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CHIESA DI SANTA MARIA DELLE GRAZIE AL CALCINAIO: Fu
realizzata tra il 1485 ed il 1490. La struttura della chiesa a croce latina
consiste in una navata unica rettangolare coperta a botte affiancata da due
cappelle laterali con un transetto e una cupola a tamburo su pianta
ottagonale all'intersezione dei bracci uguali del presbiterio. Questi tre
bracci sono anch’essi coperti a botte e collaborano al contro bilanciamento
delle spinte provenienti dalla cupola. Martini la progettò applicando
rigorosamente i principi architettonici della proporzione e della prospettiva
cari all'architettura rinascimentale (sovrapposizione degli ordini). Negli
spazi risuonano echi albertiani, in un progetto che non è immune da
assonanze con Brunelleschi, ma i disegni di Francesco di Giorgio sono assolutamente originali, al punto da rappresentare
uno dei livelli più alti della sintesi degli spazi nel Rinascimento. È possibile riscontrare un riferimento antropomorfico come
chiesa, della città e degli ordini architettonici. All’interno la bicromia dei
riferimento ideale per la configurazione della
materiali viene estesa a tutti gli elementi che rendono leggibile la geometria dello spazio (astrattismo geometrico e purismo
delle stereometrie architettoniche), le superfici risultano comunque lisce senza ne affreschi ne stucchi (semplicità e linearità
delle geometrie). Al centro di ogni modulo, viene inserita un’edicola che comprende le finestre aperte sul transetto. Gli
esterni danno l'impressione di un blocco imponente che preannuncia con le sue sobrie decorazioni la razionalità geometrica
così evidente negli interni. Le ampie superfici sono divise in linee orizzontali e verticali da modanature e pilastri e sono
movimentate da finestre con timpani.
BERNARDO ROSSELLINO: vero nome Bernardo di Matteo Gamberelli o, più raramente, Gambarelli,
–
detto Rossellino (Settignano, 1409 Firenze, 1464), è stato un architetto e scultore. Non abbiamo notizie
certe del suo periodo di formazione. PIENZA: è uno dei rarissimi progetti di città ideale del Rinascimento
messi in pratica. Il suo progetto urbanistico, curato da Bernardo
Rossellino per papa Pio II, è una delle realizzazioni più significative
del Quattrocento italiano. Nel 1459 Enea Silvio Piccolomini, da poco
eletto pontefice con il nome di Pio II, decise di mettere in atto una
radicale trasformazione del suo borgo natale, Corsignano in Val
d'Orcia, facendone una residenza ideale degna di un papa e della sua
corte, secondo un lessico architettonico "alla romana", cioè classicista,
che allora era in voga. I lavori vennero affidati a Bernardo Rossellino,
allievo di Leon Battista Alberti, già attivo nella corte papale dove tra
l'altro aveva progettato il rinnovamento di San Pietro. Fu la prima volta
in cui le sporadiche e quasi sempre irrealizzate meditazioni sull'assetto
urbano degli architetti umanisti vennero messe in pratica, su un piano
unitario e di ampio respiro. La morte di Rossellino e di Pio II
Piccolomini impedì la completa realizzazione del progetto. Corsignano era un borgo medievale fortificato come numerosi della
zona. Posto sul crinale di un colle, era circondato da mura ed aveva una forma allungata, attraversato da un asse viario
principale leggermente curvato, dal quale si dipartiva la viabilità minore. Il progetto iniziale doveva riguardare solo la piazza
centrale ma fu poi esteso al resto del borgo, volendo ristrutturare i più importanti edifici affacciati sulla via principale, per farne
le residenze del seguito cardinalizio, e un lotto di "case nuove", per i meno abbienti, che venne collocato vicino alle mura.
L’asse viario principale del borgo va da “Porta al prato” a “Porta al ciglio”, questo doveva essere riqualificato dotandolo di
palazzi cardinalizi. Rossellino collocò la piazza in posizione tangente alla via principale, nel punto in cui l'asse si piega e il
terreno si protende verso la val d'Orcia. Lo slargo ha forma trapezoidale con assi inclinati all’incirca di 80° (per creare dei
cannocchiali prospettici) , con il Duomo sul lato maggiore, il palazzo Piccolomini a destra, il palazzo Vescovile a sinistra e in
fondo, oltre la strada, il palazzo Pretorio. L’impianto risulta aprospettico e agnenta l’effetto percettivo dell’occhio umano infatti
–
la percezione che se ne ha è quella di una piazza rettangolare con le facciate parallele (la facciata della cattedrale duomo-
viene avvicinata). Per quanto riguarda i costi dell’impresa si parla di 50 mila fiorini di cui 10 per la chiesa e 40 per il palazzo.
La riquadratura della pavimentazione della piazza crea una graticola prospettica legata in orizzontale allo sviluppo
architettonico degli edifici circostanti. All’interno della piazza è presente un pozzo classicheggiante con modulo.
