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CLASSIFICAZIONE DEI NEURONI
È possibile classificare i neuroni prendendo in considerazione varie caratteristiche di queste cellule. Sulla
base del numero dei prolungamenti e dunque dell’aspetto morfologico è possibile distinguere neuroni di
diversa tipologia:
Unipolari, che presentano esclusivamente l’assone e sono privi di dendriti. Questi neuroni sfruttano
o unicamente il corpo cellulare come sistema di ricezione degli impulsi nervosi. Nei mammiferi adulti
esempi di questi neuroni sono le cellule sensoriali della retina (coni e bastoncelli)
Bipolari, che presentano un dendrite ed un assone che si originano ai poli opposti del corpo
o cellulare. Appartengono a questa categoria i neuroni recettoriale di gusto, vista ed equilibrio
Pseudounipolari provvisti di un assone e un dendrite che, prima di orientarsi in direzione opposta,
o nel loro tratto iniziale sono uniti in un medesimo peduncolo. Questi neuroni, detti anche cellule a t
per l’aspetto alla biforcazione di dendrite ed assone, derivano da cellule bipolari nelle quali, nel corso
dello sviluppo embrionale, si realizza la fusione del tratto prossimale dei prolungamenti.
Rappresentanti di questa tipologia sono i neuroni dei gangli spinali ed encefalici
Multipolari sono caratterizzati dalla presenza di un singolo assone e molti dendriti. Sono quelli più
o comuni, cui ci si riferisce normalmente se non diversamente specificato ed a differenza di quelli
precedenti possono avere un pirenoforo di diversa forma (stellata, piramidale, piriforme, ecc.)
In funzione dello sviluppo dell’assone possiamo invece distinguere neuroni:
- Del 1° tipo di Golgi, sono quei neuroni che possiedono un assone lungo (anche molte decine di
centimetri) che partendo dal SNC si dirige ed entra a far parte dei nervi periferici. Sono inclusi in
questo gruppo i motoneuroni stellati del midollo spinale, le cellule piramidali della corteccia
cerebrale ed i neuroni di Purkinje del cervelletto
- Del 2° tipo di Golgi, caratterizzati da un assone corto ripetutamente ramificato. Esempi di questa
tipologia sono i neuroni molecolari dello strato granulare della corteccia cerebellare oppure molti
neuroni del midollo spinale.
Utilizzando un criterio funzionale si distinguono neuroni:
- Sensitivi o afferenti: conducono lo stimolo sensoriale dalla periferia verso il SNC; ne sono un
esempio i neuroni dei gangli cerebrospinali
- Motori o efferenti: conducono impulsi dal SNC verso la periferia, verso altri neuroni o cellule degli
organi effettori. Ne sono un esempio i neuroni delle corna anteriori del midollo spinale
- Intercalari o di associazione o intermedi, mettono in collegamento le due precedenti tipologie di
neuroni, ossia stabiliscono rapporti sinaptici da un lato con un uno o più neuroni sensitivi e dall’altro
con uno o più neuroni motori.
Infine altri metodi di classificazione possono basarsi sulla localizzazione topografica all’interno del SNC o
perifericamente nei gangli, o seguire un criterio puramente citochimico, che tiene conto della funzione
secernente del neurone e dunque del tipo di neurotrasmettitore rilasciato alla sinapsi.
L’intera superficie del neurone è rivestita da cellule di neuroglia. In particolare gli assoni, tranne che nel
tratto iniziale prossimo al pirenoforo, presentano rivestimenti più strutturati, sempre ad opera delle cellule
di neuroglia: gli oligodendrociti nel SNC e le cellule di Schwann nel SNP. L’insieme dell’assone e di tali
rivestimenti va a costuitire la fibra nervosa.
Le fibre nervose possono essere classificate in mieliniche ed amieliniche in relazione alla natura del
rivestimento. Le fibre amieliniche sono quelle prive di una vera guaina mielinica. Nel SNC queste fibre sono
costituite da assoni che prendono rapporto con le cellule di neuroglia circostanti, senza la formazione di
avvolgimenti specifici. Nel SNP, invece, sono costituite da assoni che vanno ad invaginarsi nel citoplasma di
una cellula di Schwann; quest’ultima può contemporaneamente avvolgere più assoni .
Le fibre mieliniche, invece, sono quelle che presentano lungo tutto il decorso dell’assone una guaina
mielinica. Questa è formata dai prolungamenti di cellule di neuroglia, gli oligodendrociti nel SNC e le cellule
di Schwann nel SNP, che si avvolgono intorno all’assone compiendo fino a 50 giri in modo che vari strati
della loro membrana plasmatica siano disposti a spirale a formare un manicotto. Dal punto di vista chimico
questa membrana ha una composizione prevalentemente lipidica, poiché le proteine ammontano a meno
del 25% della massa di membrana, e dunque rappresenta un buon isolante elettrico per il sottostante
assolemma.
Il processo di mielinizzazione ha inizio quando l’assone viene circondato dalla cellula di neuroglia, le cui
estremità vengono a contatto e vanno a formare il mesassone. Successivamente questo si allunga
avvolgendosi ripetutamente a spirale e ciò si accompagna all’estrusione del citoplasma. Come risultato la
guaina viene ad essere costituita da anelli concentrici di membrana plasmatica: l’esame ultrastrutturale di
sezioni trasversali permette di identificare sia le aree di contatto tra le superfici interne della membrana
(linea densa maggiore), che l’apposizione delle superfici esterne (linea intraperiodo).
