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ANTIPERTENSIVI AD AZIONE MISTA (SIA CENTRALE CHE PERIFERICA)

1) FARMACI INTERFERENTI SUL SISTEMA RENINA-ANGIOTENSINA-ALDOSTERONE: il sistema Renina-Angiotensina-Aldosterone è riconosciuto tra i principali sistemi di regolazione dell'omeostasi cardiovascolare, per cui svolge un ruolo importante nella patogenesi dell'ipertensione arteriosa, nonché di altre patologie cardiovascolari come lo scompenso cardiaco.

Il pathway inizia con le cellule granulari delle arteriole afferenti dei nefroni, che secernono Renina. La liberazione di Renina è regolata da segnali provenienti dai seguenti sistemi recettoriali:

  • Barocettori delle pareti vasali (renali ed extrarenali), sensibili alle variazioni della pressione arteriosa (quando quest'ultima diminuisce, la Renina viene liberata).
  • Chemocettori situati lungo il tubulo distale del nefrone (che rappresentano la cosiddetta via della macula densa), specializzati nel rilevare la concentrazione di NaCl nel liquido tubulare.
In presenza di una riduzione della suddetta concentrazione, la macula densa trasmette dei segnali chimici alle cellule iuxtaglomerulari vicine, in modo da aumentare il rilascio di Renina ("feedback tubulo-glomerulare"). I recettori β-adrenergici, che riconoscono l'Adrenalina come mediatore; il legame da parte dell'Adrenalina o di altri agonisti recettoriali a tali recettori stimola la liberazione di Renina, mentre gli antagonisti dell'Adrenalina (β-bloccanti) la inibiscono. I recettori α-adrenergici, la cui stimolazione diminuisce la liberazione di Renina. +L'ipotensione, l'ipovolemia, la costrizione aortica soprarenale, la stenosi acuta dell'arteria renale, la deplezione cronica di Na, gli agenti β-adrenergici stimolanti, i vasodilatatori, il Glucagone, le prostaglandine, i diuretici e l'EDTA sono, pertanto, tutti fattori in grado di stimolare la liberazione di Renina. La secrezione di Renina, invece,

è inibita dai β-bloccanti, da agenti vasocostrittori (Vasopressina e Angiotensina), dalla Noradrenalina, dai mineralcorticoidi e dall’Aldosterone.

La Renina converte l’Angiotensinogeno (prodotto dal fegato) in Angiotensina I (ANG I).

Quando ANG I incontra l’enzima di conversione dell’angiotensina (ACE), si converte in Angiotensina II (ANG II).

L’ACE, contenente un atomo di zinco indispensabile per l’azione enzimatica, è una glicoproteina che, pur essendo particolarmente abbondante nel tessuto polmonare (dove avviene la massima parte della trasformazione dell’ANG I in ANG II), è stata ritrovata anche nel tessuto cerebrale, nell’endotelio vascolare, nella maggior parte dei liquidi organici, nell’orletto a spazzola dell’epitelio intestinale, nelle cellule epiteliali del tubulo prossimale del nefrone, nella prostata e nella linfa renale.

L'Angiotensina II è uno dei più potenti vasocostrittori.

del nostro organismo; legandosi ai recettori AT , agisce in vari modi:
  1. In modo diretto: vasocostringe direttamente le arteriole, inducendo un aumento della pressione sanguigna senza che siano avvenuti cambiamenti nel volume ematico. I recettori AT sono distribuiti prevalentemente a livello dei vasi sanguigni, dei reni, del surrene, del fegato, del polmone, del cervello, del cuore e dell'utero.
  2. In modo indiretto:
    • Attiva i recettori del centro di controllo cardiovascolare (CCCV) situato nel bulbo, che a loro volta aumentano l'attività simpatica sul cuore e sui vasi sanguigni, inducendo un aumento della gittata cardiaca e la vasocostrizione dei vasi, due risposte che aumentano sinergicamente la pressione arteriosa.
    • Stimola, legandosi a recettori situati nell'ipotalamo, la secrezione di Vasopressina (che induce il riassorbimento di acqua, come già detto) e il centro della sete (che induce l'ingestione fisica di liquidi, con un innalzamento
del volume ematico edunque della pressione arteriosa).
  1. Raggiunge la ghiandola surrenale, dove stimola la sintesi e il rilascio di Aldosterone, con conseguente ritenzione idrosalina ed aumento della volemia e della pressione arteriosa.
  2. Induce la sintesi di Endotelina, con un potenziamento della sua attività vasocostrittrice.
I farmaci che inibiscono il sistema Renina-Angiotensina possono agire su varie tappe di tale sistema, ma quelli utilizzati in campo terapeutico agiscono prevalentemente a 4 livelli:
  1. Inibizione dell'enzima di conversione (ACE) che trasforma l'ANG I in II (ACE-inibitori).
  2. Inibizione della liberazione di Renina, coinvolgendo i meccanismi principali di neurotrasmissione di tale liberazione (α-adrenergici stimolanti, β-adrenolitici).
  3. Blocco dei recettori di tipo AT dell'ANG II (Sartani).
  4. Inibitori diretti della Renina.

l'enzima e bloccando così la trasformazione dell'Angiotensina I in Angiotensina II. Di conseguenza, mentre da un lato aumenta la concentrazione plasmatica di ANG I, dall'altro si ha una riduzione significativa di Aldosterone plasmatico ed urinario, per cui viene indotta sia la diuresi, la natriuresi e la ritenzione di K. Inoltre, l'attività reninica plasmatica aumenta, a causa della soppressione del feedback negativo esercitato dall'ANG II sulla liberazione di Renina e a causa della riduzione della pressione di perfusione renale. Tali effetti determinano la riduzione delle resistenze vascolari sistemiche e polmonari e la riduzione della pressione arteriosa nel grande e nel piccolo circolo, senza che però si verifichi ritenzione idrosalina e tachicardia riflessa. Per tale motivo, sono farmaci di elezione nel:

