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Lo sviluppo semantico del termine "bibbia"
Questi termini hanno subito uno sviluppo semantico particolare: mentre all'inizio indicavano il materiale utilizzato per scrivere, successivamente sono andati a definire il contenuto stesso per poi giungere a indicare il risultato finale, ovvero il prodotto completo.
Giuseppe Flavio, storico ebreo vissuto ai tempi di Gesù, indica con il nome "biblia" gli scritti della Torah (che arriveranno a definire gli scritti dell'antico testamento), che in ambito epistemologico è il plurale neutro del singolare "biblion" (per cui "i libri").
Una cosa interessante è che questo diventa il termine tecnico per indicare sia l'Antico che il Nuovo Testamento (anche se in quest'ultima sezione si diceva "grafè").
Visto che è stato scritto circa 1000 anni fa, la Bibbia è stata tradotta in diverse lingue:
- Dal V sec. a.C. la lingua ebraica subisce sempre più l'influenza dell'aramaico, che non
Viene compresa nella sua versione scritta; così si comincia, nelle sinagoghe, a tradurre in aramaico orale le letture bibliche, portando alla nascita dei "targum" (ovvero la traduzione dall'ebraico all'aramaico).
Dopo la diaspora degli ebrei, essi si diffusero in molte regioni del mondo mediterraneo, soprattutto in Grecia, e parlando in greco non conoscono più l'ebraico; sorge così l'esigenza di tradurre in greco la Bibbia ebraica.
Tra il III e II sec. a.C. nasce la traduzione della LXX (70), cioè la traduzione in greco compiuta dai saggi di 12 tribù di Israele, in modo che anche coloro che vivono ad Alessandria d'Egitto possano pregare la Torah.
A partire dal II sec. d.C., la Bibbia è stata tradotta in latino a cui fu dato il nome di "vetus latina".
A partire dal IV sec. d.C. nacque la "volgata", da Gerolamo, ovvero una versione della Bibbia composta dall'AT in ebraico e dal
NT in greco; infine, a partire dal VIII-IX sec. d.C., dopo una lunga contesta, la "volgata" diventò la Bibbia ufficiale della Chiesa di occidente.
Due sono le versioni principali della Bibbia e in particolare:
- La Bibbia ebraica (TNK), che comprende tre sezioni:
- Torah, cioè la Legge.
- Nebi'im, cioè i profeti.
- Ketubim, ovvero gli scritti.
- L'Antico Testamento cristiano, che racconta la storia della salvezza da quando si rivela Dio fino alla venuta di Cristo, è diviso in quattro parti:
- Pentateuco: corrisponde alla Torah ebraica ed è composto da 5 libri.
- Libri storici: sono libri che narrano la storia del popolo di Israele da quando prende la terra promessa e finisce con la perdita della terra promessa (addirittura secondo la Bibbia cristiana si arriva fino ai Maccabei).
- Libri sapienziali (ovvero "Proverbi", "Giobbe", "Qoèlet", "Siracide" e "Sapienza").
- "A favore di": il profeta parla a favore di Dio e del popolo.
- "Guarda prima degli altri": il profeta guarda prima il futuro degli altri.
- "Colui che agisce al posto di qualcun altro": il profeta parla al nome di Dio.
- "Davanti a tutti".
realtà sente la rottura di un coccio e trova delle pergamene risalenti al 300 a.C. A quel punto il piccolo pastore chiama i genitori, che prendono queste pergamene ma le autorità civili, scoprendo che questi documenti avevano un valore inestimabile, riescono ad ottenerli attraverso un piccolo pagamento; da qui, oltre che a dare inizio alla ricerca dei frammenti antichi, gli archeologi hanno dovuto constatare che quanto scritto nelle pergamene del 300 a.C. corrisponde alla Bibbia cristiana, eliminando così l’accusa che la Chiesa aveva tradotto come havoluto.
Con questo sorge un quesito, ovvero “Siamo sicuri che abbiamo a disposizione le copie originali degli autori della Bibbia?”. La risposta ovviamente è no, ma non è un dramma perché non abbiamo testi originali di nessuna opera del mondo classico.
La cosa interessante è che abbiamo tantissime versioni della Bibbia, 5248 versioni, perchè sono il frutto di trascrizioni.
compiute dai biblisti nel tempo; uno svantaggio particolare è che queste versioni sono trascrizioni che presentano delle correzioni (in quanto il compito del biblista è quello di arrivare il più vicino possibile al testo originale) dovute da:
- Errori inconsci (vista, udito, memoria).
- Mutazioni intenzionali, per migliorare il testo.
Per questa serie di variabili, potrebbe sembrare un'impresa cercare di raggiungere il testo originale ma non è impossibile perché, nel corso dei secoli, è stato compiuto un lavoro imponente in cui molti studiosi hanno cercato di individuare la direzione più attendibile e di eliminare tutti gli elementi inutili.
La selezione delle versioni procede su due criteri:
- Criteri esterni: sono quelli che riguardano i codici più autorevoli.
