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DEPOSIZIONE (PALA BAGLIONI)
Commissionata per la famiglia Baglioni, Michelangelo
rappresenta il trasporto del Cristo morto alludendo alla
morte del figlio della committente (forse ritratto al centro). A
lato la Vergine sorretta da dame.
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La composizione risulta classica ma con uno stile naturale, dove le figure risultano più
esili e aggraziate e con un dolore più controllato e meno tormentato di quelle del
Michelangelo.
I colori sono forti e netti, lontani dallo sfumato di Leonardo.
I RITRATTI DI AGNOLO DONI E MADDALENA STROZZI
Gli sposi ritratti a mezzo busto, di tre quarti, entrambi con lo sguardo
rivolso verso lo spettatore, con sfondo una veduta di colline e un
vasto cielo. Agnolo siede su una terrazza (di cui si intravede la
balaustra), il viso dai lineamenti marcati e decisi riflettono quello che
era il ruolo dei mercanti fiorentini. Il pittore qui si è concentrato sui nitori
dei contorni e sui capi da mercante indossati: il cappello e il corsetto di
velluto nero, quasi tangibile. Maddalena,
chiaramente ispirata alla Gioconda, la ritrae in
modo realistico in tutte le sue imperfezioni, cercando però di
ammorbidire i lineamenti. Anche qui notevole importanza la
si da alle stoffe e ai gioielli indossati, simbolo di statu sociale. Dal
punto di vista stilistico i due ritratti non hanno ancora raggiunto la
maturità espressiva e comunicativa che faranno di Rafaello il
ritrattista per eccezione insieme a Tiziano.
MADONNE CON INFLUENZA LEONARDESCA (SCHEMA PIRAMIDALE) :
MADONNA CON BAMBINO E SAN GIOVANNINO (LA BELLA GIARDINIERA)
Qui Raffaello rappresenta l’incontro fra la Vergine, Gesù e san
Giovannino. Di chiara impronta leonardesca sono gli sguardi e la
fusione delle figure con il paesaggio, anche se l’insieme è meno
misterioso ma più chiaro. Il volume dei panneggi invece è dato dalle
influenze di Michelangelo.
LA MADONNA DEL CARDELLINO
Il dipinto, destinato alla devozione privata, raffigura la
Vergine seduta con un libro in mano (simbolo di
Sapienza Divina), che con un gesto avvicina
Giovannino al Bambino, protetto fra le ginocchia della
madre a cui il piccolo santo offre un cardellino (simbolo
di Passione). L’opera risente sia l’influsso di
Leonardo, riconducibile alla costruzione piramidale e
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l’uso del morbido sfumato, che quello di Michelangelo, che si rivela nella volumetria
dei corpi. L’opera testimonia un’elevata attenzione all’equilibrio della composizione al
fine di trovare perfetta armonia tra l’ambiente e le figure.
LA TRASFIGURAZIONE
L’opera riunisce due episodi evangelici: la trasfigurazione di
Cristo tra Elia e Mosè alla presenza degli Apostoli e la
guarigione di un fanciullo indemoniato. La figura di Cristo,
circondata da una luce sovrannaturale, riunisce idealmente le
due scene.
Il quadro si divide quindi in tre:
Nella parte superiore l’atmosfera è calma, caratterizzata da
- toni chiarissimi
In quella mediana il turbamento degli apostoli e i colori accesi
- delle vesti introducono all’agitazione della parte inferiore
Nella parte inferiore i toni sono caldi e forte è il movimento
- della scena dato da braccia e corpi.
LE STANZE VATICANE
Nel 1508 papa Giulio II decise di affidare al solo Raffaello la decorazione delle lunette
superiori di quattro stanze degli appartamenti papali. A Raffaello viene data una totale
libertà nel dipingere.
LA STANZA DELLA SEGNATURA
- DISPUTA SUL SANTISSIMO SACRAMENTO
L’opera vuole rappresentare una perfetta
simbiosi tra la scienza e la fede. I
personaggi sono disposti su due fasce
sovrappostte a semicerchi: in alto la
Santissima trinità con santi e apostoli, in
basso, intorno all’altare con l’ostia
consacrata, sono disposti teologi, dottori,
papi, letterati e artisti (quali Dante e
Bramante). La caratteristica spiccante dell’opera è un andamento
curvilineo che si armonizza con la forma della lunetta.
LA SCUOLA DI ATENE
Opera che vuole celebrare la possibilità di conoscere il vero
attraverso scienza e filosofia. Al di sotto delle volte a botte di
una maestosa navata (il tempio del sapere) sono raffigurati i più
celebri filosofi dell’antichità mentre dicutono sulle rispettive teorie.
Al centro Platone, raffigurato con il viso di Leonardo da Vinci che
indica il cielo. Nel quadro è raffigurato anche l’autore stesso, indice
di una nuova consapevolezza del ruolo sociale che aveva.
Caratteristica di quest’opera è l’architettura maestosa e scenografica
LA STANZA DI ELIODORO
-
La stanza venne concepita durante la crisi politica del papa Giulio II. Gli affreschi vogliono
ribadire l’appoggio divino all’operato della Chiesa
CACCIATA DI ELIODORO DAL TEMPIO
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L’opera rappresenta un episodio narrato
dall’Antico Testamento in cui viene confermato
il diritto della Chiesa di possedere beni
materiali. La scena si svolge all’interno di una
navata coperta da volte dorate con cupolte di
sequenza. Al centro il sacerdote invoca l’aiuto
divino, a destra angeli armati scacciano i ladri
dalla chiesa, mentre a sinistra siede papa Giulio
II dietro a vedove e orfani. Chiaroscuro e
perfetta resa anatomica ci indicano una
possibile influenza michelangiolesca della Cappella Sistina.
