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Si suppone quindi che tutte le pulsioni organiche siano conservatrici, siano state
acquisite storicamente e tendano alla regressione, cioè alla restaurazione di uno stato di cose
precedente. I fenomeni dello sviluppo organico si devono all'influenza perturbatrice e deviante di
fattori esterni. L'organismo elementare non avrebbe voluto cambiare il suo stato iniziale, se le
circostanze esterne fossero rimaste le stesse, avrebbe solo ripetuto costantemente lo stesso corso
di vita.
(La natura conservatrice degli esseriviventi porta a intendere i fenomeni dello sviluppo come una
reazione prodotta dal disturbo degli stimoli esterni che attiva una forza opposta – le pulsioni di
autoconservazione-, tendente a ripristinare lo stato di equilibrio precedente. Nell'incontro tra queste
due forze si genera la falsa impressione del cambiamento e dello sviluppo.)
In realtà, Freud nota come questo stato iniziale debba essere un qualcosa di antico, un punto di
partenza , che l'essere vivente abbandonò e a cui cerca di ritornare, dopo le varie e peripezie del suo
sviluppo. Considerando come un qualcosa di certo che ogni essere vivente muore, cioè ritorna ad
uno stato inorganico, per motivi interni, allora si può affermare che la meta di tutto ciò che è vivo è
la morte.
L'ipotesi delle pulsioni di autoconservazione sembra essere in contrasto con il fatto che tutta la vita
pulsionale serva a determinare la morte. Freud infatti mostra come queste rappresentino quindi delle
pulsioni minori e parziali, che hanno la funzione di garantire che l'organismo possa dirigersi verso
la morte per la propria via e allontanare quelle possibilità di ritorno all'inorganico (di morte), che
non siano appropriate per l'organismo. Quindi, l'organismo vuole morire ma in maniera propria e si
oppone per questo a quegli eventi pericolosi che potrebbero aiutarlo a raggiungere più velocemente
lo scopo della sua vita.
Questa visione così radicale viene in un certo senso corretta nel considerare le pulsioni sessuali.
Freud infatti evidenzia come vi sia la possibilità che le cellule germinali (i gameti) non
percorrono tutto il tragitto fino alla morte, ma ad un certo punto si staccano dall'organismo e
ripetono il processo di sviluppo, attraverso la procreazione, che riparte da zero, cioè con
l'embrione.
Queste cellule germinali quindi lavorano contro la morte della sostanza vivente e riescono a creare
un'apparente potenziale immortalità, anche se in realtà si tratta solo di un prolungamento della via
che conduce alla morte.
Le pulsioni sessuali sono comunque conservatrici come le altre pulsioni, in quanto riportano la
sostanza vivente a fasi più primitive e assicurano inoltre un periodo di tempo relativamente lungo
per la durata della vita. Sono però le pulsioni vitali vere e proprie e in questo senso entrano
in contrasto con le altre pulsioni, la cui funzione è quella di portare alla morte: un gruppo di
pulsionisi precipita in avanti per raggiungere il fine ultimo della vita, il prima possibile, mentre
l'altro gruppo, giunto ad un certo stadio di questo percorso, ritorna indietro per rifarlo nuovamente e
prolunga così la durata del cammino. -----> contrasto tra pulsioni, alla base della teoria delle
nevrosi.
Quell’impulso verso un ulteriore perfezionamento, che spesso si nota in alcuni individui, può essere
spiegato come una conseguenza della rimozione pulsionale, su cui si basa la civiltà umana. La
pulsione rimossa non rinuncia mai a cercare il suo pieno soddisfacimento, che consisterebbe nella
ripetizione di un’esperienza primaria di soddisfacimento. La differenza tra il piacere di
soddisfacimento agognato e quello effettivamente ottenuto determina però nell’uomo quell’impulso
che non gli permette di fermarsi in nessuna posizione raggiunta, e lo spinge sempre più avanti.
• Capitolo 6.
È noto quindi che esiste una netta opposizione tra le pulsioni dell’Io e le pulsioni sessuali, poiché le
prime spingono verso la morte e le seconde verso la continuazione della vita. Inoltre solo le
pulsioni dell’io hanno un carattere conservatore e regressivo, e corrispondono quindi a una coazione
a ripetere. Secondo l’ipotesi freudiana infatti, queste pulsioni nascono dal farsi vivente della materia
inanimata e cercano di ripristinare lo stato privo di vita. Mentre lo scopo delle pulsioni sessuali è
quello di fondere insieme due cellule germinative che sono differenziate in modo particolare. Se
questa unificazione non viene effettuata, la cellulare germinativa muore come tutti gli altri elementi
dell’organismo pluricellulare. Questa è la condizione che permette alla funzione sessuale di
prolungare la vita e conferirle una parvenza di immortalità.
Freud tenta di mettere alla prova la sua ipotesi estrema con un passaggio attraverso la biologia. Ad
esempio, riprende le teorie di Wilhelm Fliess, secondo cui tuti i fenomeni vitali di un organismo,
compresa la morte, sono legati al raggiungimento di determinate scadenze, in cui si esprime la
dipendenza delle due sostanze viventi (maschile e femminile) dall’anno solare. Ma questa teoria
sembra essere troppo rigida in quanto la data della comparsa dei fenomeni della vita viene
facilmente influenzata in base a forze esterne, anticipandola o ritardandola. (l’anno solare non è
l’unico fattore determinante).
