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RAPPRESENTAZIONE GLOBALE OGGETTO E DELL’AMBIENTE

Per rappresentare un oggetto, il non vedente utilizza esclusivamente l’esperienza tattile ed uditiva (in parte quella

olfattiva). La conoscenza di questo tipo necessita di tempi più lunghi, in quanto il tatto è un senso che dà una

conoscenza analitica e frammentaria dell’oggetto. L’educazione senso-percettiva di un non vedente, deve sempre

ricostruire l’insieme, per dare una conoscenza completa dell’oggetto non percepito con immediatezza.

- FASE INIZIALE è necessario stimolare la presa palmare, quella digitale, quella a pinza, con esercitazioni di vario

tipo, quali, infilare palline, piegare fogli, tagliare, modellare creta, ecc.

- FASE SUCCESSIVA sarà quella della discriminazione di tessuti, materiali, superfici. Per un non vedente,

conoscere l’ambiente significa poter trovare dei punti di riferimento per operare nello spazio. Pertanto, il successivo

passaggio dovrà essere l’acquisizione dei riferimenti topologici.

L’educazione, in questo caso, deve sempre essere impostata a partire dal proprio corpo:

- ciò che è vicino (ciò che tocca) e lontano;

- ciò che è dentro e fuori (dentro il campo, fuori dal campo; nella porta e fuori di essa);

- concetto di alto e basso (come ad esempio comprendere cosa sono un soffitto ed un pavimento);

- il concetto di sopra e sotto;

- concetto di avanti e dietro (di particolare utilità nei giochi in fila).

LATERALITA’

Punto culminante dei concetti topologici è la lateralità. È opportuno cominciare sempre dall’arto dominante,

escludendo, nella fase iniziale, esercizi crociati. Il livello di organizzazione delle percezioni tattili-cinestesiche è

dunque di gran lunga inferiore a quello delle percezioni visive. L’esiguità del campo di apprendimento tattile, il suo

carattere successivo e frammentario, la necessità di una sintesi finale per ricostruire, a livello mentale, gli oggetti

nella loro totalità, rendono difficili l’apprendimento delle relazioni spaziali e la strutturazione dei dati percettivi. A

causa della esiguità del campo conoscitivo tattile, i movimenti esplorativi diventano indispensabili. Tutto ciò che io

non sento al tatto o all’udito non esiste.

N.B. l’accompagnamento deve essere fatto a gomito o a spalla, non a mano. In questo modo il soggetto si sente

protetto dagli eventuali ostacoli.

PRINCIPI DIDATTICI GENERALI

Presenza di persone estremamente eterogenee, non solo per il grado e il tipo di deficit ma anche per l’età, le

esperienze vissute precedentemente, la differente abilità e personalità possedute dai vari soggetti. Il primo compito

sarà di conoscere le caratteristiche di ciascun allievo e organizzare di conseguenza un programma che porti al

consolidamento delle abilità possedute e sollecitare gradualmente l’apprendimento motorio. Due sono gli obiettivi

principali da raggiungere:

- COSTRUZIONE DI UN RAPPORTO positivo e significativo con l’allievo è importante che l’istruttore abbia delle

buone competenze comunicative favorendo in questo modo una buona interazione con il soggetto. Il linguaggio

deve essere organizzato in maniera tale che l’allievo capisca, quindi molto semplice e che tenga conto delle difficoltà,

senza che possa sentirsi trattato come un bambino. La caratteristica del non vedente è la scarsa fiducia in sé stesso

di conseguenza nel proporre un’attività bisogna sempre rinforzare ogni minimo progresso, producendo così stimoli

motivazionali che spingono a fare meglio e ad impegnarsi nel compito. La pratica competitiva, per quanto dia un

forte stimolo motivazionale è meglio, soprattutto nel primo periodo, proporla in maniera non esasperata. È

importante far percepire all’allievo un senso di vittoria che non consiste nel battere l’avversario, ma nell’eseguire in

maniera corretta il compito. Rendendo così una vittoria anche quando si perde evitando l’insorgenza di sfiducia in

sé stessi, di paura nel fallimento rafforzando la loro sicurezza in generale.

- REALIZZAZIONE DI UN PROCESSO DIDATTICO che consenta a ciascuno l’espressione delle proprie potenzialità di

apprendimento.

la pratica sportiva diviene momento di partecipazione sociale e per favorire la crescita personale della persona è

utile attribuire dei ruoli agli allievi per aumentare la motivazione. L’attività deve essere proposta per quanto

possibile in forma ludica, costruendo un ambiente di lavoro positivo. Nel caso in cui sia necessaria inizialmente

l’assistenza diretta, questa deve essere gradualmente ridotta, cercando così di favorire il raggiungimento, prima

possibile, dell’autonomia personale.

APPRENDIMENTO MOTORIO NON VEDENTI

L’apprendimento motorio di un ragazzo non vedente di 11-14 anni, non differisce, nella struttura e nei mezzi

impiegati, da quello di un coetaneo normodotato. Il non vedente infatti, avendo un handicap di tipo sensoriale, è in

grado, potenzialmente, di compiere qualsiasi gesto atletico, non avendo nessun impedimento di tipo neuromotorio;

è però indispensabile che egli abbia avuto la possibilità di apprendere, prima di questa età, quei presupposti motori,

che sono alla base dei gesti atletici più evoluti. Per la realizzazione e la riuscita di gesti tecnici in età evoluta

(soprattutto per quanto concerne i giochi di squadra), è necessario aver ben strutturato e consolidato, nel periodo

della fanciullezza, le capacità senso-percettive e gli schemi motori di base, attraverso l’acquisizione di un bagaglio

motorio qualitativamente e quantitativamente ricco di esperienze diversificate. L’handicap della vista inibisce la

spinta spontanea del bambino all’esplorazione del mondo circostante, che dà vita al processo di maturazione per

tappe, fino alla costituzione di una completa motricità e degli aspetti cognitivi ad essa preposti. È possibile

intervenire su questa spinta e su questa esplorazione con percorsi mirati precoci.