  • Trattamento dell'ipertensione arteriosa: gli ACE-inibitori, quando utilizzati in monoterapia, normalizzano i livelli

Pressori in circa il 50% dei soggetti con ipertensione lieve-moderata; tale percentuale aumenta (80-90%) quando tali farmaci sono utilizzati in associazione con i diuretici. Molti trial clinici, infatti, hanno dimostrato che l'associazione di un ACE-inibitore con un diuretico determina una riduzione significativa dei valori pressori, molto più rispetto all'associazione di un β-bloccante e un diuretico, per non parlare del fatto che l'associazione di un ACE-inibitore e di un diuretico dà luogo ad un fenomeno di sinergismo positivo, in quanto l'attivazione del sistema Renina-Angiotensina-Aldosterone, secondaria al trattamento diuretico, viene annullata dall'ACE-inibitore. Inoltre gli ACE-inibitori, rispetto ad altre classi di farmaci antipertensivi, mostrano un migliore profilo di tollerabilità, che ne giustifica ampiamente il loro utilizzo come farmaci di prima scelta nel trattamento dell'ipertensione arteriosa.

Trattamento

dello scompenso cardiaco: a tale scopo vengono utilizzati per il loro effetto vasodilatatorio sul letto arteriolare, con conseguente riduzione delle resistenze periferiche totali e maggior afflusso di sangue al cuore; determinano anche una lieve venodilatazione, e rispetto ai farmaci vasodilatatori diretti non presentano fenomeni di tolleranza. Utilizzati, poi, in associazione ad un diuretico in pazienti con scompenso grave, sono in grado di prolungarne la sopravvivenza.

Trattamento complicanze aterosclerosi: gli ACE-inibitori hanno dimostrato di ridurre le lesioni aterosclerotiche carotidee, aortiche e coronariche con un effetto antiaterosclerotico diretto (migliorano la funzione endoteliale, stabilizzano la placca aterosclerotica, hanno un effetto antipiastrinico e antitrombotico e migliorano la compliance e il tono arteriolare); hanno anche un effetto antiproliferativo e antimigratorio sulle cellule muscolari lisce, su neutrofili e macrofagi.

Trattamento della cardiopatia

  1. ischemica
  2. Prevenzione dei danni post-infartuali: trial clinici condotti in pazienti con disfunzione ventricolare nel post-infarto hanno dimostrato una riduzione significativa degli eventi coronarici acuti in pazienti trattati con ACE-inibitori.
  3. Rallentamento della progressione della compromissione renale in pazienti diabetici e in alcune forme di patologia renale: tale protezione si attua attraverso la vasodilatazione dei letti arteriosi renali, con il conseguente aumento della filtrazione glomerulare.

Reazioni avverse: gli ACE-inibitori sono generalmente farmaci ben tollerati; le reazioni avverse possono essere attribuite sia al meccanismo d'azione che agli effetti non strettamente correlati al blocco del sistema Renina-Angiotensina-Aldosterone:

  • Tosse secca e stizzosa: è la più frequente reazione avversa quando si utilizzano ACE-inibitori (è presente in oltre il 50% dei casi) e compare generalmente dopo alcune settimane di terapia; il meccanismo
somministrazione) e che consiste in un edema localizzato a livello del viso, delle labbra, della lingua o della laringe. Può essere grave e richiedere un intervento medico immediato. È più comune nei pazienti di razza nera e in quelli con una storia familiare di angioedema. L'angioedema può anche verificarsi senza sintomi respiratori, ma solo con gonfiore delle estremità o dell'addome. In caso di angioedema, è necessario interrompere immediatamente l'uso dell'ACE-inibitore e consultare un medico. È importante sottolineare che gli effetti collaterali sopra descritti possono variare da individuo a individuo e che non tutti i pazienti che assumono ACE-inibitori li sperimentano. È fondamentale seguire le indicazioni del medico e segnalare qualsiasi effetto collaterale sospetto.somministrazione) come edema delle labbra, della lingua e dellabocca, e che può sfociare o meno in edema laringeo, evento che può risultare fatale. Insufficienza renale acuta: gli ACE-inibitori ritardano la progressione della compromissione renale in pazienti diabetici e in alcune forme di patologia renale, e sono pertanto utili nella malattia renale. Tuttavia, se è presente un’ostruzione dell’arteria renale, o il paziente è affetto da scompenso cardiaco severo, l’inibizione dell’enzima ACE non fa altro che peggiorare la funzione renale. Altre reazioni avverse: rash cutanei, disgeusia (che si manifesta come riduzione o perdita totale e transitoria della discriminazione gustativa, associata alla prevalenza per i sapori amari o metallici), neutropenia (evento reversibile che tende a scomparire entro tre settimane dalla sospensione del trattamento) e proteinuria. Interazioni: in generale, l’assorbimento degli ACE-inibitori

Il testo può essere ridotto in presenza di cibo; è preferibile, dunque, somministrare tali farmaci lontano dai pasti.

Interazioni di tipo farmacologico sono state documentate con i FANS, probabilmente per l'interferenza di questi ultimi con il sistema prostaglandinico. Inoltre, gli ACE-inibitori posseggono un el

Dettagli
A.A. 2021-2022
88 pagine
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SSD Scienze biologiche BIO/14 Farmacologia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Electric_Indigo di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Farmacologia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Catania o del prof Parenti Carmela.