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LA PITTURA ITALIANA NEL 200: L'ANTICO, BISANZIO E IL MONDO GRECO
Il 200 è 300, sono i secoli della nascita di una pittura che si distingue dal linguaggio comune bizantino che aveva interessati i paesi che si affacciano sul mediterraneo dall'età tardo antica al presente.
GIORGIO VASARI "proemio delle vite"
Testo su cui si fonda la ricostruzione storica dell'arte in Italia. Fiorentino centesco: non è una storia fatta per pura volontà, ma con fine da dimostrare (che tutto ciò che è rinnovamento in campo scultore, pittorico e architettonico - nasce a Firenze, per questo fiorentino centravo). L'arte paleocristiana è lo sviluppo, sono un imbarbarimento della maniera antica. La cosa vecchia è giusto da abbandonare per inventare nuove modalità espressive in campo pittorico. Quelle città in maniera vecchia si esprimevano con linea e colore - no tecnica che gli consente di restituire.
qualcosa conforme al dato di natura, perché linguaggio su questi due elementi astratti. Vasari certe cose non le conosce e crede che appartengono a queste epoche cose che in realtà non appartengono. Immagini che sembrano quasi mostruose per come tradiscono la realtà. È una condanna come era quella di Petrarca. Da Giotto in avanti le cose iniziano a cambiare.
Immagini che Vasari poteva aver visto e sembrava roba vecchia:
"Tavola reliquiario: madonna con bambino tra angeli"
Tavola altare imponente lavorata a rilievo. Come una cornice che contiene figurazioni, angeli. Vediamo Maria che va al sepolcro e Angelo che dice che cristo è risorto, Maria è un trono, dorata e dipinta. Opera monumentale, raffinata, realizzata con materiali di alto costo. Vasari la cita come idea di cosa che ci siamo lasciati alle spalle.
"Madonna con bambino"
Copia di pittore di icone bizantino.
"Pisa, San Michele degli Scalzi"
Quando lavora una
maestranza bizantina. Cristo rappresentato secondo stilemi orientali che non conosciamo molto bene. Opera realizzata su importante chiesa, alla stessa maestranza bizantina viene dato il compito di decorare il battistero di Pisa. Nel 1203 a Pisa si pensava che avere una maestranza di scultori bizantini che lavoravano in modo diverso dagli occidentali interpretasse lo stile come qualcosa di grandioso e imperiale. Le immagini erano diverse da come le recepiva Vasari, che parla nella sua introduzione di certi scultori greci che lavorano nel battistero di Pisa. La percezione di queste cose era diversa. Questa è l'architrave della porta del battistero. "Diesis cristo" è scritto un mosaico nero su fondo oro, in latino. "Crocifisso di San Matteo" In questi anni arrivano anche grandi pittori bizantini. Capolavoro della pittura europea del 200. Attorno alle vicende post morte di cristo. Immagine che diventa il prototipo di nuovi modi di rappresentare il cristo crocifisso che andranno avanti fino alla fine.del XII.Modello cristo morto, capo clonato su spalla sx, legno croce espanso in tavole laterali per far posto alle spolette, anche bracciper tabelle laterali e la cimasa.Sotto i piedi c'è il golgota, roccia con buco nel quale è incastrato il cranio di Adamo - secondo tradizione la croce sarebbe stata piantata sul mondo dice era stato sepolto Adamo.
"Madonna"Si chiamava Nello, ma manca un pezzo iniziale. Viene fatto da italiano a Pisa con tecnica tempera è oro su tavola.
"Croce"Cristo diverso, cristo vivo. Dal XII si fanno in Italia cristi vivi. Lo schema figurativo è quello che abbiamo visto prima. Questa è una copia di quel modello che aveva suscitato repliche. Un uomo del Medioevo vedeva gli elementi analoghi di tipo compositivo.
