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LA VITA
Vittorio Alfieri è nato ad Asti, da una famiglia della ricca nobiltà terriera. Può dedicare tutto il suo tempo alla letteratura, infatti, approfitta della sua condizione danobile per essere indipendente economicamente. Ciononostante, sin dall'infanzia, tende a essere malinconico e solitario, malgrado la sua volontà forte e ribelle. Inizia gli studi presso la Reale Accademia di Torino, di cui poi critica la formazione ricevuta, ispirata a modelli culturali antiquati. Segue un costume molto comune fra i giovani aristocratici del tempo: il gran tour, col quale compie diversi viaggi, in Italia e nel resto d'Europa. Questi viaggi si collegano allo spirito cosmopolita e all'ansia di conoscenza propria dei Lumi. Ma Alfieri non si sposta per curiosità, ma più per una smania di movimento, irrequietezza continua, un senso di scontentezza e di noia, come se stesse fuggendo da qualcosa. Già nell'infanzia si dimostra tormentato.Ispirato a qualcosa di indefinito. Alfieri scopre poi che si tratta della vocazione poetica, con la quale riesce a sentirsi completo.
L'ESPERIENZA DELL'ASSOLUTISMO
Grazie ai suoi viaggi, riesce a conoscere meglio le condizioni politiche e sociali dell'Europa dell'assolutismo. Inizia a disprezzare la tirannide monarchica. Non gli piace nulla di ciò che vede durante i suoi viaggi, tranne che in Inghilterra e Olanda. Ma a piacergli ancora di più sono i paesaggi desolati e orridi, selvaggi e maestosi della Scandinavia.
A TORINO: VITA OZIOSA E INIZIO DELL'ATTIVITÀ LETTERARIA
Tornato a Torino, conduce la vita oziosa di un giovane signore aristocratico, ma la solitudine evidenzia ancor di più la sua tristezza. La depressione peggiora a causa di un amore infelice, una relazione con la marchesa Gabriella Turinetti di Prié. Dopo anni di vuoto intellettuale, iniziò a scrivere, si dedicò infatti agli illuministi francesi (come Rousseau e Voltaire),
i quali hanno influenzato molto la sua cultura, portando Alfieri a un'istintiva avversione antitirannica. Anche la lettura di Plutarco lo influenzò molto: egli trattava infatti biografie di grandi personaggi greci e romani. A Torino, fonda una sorta di società letteraria, con dei suoi amici, in cui si dedica alla satira della nobiltà ispirandosi a Voltaire. Inizia a scrivere, in francese, anche un Diario. LA CONVERSIONE LETTERARIA Alfieri trova un senso nella sua vita: la sua "conversione". Ha ritrovato infatti le bozze di una sua tragedia iniziata l'anno prima, Antonio e Cleopatra, e nota come la relazione fra i due personaggi sia così simile alla sua relazione con Turinetti. Si rende conto che proiettare i suoi sentimenti nella poesia è un buon modo per risolvere i propri problemi, come una catarsi. Questa tragedia viene rappresentata al teatro e ha successo. Da qui, Alfieri nota i primi segni della sua vocazione di poeta tragico. Scrive anchealtre due tragedie: Filippo e Polinice. Cerca di acculturarsi sempre di più: inizia a leggere i classici italiani e latini. Cerca di imparare al meglio l'italiano e inizia a rifiutare il francese. Soggiorna a lungo in Toscana e conosce Louise Stolberg, contessa d'Albany, moglie del principe di Galles, e se ne innamora. Cerca di togliere ogni legame con la Francia e quindi anche col re di Sardegna, rinuncia a tutti i suoi beni in favore della sorella, in cambio di una rendita vitalizia.
I RAPPORTI CON L'ILLUMINISMO
Le basi della formazione intellettuale di Alfieri sono illuministiche, sensitive e materialistiche. Però egli ripugna il culto della scienza, odia il razionalismo scientifico, che per lui rovina i sentimenti dell'uomo, e spegne l'immaginazione, dalla quale nasce la poesia. La filosofia dei lumi infatti dava più importanza alla razionalità che alla passione. Alfieri invece esalta la dismisura, la passionalità sfrenata senza
limiti. Alfieri è mosso da uno spirito fondamentalmente religioso che lo porta a un'oscura tensione verso l'infinito, a un bisogno di assoluto. Ha il senso dell'ignoto, del mistero che porta l'uomo a essere infelice e confuso. Mentre l'illuminismo è ottimista riguardo alle sorti dell'uomo, Alfieri vede solo la miseria e l'impotenza umana. Da aristocratico, rifiuta lo spirito borghese e lo sviluppo economico, che si basa solo sugli interessi materiali, e non è d'accordo con l'idea della diffusione dei lumi, gli sembra inutile cercare di rendere gli schiavi liberi attraverso la cultura. Per lui una trasformazione vera e propria avviene solo con le passioni e l'entusiasmo. Al cosmopolitismo contrappone lo sdegnoso isolamento. Al filantropismo oppone il culto di un'umanità eroica, che disprezza le persone comuni e gli schiavi. IDEE POLITICHE Il suo individualismo ed egocentrismo lo inducono a possedere un'avversioneinsanabile neiconfronti del suo tempo; avversione che è stata scaturita nell'ambiente in cui è nato: il Piemonte sabaudo. Egli, dopo essere "fuggito" dalla sua città natale, conosce l'ambiente dell'ancien régime che egli rifiuta poiché assolutismo monarchico. Allo stesso tempo, però, non condivide la nuova forza borghese poiché possiede una mentalità utilitaristica e razionale. Si trova in urto sia con ciò che esiste che con ciò che potrebbe sostituirlo. Si nota, quindi, uno sradicamento dal suo tempo e uno spaesamento totale e un senso di solitudine, che è vista dall'autore come una condizione di spirituale superiorità. L'odio nei confronti della tirannide non si riferisce semplicemente alla monarchia, ma in generale, al potere in assoluto e astratto. Astrattezza dell'ideale di libertà: espressione di un esasperato individualismo eroico; Alfieri esalta leRivoluzioni nel loro primo slancio insurrezionale, ma appena queste si stabilizzano sono viste negativamente dall'autore.
