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Intossicazione da arsenico

Si tratta di un semimetallo. L'arsenico puro non è velenoso, lo sono invece tutti i suoi composti che trovano impiego come pesticidi, erbicidi e insetticidi. Trova applicazione come:

  • Pesticidi per alberi da frutto (arseniato di piombo)
  • Trattamenti del legno utilizzato per la costruzione di edifici (arsenocromato di rame), ad esempio lo si trova sui pali della luce colorati di verde
  • Insetticidi e veleni agricoli
  • Semiconduttore (arseniuro di gallio)

Metallo non normato dalla vigente normativa (Reg. CE 1881/2006), ma dotato comunque di elevata tossicità. Questa è legata alla forma inorganica (trovata principalmente nei capelli dei pescatori, mentre nei pesci si trova la forma organica "Arsenobetaina"). Le fonti sono: pesticidi, insetticidi e veleni agricoli; semiconduttori in circuiti integrati; mentre la fonte alimentare è rappresentata da prodotti ittici e frutti di mare che assorbono arsenico dalle acque in cui vivono. La tossicità è data da: alterazioni del tratto digerente, neoplasie cutanee e del tratto urinario.

Intossicazione da mercurio

È 5000 volte più tossico del piombo. Il mercurio metallico presente nell'atmosfera rappresenta la principale fonte di trasporto del mercurio. Questo viene ossidato a Hg e successivamente metilato o trasformato in altri composti organo mercuriali. Il metil mercurio è di notevole importanza dal punto di vista tossicologico in quanto è molto tossico.

Impiego in medicina:

  • Per il trattamento della sifilide
  • Sapone sbiancante della pelle, disinfettante e lassativo

Il piombo poi è stato sostituito con l'amalgama: piombo e oro. Il metil mercurio tende ad accumularsi nei pesci ed in particolare nei pesci predatori che sono all'apice della catena alimentare acquatica.

Un grammo di mercurio contamina:

  • 20.000 Kg di alimenti
  • Un lago largo 300 m, tale da renderlo non più pescabile

In Italia è stato riscontrato un contenuto di mercurio nell'aria di zone rurali compreso tra 2 e 4 ng/m3, mentre in aree urbane era di 10 ng/m3. In Europa sono stati riscontrati livelli di mercurio di 0.001-6 ng/m3 in aree remote, di 0.1-5 ng/m3 in aree urbane e di 0.5-20 ng/m3 in aree industriali.

La tossicità del mercurio dipende dalla forma in cui si trova. Il mercurio metallico allo stato di vapore viene assunto per via inalatoria e per le sue proprietà lipofile diffonde velocemente attraverso la membrana alveolare del rene, nei globuli rossi e nel sistema nervoso dove avviene la biotrasformazione in metilmercurio. Il metil mercurio è la forma più tossica del mercurio; basta un’esposizione di breve durata perché insorgano gli effetti tossici del mercurio. L’azione tossica è dovuta all’affinità del mercurio per diversi sistemi enzimatici, dove si lega ai gruppi –SH delle proteine, determinando la perdita della loro funzionalità. Il principale effetto sulla salute umana è la neurotossicità negli adulti e la tossicità fetale nelle donne in gravidanza. L’esposizione cronica, dovuta principalmente ad esposizione a cloruro di mercurio e metilmercurio (più tossico, più pericoloso, che tende a contaminare tutta la filiera alimentare), altera le funzioni normali soprattutto nel sistema nervoso centrale provocando depressione, paure, allucinazioni, perdita di concentrazione, irritazione, perdita di memoria. Il mercurialismo cronico provoca una sintomatologia esattamente sovrapponibile alla sclerosi multipla.

L’emivita del metilmercurio è di 40 giorni, quindi se si vuole eliminare il 90% di questo composto dal nostro organismo bisognerebbe evitare di mangiare determinati pesci per 280 giorni. Il mercurio è normato, è stato stabilito un limite massimo residuale, per cui:

  • Nei prodotti della pesca e muscolo di pesce, escluse le specie elencate sotto. Il tenore massimo si applica ai: crostacei, escluse le carni scure del granchio e quelle della testa e del torace dell’aragosta e dei grossi crostacei analoghi: 0,5 mg/Kg di pesce fresco
  • Muscolo dei seguenti pesci (posti più in alto nella catena alimentare): rana pescatrice, anguilla, ippoglosso, triglia, palamita, rombo, razza, scorfano, pagello, pesce spada, tonno: 1,0 mg/Kg di pesce fresco

Il tonno in scatola proviene dall’oceano, difficilmente si inscatola un tonno proveniente dal Mediterraneo per i livelli elevati di mercurio, perché in questo mare, peggio ancora nell’Adriatico, c’è un’intensa attività urbana. In Abruzzo c’è la più grande discarica di Europa, la discarica di Bussi, dove veniva prodotta la soda, utilizzando degli elettrodi per separare il cloro dal sodio e una volta che questi elettrodi erano esausti venivano sotterrati inquinando il tirino che poi andava a sfociare nel Mar Adriatico.

Riassumendo, gli inquinanti ambientali sono delle sostanze che nel tempo determinano una contaminazione dell’ambiente e degli animali, tali per cui mangiando questi alimenti si può andare incontro a delle intossicazioni. Il mercurio ha un’azione nefrotossica che si esplica soprattutto durante la gravidanza. Bisogna tollerare la sua presenza e stabilire la cosiddetta “dose tollerabile giornaliera” (TDI). Nel caso del mercurio, è stato stabilito mediante studi epidemiologici sui soggetti che consumano quantità elevate di pesce. Si è visto che una donna gravida non dovrebbe superare 0,23 μg/Kg p.c/die.

