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Se in un primo momento ad avere la meglio sembra essere l’Euro Area, successivamente

vedremo che non sarà così; infatti già nel 2012-2013 il suo tasso di crescita torna a toccare

valori negativi.

Tra il 2015 e il 2018, infine, viene registrato il tasso di crescita medio annuo del PIL più alto

dell’intero periodo considerato: 11,29% per l’Irlanda e 2,12% per l’Euro Area.

Tabella 2, Fonte: World Bank

1.3 PIL pro-capite a confronto

Grafico 3, Fonte: World Bank

Tra il 2000 e il 2018 il PIL pro-capite dell’Irlanda e dell’Euro Area cresce in modo più o meno

costante, raggiungendo però livelli diversi; nel 2018, infatti, il PIL pro-capite irlandese ha

raggiunto quota 71000 $ mentre quello dell’Euro Area solo 40000 $.

Fino al 2006 notiamo una progressiva crescita del PIL pro-capite, più marcata nel caso

dell’Irlanda.

Durante la crisi economica, dal 2007 al 2009, sia il PIL pro capite dell’Irlanda che quello

dell’Euro Area hanno subito una perdita (Grafico 3).

Per tale motivo dal 2005 al 2009, quinquennio in cui sono contenuti gli anni della crisi, si

registra il tasso di crescita medio annuo del PIL pro-capite più basso dell’intero periodo

considerato pari rispettivamente a -0,88% per l’Irlanda e 0,30% per l’Euro Area.

Negli anni post crisi entrambi i PIL pro-capite crescono molto lentamente e nonostante

l’andamento del PIL irlandese sia stato superiore a quello dell’Euro Area, la differenza è

comunque contenuta.

Dal 2014 la forbice tra il PIL pro-capite irlandese e quello dell’Euro Area si allarga

notevolmente.

Dalla tabella 3, infatti, notiamo che tra il 2015 e il 2018 si registra il più alto livello del tasso

di crescita medio annuo del PIL pro-capite.

Tabella 3, Fonte: World Bank

1.4 Confronto tra PIL e RNL

Come abbiamo già visto in precedenza il PIL dell’Irlanda è cresciuto in modo più o meno

costante, e allo stesso modo anche i tassi di crescita.

Dal grafico 5 notiamo che nel 2015, in particolare, si registra il più alto valore del tasso di

crescita del PIL pari al 25,16%.

Ci domandiamo, quindi, come è possibile che si registri un valore così alto?

La risposta è data dal peso delle multinazionali nel calcolo del PIL irlandese.

L’incremento del PIL verificatosi nel 2015 nel 205 spinse il premio Nobel Paul Krugman a

definire l’economia irlandese con l’appellativo di “Leprechaun economics” , cioè economia dei

folletti.

Per comprendere meglio l’economia irlandese è bene fare un passo indietro e tornare agli anni

’90, quando l’introduzione di un regime fiscale favorevole per le società favorì l’afflusso di

investimenti esteri e diede un rapido impulso alla crescita.

Questi vantaggi fiscali concessi alle multinazionali, quali ad esempio Amazon, Apple, Google

ecc., hanno fatto sì che queste trasferissero una parte dei loro utili proprio a Dublino,

portando ad un balzo dello stock di capitale fisso nei conti nazionali.

Grafico 4; Fonte: World Bank

Per tale motivo i dati pubblicati dalla Banca Centrale sono in qualche modo “distorti” poiché

hanno fatto lievitare di circa un terzo il PIL dell’Irlanda, rendendo l’attività economica molto

più grande di quello che in realtà era.

Grafico 5, Fonte: World Bank

Negli ultimi anni la Banca Centrale irlandese ha sviluppato un nuovo indice in grado di eliminare

le “distorsioni fiscali”.

Nonostante siano ancora sopravvalutati rispetto alla realtà, i dati del cosiddetto Reddito

Nazionale Lordo (RNL) o “Modified gross national income (GNI) danno un’immagine

ridimensionata ma più affidabile del miracolo irlandese.