• Riprende le teorie di August Weismann per quanto riguarda il problema della durata della
vita e della morte degli organismi. Introdusse la differenziazione della sostanza vivente in
due metà una mortale e una immortale: la parte mortale è il corpo nel senso più stretto, il
"soma", che è il solo ad esser soggetto a morte naturale; invece le cellule germinative sono
potenzialmente immortali, poiché date certe condizioni favorevoli sono in grado di
svilupparsi così da costituire un nuovo individuo, o, in altre parole, di avvolgersi di un
nuovo soma.
Weismann, che considera la sostanza vivente morfologicamente, vede in essa una parte che è
destinata a morire, il soma, il corpo con esclusione della sostanza legata al sesso e
all'ereditarietà, e una parte immortale costituita appunto da questo plasma germinativo che si
pone al servizio della conservazione della specie, della riproduzione.
Allo stesso modo, Freud ha distinto due specie di pulsioni: quelle che spingono la vita verso
la morte, e le altre, le pulsioni sessuali che provano e riescono continuamente a rinnovare la
vita.
Freud stesso però, ammette che questa apparente concordanza si dissolve, per quanto
riguarda la concezione della morte. Secondo Weismann infatti la distinzione fra il soma
mortale e il plasma germinativo immortale vale solo nel caso degli organismi pluricellulari,
mentre negli organismi unicellulari l'individuo e la cellula riproduttiva sono ancora fra loro
identici. Egli afferma dunque che gli organismi unicellulari sono potenzialmente immortali.
Anche se Freud ammette sia vero che questa morte degli organismi superiori è una morte
naturale, che avviene per cause interne, ma non si fonda su una proprietà originaria della
sostanza vivente, non può essere concepita come una necessità assoluta, insita nella stessa
natura della vita. La morte ha invece una funzione pratica, è una manifestazione
dell'adattamento alle condizioni esterne della vita, poiché dopo che le cellule del corpo si
sono divise nel soma e nel plasma germinativo la durata illimitata della vita individuale è
diventata un lusso del tutto inopportuno. Soltanto in seguito a questa differenziazione la
morte è diventata possibile e opportuna. Gli organismi pluricellulari possono dunque morire
per ragioni interne, perché la loro differenziazione è difettosa o perché il loro metabolismo
presenta delle imperfezioni.
• Per Hartmann la morte non è caratterizzata dalla comparsa di un "cadavere" (di una sostanza
vivente morta), egli la definisce invece come la "conclusione dello sviluppo individuale". In
questo senso anche i protozoi sono mortali; nel loro caso la morte coincide sempre con la
riproduzione, ma viene in certo modo dissimulata dal fatto che tutta la sostanza del genitore
può essere trasmessa direttamente nella giovane progenie.
• Ben presto la ricerca si è proposta di verificare sperimentalmente l'asserita immortalità della
sostanza vivente degli organismi unicellulari. Un biologo americano, Woodruff, ha fatto un
esperimento con un infusorio ciliato, il "paramecio ", che si riproduce dividendosi in due
individui; lo ha seguito fino alla tremilaventinovesima generazione (a questo punto ha
interrotto l'esperimento), isolando ogni volta uno dei prodotti della divisione e mettendolo in
un recipiente di acqua fresca. L'ultimo discendente del primo paramecio era altrettanto vitale
del suo progenitore, e non mostrava alcun segno di invecchiamento o di degenerazione; e
quindi, nella misura in cui tali cifre hanno già valore dimostrativo, l'immortalità dei protozoi
sembrava sperimentalmente verificabile.
Altri ricercatori invece, notarono che dopo un certo numero di divisioni, anche questi
infusori diventavano più deboli, perdono una parte della loro organizzazione e alla fine
muoiono: i protozoi morirebbero dopo una fase di invecchiamento, proprio come gli animali
superiori.
se in un momento in cui non rivelano ancora segni di invecchiamento due piccoli animali
possono fondersi tra loro, "copularsi" (per poi separarsi nuovamente dopo qualche tempo),
essi non invecchiano più, sono "ringiovaniti". Questa copulazione può essere certamente
considerata come il precorrimento della riproduzione sessuale degli organismi superiori; non
ha ancora niente a che fare con la proliferazione, si limita alla mescolanza delle sostanze di
due individui (che Weismann chiama "anfimissi"). Ma l'effetto rigenerativo della
copulazione può anche essere sostituito con determinati mezzi stimolanti, cambiando la
composizione del liquido di cui si nutrono, aumentando la temperatura o scuotendoli.
Gli infusori siano portati dal proprio processo vitale a una morte naturale; infatti la
contraddizione fra i risultati di Woodruff e degli altri è dovuta al fatto che Woodruff
trasportava ogni nuova generazione in un liquido nutritivo fresco. Se tralasciava di farlo,
osservava gli stessi segni di invecchiamento rilevati dagli altri ricercatori.
Se l'infusorio è lasciato a sé stesso muore di una morte naturale dovuta all'imperfetta
eliminazione dei prodotti del proprio metabolismo; ma forse anche gli animali superiori
muoiono, in fondo, per questa stessa incapacità.
È possibile che l'organizzazione primitiva di questi organismi ci tenga celate importanti