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Chi ora verrà per te? A Chi sembrerai bella? Chi ora amerai? A chi dirai d'essere? Chi bacerai? A chi morderai le labbra? Ma tu, o Catullo, ostinato, resisti. Carme IX

Verani, omnibus e meis amicis antistans mihi milibus trecentis, venistine domum ad tuos penates fratersque unanimos anumque matrem?

Venisti. O mihi nuntii beati! Visam te incolumem audiamque Hibernum Narrantem loca, facta, nationes, ut mos est tuus, applicansque collum iucundum os oculosque suaviabor.

O quantum est hominum beatiorum, quid me laetius est beatiusve? O Verano, che sei il primo fra tutti gli amici fra tutti i trecentomila amici sei tornato a casa dai tuoi Penati dai fratelli unanimi e dalla tua anziana madre?

Sei venuto! O notize per me felici ti vedrò sano e salvo e ascolterò, mentre narri della Spagna, i luoghi, i fatti e i popoli come è tua abitudine, mentre mi stringo al tuo collo ti bacerò la dolce/bella bocca e gli occhi.

O quanto c'è di uomini più felici chi

È più felice e lieto di me? Carme XXIII Furi, cui neque servus est neque arcanec cimex neque araneus neque ignis, verum est et pater et noverca, quorum dentes vel silicem comesse possunt, est pulcre tibi cum tuo parente et cum coniuge lignea parentis. Nec mirum: bene nam valetis omnes, pulcre concoquitis, nihil timetis, non incendia, non graves ruinas, non facta impia, non dolos veneni, non casus alios periculorum. Atqui corpora sicciora cornu aut siquid magis aridum est habetis sole et frigore et esuritione. Quare non tibi sit bene ac beate? A te sudor abest, abest saliva, mucusque et mala pituita nasi. Hanc ad munditiem adde mundiorem, quod culus tibi purior salillo est, nec toto decies cacas in anno; atque id durius est faba et lapillis, quod tu si manibus teras fricesque, non umquam digitum inquinare posses. (congiuntivo imperfetto II pers sing) Haec tu commoda tam beata, Furi, noli spernere nec putare parvi, et sestertia quae soles precari centum desine: nam sat es beatus. O Furio, che nonhai un servo né una cassa né una cimice, né un ragno, né un focolare; è vero però che hai un padre e una matrigna, i cui denti possono masticare persino la pietra. Ti trovi bene, con tuo padre e con la moglie lignea di tuo padre. Non mi sorprende, infatti state tutti benedetti a meraviglia, non avete nulla da temere, non gli incidenti, non i fatti gravi, non di scandali, né le insidie dei veleni né altre forme di pericoli. Avete dei corpi più secchi del corno, se qualcosa è reso ancor più arido dal caldo, dal freddo o dalla mancanza di fame. Per quale motivo tu non stai beato e tranquillo? A te manca il sudore, non l'eccessiva saliva, né di muco, né il naso infiammato. A questo pulizia, aggiungine una ancor più pulita, poiché il tuo culo è più pulito di una saliera e in un anno intero caghi dieci volte, e questa è più dura delle fave e delle pietre/ciottoli. Se tu la

Rompessi e sfregassi con le mani non potresti sporcarti nemmeno un dito. Queste comodità tanto belle, o Furio, non le disprezzare né considerale da poco e quei cento sesterzi che sei solito chiedermi metti di chiedermeli: infatti sei già ricco abbastanza.

Carme XXXIX

Egnatius, quod candidos habet dentes, renidet usque quaque. Si ad rei ventum est subsellium, cum orator excitat fletum, renidet ille; si ad pii rogum fili lugetur, orba cum flet unicum mater, renidet ille. Quidquid est, ubicumque est, quodcumque agit, renidet: hunc habet morbum, neque elegantem, ut arbitror, neque urbanum.

Quare monedum est <te> mihi, bone Egnati. Si urbanus esses aut Sabinus aut tiburs aut pinguis Umber aut obesus Etruscus aut Lanuvinus ater atque dentatus aut Transpadanus, ut meos quoque attingam, aut quilubet, qui puriter lavit dentes, tamen renidere usque quaque te nollem: nam risu inepto res ineptior nulla est. Nunc Celtiber <es>: Celtiberia in terra, quod quisque minxit, hoc sibi solet.

manedentem atque russam defricare gingivam, ut, quo iste vester expolitior(comp di [expolitus, -a, -um]) dens est, hoc te amplius bibisse praedicet loti. ([lotus, -a, -um] P.Perfetto gen sing di [lavo, -as, lavatum,lavare]Egnazio, poiché hai denti brillanti/bianchissimi, ride sempre e comunque. Se si è arrivati al banco dell'imputato, mentre l'oratore suscita il pianto, lui ride; se si sta a piangere presso il rogo funebre di un ragazzo, mentre la madre che è rimasta sola piange, lui ride. Qualsiasi cosa sia, ovunque ci si trova, qualunque cosa faccia, ride: ha questa malattia, come credo, non è elegante né civile. Per questo motivo, ti devo avvisare, caro Egnazio, se tu fossi romano o Sabino o di Tivoli o un pasciuto Umbro o un grasso Etrusco o uno scuro e dentato di Lanuvio o un Transpadano, per citare anche i miei, [affinché ci metta anche i miei] o chiunque tu voglia, che si lava i denti propriamente tuttavia non vorrei che tu ridessi dicontinuo:infatti nessuna cosa è più sciocca di un riso sciocco.Ma tu sei un Celtibero: dalle tue parti,con quello che si è pisciato, siete soliti al mattino,spazzolarvi i denti e le gengive arrossate8: monendum est; perifrastica passiva9: sub finale "ut+congiutivo presente"per cui tanto più i tuoi denti sono puliti,tanto più è chiaro quanto piscio tu abbia bevutoCarme XXXIPaene insularum, Sirmio, insularumqueocelle, quascumque in liquentibus stagnismarique vasto fert uterque Neptunus,10quam te libenter quamque laetus inviso,11vix mi ipse credens Thuniam atque Bithunosliquisse campos et videre te in tuto.O quid solutis est beatius curis,12cum mens onus reponit, ac peregrinolabore fessi venimus larem ad nostrum,desideratoque acquiescimus lecto.Hoc est, quod unumst pro laboribus tanti.Salve, o venusta Sirmio, atque ero gaude:gaudete vosque, o Lydiae lacus undae:ridete, quicquid est domi cachinnorum.O Sirmione, diamante di tutte le

