Riassunto esame Abilità informatiche, prof. Castellucci, libro consigliato Dall'Ipertesto al web
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rigidità dei sistemi di classificazione e catalogazione,a causa dei quali i documenti,una volta
archiviati,potevano essere ritrovati solo in un punto di un percorso logico,quando poi la
necessità dell’utente era quella di poterli ritrovare in luoghi diversi e a partire da differenti
percorsi logici. Occorreva quindi modificare il concetto stesso di classificazione e
catalogazione e quindi di recupero delle informazioni. Il progetto di Bush diventa subito il
modello di riferimento poiché il Memex proponeva una soluzione al problema della rigidità
dei sistemi di categorie. Il Memex infatti è inteso come macchina della mente,e quindi
imposta il recupero delle informazione non sui sistemi di classificazione ma sui processi
associativi della mente umana. Così come la mente salta da un’idea all’altra,così il Memex
avrebbe permesso di saltare da un documento all’altro rapidamente. Anche se costituisce
un progetto innovativo,il memex non sembra tanto una macchina quanto piuttosto una
classica scrivania americana in legno. Il progetto infatti prevedeva una struttura in legno al
cui interno sarebbe stato contenuto un juke-box di microfilm azionabile tramite pulsanti e
leve poste sulla scrivania. Tre schermi avrebbero permesso la visualizzazione
contemporanea. Ed è quindi la presenza dei 3 schermi a permettere la realizzazione della
qualità ipertestuale. Infatti osservando l’immagine di un oggetto su uno schermo,sul
secondo sarebbe stato possibile osservare l’immagine di un altro oggetto e operare quindi
un confronto;sul terzo sarebbe stato proiettato un documento che avrebbe permesso,ad
esempio,di approfondire un aspetto specifico. In effetti Bush va molto nello specifico nel
descrivere il funzionamento del memex. Ogni microfilm sarebbe dovuto essere marcato sul
bordo da un codice identificativo del contenuto,recuperabile poi tramite il lettore
automatico;l’utente avrebbe così potuto scorrere microfilm contrassegnati dallo stesso
codice. Sarebbe inoltre stato possibile apporre lo stesso codice ad altri documenti
pertinenti. Sarebbe stato possibile inserire nel sistema altri documenti,sia manoscritti che
dattiloscritti,ma anche immagini. Tutti i documenti andavano però microfilmati e poi inseriti
nel sistema. L’utente infine avrebbe potuto memorizzare il percorso di lettura che sarebbe
quindi rimasto come traccia per future letture. Il memex cerca di ottenere le qualità di
virtualità e duttilità,facendo però ricorso a materiali tradizionali. Le tecnologie previste nel
progetto erano infatti la fotografia a secco e le cellule fotoelettriche. Quindi quando esce
l’articolo,il microfilm,nato negli anni ’30,stava perdendo il primato di tecnologia innovativa
e il progetto rischiava di essere obsoleto già al momento della pubblicazione. Stavano infatti
nascendo i computer. Bush non si appassionerà mai alla nuova tecnologia,esprimendo
persino scetticismo circa la possibilità di successo dei computer. Non stupisce quindi che nel
progetto non vengano prese in considerazione le nascenti tecnologie ma quelle degli anni
’30 di cui Bush era considerato il massimo esponente e che quindi sapeva di dominare
appieno. Nella narrazione del memex però vi è anche la sua negazione. Bush infatti dichiara
che il memex non sarà mai realizzato a causa dei costi troppo elevati,della mancanza di
utenti che avrebbero saputo usarlo e di specialisti in grado di ripararlo. Secondo Bush i
tempi non sono maturi perché il memex è troppo avanti rispetto allo stato attuale delle
cose. Dal punto di vista dello sviluppo tecnologico l’affermazione è errata. Come abbiamo
detto infatti il microfilm stava per essere superato dai computer,ma dal punto di vista
socioculturale ed economico l’affermazione è sicuramente vera. Tuttavia era necessario
parlare del memex come se esistesse. Credere nel memex era importante in quel preciso
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momento storico. Siamo infatti alla fine della seconda guerra mondiale e credere nel
memex significava credere in un futuro di pace e benessere raggiunti grazie allo sviluppo
tecnologico. Ma siamo anche negli anni del lancio della bomba atomica sul Giappone
proprio ad opera degli americani. Questo episodio aveva scatenato la reazione di un gran
numero di filosofi,studiosi e artisti di tutto il mondo che si erano schierati contro l’America e
in particolare contro il livello tecnologico raggiunto che aveva portato a conseguenze
estreme,come appunto la catastrofe della bomba atomica. Terminata la guerra quindi
l’articolo di Bush venne ripubblicato con alcune modifiche volte a sottolineare
maggiormente lo scopo politico dell’articolo stesso e a tentare una riabilitazione dello
scienziato americano,colpevole di aver costruito la bomba. Tutelare lo
scienziato,inoltre,significava tutelare il sogno americano di pace,benessere e progresso.