"Lucca, bottega fa lavori che fanno per tutta la Toscana""San Francesco"Nella chiave bizantina di rappr santi che sono morti da poco.Fatta bottega lucchese fatta per la
La chiesa di Pescia è un dossale d'altare. È bidimensionale su fondo oro, con scene principali della sua storia. Chi fa la svolta è un altro pittore pisano, Giunta. Al contrario dei Berlinghieri che propongono il crocifisso vivo in croce, sviluppano l'idea bizantina del cristo morto che viene incontro al nuovo modo di concepire la religione come qualcosa di profondamente umano. Dio ha scelto di diventare più uomo degli uomini incarnandosi in un cristo. Accetta di morire soffrendo sulla croce. Dio che soffre il patimento è qualcosa di superumano, sfida gli elementi che caratterizzano l'essere umani. Trovano connotazione umana nel dolore, allora lui inventa nuovi tipi di crocifisso. Il cui prototipo fu fatto da Giunta per la basilica superiore di Assisi. Prima che andasse perduto per sempre si riuscì a ridisegnarlo... in ginocchio. Tra i due muri della navata ci sono mensole sulle quali c'era steso un grande trave, sopra il quale poggiava il crocifisso che era.
tenuto da tiranti a soffitto. "Croce, Pisano" Per un tipo di devozione non generalizzata, non in ambiente come navata chiesa. Cristo morbidamente rappr. "Giunta, San Francesco" Sei miracoli post morte farti da lui attorno. "Croce, giunta slide 18" Queste croci sono simili e con grandezze diverse. Vasari nota sfaldamento tra linea e contorno. Quello di Giotto è con colorimerellari e non c'è linea di contorno. "Croce slide 19 Nella chiesa di San Domenico a Bologna.
Le croci di Giunta Pisano A indirizzare la trasformazione del Christus triumphans in un vero e proprio Cristo sofferente sulla croce fu invece il pittore pisano Giunta Capitini, che con i suoi crocifissi determinò una svolta stilistica e iconografica così incisiva da lasciare una forte impronta nell'arte di Cimabue. Giunta nel 1236 fu incaricato da frate Elia di realizzare un crocifisso per la basilica superiore di Assisi. Intorno al 1250, egli ricevette il
medesimo incarico dai Domenicani. In esso il corpo di Gesù s'inarca vistosamente, invadendo il tabellone con il fianco destro: la posa ha una sua eleganza di timbro già gotico. Le orbite scavate da solchi netti, come se fossero intagliate nel legno, e la smorfia amara della bocca piegata all'ingiù denotano umana sofferenza e muovono a compassione, anche se la struttura anatomica è ancora serrata nella gabbia dei tradizionali schemi lineari bizantini, che il forte chiaroscuro rende solo un po' meno astratti, suggerendone il risalto volumetrico.
"Verrai renani, vetrate con scene dell'antico e del nuovo testamento"
Dopo il completamento e la consacrazione della basilica, siamo nel quarto decennio del 200; inizia la intensa stagione degli interventi decorativi. Quella che gli architetti avevano lasciato era un grande capannone in muratura con membrature in evidenza. La struttura con pareti lisce, nei muri c'erano pilastri su cui
cadevano spunte volte. I contrafforti esterni servono a contenere anche le spinte trasversali. Per fare le vetrate vengono convocati vetrari Renani, tedeschi - sono gli elementi decorativi più antichi della basilica. Nella zona sopra il papa che è li sotto. Nella basilica inferiore invece viene iniziata in parte demolendo in parte conservando, la più antica basilichetta dove era stato tenuto il santo. Viene fatto il primo ciclo decorativo francescano. "C'erano scene antiche testamento della vita di cristo e San Francesco" Disposte faccia a faccia in modo che ci sia corrispondenza. "Maestro del tesoro" 27 Prob era il dossale della basilichetta che è stata distrutta. Era rappresentato come un'icona. "Vetrate transetto" Fa maestranza francese. "Maestro di s Francesco slide 27" Ai maestri stranieri si affiancano italiani. "Maestranze inglesi" Lavorano e realizzano tutto ciò che sta dal piano delle colonnine in su.
