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OPERAZIONI INVESTIGATIVE
I. è la prima operazione investigativa del colloquio psicoterapeutico, in cui il
L’ascolto:
terapeuta accoglie l’altro che è di fronte e chiede aiuto e sostegno. Lo psicologo si
silenzio interno
pone in una condizione di al ne di cogliere il reale signi cato delle
parole del pz.
II. rappresenta la seconda operazione investigativa che consiste nel
La selezione:
selezionare i dati signi cativi e le frasi non neutre riferite dal soggetto durante il
colloquio.
III. è la terza operazione investigativa che consiste nel conoscere
L’analisi dei significati:
e veri care qual è il signi cato attribuito dal soggetto alle sue parole. Le parole
possono essere usate con intenzione di signi cazione molto diversa da persona a
persona, perciò non si tratta di una generica comprensione delle parole che ci
vuole intendere?” spieghi meglio?” signi cato ha per lei?”).
arrivano ("Cosa “Mi “Quale
Viene posta particolare attenzione a ciò che il pz dice più frequentemente o che
vissuto la morte di mia madre
esprime con maggiori implicazioni emotive. Es. “Ho
come un fallimento personale” —> quando è morta mia madre mi sono sentita in
colpa perché potevo dare e fare di più
fi fi fi fi fi fi fi fi
fi fi fi ff
IV. è la quarta fase in cui comincia la “contemplazione” dei dati che il pz ha
La riflessione: poche conoscenze,
fornito di modo da poter individuare quelle aree in cui si hanno indicatore
dove manca ancora qualcosa. La ri essione culmina con la scelta di un
che assume rilevanza superiore rispetto ad altri indicatori.
V. nella quinta fase, il terapeuta mette in atto una serie di azioni utili per
L’indirizzamento:
approfondire le zone che mancano, individuate nella ri essione.
LA FORMULAZIONE DEL CASO
descrivere i problemi presentati da un pz fare inferenze,
Ha lo scopo di e di sulla base di
circa le sue cause e i suoi fattori di mantenimento al ne di progettare gli
una teoria,
interventi psicoterapici. Saper formulare un caso clinico, dunque, è peculiare del lavoro
dello psicoterapeuta e fa parte delle competenze di base che devono essere garantite dal
training, dal momento che solo una buona formulazione del caso consente:
La piani cazione di un trattamento strategicamente orientato
L’e cacia del trattamento
La formulazione del caso si articola in 5 punti. aspetti quantitativi
1. o dei problemi, del pz negli (intensità e
Descrizione del problema, qualitativi
frequenza, ad es. quante volte ha un attacco di panico) e ed eventuali
interazioni tra di loro (che siano o meno inquadrabili come disturbo). In questo punto è
compresa anche la formulazione di una diagnosi secondo gli attuali criteri di
classi cazione dei disturbi mentali utilizzando, quindi, come riferimento il DSM 5.
2. quali sono le variabili indipendenti che regolano la
Profilo interno del disturbo:
sintomatologia presentata? Quali sono gli stati mentali, le credenze, gli scopi che
rendono ragione del funzionamento del problema presentato? In terapia cognitiva
questo si traduce nella ricostruzione degli ABC, o sequenza dei pensieri disfunzionali.
3. descrivere tutti i fattori che contribuiscono al
Fattori e processi di mantenimento: ostacolano una
mantenimento e all’aggravamento del disturbo, o che comunque
risoluzione spontanea.
4. descrivere cosa è accaduto nella vita del pz che ha mandato in crisi (o
Scompenso:
aggravato) il precedente funzionamento psicologico.
storia di vita
5. sulla base della si possono fare ipotesi, da sottoporre a
Vulnerabilità:
veri ca, sui fattori predisponenti allo scompenso del disturbo, associati allo sviluppo
dello speci co problema presentato e, anche, di fattori che rendono il pz vulnerabile a
ulteriori ricadute.
RISTRUTTURAZIONE COGNITIVA E DISPUTING
Nella disputa bisogna
Tentiamo insieme di mettere in discussione queste idee? incoraggiare il pz a mettere in
discussione le idee insieme. Il
In base a quali argomenti crediamo a queste idee? terapeutico
ricorso al “noi”
Queste idee ci sono davvero utili? Ci servono davvero? deve essere continuo.
Nelle ultime due domande sono accennati due tipi principali di disputa previsti nel
disputa logico-empirica disputa pragmatica.
colloquio cognitivo: la e la La prima è
l'analisi critica del valore di verità, logico ed empirico, di quello che si pensa. La seconda
è l'analisi critica del valore di utilità di un pensiero, di quanto servono davvero queste idee
e di quanto aiutano. Prima di analizzare queste due tecniche speci che, diamo uno
ffi fi fi fi fi fl fl fi fi
sguardo all'atmosfera generale della disputa. Concretamente, non è consigliabile iniziare
attaccando attivamente le convinzioni negative del pz, quasi a ermando "ora le dimostro
dove lei sbaglia nel vedere tutto nero”. Questa mossa è debole, poiché mette tutto il
carico cognitivo ed emotivo del cambiamento sulle spalle del terapeuta, generando ansia
nel terapeuta, e aspettative eccessive e forse anche di denza nel pz. La domanda va
formulata in termini diversi: la posizione migliore è quella in cui il pz e terapeuta insieme
mettono in discussione le convinzioni disfunzionali, ma questo non sempre è possibile.