Nel pensiero di Alfieri si scontrano essenzialmente due entità mistiche e fantastiche che sono entrambe proiezioni di forze che si trovano nell'autore: il bisogno di totale affermazione dell'io e la percezione di forze oscure, nell'io stesso, che si oppongono a questa espansione.
Titanismo: tipico del romanticismo, ma appare anche con Alfieri. Ribellarsi ad un'autorità con la consapevolezza che l'azione sarà fallimentare; la sfida, però, appare eroica perché il "titano" è vinto materialmente ma libero spiritualmente. Anticipazione del romanticismo: titanismo, conflitto con una realtà politica e sociale mediocre, estraneità al suo secolo, solitudine, inquietudine, malinconia, volontà tesa verso un ideale di grandezza eroica.
Si aggiunge anche la consapevolezza pessimistica.
della miseria e insufficienza dell'uomo. Titanismo e pessimismo sono due facce della stessa medaglia: la tensione della volontà oltre i limiti umani si accompagna con la coscienza della propria impossibilità generando, quindi, un senso di sconfitta e di impotenza. LE OPERE POLITICHEDella tirannide: trattato politico, con iniziale descrizione tirannide.
Critica contro il dispotismo illuminato: le tirannidi moderate tendono ad addormentare i popoli.
Contro la nobiltà che è lo strumento nelle mani del despota, contro l'esercito mediante il quale i sudditi sono oppressi, contro il clero che educa a servire con cieca obbedienza.
L'uomo libero per essere veramente libero deve ricorrere al gesto eroico del suicidio o uccidere il tiranno (morire ugualmente).
Segreta ammirazione del tiranno poiché incarna l'affermazione di una volontà possente assoluta e illuminata.
Alfieri afferma che abbandonerebbe volentieri la penna per la spada ma iTempi negano ogni possibilità di azione. Panegirico di Plinio a Traiano: tratta di un principe che depone il potere volontariamente. Della virtù sconosciuta: tema della necessità dell'uomo libero di ritirarsi ad una sdegnosa solitudine; l'eroismo diviene, quindi, rinuncia e non azione. Del principe e delle lettere: l'emanazione del rapporto tra potere assoluto e scrittore. - Superiorità dello scrivere sull'agire: la poesia è la suprema realizzazione dell'essenza umana. L'idea del diretto impegno viene sostituito dalla difesa di un atteggiamento puramente contemplativo. - Egli assegna al letterato la funzione di guida e illuminazione, ma non in senso illuministico, poiché la sua scrittura è destinata alle generazioni future. - Esaltazione dei nobili che sono promotori di libertà e virtù, rivalutazione della religione come ispiratrice di magnanimità. Misogallo: sia in prosa che in versi. - Odio contro la Francia.
in particolare contro la Rivoluzione, contro i principi illuministici e lo spirito borghese.
Difesa dei privilegi della casta nobiliare (come la proprietà) e ribadisce il ruolo subalterno del terzo stato.
Rifiuta con sdegno ogni turbamento dell'ordine sociale.
Rivaluta la tirannide monarchica come migliore rispetto a quella borghese e plebea.
L'odio verso la "tirannide" francese lo induce ad esprimere la speranza che un giorno l'Italia diventi "virtuosa, magnanima, libera e una"; l'opera ha, quindi, carattere profetico ed è importante perché si inizia a delineare l'idea di nazione.
LA VITA SCRITTA DA ESSO
Il soggettivismo e il culto della passionalità e del forte sentire spingono Alfieri alla scrittura di un'autobiografia.
Questo impulso nasce già nei Diari, scritti in gioventù, prima in francese e poi in italiano. Alfieri iniziò dunque a scrivere la Vita.
La prima parte è costituita da...
4 epoche: "puerizia", "adolescenza", "giovinezza", "virilità"; la seconda parte è la "continuazione della quarta epoca". Intento: ricostruire la sua vocazione