Appare quindi necessario difendersi dall’antiamericanismo ormai dilagante e riacquistare
credibilità. E anche ripubblicare l’articolo di Bush era funzionale allo scopo. Non solo perché
vennero inseriti disegni che avrebbero permesso di immaginare il nuovo,ma anche perché
l’articolo viene pubblicato su Life e quindi raggiunge un pubblico più ampio. Ma a quel
punto il memex non è nemmeno più una macchina specifica ma un simbolo di americanità.
Ted Nelson accoglie appieno le impostazioni teoriche e applicative di Licklider,mentre per
poter accogliere l’eredità di Bush deve operare alcune omissioni e interpretazioni. Non può
infatti accettare né le scelte progettuali né lo scopo politico dell’articolo. Tuttavia nel 1972
partecipa all’ Online Conference in Inghilterra presentando una relazione intitolata “Come
penseremo”,facendo quindi un esplicito riferimento a Bush. Si dalle prime righe Nelson si
dichiara in disaccordo con le scelte dell’online classico. Ritiene infatti che Bush con
l’espressione “indicizzazione analogica” non intendesse certo un’indicizzazione basata su
schemi di classificazione ma retta da salti associativi. Nelson accusa quindi la tecnologia
dell’informazione di aver semplicemente informatizzato una modalità di indicizzazione che
resta concettualmente ancorata alla tradizione. Il computer invece sarebbe potuto essere
funzionale ad un nuovo tipo di gestione e recupero di informazioni e anche ad un nuovo tipo
di documento. La tecnologia aveva subito molti cambiamenti arrivando ad uno sviluppo tale
che sarebbe stato possibile la creazione di questo nuovo documento,l’ipertesto,che anzi
dovrebbe diventare la forma di pubblicazione del futuro,non prevedendo più la stampa. In
“come penseremo” troviamo molti indizi dei cambiamenti in campo tecnologico avvenuti in
quegli anni. Se infatti lo stile narrativo è quello sempre molto personale di Nelson,il lessico è
quello tecnologico. Nelson non aveva partecipato al gruppo di ricerca di Arpa ed era quindi
rimasto escluso dalla comunità di scienziati che studiava il computer in rete. Tuttavia è ben
informato circa i risultati raggiunti da Licklider. Non a caso in “come penseremo” l’unico
nome citato è quello di Douglas Engelbart,uno dei più stetti collaboratori di Licklider. In
Engelbart Nelson individua una sorta di anima gemella,uno stesso modo di concepire il
computer al fine di promuovere una tecnologia intesa per tutti,in favore della libertà e della
creatività individuali e che si basa su un concetto di condivisione e collaborazione,che
porterà allo sviluppo e al rinnovamento delle istituzioni reticolari già esistenti. Quindi il
fulcro di tutto il discorso sull’ipertesto è la Rete. Nelson opera poi un confronto tra il suo
progetto e altri progetti affini,tra cui quello di Engelbart che aveva espresso idee simili.
