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Possiamo inoltre sapere anche qualcosa di più sulle intenzioni profonde ideologiche che guidano il
film: alberini è massone ed iscritto a una loggia Fiorentina; della stessa organizzazione fanno parte
anche il presidente del consiglio e alcuni ministri, e riceve aiuti da ogni parte per portare a termine la
sua opera e per la proiezione pubblica a Porta Pia. In conclusione possiamo indicare i seguenti punti
di interesse:
3 1. rispetto al cinema francese il cinema italiano nasce come grande evento collettivo laico ( non
33 persone come gli spettatori delle Salon Indien 1895 ma alcune migliaia alla proiezione del
settembre 1905)
2. Gli autori creano già all’atto di nascita del cinema un’opera monumento della storia nazionale
3. Alberini apre e indica la strada della possibilità di servirsi del cinema come mezzo per
viaggiare nel tempo e far rivivere le glorie del passato
4. Il cinema è il luogo ideale in cui poter far rivivere le dimensioni della realtà e quelle
simboliche
5. La presa di Roma sviluppa, anche se ad un livello molto elementare, i suoi quadri come lasse
di un poema epico, mostra un tipo di narrazione che conduce all’apoteosi
6. Alberini cerca di confrontarsi con le arti figurative e la grande opera, ignorando del tutto il
cinema destinati padiglioni degli ambulanti o delle sale dei café
7. A giudicare dalla commossa partecipazione agli episodi del film pare che la folla di spettatori
non avverta affatto la presenza dello schermo di fronte alla breccia di Porta Pia e provi come
soggetto unico quella straordinaria condizione di perdita dei confini dell’io e di partecipazione
diretta all’evento
8. Il film è la vocazione al film storico presente nel codice genetico del cinema italiano
La presa di Roma atto un taglio netto nei confronti del cinema ambulante e va subito alla
conquista del pubblico urbano. Nulla di tutto questo è finora venuto in nessuna cinematografia
internazionale.
1905 e dintorni. L’avvio dell’industria cinematografica italiana – Aldo
Bernardini
Il 1905 è l’anno in cui prendono corpo le prime iniziative produttive serie nel campo del cinema. A
Roma il pioniere che si muove per primo in quella direzione è l’esercente, inventore e cineamatore
Filoteo Alberini, mentre a Torino è Arturo Ambrosio.
Alberini comincia ad occuparsi di cinema nello stesso modo degli sconosciuti ambulanti che, avendo
appreso la lezione imparata dagli operatori Lumière, cominciano a utilizzare le prime macchine da
presa e da proiezione per girare attualità dal vero. Anche alberini verso la metà del 1904 comincia
girare dei film di attualità. L’apertura del suo cinematografo Moderno a Roma costituisce il primo
segnale di reti di sale stabili in Italia. A Roma nel corso del 1904 sono stati individuati ben 12 luoghi
destinati in via esclusiva al cinema, ma soltanto quattro con un certo carattere di continuità e di
stabilità.
Alberini dà nuovo impulso alle sue sale avviando un’attività propriamente industriale, fondata su una
vera e propria manifattura sul modello di quelle che già da una decina d’anni sono entrati in attività
in Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti.
Nasce così verso la fine dell’estate del 1905, la società di fatto Alberini & Santoni, che in pochi
mesi riesce a realizzare una prima serie di film, 14 o 15.
Il film è più originale e ambizioso girato dalla società e naturalmente la presa di Roma.
La macchina delle meraviglie
La moltiplicazione delle sale presuppone la messa a punto di una tecnologia di produzione che
assicuri alle immagini nitide abilità sufficienti per consentire allo spettatore di guardarle senza
rovinarsi gli occhi. Agli inizi al centro dell’attenzione del pubblico c’è l’apparecchio, la macchina
delle meraviglie che consente di riprodurre la realtà su di uno schermo. L’elemento del richiamo non
è quindi costituito dai film, ma dal nome dell’apparecchio o dell’ambulante o della compagnia che li
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propone al pubblico. Il perfezionamento della tecnologia consente nel giro di qualche anno di
migliorare notevolmente la qualità, stabilita e nitidezza delle immagini proiettate.
A poco a poco ci si rende conto dell’importanza dei film che compongono lo spettacolo e che
devono essere continuamente cambiate per non annoiare. il pubblico comincia a manifestare le
proprie preferenze per un genere o per l'altro, condizionando quindi le scelte di esercente produttori.
È d’ora in poi che i produttori comprendono la necessità di organizzare meglio il ciclo produttivo dei
film, di allestire stabilimenti e teatri di posa e di assumere personale specializzato.
È questa serie di fattori, interni ed esterni all’organizzazione del cinema nei vari paesi, a far si che la
nascita dell’esercizio stabile segni il momento di passaggio dal periodo dei primordi a quello che
vede l’inizio di una vera e propria storia del cinema. È proprio negli anni intorno al 1905 che, in
Europa come in America, si realizzano le condizioni favorevoli per questo passaggio epocale, che
vede la costituzione dei primi circuiti di sale stabili.
