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ANTAGONISTI
Gli antagonisti sono farmaci che si legano con alta affinità ai recettori, ma non sono in grado
di indurre di per sé una risposta biologica.
Devono il loro effetto terapeutico alla concomitante inibizione del segnale mediato
dall’agonista endogeno che agisce attraverso lo stesso recettore.
Gli antagonisti vengono classificati in:
- Antagonisti competitivi
- Antagonisti non competitivi
Antagonista competitivo= farmaco che compete con l’agonista endogeno o non per lo stesso
sito di legame del recettore.
Antagonista non competitivo= farmaco in grado di legare il recettore in siti differenti dal sito di
binding per l’agonista. Il legame dell’antagonista non competitivo al recettore può alterare la
capacità del recettore di attivare il suo segnale intracellulare oppure la conformazione del sito di
binding per l’agonista.
Come varia la curva dose-risposta di un agonista in presenza di un antagonista
competitivo(SLIDE): in presenza di un antagonista competitivo aumenta l’EC dell’agonista e
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quindi diminuisce la potenza dell’agonista e pertanto la curva dose-risposta dell’agonista si
sposta verso destra, l’efficacia dell’agonista però non cambia (cambia la sua potenza).
L’antagonista può essere sormontato, ovvero si può generare lo stesso effetto massimo ottenuto in
assenza dell’antagonista, aumentando la concentrazione dell’agonista.
L’efficacia di un antagonista dipende dalla sua affinità per il recettore rispetto all’affinità
dell’agonista.
Come varia la curva dose-effetto di un agonista in presenza di un antagonista non
competitivo(SLIDE): in presenza di un antagonista non competitivo, l’efficacia dell’agonista
diminuisce ma non la sua potenza (ED ).
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La potenza dell’agonista non cambia perché l’antagonista non competitivo lascia libero
l’agonista di legare il recettore al suo sito di binding; l’efficacia dell’agonista si riduce perché la
presenza dell’antagonista non competitivo può alterare o la conformazione del sito di binding
dell’agonista o la capacità del recettore di attivare il suo segnale intracellulare, per cui dagli eventi
di legame del recettore non scaturiscono più allo stesso modo gli eventi che danno origine alla
risposta biologica, quindi l’efficacia massima non è più raggiunta.
In presenza di un antagonista non competitivo, pur aumentando la dose di agonista, l’effetto che si
aveva in assenza dell’agonista non competitivo, non è più raggiungibile.
Farmacologicamente è più utile sviluppare un antagonista non competitivo perché:
- Qualunque siano gli adattamenti alle variazioni della concentrazione dell’agonista endogeno, l’effetto
del farmaco antagonista non viene perso (anche aumentando la concentrazione dell’agonista
endogeno).
- Legandosi a siti differenti rispetto al sito di legame dell’agonista endogeno, è possibile variare la
modulazione di questo recettore Si parla di modulatori recettoriali:
Modulatori positivi (agonisti come tipo di effetto che determinano) = il legame di questi
farmaci con un sito allosterico di un recettore può implementare la risposta evocata
dall’agonista legato a questo recettore, favorendo il tempo di permanenza dell’agonista a
livello del suo sito di binding o aumentando l’affinità dello stesso per il sito di legame.
Modulatori negativi (antagonisti non competitivi) = il legame di questi farmaci diminuisce
l’effetto dell’agonista legato a questo recettore, attraverso un cambiamento conformazione
del sito di binding per l’agonista o un’alterazione della capacità del recettore di attivare il suo
segnale intracellulare.
X es. benzodiazepine: modulatori allosterici del loro recettore
All’esame chiede:
- Disegnare curva dose-risposta di un antagonista (non competitivo/competitivo): è una retta 0.
- Disegnare come varia la curva di un agonista in presenza di un antagonista competitivo o non
competitivo
- Disegna curva dose-risposta di un modulatore positivo: è una retta 0 (da solo, cioè in assenza del
ligando endogeno, lega il recettore ma non è in grado di dare origine a una risposta biologica).
DEFINIZIONI:
Agonista= ligando farmacologico che, attraverso il legame con un recettore, evoca una risposta
biologica analoga a quella dell’agonista endogeno.
Agonista pieno= ligando farmacologico che, attraverso il legame con un recettore, è in grado di
dare origine a un effetto massimo. Ha α=1
Agonista parziale= ligando farmacologico che, attraverso il legame con un recettore, non è in
grado di dare origine a un effetto massimo pur occupando tutti i recettori. Ha 0<α<1
ANTAGONISMO FARMACOLOGICO NON-RECETTORIALE
• Antagonismo funzionale: due agonisti che agiscono su due recettori differenti sullo stesso
tessuto ma producono effetti opposti sulla stessa funzione fisiologica.
X es.
Agonista del recettore β-adrenergico dà vasodilatazione
Agonista del recettore α-adrenergici dà vasocostrizione
→ È possibile regolare attraverso un antagonismo funzionale, le risposte fisiologiche che nel
nostro organismo sono date quasi sempre dall’equilibrio tra due sistemi che agiscono in
maniera opposta.
• Antagonismo fisico: due agonisti che agiscono su due recettori in organi differenti producono
due effetti biologici che si contrastano.