Attraverso Engelbart si consolida anche il rapporto con Licklider. Questi nel 1968 aveva
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infatti pubblicato un articolo,The computer as a communication device,in cui racconta la sua
esperienza nell’assistere all’esperimento di connessione di una rete di terminali ad un
computer remoto. L’esperimento dimostrava la possibilità di connettere computer remoti e
difformi,e la modalità in remoto non era intesa solo per gruppi elitari. L’obiettivo ultimo era
infatti la diffusione capillare. Tale obiettivo è dimostrato anche dalla presenza nell’articolo
di illustrazioni che avevano lo scopo di aiutare il lettore nell’immaginare la forma delle cose
che verranno,e in particolare del computer,diventato ormai facile da usare e composto da
schermo,tastiera e mouse. Per le illustrazioni viene scelto il genere dei fumetti,uno dei
registri narrativi più comuni. È in questo modo che la controcultura si insinua nell’ambiente
scientifico. Inoltre il nuovo computer è trasparente. Quello che l’utente fa appare sullo
schermo. Si sta quindi realizzando quello che Licklider aveva predetto all’inizio del
decennio,ossia la simbiosi uomo-macchina.
Negli anni ’70 si affermano due modi di concepire il computer: come espressione elitaria e
quindi di potere, e come ricorsa condivisa e quindi per tutti. Nelson sarà uno dei maggiori
sostenitori di questa seconda linea,in particolare con il libro Computer Lib/Dream
Machine,che diventerà il testo sacro per il credo libertario dell’informatica. Il titolo propone
un gioco di parole: lib infatti significa sia “libreria” che “liberazione”. Quindi viene affermato
sia un manifesto politico di liberazione attraverso lo strumento del computer,sia un
manifesto poetico per un utilizzo libertario del computer. Anche la seconda parte del titolo
rimanda ad un duplice significato: Dream machine infatti sta ad indicare la macchina dei
sogni,appunto il computer,ma allo stesso tempo richiama Sex Machine e quindi un
movimento di liberazione più ampio che in quegli anni partiva dalla sfera pubblica,per
estendersi a quella privata e in particolare alla rivoluzione sessuale. Anche il mezzo di
distribuzione,cioè l’auto-pubblicazione,è parte del messaggio. Infatti la scelta editoriale
afferma l’ideale autarchico hippie: aggirare l’industria culturale con un oggetto auto-
costruito sviluppato autonomamente sia rispetto ai parametri socioculturali che alle leggi di
mercato. Computer lib/dream machine ebbe successo soprattutto negli ambienti giovanili. Il
fatto stesso di doversi procurare il libro fuori dai tradizionali canali del commercio librario
ribadiva il valore dell’ autonomia e creava il senso di appartenenza ad una comunità. Nelson
infatti invitava il lettore a mettersi in contatto con lui. Una volta acquistato e letto il libro,il
senso di empatia con l’autore era destinato a crescere,poiché il libro invitava il lettore a
condividere dei valori,presentandosi quindi come un manifesto,per promuovere quei valori
che avrebbero dovuto fornire i presupposti teorici alle nuove competenze informatiche.
Anche l’aspetto materiale del libro contribuisce a rinforzare il messaggio. Notiamo infatti un
utilizzo di segni di interpunzione inusuali all’interno del contesto delle discipline
umanistiche,ma tipiche dell’informatica. Inoltre i caratteri tipografici e le dimensioni variano
a seconda dell’effetto espressionistico che si vuole ottenere. Le frasi sono scritte su doppia
colonna,non giustificate a destra,talvolta rientrate,proprio come in una bozza scritta al
computer. Sono inoltre presenti elenchi,schemi e disegni di cui lo stesso Nelson è autore.
L’effetto complessivo è di grande vivacità e libertà. Il libro continua ad agitarsi,a muoversi
nella vivacità della pagina tipografica. Ogni blocco di testo,ogni cambiamento di
stile,dimensione,carattere è mimetico della scomposizione stessa del libro in blocchi e del
salto ipertestuale da un blocco all’altro. In questo caso quindi le scelte tipografiche hanno
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l’obiettivo di superare i limiti del supporto cartaceo e di suggerire l’idea del
movimento,proprio come dovrà fare l’ipertesto,pensato per il computer e non per la
stampa. Tale movimento è inserito all’interno del movimento del libro stesso,dando luogo
ad un doppio movimento. Infatti il libro,per poter essere letto deve essere capovolto.