Il mercurio può biomagnificare lungo la catena alimentare, cioè vi sarà una stretta correlazione tra preda e predatore. Per cui, nei pesci posti ai vertici della catena trofica saranno presenti delle concentrazioni maggiori rispetto a quelli presenti nei livelli più bassi. Dal punto di vista analitico si procede con una mineralizzazione del metallo (es: mercurio) che in questo modo si converte in forma molecolare che poi verrà successivamente bruciata. Ogni elemento emette una determinata lunghezza d’onda. Ovviamente in questo caso si analizza il mercurio in toto e circa il 90% sarà rappresentato dal metilmercurio. Se l’emivita del mercurio è di 40 giorni nell’uomo, per ridurre il rischio bisogna consumare i pesci che appartengono ai livelli trofici più bassi che per questo tendono ad avere una concentrazione minore di mercurio.

Policlorurati bifenili

Sono composti chimici caratterizzati dalla formula bruta C12H10-nCln. Si presentano liquidi oleosi, trasparenti e viscosi. Hanno un punto di ebollizione pari a 278 e 415 gradi, per cui vengono aggiunti negli oli delle pompe a pressione o dei motori. Sono non corrosivi e resistenti agli acidi e alcali. Vengono utilizzati per molteplici funzioni come:

Casi di intossicazione in animali da reddito

Le intossicazioni croniche degli animali sono molto difficili poiché sono multi-fattoriali. Negli animali da allevamento i parametri sono sotto controllo da parte dell’operatore, per cui le intossicazioni sono dovute ad errori nel management. Al contrario, in caso di animali domestici le intossicazioni possono essere dovute eventualmente anche a fenomeni dolosi. Nei polli la manifestazione classica di intossicazione da diossine nei polli è stata descritta sotto il nome di “chick edema disease” con un quadro clinico caratterizzato da: idropericardio e ascite, edema sottocutaneo e necrosi epatica con elevata mortalità a partire dalla terza settimana.

Il primo caso di chick edema disease si presentò nel dicembre del 1957 nelle zone orientali e centro-occidentali degli Stati Uniti cui seguì la morte di milioni di broilers in seguito alla presenza di policlorifenoli in alcuni grassi di rifilatura delle pelli bovine per la preparazione dei mangimi. I polli colpiti presentavano: abbattimento, piumaggio arruffato, dispnea, atteggiamento a “papera” per l’accumulo di liquido in cavità addominale, edema sottocutaneo, fegato chiazzato, ingrossato e dislocato posteriormente all'esame necroscopico.

Nel 1968 si verificò un altro caso in Giappone in cui morirono oltre 400.000 polli. La causa era dovuta all’aggiunta nei mangimi di olio di riso contenente alte concentrazioni di PCB contaminati da PCDF. I PCB furono in seguito rilevati a livello delle serpentine di scolo di un sistema di riscaldamento usato per deodorare l’olio di riso. In particolare, i polli in questione presentavano la seguente sintomatologia:

  • Respiro affannoso
  • Piumaggio arruffato
  • Decremento nella produzione di uova
  • Edema sottocutaneo e polmonare, idropericardio, ecchimosi muscolari, chiazze gialle epatiche

In Europa, il caso più eclatante di contaminazione da diossine si verificò nel 1999 in Belgio, quando una miscela di fluidi dielettrici incidentati a base di PCB fortemente contaminati da diossine, fu aggiunta ad una partita di grasso animale recuperato per la produzione di mangimi per animali. In questo modo, i mangimi contaminati furono distribuiti a numerosi insediamenti produttivi a differente indirizzo zootecnico. I primi segni clinici della contaminazione si osservarono dopo qualche mese in molteplici aziende che allevavano il pollame come:

  • Calo della produzione di uova
  • Ridotta schiusa delle uova
  • Ridotto incremento ponderale
  • Incremento della mortalità dei pulcini
  • Disturbi neurologici (atassia)
  • Alterazioni degenerative dei muscoli scheletrici e cardiaci
  • Edema sottocutaneo e ascite

Diagnosi differenziale

Occorre distinguere due situazioni distinte cioè i casi di intossicazione acuta con segni eclatanti che evidenziano subito la presenza di una noxa (rari e con poco impatto sulla salute umana) o casi di intossicazioni sub-acute o croniche (che rischiano di avere effetti pericolosi sulla salute pubblica poiché sono difficilmente diagnosticabili in quanto spesso vengono confuse con le sindromi poli-fattoriali da minore rendimento). Tale difficoltà nella diagnosi può comportare periodi di esposizione prolungati prima dell’identificazione della sorgente di contaminazione e conseguente riduzione dell’esposizione. La durata di tali periodi, anche a causa della loro lipofilicità, rende possibile dei fenomeni di bioaccumulo e del raggiungimento di stati di equilibrio tossico-cinetico tra i vari tessuti (es: muscolare, adiposo ecc.) all’interno dell’organismo che poi comporta a sua volta anche tempi di decontaminazione lunghi e non compatibili con la vita economica degli animali.

Nel caso di esposizione sub-cronica possiamo avere delle alterazioni dei seguenti indici produttivi zootecnici:

  • Sindrome da minor rendimento produttivo (calo degli indici di conversione dell’alimento)
  • Allungamento dell’intervallo interparto
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Scienze agrarie e veterinarie VET/07 Farmacologia e tossicologia veterinaria

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Isaris di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Tossicologia veterinaria e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Teramo o del prof Amorena Michele.
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