DOSAGGIO DELL’ACIDITA’ TOTALE
Scopo: determinare il contenuto di acidi organici presenti nel vino
Principio: titolazione acido-base fino a pH 7
- Titolante NaOH 0.1N
- Interferenti da allontanare: CO2 perché formando in parte acido carbonico può portare a
sovrastime dell’acidità titolabile totale. Per allontanare si fa FILTRAZIONE SU FILTRO A PIEGHE
ACIDITA’ TITOLABILE espressa come quantità di acido tartarico si prende quindi come riferimento
l’acido organico maggiormente presente nella matrice. Limiti di legge: 4.5g/L
ACIDITA’ TOTALE è la quantità di acidi organici fissi e volatili, alcune volte è importante determinare la
quota di ACIDITA’ VOLATILE, perché legata all’insorgenza di difetti nel vino, è dovuta dall’ACIDO
ACETICO, si determina sottoponendo il campione a DISTILLAZIONE (in modo da recuperare gli acidi
organici volatili, l’acido acetico e poi si fa la sua determinazione)
L’aumento dell’ACIDITA’ VOLATILE può provocare:
1. AZIONE DI BATTERI LATTICI che agiscono sul mosto, producono acido acetico e acido lattico >
SPUNTO LATTICO. Se avviene una fermentazione indesiderata aumenta sia l’acidità volatile
sia l’acidità fissa perché viene prodotto acido lattico
Causa: scarsa igiene o mancato controllo durante il processo
2. AZIONE DEI BATTERI ACETICI vanno ad ossidare l’etanolo in presenza con ossigeno, viene
prodotto ACIDO ACETICO > ACESCENZA: si ha solo un aumento di acidità volatile
Causa: condizioni igieniche scarse
Se il processo viene tenuto sotto controllo la quantità di acido acetico a fine del processo non supera
0.5g/L
MISURIAMO L’ACIDITA’ VOLATILE: per tenere sotto controllo l’andamento delle fermentazioni e perché
quantità di acido acetico elevate porta a gravi difetti sensoriali. Per determinare l’ACIDITA’ VOLATILE
dobbiamo recuperare gli acidi volatili tramite distillazione del campione, poi effettuiamo una
titolazione
Se dobbiamo determinare l’ACIDITA’ TITOLABILE nel vino, l’acido acetico sarà in forma SALIFICATA
perché più debole dell’acido tartarico, aggiungiamo quantità di acido tartarico in modo tale da
spostare l’equilibrio e rendere volatile l’acido acetico
Gli interferenti sono: presenza di CO2, SO2 e derivati: causano sovrastime di acidità volatile presente
DOSAGGIO DELL’ACIDITA’ VOLATILE IN CORRENTE DI VAPORE:
Scopo: determinare il contenuto di acidi organici volatili presenti in un vino
Principio: titolazione acido-base, dobbiamo stare attenti alla fase di distillazione e allontanamento di
interferenti
PH:
quando si parla di ACIDITA’ TITOLABILE si parla anche di pH, nel vino i valori vanno da 2.8 a 3.8 se > si
iniziano a verificare seri problemi
importante perché le condizioni di pH acido rendono il vino in una condizione che aiuta la STABILITA’
MICROBIOLOGICA di esso, inoltre regola gli equilibri nei quali è presente l’anidride solforosa nel vino.
Più il pH è acido, più l’anidride solforosa nel vino (potere stabilizzante) è presente nella sua forma
attiva. (stabilizza il colore rosso nei vini)
Come nel latte c’è un buon POTERE TAMPONE, quando il pH cambia siamo davanti a notevoli
variazioni. Dovuto dalla miscela di acidi relativamente deboli di forma +/- salificata. L’acido tartarico è
il + abbondante nel vino e quindi lui stesso si salificata per primo spostando l’equilibrio verso la forma
non salificata per gli altri acid
La corretta acidità va a garantire un definito profilo sensoriale: Disacificazione, nei vini bianchi
(tramite fermentazione malolattica) risalutano piatti e perdono la freschezza, quindi, bisogna
riacidificarli per aggiunta di acido citrico
ALCOLI
Quello + importante è l’ETANOLO, si ottiene in seguito alla fermentazione alcolica. Importante perché
insieme al pH e l’acidità totale contribuisce alla stabilità chimico fisica microbiologica dei vini
L’etanolo viene prodotto dalla fermentazione degli zuccheri ad opera dei lieviti. La resa degli
zuccheri in termini di alcol è circa il 45%. Per essere definito vino da tavola deve esserci una
gradazione alcolica di almeno 8.5%, di solito troviamo 12-15%. Per realizzare questi tenori di etanolo,
la quantità di zucchero che deve essere presente nel mosto è pari a circa 200g di zucchero per litro di
mosto.
DETERMINAZIONE DI ETANOLO NEL VINO: secondo 2 proprietà:
- Maggiore è la quantità di etanolo, minore sarà la temperatura di ebollizione
- Maggiore sarà la quantità di etanolo, minore sarà la densità della soluzione idroalcolica
Un altro alcol: il METANOLO, deriva per idrolisi della pectina (la pectina porta esterificato il metanolo
sul residuo carbossilico dell’acido galatturonico). Durante le fasi iniziali della vinificazione, una parte
di pectina viene degradata per azione di enzimi endogeni dell’uva e il metanolo viene rilasciato nel
posto e poi in parte si ritrova nel vino.
Quantità di metanolo ridotta, ma può aumentare con l’aiuto di COADIUVANTI, che vengono aggiunti
durante la macerazione di enzimi in grado di rompere i polisaccaridi di parete e favorire il rilascio di
tutti i soluti dell’uva al mosto, contengono degli enzimi pectolitici come la pectin-metilesterasi che
stacca il metanolo dalla pectina e la rilascia nel mosto
- La quantità di metanolo può essere riportata in funzione del tempo di contatto con questo
enzima a contatto con le bucce.