Non lavorano ad affresco perché non conoscono tecniche per fare veloce. 1274-5 anni in cui Roma conosce grande rilancio per quanto riguarda le committenze artistiche. "Maestranze siciliane e romane" Già all'inizio del 200 chiamati maestri siciliani. Viene dato loro il compito di realizzare mosaici per San Pietro. Vediamo il mosaico dell'abside di San Pietro rifatto in questo momento. "A Roma vengono grandi pittori" La maestranza più importante lavora qui. "Sacello intitolato a Papa Silvestro con storie di Costantino" Scene vivaci. "Anagni" Grande stanza coperta a volta a crociera, decorata completamente sulle volte e i muri. Il lavoro che si sta facendo viene riconosciuto ed interpretato. "Marcovaldo a Firenze" Marcovaldo è colui che ha attuato il programma iconografico. CIMABUE, Cenni di pepo Protagonista degli anni '70 della pittura italiana. "Le vite di Vasari" "Croce" Cristo magro, con un antinaturalistico sottrarsi alle.Leggi della gravità. Non è naturale, ma ha un carattere rude nel modellato, che da un effetto commovente anche senza piena identificazione con lui. Sembra la pelle di uno squalo.
Croci di Cimabue
Una quindicina di anni dopo, nella chiesa di San Domenico ad Arezzo, compare la prima opera a noi nota di Cimabue, un crocifisso in cui il pittore fiorentino mostra di essere già un maestro affermato, non un giovane agli esordi, ma anche di aver ricevuto e assimilato fino in fondo la lezione del pittore pisano. Il fatto che egli ricalchi la formula iconografica del crocifisso bolognese nel disegno della croce, nelle figure che compaiono nei terminali, nella posa del Cristo e persino nella simulazione di una preziosa stoffa, che sostituisce le tradizionali scene figurate negli scomparti del tabellone, non sarebbe, di per sé, significativo: è probabile che il contratto stesso prevedesse che l'artista si dovesse ispirare al modello eseguito da Giunta per la casa.
madre dei Domenicani. Cimabue non si è limitato a questo, perché mostra di aver voluto imitare il pisano anche in molte particolarità stilistiche: la distribuzione delle luci e delle ombre, le profonde unghiate che solcano le orbite e la guancia, la piega amara della bocca, la spigolosa definizione schematica della canna nasale e del modo in cui la radice del naso s'innesta nella fronte, spartendo le cavità oculari. Cimabue mostra già una sua personalità autonoma: il torace di Cristo è più robusto e espanso, i capelli e i riccioli sparsi sulle spalle meno schematici e più naturali, il motivo decorativo della finta stoffa più complesso. Egli riuscirà però a liberarsi dell'ascendente stilistico di Giunta e a compiere un autonomo balzo in avanti nella riduzione dal "greco" al "moderno" solo dopo aver assimilato a pieno la lezione dell'arte classica appresa a Roma.
dalla sua morte quando il suo allievo, Taddeo Gaddi, completò il lavoro. Il crocifisso di Cimabue è considerato uno dei capolavori dell'arte medievale e rappresenta un importante punto di svolta nella storia dell'arte italiana. La sua grandezza e maestosità sono evidenti fin dal primo sguardo. La figura di Cristo, con le braccia aperte e il corpo sofferente, domina l'intera composizione. I dettagli anatomici, come le vene e i muscoli, sono resi con grande precisione, conferendo al crocifisso un realismo straordinario. La scelta dei colori, con tonalità calde e intense, contribuisce a creare un'atmosfera di profonda spiritualità. Il crocifisso di Cimabue è un'opera che merita di essere ammirata e studiata da tutti gli appassionati d'arte.