Ruotandolo il testo si capovolge e leggiamo un altro testo. Da un lato Computer
Lib,dall’altro Dream Machine. A questo punto quindi avremo anche una doppia copertina.
Quella di C.L. è esplicita: un saluto a pugno chiuso;sopra il disegno il titolo in caratteri
grandi;un sottotitolo che invita più a “fare” che a leggere e un richiamo alla necessità di aver
consapevolezza del computer e non solo del saperlo usare. In D.M. viene proposto un
disegno di Nelson con una rivisitazione di Superman che vola dentro il grande schermo di un
computer;il titolo è posto in una nuvoletta,segno grafico che sta ad indicare i sogni e i
pensieri;inoltre viene sottolineata la necessità di sostenere una posizione certamente di
minoranza ma rivolta al futuro,all’esplorazione dei nuovi spazi della scrittura. Già
dall’aspetto materiale l’opera indica l’appartenenza ad una tradizione poetica e artistica che
fonda le sue radici nel concetto della contaminazione tra realtà e fantasia,ma anche tra
cultura alta e bassa. Sin dalla scelta del nome nelson aveva operato una contaminazione. Il
termine iperteso infatti deriva dai fumetti,e in particolare dalla parola “iperspazio”,ma si rifà
anche al lessico matematico e fisico,cioè dalle parole “iperpiano” e “ipernucleo”. Un altro
riferimento è il movimento artistico dell’iperrealismo. In Computer Lib/Dream Machine le
contaminazioni tra cultura alta e bassa sono innumerevoli; quindi il libro è il risultato di una
serie di contaminazioni operare a vari livelli sia rispetto al contenuto che allo stile. L’opera
ha l’obiettivo di porsi come uno strumento che permetta di contrastare l’analfabetismo
informatico voluto dalle classi egemoni,che cercano di imporre la complessità del gergo
tecnico e il mistero del funzionamento delle macchine come strumenti di controllo e di
potere. Secondo Nelson conoscere le tecnologie è quindi una via per
l’autodeterminazione;significa affrancarsi e lottare per la propria libertà ed autonomia.
Secondo Nelson,inoltre,analfabetismo informatico significa anche non avere
immaginazione,cioè non riuscire a prefigurarsi un mondo diverso dallo stato attuale delle
cose.
Proprio il tema della Immaginazione sarà centrale in Literary Machines. Questa è l’opera più
famosa di Nelson e che ha avuto numerose edizioni. La più fortunata è quella dl 1990. In
Literary Machines Nelson ribadisce cosa deve essere un ipertesto: una nuova concezione di
testualità in Rete,le cui unità discrete possono essere evidenziate e messe in connessione
tra loro tramite link,attivati sia dal lettore che dall’autore. Nelson inoltre arriva a definire
persino temi economici e legali,relativamente al copyright,tema che diventerà negli anni
sempre più di punta. In Literary Machines Nelson prende in esame i principali cambiamenti
avvenuti fino ad allora in campo informatico. Tra i principali vi è la diffusione del PC e delle
interfacce grafiche,lo sviluppo del supporto ottico,il CD-Rom,e la commercializzazione di
software per la creazione di ipertesti e in particolare di HyperCard. Nelson però non si lascia
irretire. Fin dagli anni ’60 aveva inteso l’ipertesto esclusivamente nella versione online. E
quindi per lui HyperCard non costituiva l’ipertesto che si stava aspettando,poiché si trattava
di un sistema chiuso operante in locale. È per questo motivo che egli arriva a sostenere che
nel 1990 l’ipertesto non è stato ancora realizzato. In realtà,anche se privo della qualità
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“indeterminate” tipica della rete,HyperCard ha sicuramente contribuito allo sviluppo del
concetto di ipertesto. Va inoltre considerato un altro aspetto e cioè l’uso del Cd in generale.