mette insieme il linguaggio dell’Alberti di
PALAZZO PICCOLOMINI:
Palazzo Rucellai per quanto riguarda la facciata mentre l’assetto
dell’impianto interno viene ripreso da Michelozzo (cortile centrale che
distribuisce i locali intorno). Il palazzo è a pianta quadrata, sviluppato su
tre piani, realizzato in pietra viva lavorata finemente in un
leggero bugnato, dal basso fino alla sommità. Al primo e secondo piano
ampiezza, equidistanti l’una
presenta due ordini di finestre di notevole
dall’altra, conlesene e profilature con i conci sporgenti. Ciascuna finestra è
divisa in due parti da una sottile colonna. Al di sotto delle finestre, come
ad evidenziare i solai interni, una cornice corre tutt'intorno al palazzo. Agli
angoli e tra alcune finestre fanno bella mostra gli stemmi di famiglia, in
nord si trova il grandissimo portale che costituisce l’entrata
pietra, con le insegne apostoliche in oro e argento. Sulla facciata
principale del palazzo che risulta centrale rispetto alla piazza e non rispetto al palazzo stesso. L’altro ingresso si trova sulla via
principale (entrambi sono coperti a botte). Per le facciate egli sistema degli ordini sovrapposti, le lesene del piano terra non
vengono lasciate lisce ma sono bugnate, viene usato il sistema delle bifore architravate. Non viene molto colto il sistema
modulare in quanto le lesene non inquadrano l’arco (finestre) come in Palazzo Rucellai (dove ritroviamo un modulo
stringente). Il palazzo potrebbe quindi essere visto come una commistione tra Palazzo Medici di Michelozzo e Palazzo
Palazzo Rucellai di Alberti. Il palazzo entra in relazione si con lo spazio urbano che con quello paesaggistico. All'interno il
palazzo racchiude una cortile rettangolare con un loggiato sostenuto da colonne di pietra di ordine corinzio come in Palazzo
Medici. I sistemi di finestratura sono le cosiddette finestre a croce (divise perfettamente in 4 parti). Anche per la loggia esterna
ritroviamo gli ordini sovrapposti per la realizzazione delle crociere che costituiscono le campate del portico stesso.
PALAZZO DEI PRIORI (o anche Palazzo Comunale): Riprende nelle morfologie architettoniche i palazzi dedicati alla
funzione della citta di Firenze. Si caratterizza per il portico a tre archi che poggiano su colonne di ordine ionico. La facciata,
tutta in travertino, è aperta superiormente da quattro bifore e presenta una torre con orologio costruita in cotto, con finestre
lunghe e coronata da un doppio ordine di merli. All'interno del portico la facciata risulta adornata da graffiti e dagli stemmi in
pietra dei vari Podestà che vi dimorarono, oltre a quelli del Papa Pio II Piccolomini.
PALAZZO VESCOVILE: Il Palazzo Vescovile di Pienza si trova sul lato sinistro della Piazza Pio II di fronte a Palazzo
Piccolomini. L'antico palazzo gotico fu donato da Papa Pio II al cardinale Rodrigo Borgia (futuro papa Alessandro VI) che
all'epoca era il suo più stretto collaboratore con la carica di Vicancelliere della Chiesa Cattolica; questi lo ristrutturò nel corso
del Quattrocento per farne la propria residenza. La sobria facciata si caratterizza per lo slanciato portale adornato con una
cornice e due ordini di finestre a "croce guelfa" sul fronte prospicente a Palazzo Piccolomini. Sullo spigolo prospiciente il
Corso del Rossellino si può notare lo stemma della famiglia Borgia. Questo Palazzo riprende elementi presenti sia a Palazzo
Venezia che al Vaticano a Roma.
CATTEDRALE (o Duomo): Il complesso, che sorge sul luogo dell'antica pieve di Santa Maria, ma orientato in modo diverso,
fu pensato per essere inserito scenograficamente nella piazza principale della cittadina e fu realizzato tra il 1459 e il 1462.
Questa riprende una serie di elementi propri dell’Alberti. Sulla facciata quattro paraste la dividono in tre zone corrispondenti
alle navate interne. Una cornice marcapiano divide la facciata in due zone; in quella inferiore ci sono le tre porte d'ingresso che
riprendono i tipi di portali presenti nelle basiliche, in quella superiore tre arconi sorretti da colonne che imitano l’impostazione
degli archi di trionfo. Sotto gli archi laterali sono state create nicchie di reminiscenza classica, in quello centrale si apre un
oculo. Sul timpano della facciata domina lo stemma con l'emblema della Santa Sede di Pio II Piccolomini. Internamente la
spazialità è di tipo medievale ad Hallenkirchen (a sala ampia), è diviso in tre navate tutte della stessa altezza coperte con volte
a crociere, la navata mediana è solo più larga delle laterali. Due file di pilastri con semicolonne addossate come se fossero
degli ordini architettonici e capitelli decorati (estremamente fedeli all’ordine classico), rialzati rispetto ai pilastri, dividono le
navate. L'abside è divisa in tre cappelle, la maggiore accoglie il coro. Altre due cappelle sono formate dai bracci della crociera,
ognuna è dotata di un finestrone. PALAZZO DUCALE: Il committente di questo palazzo è Federico
URBINO II° da Montefeltro il quale volle far costruire un Palazzo-Fortezza
segno della sua potenza e quindi di paripasso si ebbe la sistemazione
urbanistica di Urbino, facendone la città "del principe". Nel 1444
Federico da Montefeltro prese il potere e, dopo un decennio circa di
assestamento finanziario, nel 1454 circa fece innanzitutto
congiungere i due edifici ducali antichi, chiamando architetti
fiorentini (capeggiati da Maso di Bartolomeo, di formazione
brunelleschiana) che edificassero un palazzo intermedio. Il risultato,
nel corso di dieci anni, fu il palazzetto della Jole, a tre piani, in stile
austero, semplice e tipicamente toscano. A ciò si aggiunse
l'appartamento dei Melaranci e un abbozzo del cortile. Dopo il 1462
il progetto del palazzo venne mutato, "con l'intenzione di superare
tutte le residenze principesche d'Italia", e farne anche sede
amministrativa e luogo dove ospitare personaggi illustri. Dal 1464
circa e fino al 1472 i lavori passarono a un nuovo architetto, il
dalmata L