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F
Data una famiglia = v , v , . . ., v (finita, non vuota) di vettori in uno spazio vettoriale V , il
1 2 r K
sottospazio generato da
F 〈F 〉 ∈
è = { x v + x v + … + x v | x , x , …, x K}.
1 1 2 2 r r 1 2 r
19. Definire la nozione di base di uno spazio vettoriale.
Una base di uno spazio vettoriale V è una famiglia di generatori di V, linearmente
K
indipendente.
20. Definire le coordinate di un vettore rispetto ad una base finita di uno spazio vettoriale.
B
Se u e = v , v , . . ., v sono rispettivamente un vettore e una base di uno spazio vettoriale
1 2 n = + + ⋯ +
V , gli scalari x , x , …, x soddisfacenti ovvero univocamente
K 1 2 n 1 1 2 2 B.
determinati, prendono il nome di coordinate del vettore u rispetto alla base
21. Enunciare il teorema dello scambio.
= , , … ,
Sia una famiglia di generatori di uno spazio vettoriale . Sia poi
1 2
= , , … , ≤ .
una famiglia linearmente indipendente in . Allora Inoltre, in G è
1 2
− , , … ,
possibile scegliere vettori in modo che
1 2 −
< , , … , , , , … , > =
1 2 1 2 −
22. Enunciare la formula di Grassmann. ,
La formula di Grassmann è valida per due sottospazi finiti di uno spazio vettoriale
1 2
+
: dim( ) + dim(W ∩ W ) = dimW + dimW .
1 2 1 2
1 2
23. Definire la nozione di funzione lineare. →
Siano spazi vettoriali costruiti sul medesimo campo K. Una funzione L : V W si
∀h ∈ ∀ ∈
dice funzione lineare se K : v, v’ V :
(i) L(hv) = hL(v);
(ii) L(v+v’) = L(v)+L(v’).
24. Definire la nozione di nucleo di una funzione lineare.
→ ∈
Il nucleo di una funzione lineare L : V W è kerL = {v V | L(v) = 0 }.
W
25. Definire la matrice associata ad un'applicazione lineare tra due spazi vettoriali di
dimensione finita, rispetto a basi date per il dominio e per il codominio.
′
→ ℬ, ℬ ,
Data una funzione lineare L: V W e due basi per gli spazi vettoriali la
ℬ
′
ℬ ℬ = ( , , … , ) ℬ = , … ,
matrice associata a L rispetto è dove
( ) ( ) ( ) 1
ℬ′ 1 2
′
∀ ∈ , è la colonna delle coordinate di rispetto ℬ
e →
26. Date un'applicazione lineare L : V W, una base B per il dominio, una B' per il codominio
∈
e un vettore v V, descrivere con una formula la relazione esistente tra le colonne delle
coordinate di v e di L(v).
La relazione tra le colonne delle coordinate di un medesimo vettore rispetto due basi
ℬ
′
ℬ, ℬ = ∈
di è: , V.
()
ℬ′ ℬ
ℬ M
= ( , , … , )
dove (m × n, K) dove se noi ponessimo L= è
( ) ( ) ( )
ℬ′ ℬ′
1 2
chiamata matrice di cambiamento di coordinate.
27. Definire la matrice di cambiamento di coordinate in uno spazio vettoriale di dimensione
finita. ℬ ( ),
= , , … , ℬ = , , … ,
Matrice di cambiamento di coordinate: dove e
1 2 1 2
ℬ′ ′
∀ ∈ , è la colonna delle coordinate di rispetto ℬ ; è la colonna rispetto ℬ.
28. Descrivere, per mezzo di una formula, la relazione esistente tra le due n-ple delle
coordinate di un vettore in uno spazio vettoriale n-dimensionale, rispetto a due basi di .
ℬ ℬ ( ),
= , ∈ = , , … , ℬ = , … ∀ ∈ ,
, dove
1 2 1
ℬ′ ℬ′ ′
è ℬ
29. Definire la nozione di rango di una matrice.
∈ ℳ( × , )
Il rango di una matrice è la dimensione del sottospazio di generato
1 2
() = < 〈 , , … , >.
dalle colonne di A:
30. Date due matrici A e B, delle quali si possa fare il prodotto, enunciare una relazione tra il
rango di A, di B e di AB, sia nel caso generale che nel caso in cui B sia una matrice quadrata
invertibile.
(i) Se si può fare il prodotto delle matrici A e B, allora rk(AB) ≤ rkA; rk(AB) ≤ rkB.
(ii) Se A è una matrice m × n, B è invertibile d’ordine m e C è invertibile d’ordine n, allora
rk(BA) = rkA = rk(AC). ′
→ ℬ ℬ
(iii) Data una funzione lineare L : V W, basi finite di, rispettivamente, V e W ,
K K
ℬ
= dim
vale ℬ′ M(n
∈
(iv) Per ogni A × n, K), A risulta invertibile se, e solo se, rkA = n.
