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Esame obiettivo
Tachicardia, generalmente segno di ipovolemia. Attenzione all’assunzione di β – bloccanti.
Il progressivo aumento della frequenza cardiaca è indice di condizioni cliniche in
peggioramento.
Tachipnea, talvolta secondaria a respiro superficiale per dolore addominale. Nel paziente
settico, tachipnea ed alcalosi respiratoria possono essere segno di imminente acidosi
metabolica o suo tentativo di compenso.
La febbre è generalmente presente in condizioni infiammatorie. È opportuno comunque
misurare la temperatura differenziale. In caso di febbre elevata con dolore addominale,
bisogna porre il sospetto di peritonite, ascesso, complicanze settiche di un intervento
chirurgico. In caso di febbre con brivido, è più probabile che si tratti di una batteriemia, per
cui bisogna eseguire subito un’emocoltura.
L’accuratezza diagnostica si riduce con l’aumento dell’età. Infatti, la sintomatologia è più
sfumata, il dolore è meno intenso, le difese immunitarie sono più basse (a causa della senescenza).
Febbre e globuli bianchi spesso non sono elevati neanche nelle emergenze addominali, perché la
loro entità dipende dalla noxa patogena. È essenziale comunque ricordare che il quadro patologico
è sempre più severo rispetto al quadro clinico: il programma diagnostico deve essere dunque più
aggressivo nell’anziano.
Esami di laboratorio
Leucocitosi e PCR (Infiammazione)
Amilasi/Lipasi (Pancreatite)
CPK, CKMB, Troponina (IMA)
Glicemia (Diabete mellito e chetoacidosi)
Emoglobinemia (Anemizzazione/sanguinamento)
Esame urine (Nefrolitiasi, Pielonefrite)
Esami strumentali
Se si vuole cercare del liquido (versamento libero, ascite, emoperitoneo, raccolte) o del
solido dentro solido o liquido (calcolosi della colecisti o delle vie biliari, nefrolitiasi,
consistenza e caratteristiche degli organi parenchimatosi come milza, reni, fegato ed
utero), richiedere un’ecografia;
Se vogliamo verificare la presenza e la distribuzione di aria in addome, richiediamo una
radiografia diretta in bianco dell’addome (i raggi X passano bene attraverso l’aria, gli
ultrasuoni no!). L’aria è presente normalmente solamente dentro l’intestino; ricercare aria
al di fuori di esso. La presenza di aria libera sottodiaframmatica è spesso visibile anche alla
radiografia del torace. Nell’intestino, verificare la dilatazione delle anse e la distribuzione
dell’aria (presente anche nel colon? Fino a dove?);
La TC ha la massima risoluzione spaziale ed anatomica ed un’eccellente visualizzazione
dell’aria libera e delle raccolte. Attenzione all’uso di mezzo di contrasto endovena:
accertarsi prima che non ci sia un’insufficienza renale oppure delle reazioni allergiche.
Nell’occlusione intestinale, la TC aiuta a distinguere il punto esatto di occlusione (intestino
dilatato o collabito).
Essenziale è anche l’esecuzione di una laparotomia esplorativa di tutte le sedi addominali,
per evidenziare cause ed eventuali concause.
Tempistica nell’esecuzione di esami strumentali e di interventi chirurgici
Intervento immediato (Aneurismi Aortici Addominali rotti, sanguinamento acuto);
Intervento in Emergenza, cioè entro 6 ore (peritonite, perforazione, ernia strozzata,
occlusione su briglia, volvolo);
Intervento in Urgenza, cioè tra le 6 e le 12 ore massimo (appendicite acuta non responsiva
ad antibiotici, occlusione intestinale).
Alcuni suggerimenti pratici
Distensione gassosa dell’ileo + nessuna aria nel colon = occlusione intestinale completa
(briglia, ernia, etc);
Distensione gassosa dell’ileo + modica quantità di aria nel colon = subocclusione intestinale
(sindrome aderenziale, fecalomi, etc);
Distensione gassosa dell’ileo + distensione del colon = ileo paralitico;
Distensione significativa del colon + scarsa distensione dell’ileo = occlusione sul colon o
pseudoocclusione.
Perforazione intestinale
Per perforazione gastrointestinale si indica una gravissima complicazione di alcune malattie
dell'apparato digerente caratterizzata dalla presenza di un foro che attraversa a tutto spessore
la parete di un viscere mettendo in comunicazione l'interno del lume con la cavità addominale o
con un altro organo. La perforazione è conseguenza della necrosi di aree circoscritte a sua volta
legata a fenomeni infiammatori e ischemici.
Può essere di due tipi:
Perforazione in cavità libera (acuta), se il fluido gastroenterico si riversa direttamente in
cavità peritoneale, causando peritonite diffusa.
Perforazione coperta (cronica), se si formano delle aderenze infiammatorie tra visceri e
segmento malato. Si tratta di una forma cronica perché l’organismo ha avuto il tempo di
organizzare una risposta in grado di arginare il processo, generando una peritonite saccata
o circoscritta. Dipende dalla risposta dell’omento e dall’entità del danno.
In base al versamento del fluido, può essere suddivisa in:
Intraperitoneale, che si manifesta con la clinica dell’addome acuto;
Retroperitoneale, più subdola. Si sospetta quando alla TC ritroviamo aria nel
retroperitoneo.