In queste aree di contatto si stabiliscono interazione tra le proteine integrali, che agiscono con un
meccanismo tipo chiusura lampo e compattano dunque i vari strati di membrana. Tra queste ne sono state
identificate alcune presenti sia nelle guaine del SNC che del SNP, quali una “proteina basica della mielina”
(MBP) ed una glicoproteina associata alla mielina (MAG) che agisce come proteina di adesione favorendo
la stabilità del mesassone, ed altre specifiche dell’uno o dell’altro sistema.
Ad esempio, le proteine che stabilizzano la compattazione della linea intraperiodo e dunque l’interazione
delle facce esterne della membrana sono diverse nel SNC e nel SNP: nel primo questo ruolo è svolto dalla
proteina proteolipidica (PLP) che rappresenta il 70% delle proteine presenti nella mielina, mentre nel
secondo queste funzioni sono dovute alla proteina PO, che ammonta al 50% delle proteine mieliniche.
Anche le modalità di formazione della guaina sono diverse nei due sistemi, in funzione della cellula di
neuroglia coinvolta. Infatti nel SNP una cellula di Schwann mielinizza un singolo (o meglio parte di un)
assone, mentre nel SNC un oligodendrocita può avvolgere molti assoni (fino a 50). Infine lo spessore della
guaina è proporzionale al diametro della fibra avvolta ed esiste un rapporto ottimale tra diametro dell’assone
nudo e diametro totale della fibra nervosa, incluso di guaina, di circa 0,6 .
La guaina mielinica presenta delle interruzioni regolari definite nodi di Ranvier, dal nome dell’anatomista
che per primo li ha descritti. In queste aree vengono ad essere concentrati quasi tutti i canali del Na+ e del
K+ dell’assone. Le regioni tra un nodo e l’altro vengono definite internodi, e la loro lunghezza, solitamente
200 mm, varia in funzione del diametro delle cellule di neuroglia che avvolgono l’assone. Infatti ogni
μm-1
internodo è costituito dall’avvolgimento di una cellula di Schwann o di oligodendrocita. Pertanto lungo le
fibre si susseguono vari segmenti di guaina.
La guaina mielinica permette una velocizzazione nella conduzione degli impulsi nervosi e dunque la sua
presenza rappresenta un vantaggio evolutivo. Infatti, sebbene la guaina caratterizzi tutti i Vertebrati, è
possibile rilevare un incremento della percentuale di fibre mieliniche man mano che si procede dagli
eterotermi verso gli omeotermi. In realtà già nei ciclostomi sono presenti guaine rudimentali, formate da
cellule gliali avvolte intorno all’assone, la cui efficacia nell’isolamento elettrico è però poco chiara.
Il processo di mielinizzazione inizia nel corso della gestazione ma prosegue fino all’età adulta: alla nascita,
nel cervello, risultano mielinizzati soltanto gli assoni di alcune aree, ma regioni sempre più vaste saranno
interessate fino al suo completamento intorno ai 25-30 anni. Questo progressivo incremento delle sostanza
bianca sembra essere influenzato dall’esperienza e funzionale ai meccanismi di apprendimento ed
autocontrollo.
Inoltre è stata riscontrata una correlazione tra mielinizzazione e alterazioni più o meno gravi a carico del
sistema nervoso. Infatti si osserva riduzione della sostanza bianca cerebrale in malattie quali schizofrenia e
autismo, così come in disturbi dell’apprendimento quali la dislessia, ed alterazioni (mielinizzazione difettosa
e/o degenerazione delle guaine mieliniche) in associazione a malattie neurodegenerative quali sclerosi
multipla e malattia di Alexander.
Le fibre nervose si raggruppano in fasci a costituire i nervi periferici associati all’encefalo (nervi cranici) o al
midollo spinale (nervi spinali). Ciascun nervo è costituito da una guaina connettivale esterna (epinevrio)
che circonda un insieme di fascicoli di fibre, ognuno dei quali è a sua volta rivestito da setti connettivali che,
partendo dall’epinevrio esterno, vanno a costituire il perinevrio. Infine intorno a ciascuna fibra è presente
una delicata trama connettivale indicata come endonevrio. I corpi cellulari delle fibre che decorrono nei
nervi periferici sono localizzati nella sostanza grigia del SNC oppure nei gangli.
IMPULSO NERVOSO: CONDUZIONE E TRASMISSIONE
Potenziale d’azione
Nelle cellule esiste una differenza di potenziale, ovvero una disomogenea disposizione di cariche elettriche
sui due versanti della membrana plasmatica, detta potenziale di membrana. Il potenziale di membrana è
particolarmente importante nelle cellule elettricamente eccitabili: in queste cellule viene definito
potenziale di riposo e misura circa -70 mV, con l’interno della membrana negativo rispetto all’esterno.
Quando un neurone viene eccitato nella zona di stimolazione si determina una profonda modificazione delle
proprietà elettriche della membrana, poiché vengono attivate proteine canale voltaggiodipendenti per il
Na+. Questo ione, che è 10 volte più abbondante nell’ambiente extracellulare, fluisce secondo gradiente,
entrando nella cellula. Ciò causa prima una depolarizzazione della membrana stessa e poi una inversione
del potenziale (la membrana diviene localmente positiva). Questa inversione del potenziale chiude i canali
del Na+ ed apre quelli per il K+ e questo ione, 10 volte più abbondante nel citoplasma rispetto all’esterno,
esce dalla cellula. In tal modo si ristabilisce il potenziale di riposo.
Queste modificazioni del potenziale di membrana, ovvero depolarizzazione e ripolarizzazione, vengono nel
loro complesso indicate come potenziale d’azione e rappresentano la manifestazione dell’impulso nervoso.
Le alterazioni locali di circuiti elettrici appena descritte