Nei casi in cui il pz non sia convinto della dannosità delle sue idee e tende a difenderle,
lui stesso
occorre fare in modo che sia a dover dimostrare che il suo pensiero negativo è
Deve essere il pz a farsi carico della sua visione negativa
plausibile e giusti cato. e
dimostrare - prima di tutto a se stesso - che è fondata su argomenti sostenibili, così da
distacco critico.
incoraggiarlo ad assumere una posizione di
Concluso un buon patto di collaborazione, può iniziare la disputa: tra i due tipi di disputa
non vi sono rigide regole di precedenza, tuttavia è probabilmente preferibile aprire con la
disputa logico-empirica, in quanto ricollega il paziente alla realtà.
disputa logico-empirica
La prende in esame gli
argomenti logici e le prove empiriche che sostengono In base a cosa pensiamo questo?
le convinzioni distorte e disfunzionali alla base delle Cerchiamo di rifletterci su. La
so erenze emotive e dei comportamenti problematici ragione che ci dice?
domande
del nostro pz. Le sono formulate con È mai veramente successo?
l'obiettivo di incoraggiare il pz a ri ettere su quali dati Sono fondate queste convinzioni?
e quali ragioni ha a disposizione per giusti care la
fondatezza di quel che pensa quando sta male.
dell'ansia mettere
L'equazione di Beck, Emery e Greenberg è uno strumento utile per
equazione del pensiero negativo,
ordine. Qui la ribattezziamo e in questa forma è
applicabile a qualunque situazione terapeutica in cui occorre fronteggiare e contrastare il
timore di eventi negativi e il pensiero catastro co. L’equazione è:
probabilità percepita della
pensiero negativo =
Quanto è probabile che avvenga questa minaccia x gravità o costo percepiti della
cosa che la preoccupa? minaccia capacità percepita di fronteggiare il
/
Possiamo tentare di quantificare questa pericolo x capacità percepita di tollerare
probabilità? —> qui l’equazione viene trasformata in
Quante volte è accaduto in passato? domande
catastro zzazione
Con la disputa logica ed empirica della il terapeuta incoraggia il pz a
ri ettere su come immagina concretamente che avvengano gli eventi negativi, e su quali
prove concrete, tratte dalla sua esperienza quotidiana, si basano questi pensieri
catastro ci. Spesso il pz vede nella sua immaginazione degli eventi temuti ed è
spaventato da quelle immagini, non facendo alcuna distinzione tra pensiero e realtà.
gravità, probabilità,
Nell'equazione di Beck, Emery e Greenberg ci sono quattro parametri:
soppesamento delle prove di fatto
sopportabilità rimediabilità.
e L'intervento si chiama
the evidence)
(weighting e si tratta di mettere in discussione le basi che sostengono la
credenza della pericolosità del mondo.
incoraggiare il pz a valutare quanto sia probabile una minaccia
Stima della probabilità: Siamo in grado di
signi ca farlo uscire dalla sua tendenza al pensiero vago e generico.
de nire con precisione la probabilità che si realizzi la minaccia?
fl ff
fi fi fi fi fl fi fi fi ffi ff
siamo in grado di de nire l’entità del danno che ne verrebbe? Una
Stima della gravità:
minaccia può anche essere reale, ma poco pericolosa o molto meno pericolosa di quel
che sembra. qualcosa a cui i pz pensano raramente è che si può rimediare
Stima della rimediabilità:
ad un danno dopo che si è veri cato.
intollerabile spesso per il pz è ogni tipo di percezione emotiva
Stima della tollerabilità:
sgradevole. Occorre proporre al pz uno standard di tollerabilità molto più severo, in
quanto per la terapia se non ti fa morire è tollerabile.
Beck ha proposto altri tre parametri altrettanto promettenti per una buona terapia
normalizzazione del pensiero negativo
cognitiva. Si tratta della cosiddetta e si articola in
tre componenti:
1. una delle convinzioni del pz che più di ogni altra
Normalizzazione rispetto agli altri:
catastro zza le sensazioni negative è l’idea che gli altri non condividano i suoi
malesseri emotivi e che egli sia l’unico al mondo, o uno dei pochissimi, a so rire di
debolezze psicologiche. È necessario far ri ettere il pz su episodi in cui ha potuto
intuire che anche gli altri sono soggetti alle sue stesse paure o a simili timori.
2. esplorare il passato facilita nel pz la
Normalizzazione rispetto al passato:
consapevolezza che minacce simili a quelle temute nel presente si sono presentate
nel passato e sono state gestite in maniera positiva e accettabile.
3. una volta che il pz ha imparato a individuare le
Normalizzazione rispetto alle situazioni:
situazioni problematiche, diventa possibile trovare situazioni simili che però siano
state gestite in maniera migliore o comunque meno disfunzionale.
Descrivere con precisione gli eventi temuti è sempre importante e non va mai considerata
un’operazione scontata. Come già scritto, una delle peggiori caratteristiche del pensiero
negativo è la vaghezza, poiché questo non sapere è ciò che mette paura più di ogni altra
cosa. È tipica di molti pz la di coltà nell'immaginare concretamente gli eventi, in quanto
astratti,
queste persone hanno contenuti mentali molto che si presentano nella mente in
forma di discorso interiore, quind