• Antagonismo farmacocinetico: interazione di due farmaci a livello di assorbimento,
distribuzione, metabolismo o eliminazione (caso più frequente e visto in precedenza)
• Antagonismo chimico: due farmaci che interagiscono chimicamente con conseguente
annullamento della loro azione (antagonismo per neutralizzazione).
MECCANISMO RECETTORIALE CHE SOTTENDE ALL’EFFETTO DI UN FARMACO CHE
AGISCE DA AGONISTA PARZIALE
Il recettore esiste in uno stato inattivo e attivo cioè in grado di dare origine a una risposta
intracellulare.
Agonista pieno: lega il recettore e sposta l’equilibrio dello stesso verso la forma attiva del
recettore.
Antagonista: lega il recettore e sposta l’equilibrio dello stesso verso la forma inattiva.
Agonisti parziali: 3 ipotesi per spiegare la loro azione.
1^ ipotesi: nonostante una buona attività, l’agonista parziale non è in grado di spostare
completamente e permanentemente l’equilibrio verso la forma attiva del recettore e quindi,
dal punto di vista quantitativo, non si raggiunge la risposta massima che si raggiungerebbe con
l’agonista pieno.
2^ ipotesi: l’agonista parziale si lega in due modi diversi al recettore: in alcuni casi l’agonista
parziale si comporta come agonista pieno e quindi il legame al recettore sposta l’equilibrio verso la
forma attiva dello stesso, in altri casi l’agonista parziale si comporta come antagonista cioè sposta
l’equilibrio verso la sua forma inattiva.
L’effetto finale, che sarà sempre < dell’effetto massimo possibile, sarà dato dalla discrepanza tra i
recettori mantenuti nello stato inattivo e i recettori mantenuti nello stato attivo.
3^ ipotesi: mentre per un agonista pieno o un antagonista si può pensare che ogni evento di
legame sia un evento unico che non influenza la capacità di un’altra molecola di agonista o di
antagonista di legare altri recettori, nel caso di un antagonista parziale, invece, il legame a un
recettore influenza la capacità di un’altra molecola di agonista di legare un altro recettore
(influenza negativamente la formazione di altri complessi attivi) non ci sarà mai una situazione in
cui tutti i recettori sono attivati permanentemente e completamente che si ha invece nel caso di un
agonista pieno.
AGONISTA INVERSO
Agonista inverso= ligando farmacologico che, attraverso il legame con un recettore, dà origine a
una risposta biologica opposta a quella evocata dall’agonista endogeno. (SLIDE curva dose-
risposta)
L’agonista inverso può essere agonista inverso pieno o agonista inverso parziale:
• Agonista inverso pieno se α= -1
• Agonista inverso parziale se 0<α<-1
Gli agonisti inversi sono farmaci che agiscono sui recettori con attività costitutiva, ossia recettori
che nella loro dinamica non solo esistono in uno stato conformazionale inattivo o attivo dopo
l’interazione con il ligando, ma sono recettori in grado di attivare il loro pathway intracellulare
in assenza del ligando.
Gli agonisti inversi, legandosi a questi recettori, ne determineranno lo spostamento verso lo
stato inattivo.
SAGGI DI BINDING RECETTORIALE
Studiano l’affinità di un potenziale ligando farmacologico per il suo recettore.
Per sapere se è la molecola “x” sviluppata chimicamente per essere un ligando del recettore y, è in
grado di legarlo con un’affinità tale per cui ci sia un effetto biologico, si effettuano i saggi di binding
recettoriale.
Successivamente, per determinare la tipologia di ligando farmacologico recettoriale (agonista,
agonista parziale, antagonista etc…), si costruisce la curva dose-risposta.
SAGGIO DI BIDING PER SATURAZIONE
Se è possibile marcare il farmaco in studio con un radioisotopo, si effettua un saggio di binding
per saturazione.
Descrizione principio:
1. Marco con isotopo radioattivo il farmaco in studio, in modo tale da poter seguire, attraverso
l’emissione di radioattività, il farmaco. (Si utilizza la tecnica di marcatura con radioisotopi perché,
siccome attraverso la marcatura del farmaco si vuole studiare la formazione del complesso farmaco-recettore e
poiché i livelli di espressione fisiologici dei recettori sono bassi rispetto alle capacità che si hanno di rilevarli in
laboratorio, questa tecnica ha una notevole sensibilità).
2. Incubo il farmaco in studio con un preparato biologico che contiene il recettore verso cui si
vuole studiare l’affinità.
Incubo per un tempo sufficiente affinché avvenga la reazione di formazione del complesso
farmaco-recettore. Viene incubata una quantità fissa del preparato biologico - il che
sottende che ci sarà un n° fisso di recettori - in presenza di concentrazioni crescenti del
farmaco radiomarcato.
3. Se il farmaco mostra affinità per il recettore, all’aumentare della [radioligando] ci sarà un
aumento dei complessi farmaco-recettore fino a saturazione dei recettori presenti.
4. Per valutare la radioattività solamente del farmaco legato al recettore e non del
farmaco libero, occorre separare in ogni provetta il complesso farmaco-recettore dal
radioligando libero.
(Vedi sotto i 3 modi).
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