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LESIONI APPARATO MUSCOLO-SCHELETRICO
- Si dividono in: contusioni, lesioni muscolo-tendinee, distorsioni, lussazioni e fratture
CONTUSIONE
- è una lesione traumatica prodotta dalla violenta compressione di un agente esterno sulla
superficie del corpo, oppure dall’urto del corpo spinto contro un ostacolo.
- Si suddivide principalmente in trauma a bassa energia (lesione della sottocute con le sue
terminazioni vascolari e nervose) e trauma ad alta energia (lesione del sottocute e delle masse
muscolari, vasi ematici e tronchi nervosi).
- Un ematoma è uno stravaso emorragico con tendenza ad infiltrare i tessuti e formare
raccolte ematiche. L’ecchimosi è uno stravaso ematico modesto con infiltrazione del tessuto
sottocutaneo.
- Quadro clinico: la cute si presenta iperemica ed arrossata, raramente ischemica. L’ecchimosi
si evidenzia rapidamente (poche ore) nelle contusioni lievi con rottura dei vasi superficiali, più
tardivamente (3-4 gg) se l’insulto interessa i tessuti più profondi. Il dolore è immediato, di
variabile intensità. Terapia: per le forme lievi ghiaccio, FANS, riposo e scarico; per le forme gravi
drenaggio dell’ematoma se molto vasto e bendaggio compressivo.
DISTORSIONE
- è l’insieme delle lesioni capsulo-legamentose determinate da un movimento fisiologico
forzato o da un’escursione articolare abnorme, che si traduce nella perdita parziale e
temporanea dei rapporti di superfici articolari contigue, contrariamente a quanto si osserva
nelle lussazioni dove la dislocazione è permanente.
- Le sedi più colpite sono: tibio-peroneo-astragalica, ginocchio, radiocarpica, gomito, spalla,
metacarpo-falagee, interfalangee.
- Possono essere lievi (semplice distensione dei legamenti o della capsula, lacerazioni
parcellari di alcuni fasci fibrosi ecc) o gravi (rotture di uno o più legamenti, le loro
disinserzioni con eventuale strappamento della corticale ossea sulla quale si inseriscono,
lesioni capsulari ecc).
- Sintomi: dolore nei punti di inserzione o sul decorso dei legamenti interessati, tumefazione
dell’articolazione, lassità articolare.
- Evoluzione: per le distorsioni lievi è benigna, per quelle gravi, porta a lassità articolare,
traumi distorsivi recidivanti, alterazioni artrosiche
- Terapia: riposo, ghiaccio, FANS, immobilizzazione con tutori per 2-3 settimane, FKT
LUSSAZIONE
- È la completa perdita di contatto tra due capi articolari
- Possono essere date da traumi ad alta energia o atraumatiche (lassità capsulo-
legamentosa)
- Le articolazioni colpite sono: gleno-omerale, gomito, coxo-femorale, tibio-peroneo-
astragalica, ginocchio, trapezio-metacarpale, metacarpo-falangee o interfalangee.
- Sintomi: dolore articolare, deformità articolare, limitazione movimento articolare
- Trattamento: riduzione in narcosi, immobilizzazione con tutori per 3-4 settimane, FANS, FKT
- Evoluzione: guarigione lesioni capsulo-legamentose (recupero stabilità articolare),
persistenza lesioni capsulo-legamentose (instabilità articolare, lussazione abituale).
FRATTURE
- Sono perdite di continuità dell’osso
- Per quanto riguarda la topografia può essere extrarticolare (epifisaria, metafisaria o
diafisaria) o intrarticolare
- Può essere data da trauma ad alta energia (intensità sollecitazione>resistenza osso), a
bassa energia (presenza di fragilità ossea dovuta da osteoporosi o malattie), patologica
(senza trauma apparente), da stress (microtraumi ripetuti)
- Possono avvenire per traumi diretti o indiretti (fratture per flessione, torsione,
compressione o strappamento)
- Secondo le caratteristiche della rima di frattura le fratture complete si dividono in spiroide
(dovuta da trauma in torsione dell’osso), obliqua (trauma diretto in flessione, >30°),
trasversa (trauma diretto in flessione, <30°) o longitudinali; quelle incomplete possono
essere: a legno verde (che si verifica in un osso giovane, morbido ed elastico, trauma in
flessione), infrazioni e infossamenti.
- In base al numero di frammenti può essere frattura semplice (1 solo punto di frattura),
frattura con frammento a farfalla/cuneo (integro o frammentato), frattura
complessa/multiframmentaria (linee di frattura multipla), la quale può essere a sua volta
bifocale, trifocale o comminuta (numerosi frammenti di piccole dimensioni)
- Possono essere composte (i segmenti di frattura conservano la loro posizione anatomica) o
scomposte (in cui si verifica uno spostamento). In base alla direzione di scomposizione
possono essere: ad latus, ad longitudinem, ad axim, ad peripheriam
- Una frattura può essere esposta in due modi: agente che taglia i tessuti molli e raggiunge
l’osso fratturandolo; frammenti della frattura perforano i comuni tegumenti dal dentro in
fuori. Le fratture esposte possono essere di 4 tipi: tipo 1 (trauma a bassa energia con
minimo danno dei tessuti molli e piccola ferita), tipo 2 (trauma a media energia con danno
dei tessuti molli e lacerazione tra 1 e 10cm), tipo 3A (traumi ad alta energia con lacerazione
dei tessuti molli ma sufficiente copertura ossea), tipo 3B (ampia perdita di sostanza), tipo
3C (lesioni vascolari che necessitano la riparazione per la sopravvivenza dell’arto)
- Sintomi clinici: dolore che si accentua al movimento, atteggiamento a difesa dell’arto,
impotenza funzionale, deformità e accorciamento, crepitazione, mobilità preternaturale,
versamento ed ecchimosi, esposizione
- Il trattamento può essere conservativo (incruento) o chirurgico (cruento). Il trattamento
conservativo è costituito da due fasi: riduzione (correzione della scomposizione ossea) e
contenzione (finalizzata ad evitare movimento reciproci dei frammenti ossei durante la
consolidazione). La trazione si effettua esercitando sul frammento distale una trazione che
tende ad allineare i frammenti, mentre sul frammento prossimale agisce una forza di
intensità uguale ma in senso opposto (controtrazione). Il trattamento cruento è diviso in
due fasi: riduzione a cielo aperto o chiuso e fissazione chirurgica con mezzi di sintesi, gesso
o tutore.