N.B. SCHEMA MOTORIO: organizzazione mentale dell’esperienza vissuta subase cognitiva e motoria.

SCHEMA CORPOREO: presa di coscienza del nostro corpo considerato in rapporto alle sue parti, agli oggetti ed allo

spazio circostante.

OBIETTIVI GENERALI INTERVENTO MOTORIO

Gli obiettivi generali dell’intervento didattico nell’area motoria sono:

- Una corretta educazione posturale Si deve cercare di far mantenere un atteggiamento corretto controllando che

l’addome sia contratto, il dorso eretto, le spalle abdotte, il mento retratto.

- Il miglioramento della coordinazione e degli schemi motori di base

- Il miglioramento delle capacità condizionalipotenziamento fisiologico, miglioramento dell’efficienza

dell’apparato cardiovascolare, respiratorio e della funzionalità dell’apparato locomotore attraverso l’affinamento di

qualità fisiche come la resistenza, la mobilità articolare, la velocità, la forza che rappresentano i presupposti per

svolgere qualsiasi attività motoria.

N.B. Sul piano cognitivo l’attività motoria aiuta il soggetto a relazionarsi e conoscerlo spazio; sul piano psicologico

gli conferisce più autostima, piacere del movimento. FISPIC

Federazione italiana sport paralimpici per ipovedenti e ciechi; è l’unica federazione che ha al suo interno solamente

discipline specifiche per chi non vede, tra cui Goalball e Torball, calcio a 5 per B1/B2/B3, showdown (tennistavolo

per non vedenti), Judo.

GOALBALL

Il Goalball nasce nel 1946 ed è presente alle Paralimpiadi dal 1980. L’obiettivo è far rotolare la palla nella porta

avversaria, mentre i giocatori avversari cercano di bloccarla con il loro corpo. Dei campanelli posizionati all’interno

della palla orientano i giocatori, motivo per cui il gioco deve svolgersi in silenzio, così che i giocatori possano

concentrarsi e reagire immediatamente all’arrivo della palla. Gli atleti indossano mascherine oscuranti per garantire

a tutti i partecipanti le stesse condizioni. Ogni squadra ha 3 giocatori sul campo e un massimo di 3 riserve e le

partite durano 20 minuti. Tutte le linee di demarcazione del campo sono tattili.

TORBALL

In Italia viene praticato il Torball, molto simile al Goalball, ma non è mai entrato nel programma dei Giochi

Paralimpici. Le differenze principali sono nel pallone che pesa 500 grammi (invece di 1,5kg nel Goalball), nel campo

che è leggermente più piccolo e nella durata della partita che è di 10 minuti invece di 20. Anche qui lo scopo è tirare

con le mani la palla verso la porta avversaria per segnare i goal, ma facendola passare sotto le cordicelle che

dividono il campo. Se il pallone tocca le cordicelle si compie un fallo con conseguente uscita momentanea di chi ha

effettuato il tiro per la durata dell'azione successiva (punizione a tempo fermo) in modo da scontare la penalità; ogni

tre falli si assegna un rigore agli avversari. Il campionato maschile italiano è formato da 3 divisioni: Serie A, Serie B e

Serie C, mentre quello femminile solo dalla Serie A. Esiste anche la Coppa Italia e la Supercoppa.

SHOWDOWN

La disciplina dello showdown non fa ancora parte delle discipline inserite nel programma paralimpico, essa è

disciplinata e governata dall’ IBSA. Dopo il successo dello Showdown alle Paralimpiadi di Atlanta del 1996, i

rappresentanti di più di trenta paesi hanno contattato l'International Blind Sport Association per avere

informazioni su apparecchiature, progetti, e le regole in modo da poter giocare a questo gioco nel loro paese. Già da

qualche anno, dopo i primi tornei sperimentali e dimostrativi, si organizzano Campionati Italiani Assoluti che

vedono ogni anno aumentare il numero di partecipanti nell’ attesa di avere campionati internazionali e, si spera,

l’entrata della disciplina nel programma Paralimpico. Questo sport, largamente praticato all’estero, è ancora

relativamente agli inizi per quanto riguarda il nostro Paese. Si gioca lo Showdown in Europa, Asia, Africa, Nord e Sud

America. Strumenti di gioco:

- Tavolo Con sponde laterali alle cui estremità vi è una piccola porta ed uno

schermo al centro.

- Racchette Costruite con materiale liscio e duro, lunghezza di 34 cm.

- Palle sonore Le palle devono essere udibili, inserendovi piccoli pezzi di metallo

(es. sferette d’acciaio) ,un diametro di 6 cm ed una superficie dura e liscia.

- Mascherina per mettere tutti nella stessa condizione.

- Guanto facoltativo che protegge la mano.

Lo scopo del gioco è di mandare la palla nella porta dell’avversario, facendola passare sotto lo schermo centrale,

mentre l’avversario attua la difesa. Punteggio come per il ping pong 2 set su 3 vinti agli 1

Dettagli
Publisher
A.A. 2024-2025
44 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-EDF/02 Metodi e didattiche delle attività sportive

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher arilepri7 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Teoria tecnica e didattica dell'attività sportiva e adattata e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Grilli Maria Teresa.