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L’IPPODROMO
Non possiamo poi non parlare dell’ippodromo, presente perché tra i giochi panellenici che si
svolgevano ad Olimpia c’erano anche le corse dei carri. Anche qui sono presenti tracce del sacro perché
Poseidon Hippios
celebre in tutto il mondo greco era il culto di , praticato proprio in questo
ippodromo.
Ricordiamo che le corse dei carri erano anche agoni funerari e che il Santuario di Olimpia nasce dalla
tomba di Pelope e da tutta una serie di tombe protostoriche. Possiamo pensare, quindi, ad un
collegamento tra agoni funebri e celebrazioni panelleniche.
Oggi dell’ippodromo ci resta una grande spianata e un arco che lo metteva in collegamento con il
santuario, dunque un percorso processionale visto che dobbiamo immaginarci dei grandi cortei.
MAGNA GRECIA
Premessa storica: ci sono, in base alle città d’origine
di questi flussi coloniali, gruppi di colonie, come
quelle euboiche chiamate così perché i coloni
provenivano dall’Eubea, oppure quelle doriche,
quelle achee o rodio-cretesi.
▪ Le colonie euboiche sono: Pithecusa, Cuma,
Zancle, Region, Naxos;
▪ Le colonie doriche sono: Siracusa, Megara
Hyblea, Selinunte, Locri, Taranto;
▪ Le colonie achee sono: Crotone, Sibari,
Metaponto, Poseidonia;
▪ Le colonie rodio-cretesi sono: Gela,
Agrigento.
URBANISTICA NEL MONDO
COLONIALE
Fin dal XIV secolo si è molto discusso sul rapporto tra i greci e gli indigeni quando arrivavano su un
suolo da colonizzare.
Quando si va a fondare una colonia lo si fa, nella maggior parte dei casi, in un territorio sostanzialmente
ancora non urbanizzato. Certamente sono presenti delle presenze indigene, ma l’area in cui si andava a
fondare sicuramente non era priva di spazio; dunque, si può pensare di realizzare un’urbanistica di tipo
regolare, una cosa che non è stato possibile realizzare ad esempio ad Atene.
Queste colonie erano costiere, dunque pianeggianti e prive di dislivelli da colmare: in molti casi, il
fatto che le città fossero fondate in pianura agevola il processo di regolarizzazione urbana.
Sin dalla fondazione, infatti, le città coloniali presentano degli schemi urbanistici regolari: per regolare si
intende qualcosa che si basa su assi viari con incroci ortogonali, un sistema che ritroveremo anche a
Roma (inteso come età romana).
Ippodameo è il termine che la critica utilizza per identificare questo tipo di schema urbano.
→
DI NORMA di norma è così, ma ovviamente esistono
anche delle eccezioni; infatti, anche nel mondo coloniale
esistono casi urbani non regolari. Ricorderemo per esempio il
caso di Megara Hyblea: qui possiamo notare che le strade
non sono regolari, è vero che ci sono delle parti e dei settori
che mostrano le stesse logiche urbanistiche, ma non per tutta
la città.
Gli archeologi hanno spiegato questo caso come riflesso della
primitiva organizzazione della colonia in insediamenti sparsi:
cioè, in origine Megara Hyblea non era un centro unico, ma
costituito da cinque komai che poi vennero unificati.
Chiaramente queste preesistenze hanno caratterizzato e
influenzato l’organizzazione che vediamo oggi.
IPPODAMO DA MILETO
Le fonti ci dicono che fu un urbanista che operò anche in madre patria. Ma rispetto a ciò che si
pensava, Ippodamo non fu l’inventore dell’urbanistica regolare greca, bensì era un teorico,
ovviamente non l’unico anche se ebbe in un certo senso dei “privilegi” perché è stato quello
maggiormente studiato.
Nascita e morte di questa figura sono ancora oggi molto discusse, però possiamo dire con certezza che
vive nel V secolo a.C.
Le fonti poi attribuiscono a lui la ricostruzione del Pireo dopo le guerre persiane, la fondazione della
colonia di Thurii (fondata per volontà di Pericle nel 444 a.C.) e un impianto urbano regolare di Rodi.
Uno dei problemi che pone questa attribuzione è il fatto che tra le guerre persiane e Rodi passa molto
tempo; quindi, potrebbe essere che queste invenzioni si conciliano male sul piano cronologico. Magari
l’impianto di Rodi viene attribuito ad Ippodamo pur non avendo operato.
Ricordiamo poi che Ippodamo era di Mileto e, come sappiamo, l’Asia Minore è un contesto
straordinario per la scienza. Questo per dire che, anche se Ippodamo ha operato lontano dalla sua terra,
ha portato con sé un bagaglio formativo che deriva dalle sue origini milesie.
C’è anche una riflessione sull’urbanistica greca nella filosofia, in particolare in Platone e Aristotele: in
quest’ultimo non mancano dei riferimenti su Ippodamo.
Anche Aristotele, infatti, elabora un modello di città ideale: chiaramente egli non è un urbanista, ma la
città, ricordiamolo, era fatta di uomini! Questo per dire che la riflessione che fanno i filosofi è più una
riflessione sulla vita umana; infatti, Aristotele non solo offre un modello di organizzazione urbanistica,
ma anche un modello di organizzazione sociale: la città ideale prevedeva 10mila abitanti suddivisi in
tre classi, ovvero agricoltori, artigiani e guerrieri. È chiaro poi che questo tipo di organizzazione sociale
si deve rispecchiare nel modello urbanistico.
Il frutto di questa riflessione deve essere la suddivisione della polis in tre aree: l’area sacra, l’area
pubblica e quella urbana.
