MICROGLIA
ASTROCITA OLIGODENDROCITI
CELLULE
EPENDIMALI
La barriera ematoencefalica
12.2
Il sistema nervoso confina con il resto dell’organismo per mezzo di una serie di barriere, la più importante
delle quali è la barriera ematoencefalica (BEE), che si sviluppa tra il sistema vascolare all’interno del tessuto
cerebrale e il tessuto nervoso stesso. La barriera ematoencefalica è una struttura molto complessa in quanto
costituita da molte popolazioni cellulari, troviamo infatti cellule endoteliali, periciti, astrociti, cellule nervose
e microglia. Una seconda barriera è la barriera ematoliquorale (BEL), che si sviluppa tra il sistema vascolare
e liquido cefalorachidiano nei plessi coroidei. Essa è costituita da cellule epiteliali unite da tight junction nella
parte apicale delle cellule. Le meningi sono considerate una terza barriera in quanto presentano delle tight
junction, esse sono organizzate nella parte periferica dell’encefalo e avvolgono tutto il SNC. Questa terza
barriera è presente solo durante il periodo fetale tra i ventricoli e il tessuto nervoso. Essa viene mantenuta
anche nell’adulto ma non ha più le caratteristiche di barriera perché perde le giunzioni strette che sono
presenti solo nel periodo fetale. Una quarta barriera cerebrale è poi quella presente, sempre nel feto, tra il
tessuto nervoso e il liquido cefalorachidiano, detta neuroependima.
148
Osservando più nel dettaglio la barriera ematoencefalica osserviamo che questa struttura è così organizzata
per fa sì che qualunque sostanza giunga dal sangue al SNC debba attraversare una serie di cellule, e quindi
un susseguirsi di strati, prima di entrare in contatto con il cervello. Come già accennato essa è costituita da
elementi cellulari diversi tra cui troviamo endotelio e astrociti (podociti), che avvolgono i vasi sanguigni e le
giunzioni strette. Il trasporto delle sostanze attraverso questa barriera è strettamente controllato e dipende
dalle caratteristiche chimiche della molecola. Le molecole lipofile saranno favorite al passaggio rispetto alle
molecole idrofile, anche se ciò non è sempre vero perché alcune sostanze idrofile ma estremamente piccole
riescono ad arrivare al cervello (grazie ad un trasportatore). La struttura così compatta della BEE che abbiamo
osservato è caratteristica del SNC e non di quello periferico, anche se in esso sono presenti alcuni componenti
simili che però risultano essere più distanti fra loro e non uniti da giunzioni strette. Questo perché a livello
periferico è necessario garantire e favorire il passaggio delle sostanze verso gli organi. A livello del SNC la BEE
è invece così restrittiva perché esso è estremamente delicato e controlla funzioni vitali per l’organismo. Il
SNC è così delicato in quanto i neuroni non si replicano e quindi a seguito di un danno c’è sempre una perdita
neuronale, che senza un riparo aumenterà la vulnerabilità dell’organo.
Delle nuove pubblicazioni si evince che la barriera ematoencefalica si sviluppa in tre fasi, un’angiogenesi, una
differenziazione e una maturazione degli elementi cellulari. L’angiogenesi nell’embrione avviene molto
presto, tra la seconda e la terza settimana di gestazione. Essa prevede il raggiungimento dei vasi sanguigni
che dà origine al tessuto nervoso, già nella fase della strutturazione e differenziazione del tubo neurale. Ad
essa segue la differenziazione dei componenti cellulari della barriera ematoencefalica. Infine si osserva la
maturazione di questi elementi cellulari nella complessità dei contatti che prenderanno. Da dati recenti si
evince inoltre che la BEE è formata e completamente funzionante già durante il periodo gestazionale, risulta
infatti completa al terzo trimestre, quindi prima della nascita del bambino.
» Trasportatori della barriera ematoencefalica
A livello della barriera ematoencefalica sono presenti diversi i trasportatori deputati al trasporto di sostanze
che risultano essere necessarie per la fisiologia e la strutturazione cerebrale. Al cervello, ad esempio, deve
giungere il glucosio, che è essenziale per il funzionamento e per l’attività neuronale, gli amminoacidi e diversi
ormoni quali leptina e insulina. Questi stessi trasportatori possono però essere sfruttati anche da una serie
di xenobiotici e sostanze che esercitano una certa tossicità. Tra le sostanze tossiche che attraversano la BEE
grazie ai trasportatori troviamo erbicidi (acido 2,4-diclorofenossiacetico), farmaci (aspirina e alcuni antibiotici
149
e ibuprofene), intermedi sintetici (tetraetilammonio) che sfruttano i trasportatori di piccoli anioni organici e
alcuni metalli pesanti (piombo) che possono sfruttare il trasportatore degli amminoacidi. I trasportatori sono
importanti per capire la diversa permeabilità della BEE nell’embrione e nel feto rispetto all’adulto. La BEE del
feto è infatti maggiormente permeabile in quanto presenta una maggiore efficienza di trasporto da parte di
questi trasportatori. Questa diversa fisiologia ha una sua logica, un organismo in via di sviluppo ha infatti una
maggiore necessità di elementi rispetto al SNC già sviluppato di un adulto, ma espone maggiormente il feto
alle neurotossine. Una seconda possibilità di penetrazione delle sostanze tossiche nella BEE si può basare su
un danno delle strutture della barriera che allentano le giunzioni strette. Questo meccanismo è sfruttato dal
piombo e dal cadmio che sfruttano danni della BEE per entrare nel cervello dell’adulto e del feto.
