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Si sono osservati effetti in metaboliti secondari derivanti da un serpente che nel veleno contiene, tra le altre sostanze,
un nonapeptide (con 5 proline) che, per le sue caratteristiche (forte ipertensivo dovuto all'inibizione dell'ACE), era un
buon punto di partenza per sviluppare molecole con interesse terapeutico. Non si possono però somministrare F di
natura peptidica perché ad es., se si somministra per os un peptide questo verrebbe idrolizzato. Da questa sostanza si
è individuato il tripeptide, fondamentale per l’interazione. Non si sapeva la struttura dell'ACE ma si
sapeva che la carbossipeptidasi di tipo A era
una peptidasi Zn-dipendente. Questo enzima
è inibito dall’acido 2-benzilsuccinico perché
una porzione carbossilato si lega a un sito
cationico dell’enzima (Arginina), il benzile
viene allocato in una tasca idrofobica
adiacente e l’altra porzione carbossilica fa da
chelante nei confronti dello zinco (lo zinco
nelle Zn-proteasi ha il ruolo di coordinare il
carbonile in modo da rendere più facile
l’attacco nucleofilo da parte dell’agente
idrolitico che può essere l’acqua o un residuo
aa opportuno). L’acido 2-benzilsuccinico
agisce in questo modo perché il peptide terminale che viene idrolizzato dalla carbossipeptidasi A ha una porzione
carbossilica che interagisce con l’Arg, c’è poi il residuo della fenilalanina e c’è un legame idrolizzabile.
Ci si rese conto che l’enzima di conversione (di cui non si conosceva la struttura) dell’angiotensina I in angiotensina II
conteneva lo zinco, si sapeva che era un enzima idrolitico e dunque si pensò che poteva funzionare come le altre Zn-
proteasi. Applicando quindi lo stesso modello all’enzima di conversione si osservò che l’acido 2-benzilsuccinico
funzionava abbastanza bene. Anche gli ACE inibitori riconoscono la sequenza
terminale, scindono la porzione carbossiterminale
ed è importante la distanza tra il ZBG (il sito che
lega lo Zn) e il gruppo carbossiterminale che però
deve essere maggiore bisogna fare
un’omologazione della struttura, cioè progettare
degli analoghi che fosse un po’ più lunghi e
ingombranti e quindi in grado di interagire meglio
col sito enzimatico. Tutto ciò cercando di
mantenere la prolina come aa terminale perché
viene riconosciuta e questo tipo di ingombro
sterico è importante. Sembrava non essere prevista
la tasca idrofobica (il benzile). Da tutte queste
considerazioni viene fuori l’inibitore Succinil-L
prolina che funzionava abbastanza, aveva una IC50 non insignificante essendo anche la prima molecola da cui si
partiva. Aggiungendo, al lead-compound, un metile nella
configurazione opportuna si ha una variazione
dell’IC50 di un ordine di grandezza. Altra cosa è
stata cambiare il gruppo ZBG sostituendolo con
un’altra porzione in grado di legare efficacemente
lo zinco, anche in modo più tenace gruppo
sulfidrilico. Combinando le due cose si ottiene il
CAPTOPRIL che è la prima molecola entrata in
commercio.
Se si rimuove il gruppo carbossilico l’attività
sparisce (non c’è più interazione elettrostatica con l’Arg)
Lo stesso avviene cambiando la distanza (lo
zinco si trova ad una certa distanza dal gruppo carico
positivamente che lega il gruppo –COOH, se allungo la
distanza non c’è più l’interazione che deve essere quella
di posizionare un lone-pair sugli orbitali vuoti dello zinco)
-SH meglio del gruppo –COOH
La porzione della prolina è specifica,
togliendola c’è una minore attività
Togliere il gruppo metilico diminuisce l’attività
perché evidentemente ci sarà una piccola tasca che lo
accoglie La stereochimica è importante
Sono state poi sviluppate altre molecole,
tutte più o meno simili come attività ma
diverso farmacocineticamente. La prima coa
che si notò è che c'erano degli effetti
collaterali, il primo caratteristico era la tosse
prima attribuita al gruppo sulfidrilico poiché
tale gruppo interagisce col muco. Tale
gruppo comunque è responsabile di eritemi
e alterazione del gusto. Per cui si è cercato
di cambiare il gruppo sulfidrilico con un altro
gruppo che fosse in grado di legare lo
zinco, e ciò ha portato allo sviluppo di una
delle molecole più importanti come ACE-
inibitori che è l'ENALAPRIL.