Eziologia:
Turbe trofiche
Turbe flogistiche (MICI)
Turbe neoplastiche (carcinoma del colon – retto, dell’esofago, etc)
Turbe iatrogene (endoscopia alta o bassa, papillosfinterotomia da ERCP, slittamento di
protesi biliare, etc)
Turbe traumatiche (armi da taglio o da fuoco, traumi chiusi, corpi estranei, etc)
Parassitosi
Alimenti. Ad esempio le lische di pesce o tutte quelle
strutture che hanno delle irregolarità strutturali
(come ossicini appuntiti) possono incunearsi nel tubo
digerente e perforarne il lume.
All’esame obiettivo, il paziente appare in posizione
raggomitolata e non presenta l’aia di ottusità epatica
(perché l’aria circonda il fegato e alla percussione si avrà
ipertimpanismo). La diagnosi si effettua mediante Rx diretta
dell’addome (che mostra la presenza di aria libera in
addome, in sede retrombelicale, e i vari segni di lesione organica) o, qualora questa non fosse
dirimente, con la TC (che ci mostra la presenza di patologie concomitanti).
La terapia prevede la riparazione chirurgica del foro, il trattamento della patologia concomitante
e l’infusione endovenosa di antibiotici e liquidi. Ovviamente il trattamento dipende dall’entità
della perforazione:
Se la perforazione è puntiforme, si effettua una raffia. Questo intervento si può fare solo in
tessuti in cui non sia presente alcuna turba trofica o alcuna alterazione strutturale;
Se la perforazione è estesa, si effettua una resezione (in rapporto alla lunghezza della
lesione) ed una anastomosi latero – laterale (consente un migliore mantenimento del
transito digerente a differenza di un’anastomosi termino – terminale.
Infarto intestinale
L’infarto intestinale è una sindrome anatomo – clinica caratterizzata da necrosi ischemica della
parete intestinale, causata da un insufficiente apporto di sangue che perdura nel tempo. È una
condizione rara, ma con mortalità elevata.
Questa condizione non si verifica frequentemente per via dell’elevata vascolarizzazione e della
presenza di innumerevoli anastomosi in questo distretto. Le due principali strutture arteriose
deputate alla vascolarizzazione del distretto intestinale sono:
L'Arteria Mesenterica Superiore (AMS), che nasce dall’aorta addominale, dietro al corpo
del pancreas. I suoi rami principali sono: l’arteria pancreatico – duodenale inferiore (che si
anastomizza con la superiore, mettendo in comunicazione l’AMS con il tripode celiaco);
l’arteria colica media (che si anastomizza con l’arteria colica sinistra derivante dall’AMI,
formando l’Arcata di Riolano), l’arteria colica destra e l’arteria ileo – colica (che forma
l’ansa mesenterica superiore), che irrorano l’intestino di destra. I rami di divisione delle
arterie che irrorano il colon di destra formano un’unica arcata detta arteria marginale o di
Drummond.
L’Arteria Mesenterica Inferiore (AMI), che nasce dall’aorta addominale prima della sua
biforcazione, al di sotto dell’AMS. I suoi rami principali sono: l’arteria colica sinistra (che si
anastomizza con l’arteria colica media derivante dall’AMS, formando l’Arcata di Riolano); le
arterie sigmoidee.
Grazie a queste anastomosi, esistono dei circoli collaterali in grado di bypassare un ostacolo.
L’ischemia intestinale può essere
classificata in acuta o cronica, oppure
può essere occlusiva, non occlusiva o
mista, o ancora, in base al distretto,
arteriosa, venosa o mista. Le più frequenti sono le forme di ischemia acuta su base occlusiva,
generalmente causate da:
Embolia (è la causa più frequente di ostruzione arteriosa)
Trombosi arteriosa (generalmente su base aterosclerotica, che rappresenta il 95% delle
forme acute) e venosa
Arteriti
Traumi
Malformazioni arteriose congenite
Il 20% dei casi di ischemia mesenterica, invece, è riconducibile a forme non occlusive, soprattutto
da diminuzione della gittata cardiaca (IMA, shock ipovolemico, insufficienza cardiaca); per quanto
riguarda le forme miste, queste rappresentano una minoranza (ad esempio causate da un volvolo).
Esistono anche forme iatrogene (da possibili complicanze degli interventi di ricostruzione aortica)
o altre forme più rare (saturnismo, etilismo, tabagismo, morfinismo).
È più frequente nel soggetto anziano.
Fisiopatogenesi
Fisiologicamente, l’intestino possiede dei meccanismi di autoregolazione splancnica di tipo
umorale (gastrina, secretina, CCK, glucagone, etc), miogeno (NO, O , etc) e neurogeno (tono
2
simpatico/parasimpatico), in modo tale da assicurare la giusta quantità di sangue e di ossigeno per
i vari meccanismi di digestione. Questi meccanismi funzionano fino ad una pressione sistemica
< 70 mmHg. Al di sotto dei 40 mmHg questi meccanismi vengono meno, e si instaura l’ischemia
intestinale. Questa può essere classificata in diversi gradi evolutivi secondo Weisner:
Stadio I o enterite ischemica reversibile, caratterizzata da necrosi della mucosa, con
erosioni, ulcerazioni e/o emorragie.
Stadio II, caratterizzata da necrosi murale (della sottomucosa).
Stadio III, caratterizzata da necrosi transmurale, nel caso in cui tutta la parete sia coinvolta.
Le conseguenze dell’ischemia si manifestano dopo pochi minuti, a partire dalla morte
dell’enterocita. La mucosa coin