Voltaire scrive che pensare che si possano conoscere i poeti attraverso i traduttori sia
come vedere in una stampa i colori di un quadro, quindi se volete guardare la bellezza di
una poesia bisogna guardare l’originale e non la traduzione. La critica che nasce nei
confronti della traduzione si riferisce a una traduzione libera che all’epoca significava
sentirsi liberi di scrivere qualsiasi cosa quindi probabilmente una traduzione che non
aveva quasi nulla a che fare con la traduzione originale. Questo eccessivo criticismo
deriva anche dal fatto che il punto di riferimento rimanevano le opere classiche (latino e
greco, lingue considerate perfette dal punto di vista eufonico, etimologico e del significato
ossia della ricchezza dei significanti di una singola parola), di cui lingue rimangono
insuperabili. Quando guardiamo una parola ne guardiamo tutte le sfumature di suono,
significato ecc. e non troviamo la traduzione perciò quando si parla di lingue perfette si
parla di lingue intraducibili quindi abbiamo il concetto dell’ intraducibilità. Nonostante ciò,
queste lingue venivano tradotte in francese per arricchire la stessa lingua che da un lato è
deprecabile in quanto si mette sul piedistallo una lingua rispetto ad un’altra e dall’altro lato,
le lingue neolatine come il francese si sono impreziosite e arricchite grazie ad esempio ai
calchi. Quindi le lingue perfette vengono tradotte in francese che è la lingua internazionale
ma anche in italiano. C’è una contraddizione, se i testi latini sono insuperabili come mai
l’epoca classicista viene considerata a sua volta insuperabile ai suoi tempi? Questa è una
convinzione di tutte le epoche ma l’uomo settecentesco illuminista sviluppa l’idea che
l’epoca che si stava vivendo fosse l’epoca in cui c’è stata la maggior illuminazione dal
punto di vista culturale e scientifico. Non c’è una spiegazione, è solo una contraddizione.
Questa idea deriva da una consapevolezza di un distacco da una mentalità prettamente
religiosa, se non è Dio artefice di tutto ma anche l’uomo artefice del proprio destino, vuol
dire che l’uomo ha il proprio destino nelle proprie mani perciò lo può condizionare e di
conseguenza migliorare. Per questa contraddizione viene definita una querelle tra quelli
che credevano che gli antichi fossero meglio dei moderni e chi credeva che l’epoca
contemporanea fosse superiore a tutte le epoche passate. Ij questa querelle
contrastinguiano Charles Perrault che dice che quello che si riteneva importante in una
lingua ovvero il ritmo e la musicalità e non significato che invece e la cosa più importante.
Gasparr De Tende scrive delle regole di traduzione in cui scrive che il testo d’arrivo
devono attenersi al testo di partenza ma che possono migliorare le originali. Devo essere
fedele ma posso migliorare la traduzione originale e questo è il motivo per cui in molti
hanno tradotto i traduttori. I traduttori sono considerati alla stregua dei traditori, persone
che dicono totalmente il contrario. Ciò è diverso dalla traduzione della Bibbia che
aggiungeva perché in quest’epoca si cambia e si sostituiscono le idee ad esempio. Se ai
tempi di zonerò, nell’Iliade troviamo che bisognava banchettare 12 ore al giorno e
sacrificare gli animali per ottenere favori dagli dei, ad esempio scrivo che basta
banchettare un’ora e si elimina il concetto dei sacrifici. De Rivarol rimuove descrizioni
orride dalla Divina Commedia. È bene ricordare che si sta parlando di traduzione libera.
03/05/2023
Tre strategie traduttive che ripercorrono la storia della traduzione ma sono anche utilizzate
ancora oggi nella traduzione:
La traduzione integrale è una sintesi tra la traduzione libera e letterale.
Nell’800 c’è l’etnocentrismo (le altre culture non sono civilizzate quanto la mia o addirittura
le ritengo inferiori) e il positivismo (l’uomo si rende conto che non discende da Adamo ed
Eva, ma c’è stata un’evoluzione e per l’uomo ottocentesco l’uomo più evoluto era lui
stesso) che sono due parole che portano a traduzione che non sono perfettamente
consapevoli delle differenze culture creando degli adattamenti culturali per la cultura di
destinazione che si ritiene superiore.
Nel 900 più o meno c’è un superamento di tutto questo (superiorità antropologica,
superiorità culturale e razziale). C’è la nascita della traduttologia che fino ad ora è stata
una mera riflessione degli intellettuali, ora diventa scienza quindi viene applicato il metodo
scientifico alla disciplina. Ad esempio oggi la traduttologia si occupa di machine learning e
machine translation in cui vengono dati più dati possibile sole macchine. È una scienza
tardiva e perciò non c’è la globalizzazione di studi della traduttologia bensì gli accademici
hanno sviluppato un metodo a livello nazionale a differenza di oggi in cui ci sono molti più
scambi.
Nel 900 esiste un altro fenomeno che è un po’ in contrapposizione all’idea del
superamento dell’etnocentrismo ovvero la globalizzazione che dal punto di vista della
traduzione significa valutare gli aspetti culturali di prudenza e destinazione e ciò rimanda
al fenomeno del gusto francese ad esempio. Questa affermazione del culturalismo vuol
dire basare tutto l’approccio traduttivo sulle differenze culturali, che è in contrapposizione
alla skopostheorie che si interessa dello scopo e dell’obiettivo e non della cultura.