DIMOSTRAZIONI
1. Dimostrare che, se A e B sono due matrici quadrate d'ordine n, invertibili, ad elementi in un campo
−1 −1 −1
() =
K, allora anche AB e invertibile e .
−1 −1
Dim.: poniamo X = AB e Y = . Usando più volte la proprietà associativa del prodotto tra
matrici, si ottiene:
−1 −1 −1 −1
) ( )
( = =
XY = = I
m
−1 −1 −1 −1
( ( )
) = = =
YX= I
m
Quindi X è invertibile e Y è la sua inversa.
2. Dimostrare l’esistenza degli elementi neutri per le due operazioni nel campo complesso, nonché
l’esistenza di un opposto di ogni elemento e di un inverso per ogni elemento non nullo.
Cerchiamo gli elementi neutri. Per la somma, ⊕
∈ ℂ ∀(a; ∈ ℂ
cerchiamo (c; d) tale che b) valga (a; b) (c; d) = (a; b).
′ ′ ′ ′
(, ( )
; ℂ ∀(, ) ∈ ℂ ) ∙ , =
Si ottiene con (c; d) = (0; 0). Cerchiamo poi ( )∈ tale che valga
′ ′ ′ ′ ′ ′
(, ( )
). − , + = (, ), = 1, = 0.
Sfruttando si ottiene il risultato con
↔
− , + ) = (1,0)
Usando
− = 1, − 10
↔( ) ( ) =
{ ( )
+ = 0,
2 2
− = + ≠ 0,
Siccome la matrice a sinistra è invertibile e il sistema ha soluzione unica:
−1
−
1 1
1 1
( ) = ( ) = ( ) = ( )
( ) ( )
−
0 0 −
2 2 2 2
+ +
L’inverso cercato è
−
(, ) = ( , ).
2 2 2 2
+ +
ℂ
Conseguenza: in valgono usuali regoli dell’algebra, in particolare quadrati e potenze di binomi,
formule per le equazioni di secondo grado, th di Ruffini ecc.
3. Enunciare e dimostrare la formula per il calcolo delle radici n-esime di un numero complesso.
Dim.: Esprimiamo α e l’incognita z in forma esponenziale
= , = ∈ ℝ,
, ρ, θ, σ, ϕ ρ, σ > 0.
Vale:
= ↔ ( ) = ⇔ = ;
l’ultima è un’equazione in due incognite da cui deriva
= √ ,
{ 2
= , ∈ ℤ
+
Quindi, le soluzioni sono esattamente n:
2
( )
+
= √ , k = 0, 1, 2, …, n – 1.
4. Enunciare il Teorema Fondamentale dell'Algebra e dimostrare come sua conseguenza che ogni
polinomio di grado n>0 a coefficienti complessi si scompone nel prodotto di n polinomi di primo
grado a coefficienti complessi.
Data l’equazione di grado n nell’incognita complessa z:
−1
+ + ⋯ + + = 0 #
−1 1 0
, , … , ∈ ℂ,
dove ≠ 0, n > 0,
−1 0
essa ha almeno una soluzione nel campo complesso.
Dim.: il teorema fondamentale dell’Algebra afferma l’esistenza di una soluzione dell’equazione (#)
che chiameremo α .
1
In virtù del teorema di Ruffini, il polinomio P(z) = (#) è divisibile per z - , dove P(z) = (z - ) (z)
1 1 1
e (z) è un polinomio di grado n - 1. Se n > 1, si può applicare nuovamente il t.f.A. a (z) = 0 e
1 1
nuovamente il t.d.R., ottenendo = (z – ) (z).
1 2 2
Applicando iterativamente i 2 teoremi è possibile ottenere (z) = (z – ) (z), dove (z) è un
−1
polinomio di grado 0;
ne segue (z) = . Vale quindi: P(z) = (z - )(z – ) … (z – ).
1 2
5. Dimostrare che se un numero complesso α è radice di un polinomio P(z) a coefficienti reali, anche
il coniugato di α è una radice di P(z). ̅̅̅̅̅̅̅ ̅ ̅̅̅̅ ̅̅
+ = ̅ + , =
Per ipotesi, P(α) = 0. Ricordiamo le proprietà da cui
̅̅̅̅
= (̅) ∈ ℕ, ∈ ℝ ⟺ = ̅.
per n e l’equivalenza
Vale allora ̅̅̅̅̅̅̅̅̅̅̅̅̅̅̅̅̅̅̅̅̅̅̅̅̅̅̅̅̅̅̅̅̅̅̅̅̅̅̅̅̅̅̅̅
̅̅̅̅̅̅̅
0̅ −1
0 = = () = + + ⋯ + +
−1 1 0
Con un po’ di passaggi di arriva a
−1
= (̅) + (̅) + ⋯ + ̅ + = (̅)
−1 1 0
6. Dimostrare che, se un polinomio P(z) a coefficienti reali di grado n > 0 non è divisibile per alcun
polinomio di grado uno a coefficienti reali, allora esso e divisibile per un polinomio di grado due, a