Questo infatti si era dimostrato un valido intermediario per rendere più fluido il passaggio
alla Rete,favorendo la consuetudine alla lettura da video e alla ricerca con uso degli
operatori logici. Il Cd ha quindi contribuito a far prendere familiarità all’utente rispetto ai
concetti chiave del’ipertestualità:multimedialità,fruizione a video,e interattività. Inoltre il Cd
aveva bassi costi,dimensioni ridotte e grafica a beneficio dell’utente. Fin dai primi anni
veniva venduto anche nelle edicole e aveva quindi un sistema di distribuzione reticolare e
fortemente diffuso sul territorio. In questo modo anche chi fino ad allora era rimasto
escluso dall’online a causa degli elevati costi di connessione e di abbonamento,o per la
scarsa diffusione sul territorio delle infrastrutture di rete, veniva finalmente investito
dall’onda informatica grazie al Cd. Secondo Nelson però per potersi abituare alla
dimensione ipertestuale della Rete non bisognava fare ricorso al Cd ma alle possibilità
offerte dalla letteratura. La letteratura è infatti un organismo stabile ma allo stesso tempo
in evoluzione. Si tratta di una rete di relazioni che influisce sul caso singolo ma a sua volta
viene influenzata e modificata dal carattere individuale nel momento in cui include un
nuovo genere,un nuovo stile,un nuovo autore. Quindi autori,opere,stili,temi costituiscono
una comunità di pari,un consesso di autorevolezza e a quel punto i singoli elementi non
sono più concepiti in senso cronologico ma spaziale. La tradizione letteraria infatti non è la
semplice somma degli elementi che vanno ad aggiungersi cronologicamente ma ogni
elemento entra in un sistema reticolare aumentandone il grado di complessità. Inoltre il
patrimonio letterario subisce altre modifiche e include nuovi link ogni volta che cambiano i
gusti dei lettori,cambiano le premesse socioculturale ed economiche o vengono messi in
evidenza alcuni autori piuttosto che altri. È per questo che l’ipertesto rappresenta il perfetto
omologo tecnologico del complesso sistema della tradizione letteraria. Quindi Literary
Machines è sia un libro di informatica che un manifesto di estetica contemporanea. Se la
tecnologia informatica fornirà gli strumenti per costruire una nuova forma di testualità, la
conoscenza della letteratura permetterà di comprendere quale sarà la nuova forma che la
testualità verrà ad assumere. Così come era avvenuto in Computer Lib/Dream Machine
anche in Literary Machines l’aspetto materiale del libro è di particolare rilevanza,poiché
cerca di rendere ipertestuale la fruizione del libro. I caratteri tipografici si alternano in stile e
dimensioni e sono presenti molti disegni. Particolare è la sezione delle dediche in cui
l’aspetto tipografico tende a dare monumentalità alla pagina. I dedicatari sono George
Orwell,ispiratore di concetti,e Douglas Engelbart,costruttore di oggetti. Inoltre la fruizione
ipertestuale a salti è resa anche con l’inserimento all’interno del testo di altri testi di diversi
autori. In L.M. il sistema ipertestuale viene denominato progetto Xanadu,e rivela quindi una
doppia natura,umanistica e tecnologica. Infatti la lettera X del nome rende immediatamente
futuribile un oggetto. Allo stesso tempo però Xanadu è anche una citazione letteraria
plurima. Le principali fonti di riferimento sono 3: la poesia di Samuel Taylor Coleridge “Kubla
Khan”,il film di Orson Wells “quarto potere”,e il racconto di fantascienza “the skills of
Xanadu” di Theodor Sturgeon. Si tratta quindi di 3 opere di diversa natura,appartenenti al
canone letterario alto,alla letteratura popolare e ad un contesto non letterario. Conoscere
le fonti ,e in particolare la poesia di Coleridge,è fondamentale per comprendere il progetto
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I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher bea.binaghi di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Abilità informatiche e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università La Sapienza - Uniroma1 o del prof Castellucci Paola.
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