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Tecniche metodologiche d’informazione sanitaria.
Alla base di tutte le nostre relazioni vi è lo scambio di parole, sguardi, opinioni, informazioni…
la comunicazione è alla base della vita umana ed è un elemento essenziale della vita.
Comunicare significa mettere in comune con altri, informazioni, idee, emozioni attraverso il
linguaggio parlato e non e comporta quindi un interazione fra soggetti. La malattia diventa
luogo di incontro tra le persone che dipende in larga misura dalle abilità comunicativo-
relazionale degli operatori coinvolti e che è inserito in contesto morale. La capacità di
comunicare in modo efficace e di stabilire una relazione positiva e armonica con il paziente e
con i famigliari è indispensabile per tutti i processi assistenziali e per il loro esito. La relazione
fa parte della cura. Le capacità richieste sono quelle di praticare l’ascolto attivo, riflettere
emozioni e contenuti, fornire chiarezza progressiva, rimanere centrato sul paziente, non
fornire soluzioni, consigli, interpretazioni e risposte consolatorie senza valutare né investigare.
I problemi più frequenti nella comunicazione operatore-paziente emergono nel momento in
cui non si mostra di non ascoltare il paziente. L’insoddisfazione del paziente per la cattiva
comunicazione con l’operatore ha un peso di gran lunga superiore a qualsiasi altra
insoddisfazione circa le competenze tecniche. Parte dell’insoddisfazione è dovuta al contenuto
dell’informazione, ma anche alla modalità con cui avviene la comunicazione. Non esiste un
metodo o strumento universale utile all’infermiere per trasmettere le informazioni bensì è
necessario tenere conto di tutto il contesto in cui avviene il passaggio d’informazione. Il
contesto comprende le condizioni ambientali in cui avviene il passaggio, l’operatore che
comunica l’informazione e il paziente che la riceve. Ognuno di questi tre elementi può
presentare condizioni favorevoli o sfavorevoli all’informazione ma l’aspetto principale è
considerare l’utente che riceve l’informazione partendo dalla comprensione delle funzioni
dell’informazione per il paziente.
La comunicazione può essere inefficace per ostacoli materiali come il rumore, la scarsa
visibilità o l’elevata densità di persone, impedimenti fisici come la sordità, cecità, la posizione
del corpo nello spazio (non sporsi alle spalle del paziente), psicologici/comportamentali come
meccanismi di difesa o formazione, multiculturalità come problemi di lingua o legati
all’assistenza degli anziani o altro per mancanza di tempo o carenza del personale. La fretta
può influenzare la comunicazione perché il malato ha bisogno di tempo per capire e
metabolizzare quello che gli è stato comunicato. Le interruzioni come l’abitudine di
interrompere un paziente o a lasciarsi distrarre, la distrazione dell’operatore per cui la
sensazione che l’operatore non stia ascoltando, l’impiego di un linguaggio specialistico e il
decisionismo come attitudine dell’operatore a sentirsi padrone della situazione e di
conseguenza a parlare al paziente dall’altro al basso influenzano negativamente la
comunicazione. Le funzioni dell’informazione sono: mantenere il controllo, ridurre l’ansietà,
migliorare l’accettazione della situazione, creare aspettative realistiche, promuovere l’auto-
cura e la partecipazione, generare sentimenti di protezione e sicurezza. Dobbiamo tenere
presente che i pazienti cercano e prestano più attenzione all’informazione quando hanno
bisogno e cioè quando essi sono pronti a ricevere ad usare l’informazione. Il bisogno
dell’informazione per il paziente è influenzato da diversi fattori: età, educazione, tempo dalla
diagnosi, trattamento, stadio della malattia. Le condizioni ambientali, fisiche e socio culturali
in cui avviene la comunicazione influenzano il messaggio che giunge agli utenti.
In questo momento in cui la figura del medico viene spesso messa in discussione, l’infermiere
assume un ruolo determinante di educazione e fonte privilegiata dal paziente per ricevere
informazioni. Correlazione tra figura dell’infermiere e utilità a colmare il bisogno
d’informazione per contro scarsa considerazione dell’operatore a questo aspetto della
professione e a porsi come referente per il paziente. L’informazione dovrebbe essere data in
accordo con i bisogni che il paziente auto-identifica e non in accordo con le idee professionali
preconcette. Da parte degli infermieri deve quindi esserci principalmente la sensibilità al ruolo
da loro svolt nel campo dell’informazione unitamente alla conoscenza del reale bisogno
d0informazione dei pazienti, sottolineando l’importanza della qualità dell’informazione
rispetto alla quantità.
Il luogo rende il messaggio più o meno incisivo e formale. L’operatore deve conoscere
l’impatto che ha sul paziente quest’aspetto per mantenere alta la qualità del messaggio. Il
rumore, i disturbi e la mancanza della privacy riducono notevolmente la capacità di capire e
trattenere l’informazione da parte del paziente; sono indice di scarsa considerazione e non
aiutano la concentrazione, riducono la relazione d’aiuto con l’operatore ed il processo
circolare della comunicazione. Dare informazioni, verificare che siano state recapitate e
valutare eventuali segnali di ritorno non chiari. Ove non fosse possibile agire sull’ambiente
sarà l’operatore a fare la differenza con la propria consapevolezza ed atteggiamento.