Il 900 è molto frammentato dal punto di vista strettamente traduttivo. Traduzione nel 909
vuol dire poco dal punto di vista teorico. Questa globalizzazione che significa un grande
scambio di prodotti ecc. porta a molti altri più testi e molte altre tipologie di testo da
tradurre. Cosa succede a livello traduttivo? Il testo che si produce non è più destinato a un
pubblico specifico, ma a livello internazionale e ciò è l’internazionalizzazione. Produrre un
testo internazionale significa renderlo adatto a una molteplicità di nazioni. La
localizzazione è esattamente il contrario. Non è solo adattare la traduzione alla cultura
(partita di baseball, partita di calcio.) per localizzazione si intende rendere un testo
accettabile a livello locale. Ad esempio, quando in un testo trovo 15 miles e lo traduco in
30 chilometri. Questi fenomeni comportano un’evoluzione del ruolo del traduttore che non
ha più soltanto competenze linguistiche ma competenze a 360 gradi. Questi fenomeni non
sono nuovi nel 900 ma sono amplificati perché ad esempio la traduzione di un manuale
inglese c’è stata anche prima del 900.
Ci sono due grafici: in quello a sinistra la localizzazione è la macroarea della traduzione
mentre in quello a destra la localizzazione e la traduzione si intersecano ma non sono
necessari uno per l’altro. O meglio, la traduzione è tutto e dopo ci sono tanti altri settori e
tante figure professionali (esperti di internazionalizzazione o di localizzazione ecc.).
L’internazionalizzazione e la localizzazione non sono necessarie ed esclusive alla
traduzione bensì sono specializzazioni.
Il localizzatore non è sempre il traduttore anzi può essere l’autore del testo di partenza. Ad
esempio, una brochure americana fa da guida alla brochure italiana che deve essere
localizzata quindi c’è bisogno di conoscenze del prodotto, delle strategie, del mercato ecc.
quindi le competenze linguistiche passano in secondo piano. Quindi il localizzatore è una
specie di autore del testo, come lo è anche un traduttore in alcuni casi. L’autore non è
quello che scrive il testo in lingua originale ma anche quello che scrive il testo nella lingua
d’arrivo, questo perché l’interpretazione è uno dei passaggi della traduzione e
l’interpretazione si basa sul processo psicologico che è soggettivo. Ovviamente da
traduttore si hanno dei parametri, ma resta sempre un’interpretazione che in quanto tale
non è assoluta ma soggettiva.
Tutto il settore traduttivo e tutti i processi prevedono la diffusione di nuove figure. Ad
esempio, il localizzatore che non è necessariamente un traduttore ma potrebbe esserlo e
non è necessariamente un tecnico ma potrebbe esserlo. Il language specialist è un
esperto della lingua, il content tester non è un traduttore e nemmeno un esperto della
lingua ma si interessa dei contenuti (il testo funziona o c’è qualche problema?), il
copywriter e l’editor sono due figure molto simili che non traducono i testi ma li producono
ma non li chiamiamo authors perché, sulla base del testo source, riscrivono
completamente il testo sulla base della nazione d’arrivo, il mercato, il pubblico ecc.
L’unica differenza tra l’editor e il copywriter è che l’editor non riscrive completamente il
testo source ma lo adatta modificandolo. Il language specialist è una specie di supervisore
di tutto questo e si accerta che i testi funzionino dal punto di vista linguistico. Il copywriter
spesso è una figura utilizzata dalle aziende che hanno bisogno di manuali ecc., il
copywriter quindi chiede al tecnico e poi scrive della parte tecnica perché hai ricevuto
indicazioni sul settore specifico. Il copywriter ha competenze nella scrittura dei testi.
L’editor invece ha competenze da copywriter e da tecnico ma non produce il testo. In
seguito c’è il proof reader che visiona i testi.
Alcuni esempi di localizzazione: sul sito italiano del McDonald i nomi dei panini sono
inglesi ma i nomi dei panini sul sito americano sono diversi. Molta traduzione non è portare
il testo source verso il paese target ma il contrario, senza interporre la differenza
linguistica e culturale.
Mentre sul sito della Coca Cola, la vediamo in una foto insieme alla pizza questo è per dire
che la Coca Cola fa parte della tradizione italiana e lo scopo è l’opposto del McDonald. Il
sito italiano della coca cola si concentra sulla riconoscibilità del prodotto mentre essendo
in America il prodotto già molto più conosciuto, sul sito americano c’è la varietà di prodotti
e i siti sono diversi visivamente. Mentre i siti della Apple italiano e americano sono
completamente identici e anche le traduzioni sono molto letterali. Tutti e tre sono esempi di
localizzazione. Dal punto di vista della localizzazione, quello della Apple è il tentativo
migliore nel settore dell’informatica. Il traduttore ha tradotto Lovable. Drawable. Magical. in
Giocoso. Disegnoso. Prodigioso. per mantenere il ritmo. Questa è una competenza del
traduttore che non è più solo linguistica.
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La teoria della traduzione nella storia