LIBERAZIONE DI SAN PIETRO DAL CARCERE
Il racconto è suddiviso in quest’opera in tre scene:
al centro un angelo sveglia San Pietro, a destra
essi escono dalla prigione mentre a sinistra i soldati
si svegliano per inseguirli. Elemento che li
accomuna è la luce, espressa da varie fonti
(fiaccola, l’angelo e la luna). L’episodio vuole
dimostrare come l’aiuto divino sia stato sempre
attivo nei confronti del papato a partire dal
primo pontefice.
GIULIO ROMANO
1499 -> nasce a Roma
1. Formazione presso la bottega di Raffaello Sazio
2. 1520 -> eredita la bottega
3. Viaggia tra Pozzuoli, Napoli e Campagna
4. Torna a Roma
5. Palazzo Adimari Salviati
1. Villa Lante
2. Palazzo Maccarani Stati
3.
1524 -> Mantova
6. Villa Marmirolo (andata distrutta)
4. Palazzo Te
5.
1526 -> sovraintendente delle architetture e delle produzioni artistiche della Corte di
7. Gonzaga
1530-1540 -> molteplici progetti per rimodernare Mantova
8. 1546 -> muore a Mantova
9.
L'attività di corte svolta a Mantova, segna profondamente il volto della città padana e la
cultura stessa dell'Italia settentrionale.
Lo scopo perseguito da Giulio e dai suoi committenti era il rinnovamento della città.
Giulio Romano, aveva appreso da Raffaello
l'organizzazione di grandi cantieri artistici
e poteva far fronte a molti incarichi
contemporaneamente.
PALAZZO TE 14
A partire dal 1526, Giulio Romano incomincia a lavorar al Palazzo Te, costruito poco fuori
Mantova. L'idea originaria era costruire una villa suburbana destinata a ospitare lo svago
del marchese Federico, ma questo progetto si sviluppa in qualcosa di più grandioso man
mano che il complesso prende forma.
Giulio concepisce l'edificio a pianta quadrata e gli affianca un grande giardino chiuso da
un'esedra.
Il cortile è scandito sui quattro lati da un colonnato dorico.
Il progetto ricorda Villa Madama di Raffaello e il complesso di Belvedere
di Bramante.
Gli affreschi segnano il definitivo superamento del periodo
rinascimentale.
Nella Sala dei Giganti viene celebrato il trionfo di Carlo V sui suoi nemici,
annientati e schiacciati dal poderoso turbine.
Romano esprime il suo gusto per la varietà e per il mutamento artistico:
diversità di trattamento della superficie muraria
10. confini mascherati tra pavimento e pareti
11. coinvolgimento dello spettatore
12.
Tutti gli ambienti interni sono progettati e decorati in modo diverso.
TOSCANA
A Firenze, i pittori della nuova generazione non posso sfuggire al confronto con le opere
lasciate in città da Leonardo, Michelangelo e Raffaello.
ANDREA DEL SARTO
Anche per l'attività di Andrea sono fondamentali le opere fiorentine di Leonardo,
Michelangelo e Raffaello. Nasce a Firenze nel 1486 e fin da subito si trova a dover
occupare uno spazio lasciato vuoto dalla partenza di Raffaello e Leonardo.
Particolarmente interessanti sono gli affreschi con Storie del Battista dove si vedono le
diverse tecniche pittoriche utilizzare da Andrea.
Andrea riesce a unire elementi difficili come il chiaroscuro atmosferico di Leonardo, il
risalto plastico di Michelangelo e il classicismo compositivo di Raffaello.
L'ultima opera è la Madonna in gloria e quattro santi che sembra anticipare motivi
iconografici e devozione lì che troveranno ampio sviluppo nella pittura della seconda metà
del secolo.
Muore a Firenze nel 1530.
PONTORMO
Allievo di Andrea Del Sarto, è una delle personalità centrali della pittura
Fiorentina a partire dalla fine del secondo decennio del secolo.
Fin da giovane studia presso Leonardo, Pierò di Cosimo e Mariotto
Albertinelli per poi incontrare Andrea Del Sarto.
Partecipa al l'esecuzione dei dipinti per la camera nuziale di Pierfrancesco
Borgherini, raffiguranti le storie di Giuseppe ebreo. Si distacca dalle opere
degli altri artisti soprattutto per la complessa organizzazione degli spazi e
per la narrazione. Le figure non sono disposte in modo regolare e
simmetrico, ma disposte lungo una diagonale e assumono espressioni
caricate. 15
Le sue opere nascono da una lunga meditazione intellettuale dove unisce la ricerca
volumetrica di Leonardo e lo sfumato luminoso di Michelangelo.
Un punto di estrema chiusura con il passato è rappresentato nei lavori per la decorazione
della Cappella Capponi; nel Trasporto di Cristo al sepolcro, il Pontormo elimina qualsiasi
accenno ambientale e inserisce i soggetti in uno spazio indistinto, ambiguo e privo di punti
di riferimento. I gesti sono molto enfatici e i volti carichi di tensione espressiva. La stesura
del colore è compatta e smaltata e nel complesso l'immagine risulta carica di
intellettualismo.
ROSSO FIORENTINO
Simile a quello del Pontormo è la strada stilistica di Rosso Fiorentino. Come il Pontormo,
anche lui è discepolo di Andrea Del Sarto e animato dal desiderio di un profondo
rinnovamento. La sua scelta è caratteristica: senza dimenticare attenti riferimenti
ai grandi contemporanei come Michelangelo, avvia un singolare recupero
della deformazione espressiva.
Nella Deposizione dalla croce si nota come la prospettiva presenti delle
soluzioni paradossali, come l'incrocio tra la Croce e le tre scale sullo sfondo
di un cielo compatto e privo di profondi