penisole e delle isole
che negli specchi d’acqua e nell’immenso mare
sorregge l’uno e l’altro [duplice] Nettuno,
quanto ti rivedo con piacere e quanto felice,
credendo a stento di aver lasciato [dietro di me] la Tinia,
e [le terre della] la Bitinia, e di vedere te al sicuro.

O che cosa c’è di più beato, finite le preoccupazioni,
quando la mente depone il fardello, e noi arriviamo
stanchi da una fatica in terra straniera, al nostro focolare
riposiamoci nel nostro letto [tanto] desiderato.

Questa è l’unica vera ricompensa in cambio di fatiche tanto grandi.
Salute a te, mia amata Sirmione, sii felice del tuo padrone
e siate felici anche voi, onde del lago li
dioridete, di qualunque cosa c’è in casa di felice. [Lett: qualsiasi cosa c’è in casa di risate]

10: “quam te libenter quamque laetus”;
inconcinnitas rottura simmetria linguistica;
correlazione tra quam... quam, elibenter (avv.) e laetus (agg.)

versione monosillabica di “mihi”12: “cum” temporale13: riferimento agli etruschi, che avevano colonizzato le rive del lago di Garda. Gli etruschi si dicevano discendenti deiLidi (popolazione Asia Minore) Carme CIMultas per gentes et multa per aequora vectus14advenio has miseras, frater, ad inferias,ut te postremo donarem munere mortiset mutam nequiquam alloquerer cinerem.Quandoquidem[cong; poiché] fortuna mihi tete abstulit ipsum,heu miser indigne frater adempte mihi,15nunc tamen interea haec , prisco quae more parentumtradita sunt tristi munere ad inferias,accipe fraterno multum manantia fletu,atque in perpetuum, frater, ave atque vale.Dopo aver viaggiato per tante genti e tanti marisono arrivato, o fratello, per renderti questi poveri sacrifici funebri,affinchè potessi farti omaggio dell’ultimo dono che spetta alla morte [con l’ultimo dono dellamorte]e affinché potessi parlare invano alla tua cenere muta.Dal mommento che lasorte ti ha sottratto proprio te a me, ahimé, fratello, portato via brutalemente a me. Ora tuttavia, prendi/accetta queste cose che, secondo l'antica tradizione dei padri, sono offerte come triste/grave dono al rito funebre, così grondanti di pianto fraterno. Arrivederci e addio, amato fratello. [e addio, fratello amato, addio per sempre]

Carme XLII

Adeste, hendecasyllabi, quot estis omnes undique, quotquot estis omnes.

Iocum me putat esse moecha turpis, et negat mihi nostra reddituram pugillaria, si pati potestis.

Persequamur eam et reflagitemus.

Quae sit, quaeritis? Illa, quam videtis turpe incedere, mimice ac moleste ridetem catuli ore Gallicani.

Circumsistite eam, et reflagitate, "moecha putida, redde condicillos, redde, putida moecha, codicillos!"

Non assis facis? O lutum, lupanar, aut si perditius potes quid esse.

Sed non est tamen hoc satis putandum.

Quod si non aliud potest, ruborem ferreo canis exprimamus ore.

Conclamate iterum altiore voce, "moecha putida,

redde codicillos,redde, moecha putida, codicillos!”sed nil proficimus, nihil movetur.

14: “ad” ha valore finale

315: “Haec” regge tutti i neutri plurali: quae, tradita, manantia

16: “turpe” funzione avverbiale

17Mutanda est ratio modusque vobis ,siquid proficere amplius potestis:“pudica et proba, redde codicllos”

Venite, o endecasillabi, quanti siete, [o Endecasillabi, venita qua, tutti quelli che siete]

venite da ogni dove in quanti siete: [da ogni parte tutti quelli che siete]

quella brutta puttana mi giudica una cosa da niente

e nega che mi restituirà le mie tavolette

se voi potete sopportarlo.

Inseguiamola e chiediamoglielo ancora

Chiedete chi sia? Quella che vedete

camminare volgarmente, e ridere sguaiatamente

e con il muso/bocca del cane gallicano

Circondatela e richiedeteglielo,“brutta puttana, rendimi le lettere,

rendimi, brutta puttana, le lettere!”

Non ti importa nulla? O essere abbietto, o lupanare

o se qualcosa

può/possa esserci di più spregevole. Ma tuttavia questo non deve essere [ritenuto] abbastanza. Se non si può fare altro, [almeno] spremiamo la vergogna dal quel arcigno muso di cagna. Gridate nuovamente con voce più alta: "brutta puttana, rendimi le lettere, rendimi, brutta puttana, le lettere!". Ma nulla otteniamo, e nulla la smuove. Voi d
Dettagli
Publisher
A.A. 2020-2021
13 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/04 Lingua e letteratura latina

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Sdrullo di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Lingua latina I e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi "Carlo Bo" di Urbino o del prof Torino Alessio.