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Il solco ulnare è il punto in cui si realizza più frequentemente la sofferenza di un tronco nervoso
perché il nervo ulnare ha decorso superficiale. Le cause più frequenti sono cisti, traumi e inserzioni
muscolari anomale.
Sintomi: parestesie/disestesie V dito e metà laterale IV dito e regione ulnare della mano; a volte
dolore al gomito. In fase avanzata, deficit trofico dell’eminenza ipotenar: artiglio ulnare.
Diagnosi: segno di Froment, cioè l'incapacità del paziente a trattenere un foglio di carta tra pollice
e indice senza flettere la seconda falange del pollice.
Terapia in funzione dell’eziologia. Utile il riposo. Prendere in considerazione l’opzione chirurgica se
terapia inefficace. Nelle forme con severa atrofia muscolare la prognosi è cattiva.
Sindrome del Tunnel Carpale
È una neuropatia da intrappolamento. Colpisce più frequentemente le donne (5:1) in età
compresa tra i 50 e i 60 anni. Qualsiasi situazione in grado di modificare il contenuto del canale del
carpo può dare la compressione del nervo mediano.
Le cause più comuni sono fratture, cicatrici, tenosinoviti infiammatorie, edemi da gravidanza o
allettamento, ipotiroidismo, acromegalia, amiloidosi, idiopatico da anomalie anatomiche.
Sintomi: parestesie a carico del territorio di distribuzione del nervo mediano ingravescenti. Spesso
notturne, svegliano il paziente che scuoterà le mani penzoloni dal letto per far passare la
sintomatologia. Si può arrivare alla perdita della gnosi tattile e all’atrofia dell’eminenza tenar.
Diagnosi
Difficoltà a esegure la “pinza” tra pollice e indice.
Compressione del canale carpale. Effettuata per un minuto con la mano in dorsiflessione
evoca le parestesie
Segno di Tinel. La pressione digitale o con martelletto del nervo mediano al carpo dal lato
volare evoca una “scossa elettrica”.
Segno di Phalen. La flessione forzata del polso per un minuto provoca le caratteristiche
parestesie.
Applicazione del bracciale dello sfigmomanometro ad una pressione superiore a quella
sistolica per 40 secondi provoca le parestesie.
Diagnosi differenziale con cervicobrachialgia, sindrome dello sbocco toracico, tumori
midollari, siringomielia, sindrome di Pancoast, compressione esterna.
Terapia
Curare la causa scatenante. Se idiopatico, terapia fisica e infiltrazioni di steroidi.
Buoni risultati con la chirurgia.
Frequenti recidive.
Sindrome del canale di Guyon
Compressione del nervo ulnare al carpo. Le cause più frequenti sono anatomiche, fratture, edemi,
ripetute azioni compressive di natura professionale. Vi sono parestesie nel lato ulnare della mano,
deficit motorio a carico dei muscoli dell’eminenza ipotenar e interossei. Il trattamento è spesso
chirurgico.
Sindrome del nervo peroneo
Il nervo è più sottoposto ad azioni compressive alla testa del perone dove si biforca nei due rami
(superficiale e profondo) che innervano i muscoli estensori del piede. Traumi o pressione da parte
di apparecchi gessati possono esserne causa.
Si presenta con paralisi o riduzione di forza ai muscoli estensori del piede e delle dita, parestesie I
e II dito, dorso e regione fibulare della gamba. Andatura steppante. Trattamento conservativo.
Chirurgia se sintomatologia ribelle alla terapia.
Sindrome del tunnel tarsale anteriore
Da compressione del nervo tibiale anteriore. La condizione predisponente può essere un
traumatismo, una reazione post-traumatica a fratture, il continuo uso di calzature con tacco alto,
dismorfismi del piede (piede piatto pronato o cavo), esostosi, osteofiti.
I sintomi sono caratterizzati da turbe sensitivi e motorie e non si devono trascurare: il dolore
(irradiato a livello del primo spazio interdigitale con interessamento del primo e secondo dito,
notturno e diurno, spesso presente anche a riposo), le parestesie e le disestesie a carico del 1° e 2°
dito fino a quadri di ipoestesia.
Segni motori con lieve deficit a carico del muscolo estensore
breve delle dita possono essere anche presenti. Segno clinico
tipico è il Segno di Tinel positivo a livello del retinacolo degli
estensori.
Sindrome del tunnel tarsale mediale
Compressione del nervo tibiale posteriore al livello del canale tarsale. Compare come condizione
conseguente a fratture, traumi contusivi, tenosinoviti dei flessori, ad anomalie funzionali statiche e
a dismorfismi del piede, o è conseguente alla comparsa di neoformazioni cistiche o neoplastiche.
Sintomi: dolore con carattere di continuità, che aumenta con la
stazione eretta, a carico delle dita, della pianta del piede e del lato
mediale-inferiore del tallone, con formicolio nella stessa zona.
Turbe della sensibilità, meno frequentemente quelle motorie
(muscoli plantari brevi). Parestesie alle dita, alla pianta del piede e
al lato inferomediale del tallone.
Importante diventa il segno di Tinel che è positivo sul tunnel tarsale
mediale.
Il Seno del Tarso è uno spazio presente tra astragalo e calcagno che contiene innumerevoli
recettori nervosi, sia propriocettivi che sensitivi, importanti nel controllo del passo.
Al suo interno è presente un importante legamento del piede: il legamento
a "siepe" (o legamento interosseo dell'articolazione astragalo-calcaneale),
con funzione di propriocezione durante il passo e di stabilizzazione
dell'articolazione. Esso è obliquamente diretto lateralmente e in avanti,
relativamente stretto nella sua parte mediale, molto largo invece alla sua
estremità laterale. All'interno del Seno del Tarso passa anche il fascio
vasculo-nervoso.
