nel teatro dove si trova anche un altare dedicato al Dio. La forma diventa una sorta di dialogo, il testo diventa scritto finché si arriva alla prima propria rappresentazione.
teatrale che si colloca sul finire del sesto secolo.Viene istituita una commissione che prende ad esame le diverse tragedie perdecidere quale tragediografo avrà l'onore di vedere rappresentata la propria opera(a spese della società). La rappresentazione durava più giorni, perché si scrivevano 3 tragedie che sviluppava un tema; a questa trilogia era accompagnata anche un dramma satiresco e ironico. L'intera città si mobilitava per finanziare la messa in scena dello spettacolo e il voto era popolare per la scelta del vincitore. Dioniso è un Dio ma non risiede nell'olimpo, non ha patria. La sua storia spiega perché: Nacque da Zeus e da Semele, figlia di Cadmo. Si narrava che questa, per volontà sua o per fraudolento consiglio di Era, avesse chiesto a Zeus di apparirle in tutto il suo splendore, ma rimase incenerita dalla visione del fulmine di Zeus. D., che era ancora nel grembo materno, fu salvato dal rogo grazie al padre.
Che lo cucì dentro la sua coscia, da cui nacque dopo una seconda gestazione divina. Fu quindi affidato alle cure di Ino, sorella di Semele; dopo che questa impazzì, fu cresciuto dalle ninfe del Monte Nisa. Esso è la rottura degli schemi e non rientra in nessuna formula organizzata. Esprime la consapevolezza che nessun ordine è mai definitivo. Nelle tragedie si troveranno spessi riferimenti alle divinità in quanto esse rappresentano anche potenze della natura e fanno vedere i loro effetti nella vita associata: anche Atena sarà presente. Vicende umane intrecciate con qualcosa che l'uomo non può dominare.
Le Eumenidi sono le terze di una trilogia che ci è arrivata dall'antichità complete e raccontano le vicende di Oreste. La trilogia è divisa in Agamennone, Coefore ed Eumenidi. Esse scandiscono una vicenda che riguarda gli Atridi. Essa è ambientata ad Argo (dove tutto inizia) e Atene (dove tutto finisce).
Raccontano un processo dove viene sottoposto Oreste perché ha ucciso sua mamma. Perché quest'ultima ha ucciso il marito e quindi il padre di Oreste.Agamennone
Nell'Agamennone, dramma dell'angoscia e dell'oppressione, ha luogo l'assassinio del re di Argo ad opera della moglie Clitennestra, istigata dall'amante Egisto; qui la regina giustifica il suo gesto con la morte della figlia Ifigenia, che era stata precedentemente uccisa per mano di Agamennone come vittima sacrificale perché la flotta greca, bloccata in Aulide dai venti contrari (e dal volere degli Dei), potesse giungere a Troia.
Coefore
Attraverso un continuo alternarsi di stati d'animo, Oreste uccide la madre Clitennestra e il suo amante. Anche lui, come aveva fatto Clitennestra con la morte di Ifigenia, cerca di difendere il gesto compiuto adducendo come motivo l'assassinio del padre: l'eroe tragico giace sotto il giogo di Ananke, Necessità.
Posto davanti a due strade che non sembra possibile seguire, e fra le quali bisogna tuttavia scegliere. Ma tutte le giustificazioni addotte da Oreste non impediscono che le Erinni, le furie vendicatrici della madre, giungano a perseguitarlo.
Eumenidi - > In questa terza parte dell'Orestea viene narrata la persecuzione delle Erinni nei confronti di Oreste a seguito dell'omicidio della madre Clitennestra per vendicare il padre Agamennone, che culmina nella celebrazione di un processo presso il tribunale dell'Areopago. Apollo caccia le dee infernali dal proprio tempio, ed esse vanno in cerca di Oreste, raggiungendolo quando egli è ormai nel tempio di Atena e ne sta invocando l'intervento. Lì le dee infernali lo minacciano di infliggergli la meritata punizione.
Le Erinni cominciano un terribile canto di morte danzando attorno ad Oreste. Appare Atena, la quale, dopo essersi informata presso Oreste e le Erinni su ciò che è accaduto, si offre come giudice.
In un regolare processo. Il caso verrà sottoposto ad una giuria ateniese di dodici membri (ricalcata sul tribunale ateniese dell'Areopago, attivo ai tempi di Eschilo), presieduta dalla stessa Atena. Le Erinni saranno l'accusa, Apollo la difesa.
Prima dell'inizio del processo, le Erinni riflettono preoccupate sulle conseguenze di una possibile assoluzione di Oreste: questo fatto potrebbe indurre alla licenza tutti gli immortali, e causare un forte aumento degli omicidi tra consanguinei.
Inizia dunque il processo e l'istituzione del tribunale. Le Erinni interrogano Oreste sul modo in cui ha ucciso sua madre. Oreste si difende spiegando di aver agito per una vendetta legittima, e su ordine di Apollo. Quest'ultimo poi interviene spiegando che Clitennestra per prima aveva compiuto un'atrocità, uccidendo il marito (ma questo per le Erinni è un delitto meno grave in quanto marito e moglie non sono consanguinei), e che in ogni caso l'omicidio del
marito è un crimine peggiore, poiché quando si genera un figlio, è il marito a dare il germe, che la moglie poi si limita a nutrire durante la gestazione. Il figlio insomma ha lo stesso sangue del padre e quindi ha il diritto di vendicarlo. La giuria infine vota. L'ultima a votare è Atena, la quale dichiara il proprio voto favorevole ad Oreste, perché la dea, non avendo una madre, considera più importante la figura paterna. Alla fine, il conteggio dei voti è pari: sei per la condanna e sei per l'assoluzione. Oreste viene dunque assolto, poiché il presidente della giuria, Atena, è a lui favorevole. Le Erinni (divinità ancestrali sotterranee) reagiscono con rabbia alla sentenza, minacciando a più riprese morte e distruzione. Atena, tuttavia, riesce a calmarle e, garantendo loro venerazione eterna, le convince a diventare Eumenidi, ovvero divinità della giustizia anziché della vendetta. Iniziacosì un canto di benedizione in cui le dee invocano ricchezza