- Criteri interni: sono quelli che devono considerare la sintassi e la grammatica dei testi e in particolare tre regole:
- La lezione più difficile è spesso
la più originaria, perché chi trascrive un testo è portato ridurrele difficoltà.
La lezione originale è quella più breve, perché quella più lunga cerca di esplicitare ciò che c’è scritto.
La lezione più attendibile è quella da cui si possono spiegare le altre.
La critica testuale assicura che il testo biblico è stato realmente rispettato come testo sacro perché tutte le varianti che possediamo non hanno differenze teologiche importanti; per cui la Bibbia ricopre una posizione superiore rispetto agli altri libri classici perchè nessun libro può vantare un numero alto di manoscritti (che sono identici nel contenuto).
Sulla base di ciò il cardinale Martini sosteneva che era possibile ricostruire il NT con la convergenza di migliaia di manoscritti, arrivando ad un testo unico.
Altro elemento fondamentale, oltre al fatto che la Bibbia sia una parola viva, riguarda
La questione dell'ispirazione, in cui il credente è convinto che la Sacra Scrittura sia un testo scritto contemporaneamente da Dio e dall'uomo (ponendosi tutti e due i veri autori). Si è arrivati a dire questo perché per scrivere la Bibbia, Dio si è servito dell'uomo rispettando la sua intelligenza e la sua libertà, cooperando. Quindi essa è diversa da ogni altro testo perché:
- È scritta dagli uomini che si sono serviti dei metodi, strumenti e categorie del loro tempo.
- Dio è un autore principale.
Da questo punto di vista, la "Dei verbum" ha sancito che le verità divinamente rivelate furono scritte per ispirazione dello Spirito Santo e Dio scelse degli uomini affinché essi scrivessero cose che Dio voleva. La Bibbia viene considerata come un testo ispirato perché Dio è l'iniziativa e la sua presenza non opera all'esterno dell'attività.
delle limitazioni e delle caratteristiche proprie di ciascuno. In questo modo, le scritture sono il risultato di una collaborazione tra Dio e l'uomo, dove Dio ispira e guida, ma lascia spazio alla libertà e alla creatività umana. L'ispirazione delle scritture non riguarda solo il contenuto teologico o spirituale, ma si estende anche allo stile e alla forma. Ogni autore biblico ha il suo stile e la sua voce unica, che si riflette nei diversi generi letterari presenti nella Bibbia, come la poesia, la narrazione storica, l'insegnamento morale, ecc. L'ispirazione delle scritture non significa che ogni parola sia stata dettata da Dio, ma che l'intero processo di scrittura è stato guidato e influenzato da Lui. Gli autori biblici hanno utilizzato il loro linguaggio, la loro cultura e le loro esperienze personali per esprimere la rivelazione divina in modo comprensibile e significativo per il loro pubblico. In conclusione, l'ispirazione delle scritture è un mistero che va al di là della nostra comprensione completa. È un'azione di Dio che coinvolge l'uomo, permettendo la trasmissione della sua parola attraverso le parole umane.L'ispirazione come intervento di Dio che segue passo dopo passo la formazione del libro in tutte le sue fasi fino al periodo esilico e post esilico (VI e V sec. a.C.). Nelle Scritture la sacralità e canonicità sono inseparabili perché la dottrina della canonicità riguarda la Bibbia in rapporto a noi, facendo intendere che lo scopo della Bibbia è rivolto a noi. Riguardo alla canonicità l'elenco delle Scritture è detto "canone" (deriva dal greco e dall'ebraico per indicare la "canna", usata come unità di misura), ovvero l'appartenenza di uno scritto ad un gruppo di libri scritti ritenuti ispirati da Dio e autorevoli per tutti. Quando si parla di canonicità, quindi, si indica che:
- La Bibbia è la regola per capire se la fede è adeguata.
- La Bibbia sia formalmente composta da 73 libri.
Il canone biblico prevede tre tempi:
- Tempo dell'AT: si tratta della storia di
Israele.
2) Tempo di Gesù e della Chiesa delle origini: si tratta del periodo in cui si interpreta l'AT e si genera il NT.
3) Tempo di riflessione teologica: si tratta di un tempo in cui, dopo la conclusione del canone biblico, si riflette su ciò che è avvenuto.
Il dibattito ecclesiastico e teologico sul canone e sulla canonicità della Bibbia può essere periodizzato in tre grandi momenti:
1) Momento patristico dalla controversia marcionita (V d.C.): in questo periodo, l'eretico Marcione sostiene che nell'AT non può esserci l'azione di Dio considerato padre di Gesù perché il padre di Gesù è buono mentre il Dio dell'AT è cattivo.
Sulla base di ciò, Marcione ritiene che si debba togliere l'AT per prendere in considerazione qualche lettera di San Paolo e il Vangelo di Luca.
Questa soluzione non è pensabile perché se si toglie l'AT, si toglie una storia.
1) Il contesto storico: fondamentale per comprendere Gesù
2) Il momento di Lutero e della definizione tridentina del canone: in questo periodo Lutero reagisce con