La tecnologia
Già nel 1896 erano disponibili proiettori capaci di funzionare senza energia Elettrica, ma
probabilmente per una questione di costi e per la relativa penuria di personale specializzato la
manovella a mano doveva restare ancora a lungo la regola nelle sale cinematografiche. Nel 1905
molti proiettori avevano ancora i difetti caratteristici che determinavano scintillii e instabilità
dell’immagine. Il proiettore della Pathé ebbe successo anche nel mercato americano: era dotato di
bobine da 120 m. negli anni precedenti a rendere difficoltosa la circolazione dei film c'era poi la
varietà dei formati delle pellicole e delle velocità previste per il loro scorrimento in ripresa e quella
dei sistemi di perforazione, che resteranno a lungo artigianali effettuati a mano.
Minore importanza per lo sviluppo del primo cinema ebbero invece di apparecchi per la ripresa, che
avevano una diffusione più limitata e risultavano difficili da reperire, poiché richiedevano in chi le
usava maggiori conoscenze tecniche e maggiori disponibilità finanziarie rispetto ai proiettori.
Nell'arco dei primi 10 anni dal primo lancio del cinema, l'Italia era rimasta quasi del tutto estranea
alla corsa delle invenzioni e degli inventori. Da noi non c’erano stati artigiani in grado di proporre
soluzioni originali per gli apparecchi di ripresa e per la proiezione: a parte il tentativo, bloccato sul
nascere, effettuato da alberini con il Kinetografo nel 1895.
Produzione e produttori
Anche all’estero la relativa arretratezza della tecnologia impedivano lo sviluppo rapido delle imprese
che producevano film. Le due più importanti società di produzione francese dopo il 1900 sono la
Pathé Frères e la Gaumont; quest’ultima diventò anonima nel 1903, con 3 milioni di capitale,
potendo contare sull’appoggio della Banque Suisse francais. Solo nel 1904 la Gaumont cominciò a
produrre sistematicamente anche film a soggetto.
In Italia invece all’epoca dei primordi non si registrarono esperienze produttive e realizzative
paragonabili per quantità e qualità a quelle che compivano in Francia, non solo i Lumière, ma anche
Charles Pathé, Gaumont, Méliès, Pirou ecc. l’unico caso di un certo interesse che registrò il nostro
paese prima del novecento è legato al nome del trasformista Leopoldo Fregoli. In Italia peraltro non
c’erano le condizioni politiche e finanziarie per investire in nuovi settori, con i rischi che si
comportavano: fu solo qualche isolato esercente ambulante a provarsi nella realizzazione di filmati di
attualità, registrando in maniera casuale avvenimenti sportivi, fatti di cronaca o cerimonie ufficiali.
E per finire, l’esercizio stabile
All'epoca dei primordi, il cinema sopravviveva stentatamente, in Europa come negli stati uniti,
soprattutto grazie all'attività degli ambulanti e dei fieraioli, che non riuscivano però mai a
coinvolgere un pubblico di massa e le cui iniziative e attività presentavano caratteristiche di
provvisorietà e limiti ben precisi.
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In effetti, lo sviluppo dell’esercizio stabile negli stati uniti fu incrementato in maniera massiccia
soprattutto dalla diffusione dei nickelodeons, locali di divertimento destinati al pubblico planetario e
degli immigrati, Dove si proiettavano film senza soluzione di continuità. Nel 1905 nelle grandi città
francesi parecchi ambulanti affittarono teatro locali di varietà durante la bassa stagione per
presentarvi dei film. Molto simile fu il processo di conversione delle sale che si registra nello stesso
periodo anche nelle città italiane, nel passaggio dal cinema ambulante alle sale stabili.
La ripresa di Roma – Giovanni Lasi
Negli anni successivi alla prima proiezione della presa di Roma la cinematografia italiana si
dimostrò all'altezza di quell'avvio folgorante, consolidando la propria struttura produttiva e
conquistando una posizione di rilievo nel mercato mondiale. Al contrario la pellicola di Alberini
dopo un iniziale stagione di successo fu ben presto dimenticata. Oggi il film è ridotto a uno stato
frammentario.
La presa di Roma non è la prima pellicola girata in Italia, né può essere definito il primo film
realizzato da un italiano: il nostro paese era stato luogo di un’intensa attività cinematografica ben
prima del 1905.
La presentazione ufficiale del Cinematographe, nella serata organizzata dai Lumiere a Parigi il 28
dicembre 1895 ebbe larga eco sulla stampa italiana e, solo pochi mesi dopo, la straordinaria
invenzione dei fratelli di Lione varcava i confini del nostro paese.
Nei mesi successivi vennero effettuate in numerosi centri del nostro paese dimostrazioni pubbliche
del moderno prodigio tecnologico e alcuni operatori francesi della casa madre, mandati dai Lumière
per l’occasione, non mancarono di girare brevi veduta delle nostre città. Sempre nel 1896 fotografi,
attici, semplici appassionati si cimentarono da quel momento alla ripresa e allo sviluppo,
immortalando eventi pubblici e stralci di vita quotidiana, inaugurando di fatto la stagione
cinematografica nazionale.
Occorre puntualizzare che la presa di Roma non può nemmeno essere considerato il primo film a
soggetto di produzione italiana, poiché altri per cedettero alberini nella realizzazione di brevi scenette
comiche o minimali racconti filmati che, nonostante la brevità e la povertà della struttura narrativa,
sono da considerarsi a tutti gli effetti film di finzione.
Allora perché la presa di Roma viene co