Dal lead compound si arrivò all’
ENALAPRILATO in cui cambia il gruppo ZBG,
c’è di nuovo il gruppo –COOH che però ha
una porzione più ingombrante. Questa
molecola è molto attiva in vitro, ma poco
biodisponibile perché è troppo polare,
avendo una carica netta negativa (l’azoto
prolinico non si protona e ci sono due
gruppi carbossilici e un solo gruppo
amminico che si può protonare). Il farmaco
che viene somministrato è quindi
l’ENALAPRIL (profarmaco) ch,e viene attivato
dalle esterasi epatiche, in cui la porzione
carbossilica viene mascherata come estere.
Questa forma è molto più biodisponibile.
Se l captopril legava la tasca 1 e 2, si è visto che l'enalapril
e anche il LISINOPRIL sfruttano dei siti accessori che dà
una maggiore affinità riducendo IC50. Il lisinopril è il più
idrofilo e non è un profarmaco ma ha una durata d'azione
più lunga e viene eliminato per via renale.
Derivati dell'enalapril: variazioni all'anello della prolina Varie modifiche strutturali hanno
portato ad altre molecole, ma tutte
hanno il farmacoforo dell’Enalapril.
Ovviamente una volta trovato un
nuovo farmaco che occupasse una
nicchia terapeutica nuova molte
industrie farmaceutiche hanno
commercializzato il loro ACE-
inibitore.
Derivati dell'enalapril: analoghi a ridotta libertà conformazionale
In questo caso vediamo l'approccio dell'analogo rigido.
Nell’Enalapril c’è una certa libertà conformazionale dovuta
alla rotazione del legame che potrebbe portare il gruppo
carbossilico da una parte e dall’altra, il che fa sì che non tutte
le molecole siano nella posizione giusta. Bloccare la
molecola nella conformazione cis dà un certo vantaggio.
Con questo approccio si sono ottenuti CILAZAPRIL e
BENAZEPRIL.
Derivati fosfinici: sviluppo del FOSINOPRIL Si è cercato di modificare il gruppo
carbossilico in modo da avere composti
migliori. L’acido fosfinico è bioisosterico
rispetto al gruppo carbossilico. Dal
FOSINOPRILATO si fa il profarmaco che è il
FOSINOPRIL. Il Fosinoprilato è troppo
polare, mentre nel Fosinopril si maschera
una delle funzioni (come nell’enalapril)
facendo un derivato di natura esterea
doppia (l’esterasi taglia in due punti).
Anche nelle penicilline avevamo una
doppia esterificazione in alcuni profarmaci.
Iperkaliemia perché si riduce la pressione, si riduce tutto il
meccanismo di eliminazione degli elettroliti l’eccesso di
potassio è un problema a livello cardiaco perché altera il
potenziale e potrebbe determinare un’alterazione del ritmo
cardiaco.
L’ACE inibisce anche la bradichinina, bloccando l’ACE la
bradichinina non viene più trasformata in metabolita
inattivo, si accumula vasodilatazione aumento del
passaggio di fluidi attraverso alcune membrane, in
particolare a livello bronchiale formazione di edema,
gonfiore nella parte terminale dell’albero respiratorio che
dà come riflesso la tosse comprimendo alcuni recettori
specifici. Per lo stesso motivo (accumulo di bradichinina) si
forma angioedema.
Questi farmaci non funzionano sempre perché in alcuni pazienti e per trattamenti prolungati agiscono degli enzimi (es.
Chimasi) che producono angiotensina II senza passare per l’ACE.