Dalla figura 4 possiamo notare che l’RNL assume valori sicuramente più bassi rispetto al PIL;

infatti mentre il PIL arriva a toccare quota 300 miliardi di euro nel 2017, l’RNL si trova poco

sopra i 230 miliardi di euro.

Come il PIL anche il tasso di crescita è stato modificato.

Notiamo, infatti, dalla tabella 4, che anche se piccole, sono comunque presenti delle

differenze: ad esempio tra il 2014 e il 2017 il tasso di crescita medio annuo del PIL è

dell’11,38%, mentre quello dell’RNL è circa il 2% in meno, precisamente pari al 9,49%.

Dalla figura 5, infine, possiamo osservare le notevoli differenze del valore del tasso di

crescita del PIL e dell’RNL registrato nel 2015; in quell’anno il valore dell’RNL è dimezzato

rispetto a quello del PIL portandosi dal 25,16% al 12,70%.

Tabella 4, Fonte: World Bank

1.5 Confronto tra PIL e RNL pro capite

Come abbiamo visto precedentemente il PIL pro-capite irlandese è nettamente superiore a

quello dell’Euro Area.

In base a quanto riportato dalla Banca Centrale a stupire ancora di più è l’incremento del

tasso di crescita del PIL pro-capite della “tigre celtica” registrato nel 2015.

In quell’anno, infatti, si registra un incremento del 16,22%, tre volte superiore all’anno

precedente (Grafico 7).

A causa dei dati registrati nel 2015, così come per il PIL anche per il PIL pro-capite la Banca

Centrale ha cercato di fornire dati più veritieri ricalcolandoli sulla base del nuovo indice

introdotto, cioè l’RNL pro-capite.

Grazie a questo nuovo indice possiamo notare il diverso andamento del PIL pro-capite e

dell’RNL pro-capite, che risulta essere più contenuto rispetto al primo. (Grafico 6).

Allo stesso modo sono stati ridefiniti anche i valori del tasso di crescita pro-capite.

Grafico 6, Fonte: World Bank

Grafico 7, Fonte: World Bank

Dal 1996 al 2017 il tasso di crescita ha assunto valori sempre positivi ad eccezione degli anni

in cui l’Irlanda è stata colpita dalla crisi economica.

In quegli anni, infatti, il tasso di crescita del PIL pro-capite arriva a toccare quota -6,40%

mentre l’RNL pro-capite -9,15% (Grafico 7).

Come possiamo notare dalla tabella 5, infine, le differenze tra i tassi di crescita medi annui

del PIL e dell’RNL pro-capite non sono poi così consistenti; soltanto tra il 2014 e il 2017 c’è

una diminuzione del tasso di crescita medio annuo dell’RNL rispetto al PIL pari al 2%.

Tabella 5, Fonte: World Bank

1.6 Valore aggiunto per settore economico sul PIL

Grafico 8, Fonte: World Bank

Dalla figura 8 possiamo notare che i servizi e, in piccola parte, l’industria contribuiscono a

formare la struttura produttiva dell’Irlanda.

Le quote di valore aggiunto dell’industria crescono progressivamente restando sempre sopra il

30%, ad eccezione degli anni dal 2007 al 2012 in cui notiamo un calo di circa il 5%, arrivando a

toccare quota 25,34% (Tabella 6).

L’agricoltura, invece, è praticamente irrilevante per l’economia del paese; la quota di valore

aggiunto, infatti, diminuisce gradualmente di anno in anno portandosi dal 3,78% del 1999-2000

all’1,04% del 2013-2018.

La maggior parte dell’economia irlandese è incentrata nel settore dei servizi; a tal proposito

dalla tabella 6 possiamo vedere che la quota di valore aggiunto die servizi negli anni è sempre

superiore al 55%, tranne nel quinquennio dal 2001 al 2006.