» Impermeabilità della barriera ematoencefalica
L’impermeabilità della BEE, oltre che dalla presenza di giunzioni strette e trasportatori specifici, è garantita
da un suo metabolismo specifico. A livello della barriera ematoencefalica sono infatti messe in atto una serie
di reazioni di ossoriduzione, idrolisi, alchilazione... che rendono più idrofile le sostanze e si oppongono quindi
alla penetrazione della barriera. Possono avvenire anche reazioni di glucuronidazione mediate dall’UDP-
glucoroniltransferasi, che contribuiscono a rendere le molecole ancora più idrofile. Ci sono anche reazioni di
detossificazione come quelle mediate dell’epossido idrolasi.
Enzima Reazioni
Citocromo P450 Idrolisi e dealchilazioni
Epossido idrolasi Eliminazione degli epossidi
Coniugazione con acido
UDP-glucuroniltransferasi glucuronico
L’impermeabilità è garantita, non solo dal metabolismo, ma anche dall’eliminazione dei metaboliti da esso
derivanti. Questi metaboliti vengono eliminati dalle cellule endoteliali e immessi nel circolo sanguigno grazie
a trasportatori quali il multidrug e la glicoproteina P. Questo è un altro punto che è indagato per spiegare la
minore restrizione dalla BEE nel periodo dello sviluppo. Si suppone infatti che nel periodo embrionale e fetale
ci sia una minor espressione dei trasportatori di efflusso degli xenobiotici a livello delle cellule endoteliali.
Allo stesso modo si ipotizza che l’efficienza metabolica nel periodo dello sviluppo sia inferiore, questo quindi,
insieme alla minor espressione dei trasportatori di efflusso e alla maggiore efficienza dei trasportatori per i
nutrienti, favorirebbe un più facile passaggio attraverso la BEE in età embrio fetale.
150
La BEE è quindi un ottimo sistema di protezione del SNC, anche se esistono alcune sostanze che la riescono
a passare. Un esempio è rappresentato dalla MPTP (1-metil-4-fenil-1,2,3,6-tetraidropiridina), un prodotto di
scarto della sintesi della piridina usato come droga di abuso negli anni ’70. Negli utilizzatori di questa droga,
qualche anno dopo l’assunzione, si verificava una sindrome simile al Parkinson. Questa molecola infatti sa
passare la BEE in quanto non presenta cariche e una volta arrivata al SNC viene ossidato dalle MAO-B delle
+
cellule gliali. Il metabolismo determina quindi la formazione di una forma ionica MPP che non è più in grado
+
di attraversare la BEE, e rimane quindi intrappolata nel SNC. La MPP strutturalmente è simile alla dopamina
e viene quindi riconosciuta dai recettori dopaminergici che la introducono nei neuroni dopaminergici, che
+
risultano quindi sensibili ed esposti. Gli effetti della MPP sono un disaccoppiamento a livello dei citocromi
che blocca la fosforilazione ossidativa, più precisamente il complesso I. Bloccando questa via si vengono a
formare delle specie reattive dell’ossigeno e si blocca la sintesi di ATP. Tutto ciò porta la morte dei neuroni
+
dopaminergici, proprio come avviene anche nel Parkinson. La MPP inoltre viene caricata all’interno delle
vescicole al posto della dopamina instaurando un depauperamento del neurotrasmettitore stesso.
Manifestazioni neurotossiche
12.3
Come abbiamo già potuto capire, per la manifestazione di un evento neurotossico, è necessario che la tossina
raggiunga il sistema nervoso, e quindi che attraversi la barriera ematoencefalica. Successivamente essa deve
interagire con bersagli cellulari che devono essere rilevanti per il sistema nervoso centrale, come i recettori
dei neurotrasmettitori. La manifestazione neurotossica può poi essere di diversa entità in base alla funzione
cerebrale che viene interessata. Se viene coinvolta la funzione sensoriale si avrà infatti parestesia, deficit
visivo e allucinazioni, se viene coinvolta la funzione motoria si avrà debolezza, paralisi, affaticamento
muscolare, tremori, convulsioni e iperattività, se viene coinvolto l’umore e la personalità si avrà irritabilità,
agitazione, euforia, psicosi, apatia, letargia e depressione, se vengono coinvolte le funzioni cognitive e
associative si avranno disturbi della memoria e confusione e se viene coinvolta la funzione omeostatica si
avrà ipo e ipertermia, alterazioni dell’appetito, del peso corporeo e dei ritmi circadiani.
Oltre a questa sintomatologia esteriore, a livello anatomopatologico, la manifestazione neurotossica si può
manifestare con diversi disordini, tra i quali possiamo trovare:
- Neuropatia, ovvero la degenerazione di tutta la cellula nervosa, essa è un danno irreversibile che si
ha in condizioni gravi, è un danno sia funzionale che neurologico.
151
- Assonopatia, ovvero la degenerazione di una singola porzione del neurone e in particolare l’assone
e la sinapsi (la parte metabolicamente attiva rimane funzionante). In questo caso il danno può anche
essere reversibile se non è troppo grave, visto che il pirenoforo funziona ancora.
- Tossicità funzionale, un danno che non cambia la struttura del neurone ma ne altra la funzionalità,
un esempio sono le alterazioni della neurotrasmissione del potenziale di membrana.
- Mielopatia, ovvero u
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