Il tempo: il bisogno d’informazione e la capacità di trattenere il messaggio è legato anche al
tempo/momento in cui il paziente si trova rispetto la diagnosi. I pazienti richiedono
inizialmente informazioni di carattere pratico/vitale. Le informazioni date, dovrebbero essere
un processo in divenire partendo dalla diagnosi e continuando sino alla fine del trattamento. Il
paziente dimentica circa il 70% di ciò che gli si è detto durante un colloquio (Sparks 1996).
L’infermiere che si accinge a dare informazioni al paziente deve basare il suo intervento
partendo dalla conoscenza delle principali teorie d’apprendimento, questo gli permette di
adattare il suo intervento unendo le preferenze d’apprendimento del paziente con le risorse
disponibili: teoria cognitiva, teoria comportamentale, teoria sociale, teoria motivazionale,
teoria dell’apprendimento dell’adulto.
La teoria cognitiva descrive i processi interni che conducono all’apprendimento attraverso
la definizione degli scopi, la revisione, la rivalutazione finale. L’informazione deve essere
memorizzata e poi rinforzata ed usata (sto per insegnarle a fare un’iniezione a sé). Il paziente
deve continuare a provare la procedura o l’informazione verrà probabilmente dimenticata.
La teoria comportamentale è basata sull’osservazione del comportamento in risposta ad
uno stimolo. Il sicuro apprendimento delle persone risponde a diversi stimoli (i bambini che
piangono alla vista delle siringhe o gli adulti nauseati mentre passano dalla stanza dove si
somministra la chemioterapia). La pratica teoria se il paziente può accoppiare l’esperienza
con la risposta positiva (l’adulto che è orgoglioso di farsi iniezioni a casa).
La teoria sociale è basata sui comportamenti osservabili, i comportamenti di altre persone
sono influenzati. Punto di svolta per i pazienti può essere la visita si un altro paziente che ha
affrontato con successo l’identico intervento.
Teoria motivazionale: l’abilità dell’adulto di apprendere è influenzata da fattori
motivazionali, personali (interni) e ambientali (esterni). La sfida è trovare la giusta
motivazione.
Teoria dell’apprendimento dell’adulto: punto iniziale del modello è la considerazione
degli adulti come learners (soggetti in apprendimento) con le loro specifiche prospettive
individuali. L’obbiettivo è la progressiva acquisizione da parte degli individui, sia per svolgere i
ruoli propri nelle diverse fasi della vita (bisogno di imparare), sia per imparare ad imparare
(self directed learning). Gli adulti apprendono attraverso il fare ma devono apprendere e
credere nel valore pratico dell’informazione.
I metodi: il miglior metodo è quello che si accorda con le preferenze d’apprendimento del
paziente e le risorse disponibili. Insegnamento uno a uno, insegnamento condotto alla
presenza dei famigliari, altri ancora possono imparare di più in gruppo di pazienti con
patologia simile.
Strumenti: vi è una certa varietà di strumenti utilizzati dal personale sanitario per
trasmettere l’informazione al paziente: verbale, scritta, uso di audiovisivi, rete internet.
La trasmissione verbale è il primo e più immediato sistema di trasmissione utilizzato, la
modalità più comune di trasferimento d’informazioni sulla quale si basa la relazione d’aiuto.
Non costituisce però lo strumento più efficace di trasmissione/ricezione del messaggio, studi
dimostrano che va integrato con la modalità scritta. Il paziente preferisce ricevere ulteriori
informazioni scritte che gli consentono di trattenere meglio nel tempo i contenuti,
discutendone eventualmente con i propri famigliari in un secondo momento. La trasmissione
verbale ha il principale difetto di essere influenzata da fattori ambientali ed individuali che
condizionano l’efficacia di trasmissione del messaggio. Al fine di aumentare l’efficacia del
messaggio trasmesso l’operatore deve apparire tranquillo e pronto a rispondere alle
domande. Entrare in contatto con la persona dedicandole sufficiente tempo e considerazione,
riducendone anche la distanza fisica confortandola con la propria presenza. Un approccio
particolare merita il colloquio che dà informazioni con caratteristiche negative per il paziente.
Questo tipo d’informazione richiede il coinvolgimento delle abilità di counselling
infermieristico attraverso l’esplorare, il chiedere e la rassicurazione, il tatto e l’empatia e
l’umanesimo. L’importante è che l’intero team degli operatori coinvolti sia consapevole
dell’importanza che ha per il paziente la comunicazione e che conosca bene i meccanismi che
entrano in gioco partendo dalla conoscenza di sé. L’infermiere grazie a profilo professionale,
codice deontologico, ordinamento didattico attua il counseling infermieristico verso i famigliari
per soddisfare i loro bisogni, prima accoglienza in reparto e spiegazione delle regole da
rispettare, responsabilità dell’integrità del sistema-famiglia.
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