In quegli anni, infatti si registra il valore più basso della quota di valore aggiunto, pari al

46,81%. Tabella 6, Fonte: World Bank

Mercato del lavoro

2.1 Disoccupazione in chiave di genere

Grafico 9, Fonte: World Bank

Nel periodo compreso tra il 1983 e il 2018 possiamo notare un diverso andamento dei tassi di

crescita di disoccupazione.

Dal 1983 al 1994 i valori del tasso di disoccupazione femminile sono leggermente superiori a

quelli maschili; tra il 1995 e il 1997 notiamo, invece, che i valori sono approssimativamente

uguali, infine dal 1998 al 2017 abbiamo la situazione opposta, cioè i valori del tasso di

disoccupazione maschile sono superiori a quelli femminili (Grafico 9).

Fino al ’94 il tasso di disoccupazione è molto alto, sempre sopra il 15%; dal ’95, invece, notiamo

un notevole calo che porta il tasso di disoccupazione sotto la soglia del 5%.

Come possiamo vedere dal grafico, dal 2007 i valori del tasso di disoccupazione tornano ad

impennarsi, seppur con una netta differenza tra quelli maschili e quelli femminili.

Dal 2012 ad oggi, infine, la curva del tasso di disoccupazione subisce un nuovo notevole calo,

con valori che si aggirano attorno al 6%.

2.2 Disoccupazione giovanile

In base a quanto rappresentato nel grafico 10 l’andamento del tasso di disoccupazione

giovanile è molto vario.

Dal 1983 al 1994 i valori del tasso di disoccupazione giovanile sono abbastanza alti, sempre

sopra il 20%; dal 1995 al 2001, invece, notiamo un notevole calo, in particolare nel 2001 il

valore del tasso di disoccupazione è il più basso di sempre, pari al 6,17%.

Grafico 10, Fonte: World Bank

Dal 2002 al 2012, invece, la disoccupazione giovanile tende a crescere nuovamente e nel 2012

raggiunge il suo valore massimo pari al 30,79%.

Possiamo infine vedere che dal 2013 al 2018 il tasso di disoccupazione giovanile diminuisce

nuovamente.

2.3 Disoccupazione a confronto

Grafico 11, Fonte: World Bank

Dal confronto tra la disoccupazione in Irlanda e nell’Euro Area (Grafico 11) possiamo notare

tre situazioni differenti.

Dal 2000 al 2008 notiamo che la curva del tasso di disoccupazione irlandese è nettamente

inferiore a quella dell’Euro Area.

Come possiamo vedere dalla tabella 7 il tasso di disoccupazione medio annuo irlandese è circa

la metà di quello dell’Euro Area, rispettivamente 4,27% e 8,84%.

Dal 2008 al 2013, invece, si verifica la situazione opposta: entrambe le curve del tasso di

disoccupazione crescono, ma la curva irlandese supera quella dell’Euro Area.

Dal 2013 al 2018, infine, i tassi di disoccupazione diminuiscono e la curva irlandese scende di

nuovo sotto quella dell’Euro Area (Grafico 11).

Tabella 7, Fonte: World Bank

2.4 Tasso di occupazione nei vari settori

Grafico 12, Fonte: World Bank

L’occupazione irlandese è principalmente incentrata nel settore terziario e in misura minore

nel settore secondario e primario.

Dal 1991 al 2019, possiamo notare che l’occupazione nel settore primario è diminuita

gradualmente portandosi dal 14% al 4,60% circa (Grafico 13).

Nel settore secondario, invece, l’occupazione è rimasta stabile dal 1991 al 2006 sfiorando la

soglia del 30%.

Dal 2007 in poi, a causa della crisi economica, anche l’occupazione nel settore secondario è

diminuita scendendo sotto il 20%.

Dal grafico, infine possiamo notare che l’occupazione nel settore terziario è aumentata di

anno in anno arrivando a toccare quasi l’80%.

Questo dato deriva dal fatto che l

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A.A. 2019-2020
17 pagine
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-S/03 Statistica economica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher simona.carola di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Statistica economica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Stefano Fachin.