→
N.B. l’urbanistica regolare greca NON nasce nel V secolo con Ippodamo, poiché egli fu
semplicemente un teorico di grande livello.
LE PRINCIPALI FONDAZIONI COLONIALI
THURII
Come abbiamo detto, ad Ippodamo viene attribuita la fondazione di Thurii, voluta da Pericle nel 444.
Questa fu una fondazione rivoluzionaria perché di solito le fondazioni coloniali hanno delle madri
patrie ben precise, mentre questa possiamo definirla panellenica, cioè tutta la Grecia va a colonizzare,
anche se poi il ruolo prevalente ce l’hanno Atene e Pericle, a testimonianza della potenza della città in
questo momento.
Thurii viene fondata nel sito di Sibari, distrutta nel 510 a.C. Questo sito fertilissimo, però, non poteva
essere abbandonato e quindi si decide, decenni dopo, di rifondarla.
L’ecista della città è Erodoto, poi arriveranno i romani come ci testimoniano le rovine appartenenti alla
fase romana.
Fonte principale per comprendere la pianificazione urbanistica della colonia del 444 a.C. è Diodoro
plateiai
Siculo: egli non cita Ippodamo, ma descrive la città e, in un passo, parla di 3 (grandi strade) e
stenopoi
strade più piccole chiamate . Sono dei sostantivi che ritroveremo sempre quando si parla di
urbanistica ippodamea.
Diodoro Siculo ci dice anche i nomi di queste strade: Dionisias, Olympias, Aphrodisia, Herakleia,
nomi legati a città o divinità.
METAPONTO
Non dimentichiamo che, quando i greci arrivavano in un determinato territorio, non organizzavano
solo la città, ma anche il territorio, i suoli agrari. Possiamo dire che anche i greci hanno avuto una loro
“centuriazione”, ovviamente non come la intendiamo noi oggi, ma per far capire che comunque anche
loro organizzavano il territorio.
Proprio a Metaponto, grazie all’utilizzo della fotografia aerea, sono stati ritrovati dei fossati che ci
testimoniano questa divisione del suolo agrario. E i topografi e archeologi hanno visto bene che questo
tipo di divisione si data pochi decenni dopo la fondazione della città; quindi, i coloni prima arrivano sul
territorio e solo successivamente lo organizzano.
Metaponto si trova sul Mar Ionio, quindi possiamo parlare ovviamente di una città costiera. Poi
importante è notare la sua presenza proprio vicino ai fiumi. Da sempre questi caratterizzano la
colonizzazione, e il motivo per cui si fondava la città tra due fiumi era evidente: motivi difensivi, motivi
commerciali visto che sono navigabili e poi l’acqua.
Vicino la città, nella chora, si trovavano poi vari siti: Termitito, Incoronata, San Biagio, Pantanello,
tutti insediamenti indigeni.
Un ruolo fondamentale in questo caso lo hanno gli scavi, preziosi per capire il rapporto tra i greci e gli
indigeni dato che andavano ad occupare un territorio che aveva già i suoi insediamenti. Per esempio, sul
sito di Incoronata sono stati trovati resti sia di produzione indigena sia di produzione greca.
PIANIFICAZIONE URBANA E LUOGHI DI CULTO
Oggi il sito di Metaponto ricade nella regione Basilicata, in un
territorio che in origine era occupata dalla popolazione italica
degli enotri.
Avevamo detto che la città sorge tra due fiumi, infatti la
pianificazione urbanistica tiene conto anche del loro
andamento. Il sito poi era provvisto anche di un porto che
dava sul mare, ma che si trovava all’uscita del fiume;
situazione simile a quella di Pompei.
Nonostante ciò ci troviamo comunque di fronte ad una
pianificazione regolare. Ippodamo non era ancora nato,
eppure Metaponto presentava questo tipo di organizzazione:
anche in questo caso ritroviamo i plateia e gli stenopoi; ma
ciò che da regolarità all’impianto urbano è l’incrocio
ortogonale degli assi che realizzano degli isolati in cui si
trovano chiaramente le abitazioni, gli edifici pubblici.
L’acropoli qui non è presente a causa del terreno pianeggiante, però abbiamo una piazza pubblica che
ospita vicino un grande santuario urbano.
Il centro è stato monumentalizzato nel VI secolo a.C., poi, grazie agli scavi, è stato possibile identificare
un’altra fase urbanistica del IV secolo, periodo in cui i romani costruiscono un accampamento militare.
I templi dell’agorà sono diversi e gli scavi hanno messo in luce anche gli altari:
→ Tempio C: il più antico di fine VII secolo;
→ I templi A e B, i più grandi, realizzati proprio nel VI secolo. Templi peripteri di ordine dorico
dedicati rispettivamente ad Era e Apollo;
→ Tempio D a nord: il tempio più recente. Ha una pianta diversa e presenta l’ordine ionico,
elemento che ha fatto pensare si trattasse di un tempio dedicato ad Afrodite.
Altra cosa significativa: i coloni, quando realizzavano questi templi, lo facevano secondo delle logiche
ben precise. PERCHÉ QUI DECIDONO DI DEDICARE UN TEMPIO AD ATENA, UNO A ERA E UNO AD APOLLO
Perché questi erano i culti della madre patria, cioè sono i culti che
INVECE DI ZEUS O ALTRE DIVINITÀ?
venivano praticati dalle città da cui provenivano i coloni.
Anche a Metaponto abbiamo il caso di un luogo di culto fondato dagli abitanti in relazione ad un
determinato episodio. E ce ne parla Erodoto: nel IV libro Erodoto ci parla degli avvenimenti 240 anni
dopo la scomparsa di Aristea e mette questo personaggio in riferimento ai metapontesi; sarebbe stato
propri