La patologia è spesso secondaria a rottura o fibrosi (per lesioni ripetute e/o
mal curate) del legamento interosseo astragalo-calcaneale, del legamento
laterale esterno o alla infiammazione del tessuto fibroadiposo circostante
(spesso per una alterazione dell'appoggio plantare: in genere un piede
pronato e calcaneo valgo).
La sintomatologia consiste in dolore sotto-astragalico (malleolo peroneale) e sensazione di
instabilità soprattutto nella deambulazione su terreni accidentati. Il trattamento è medico e
fisioterapico (Laser Yag, Ultrasuoni ad alta frequenza, Tecarterapia). In caso di alterazione
dell'appoggio del piede deve essere valutata l'opportunità di correggere tale alterazione.
Metatarsalgia di Civinini-Morton
Compressione dei nervi interdigitali ad opera di un neurinoma a livello del III e IV metatarsale.
Sintomatologia caratterizzata da bruciore alla pianta del piede e affaticabilità dei flessori.
Terapia infiltrativa locale con steroidi. Chirurgia se resistente alla terapia medica.
Meralgia parestetica di Roth
Neurite da intrappolamento del nervo femorocutaneo laterale della coscia alla sua emergenza
sottocutanea, a livello del canale fibroso delimitato dalla spina iliaca anteriore superiore
all'esterno, dal muscolo psoas all'interno, dall'arcata crurale in alto e dal muscolo iliaco in basso.
È più facilmente riscontrabile negli adulti, prevalentemente di sesso maschile. Può essere
provocata da diverse cause come: le lesioni traumatiche (dirette o indirette), le compressioni delle
radici nervose di L2 e L3 (ernie discali, lipomi), le compressioni esterne da tutori ortopedici, o da
altre patologie come l'obesità, la gravidanza, l'ascite, la sarcoidosi, l'ipo-ipertiroidismo.
Le turbe sono di tipo sensitivo come: disestesie sulla superficie esterna della coscia e della natica;
dolore irradiato alla stessa sede indicata, sia nella stazione eretta protratta che nella posizione
seduta. Si possono avere anche disturbi come parestesie con persistente formicolio e sensazione
di anestesia, sempre alla regione antero-laterale della coscia nella parte superiore.
Clinicamente si riscontra una zona di ipoestesia tattile, termica e dolorifica.
Sindrome da intrappolamento del nervo sciatico popliteo esterno (o SPE)
Compressione del nervo sciatico popliteo esterno nel tunnel fibulare. Può essere causata da
traumatismi diretti (ferita da taglio o punta, fratture della testa peroneale) o indiretti da strappo
(lussazioni del ginocchio, lesioni capsulo-legamentose in varismo). Può anche essere dovuta a
compressioni in seguito a bendaggi, accavallamento delle gambe, posizione accosciata, osteomi
della fibula, cisti artrogene dell'articolazione tibio-peroneale superiore.
I sintomi sono caratterizzati nella fase più grave da "steppage", cioè piede "ciondolante" con
difficoltà all'estensione della caviglia, come quando si sale uno scalino, dovuta ad insufficienza dei
muscoli antero-laterali della gamba (tibiale anteriore, estensore comune delle dita, estensore
lungo dell'alluce e muscoli peronieri). Ipoestesie del dorso del piede e faccia anterolaterale della
gamba. L'esame clinico è caratterizzato da deficit motorio a carico dei muscoli precedentemente
indicati, ipoestesie al dorso del piede, parestesie al dorso del piede e al lato antero-laterale della
gamba.
Sindrome algodistrofica di Sudek
È una patologia caratterizzata da un danno tissutale, generalmente localizzato agli arti, con
interessamento osseo e dei piani tissutali adiacenti. Patogenesi sconosciuta.
La teoria più accreditata è neurovascolare. Una azione irritativa a carico dei nocicettori vasali
darebbe origine ad uno stimolo afferente che, tramite cortocircuiti midollari diretti afferenti-
efferenti, provocherebbe iperattività simpatica con conseguente vasocostrizione arteriolare e
dilatazione venulare: stasi capillare e aumento della permeabilità vascolare con edema
interstiziale e ipossia tissutale. L’atrofia dei tessuti molli sarebbe la conseguenza di alterazioni
irreversibili del microcircolo, mentre a livello osseo si osservano incremento del riassorbimento e
marcata osteoporosi.
Cause più frequenti: traumi apparato locomotore, interventi chirurgici, immobilizzazione in
apparecchi gessati, artriti infettive, neoplasie apparato locomotore, malattie cardiovascolari (IMA),
malattie pleuropolmonari (TBC), gravidanza, farmaci (isoniazide, barbiturici), neuropatie
periferiche, vasculopatie cerebrali.
Dal punto di vista clinico, si distinguono 3 fasi:
Fase 1, “calda”. Compare a 3-4 settimane dalla causa scatenante. Dolore e impotenza
funzionale. Il dolore è spesso poco responsivo ai farmaci antalgici. La cute appare rossa e
calda. Edema dei tessuti molli. Sul piano bioumorale nessun segno di flogosi. Può risolversi
spontaneamente o virare verso la cronicizzazione.
Fase 2, “distrofica”. Riduzione segni di flogosi e comparsa della distrofia con ipotermia e
cianosi, soprattutto in posizione declive, rigidità articolare e atrofia del tessuto
sottocutaneo.
Fase 3, “atrofica”. In cui vi è la risoluzione o l&rsq