- Il quantitativo di metanolo va tenuto sotto controllo in quanto NEUROTOSSICO
- Quantità di alcol prodotto dipende anche dalla durata della macerazione che è diversa dai vini
bianchi a quelli rossi
Abbiamo anche gli ALCOLI SUPERIORI possono derivare da AA e ce ne sono di diverso tipo.
Ricordiamo il glicerolo che è un diretto prodotto di fermentazione alcolica
DETERMINAZIONE DI TENORE DI ALCOL: TECNICA DI EBULLIOMETRO DI MILLIGAND
Scopo: determinazione del titolo alcolico
Principio: la temperatura di ebollizione di una soluzione idroalcolica varia in funzione del suo
contenuto di alcol. Maggiore sarà il tenore di etanolo, più bassa sarà la temperatura di ebollizione del
vino o comunque della soluzione idroalcolica
Nell’ebulliometro è presente una caldaia, una parte refrigerante, una lampada ad alcol e un
termometro
Procedimento:
- Inserimento dell’acqua nella caldaia, si riscalda fino a ebollizione e il menisco del termometro
inizia a salire. Si ferma alla temperatura di ebollizione 100°C per l’acqua e si azzera la scala del
termometro
- Avviene la taratura e si inserisce il vino nella caldaia e bollirà, noteremo che avrà una
temperatura + bassa rispetto all’acqua
- Sull’ebulliometro c’è un regolo che si ferma all’altezza del menisco del termometro e ci dice la
quantità di etanolo presente in quel vino.
Metodo non adatto a vino ricchi di estratto (solidi solubili). La pressione atmosferica influenza la
temperatura, quindi bisogna stare attenti alla taratura
Abbiamo altri metodi, LA DETERMINAZIONE DEL TITOLO ALCOLOMETRICO VOLUMICO si basa sulla
DETERMINAZIONE DELLA DENSITA’, in diversi modi. Tendenzialmente viene determinata sul
distillato non sul vino
Il campione di vino viene previamente distillato, riportato a volume con acqua e poi su questo viene
determinata la densità.
IMP! Andando a fare la misura della densità sul distillato, andiamo ad eliminare le interferenze dovute
alla variazione dei solidi solubili
METODI PER DETERMINARE LA DENSITA’ DEL DISTILLATO:
1. Utilizzo del PICNOMETRO, strumento molto preciso dove si inserisce un volume preciso e
questo viene pesato, e si stima direttamente il rapporto tra MASSA e VOLUME.
Principio: maggiore sarà la quantità di etanolo, minore sarà la densità del vino
2. Utilizzo di DENSIMETRI (AEROMERI), si basano sul principio di Archimede quindi sulla linea di
galleggiamento dei densimetri e si legge direttamente la misura della densità
3. BILANCIA IDROSTATICA, si misura la forza di spinta verso l’alto impartita dal liquido che è stato
spostato dopo l’immersione dell’aerometro
4. METODI ELETTRONICI
Dobbiamo ricordarci che misuriamo la densità a 20°C, e che esprimiamo la concentrazione di alcol in
termini volumetrici o con rapporto g/L
DETERMINAZIONE DEGLI ZUCCHERI RIDUCENTI:
questi zuccheri riducenti che rimangono nel vino sono di piccole quantità, se la fermentazione
alcolica procede in modo corretto, perché vengono trasformati dai lieviti in etanolo. (circa l’1%). nei
vini dolci o abboccati, la quantità di zuccheri sarà maggiore.
Dobbiamo considerare che dalla quantità di zuccheri che andiamo a determinare in un vino si po'
determinare il TITOLO ALCOLICO POTENZIALE, alcol che si potrebbe sviluppare se la fermentazione
riprendesse
Abbiamo + fasi:
- Abbiamo la reazione del reattivo di felling con il campione, gli zuccheri riducenti presenti nel
campione riducono i Sali di rame del reattivo di felling e li trasformano in ossido di rame rosso.
- Gli ioni rameici sono in eccesso, una volta che tutti gli zuccheri hanno reagito con gli ioni
rameici, ci sarà una certa quantità di ioni non reagiti, dobbiamo determinare la loro quantità
- Si aggiunge ioduro di potassio in eccesso e lo ioduro di potassio che reagendo con gli ioni
rameici rimasti sviluppa iodio molecolare.
- Ioduro di potassio è in eccesso, quindi è in grado di consumare tutti gli ioni rameici rimasti
- La quantità di iodio che si sviluppa è equivalente alla quantità di ioni rameici che non sono
stati ridotti dagli zuccheri
- Lo iodio molecolare che si sviluppa viene titolato von tiosolfato e quindi la quantità di iodio che
si è sviluppata è direttamente proporzionale agli ioni residui del rame
- La quantità di zuccheri si determina come la differenza tra la quantità di ioni rameici
inizialmente presenti nel reattivo di felling meno quelli residui che sono stati determinati
attraverso titolazione dello iodio.
- Una volta determinato lo iodio, lo possiamo trasformare in quantità di zuccheri presenti nel
vino oppure possono essere trasformati in titolo alcolico potenziale
- Infine, possiamo stimare il grado alcolico totale come somma tra il grado alcolico presente nel
vino + la quantità di alcol che potrebbe ancora svilupparsi
(grado alcolico svolto + grado alcolico potenziale)
RIASSUMENDO:
- Prima fase: avviene con il reattivo di felling che porta alla riduzione degli ioni rameici da parte
degli zuccheri
- Seconda fase: è
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