- Trattamento chirurgico: riduzione e sintesi a cielo aperto, riduzione e sintesi a cielo chiuso,
fissazione esterna o sintesi percutanea. Riduzione e sintesi a cielo aperto (ORIF): viene
esposta la frattura e i monconi di frattura vengono riallineati e si stabilizza la frattura con
viti e/o placche. Riduzione e sintesi a cielo chiuso (CRIF): non viene esposta la frattura e
avviene tramite manovre di trazione, flessione e rotazione dell’arto, per poi venire
stabilizzata tramite inchiodamento endomidollare
- Le complicanze possono essere immediate, precoci o tardive. Le complicanze immediate
generali sono shock ed embolia grassosa, quelle locali sono esposizione, lussazione, lesione
vascolare, lesioni nervose e lesioni muscolo-tendinee. Le complicanze precoci generali sono
date da embolia polmonare, quelle locali sono tromboflebite e S. di Volkmann. Le
complicanze tardive generali sono polmonite, cistopielite, piaghe da decubito, quelle locali
sono rigidità articolare, osteomielite, necrosi ossea, pseoudoartrosi, vizi di consolidazione e
artrosi post traumatica.
FRATTURE VERTEBRALI
- Sono il 4-6% delle lesioni traumatiche dell’apparato scheletrico
- Sono maggiori nel sesso maschile tra 3° e 4° decennio di vita, nel sesso femminile over 60
anni
- Topograficamente possono distinguersi in cervicali, toraciche, lombari, sacrali e coccigee. I
tratti della colonna più colpiti sono C2, da C7 a T1 e da T11 a L2
- Possono essere traumatiche, da fragilità o patologiche. Il trauma può essere diretto o
indiretto (iperestensione, iperflessione, trazione). Ci sono 3 meccanismi responsabili del
danno: forze di compressione, forze di distrazione (danno trasversale) e forze di rotazione
assiale (danno rotatorio). In base al meccanismo traumatico che si verifica sulla colonna si
suddividono in tipo A (lesioni causate da forze di compressione che coinvolgono
prevalentemente il corpo vertebrale), tipo B (lesioni determinate da forze di distrazione
della colonna anteriore e/o posteriore), tipo C (lesioni determinate da forze di rotazione)
- In base all’interessamento neurologico possono essere amieliche o mieliche (complete,
incomplete, radicolare, brown-sequard, sindrome midollare anteriore, posteriore o
centrale)
- In caso di RX non sufficienti, frattura di colonne medie o posteriori o deficit neurologico è
da eseguire anche un esame TC
- Nelle fratture non dislocate il trattamento è conservativo con un collare rigido o HALO. In
quelle instabili è indicato un intervento chirurgico di stabilizzazione quando vi è rottura del
ligamento trasverso
FRATTURE DEL FEMORE PROSSIMALE
Epidemiologia, tipi di fratture
- Si dividono in mediali (sottocapitate e transcervicali) e laterali (basicervicali,
pertrocanteriche e sottotrocanteriche)
- Più femminili che maschili, con una mortalità compresa tra 20 e 30%
- Presentazione clinica: dolore, impossibilità di carico sull’arto affetto e arto accorciato ed
extraruotato
- Possono essere sottocapitate o transcervicali
- La scomposizione può essere di tipo 1 (frattura incompleta ingranata in valgo), tipo 2
(frattura completa composta), tipo 3 (frattura completa, parzialmente scomposta in varo),
tipo 4 (frattura completa scomposta)
- All’aumentare dell’angolo di inclinazione della frattura corrisponde un maggiore rischio di
pseudoartrosi
Trattamento chirurgico e riabilitativo
- Trattamento chirurgico fratture composte collo femore: se <70 anni osteosintesi tramite
vite cannulate e vite-placca a scivolamento; se >70 anni sostituzione protesica
- Trattamento chirurgico fratture scomposte collo femore: <60 anni osteosintesi con viti
cannulate o vite-placca a scivolamento; 60-75 anni artroprotesi; >75 anni protesi cefalica
- Le fratture laterali si dividono in: basicervicale, pertrocanterica (semplici, pluriframmentarie
o inverse), sottotrocanterica
- Trattamento chirurgico fratture laterali del femore prossimale: inchiodamento
endomidollare e osteosintesi con vite placca
- Terapia farmacologica peri e post-operatoria: terapia gastroprotettiva (inibitori di pompa
protonica), profilassi antibiotica (cefalosporine o antibiotici ad ampio spettro), terapia
antidolorifica (ketoprofene o paraceramolo), profilassi antitromboembolica (eparina a
basso molecolare per 45gg)
- Trattamento riabilitativo per fratture del femore prossimale: mobilizzazione precoce
(passaggi posturali), esercizi di recupero funzionale, ortostatico in III-IV giornata post-
operatoria, concessione del carico sull’arto come tollerato dal paziente, deambulazione con
bastoni canadesi o deambulatore, dimissione a domicilio o clinica riabilitativa in settima
giornata post-operatoria
Fratture diafisarie