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L'ETA' PRE-INDUSTRIALE: LA PRODUZIONE DI ALLUME NEL TERRITORIO DELLA TOLFA

L'età preindustriale fu il periodo che precedette la Rivoluzione Industriale. A quei tempi, erano già presenti attività che afferivano al settore secondario (settore primario: agricoltura; settore secondario: industria; settore terziario: commercio e servizi), una delle più importanti era proprio la cantieristica (che riguardava la costruzione delle navi), che fu uno dei primi esempi di manifattura accentrata (non esistono ancora le fabbriche, ma esistono luoghi in cui lavorano insieme più persone).

Erano presenti anche le attività tessili, praticate molto nelle campagne, in cui i contadini, nei 'tempi morti' della coltivazione (ossia d'inverno), lavoravano ai telai.

Un minerale molto importante per l'industria tessile è l'allume, utilizzato per fissare i colori sul tessuto, quindi come mordente. In questo campo è molto

Importante è l'azienda dell'allume di Tolfa che fu definita la prima azienda industriale europea.

Come si produce l'allume? Per quanto riguarda l'estrazione dell'allume, generalmente, gli operai lavoravano sospesi dall'alto nelle miniere, e con l'aiuto di una mazzetta (un martello grande) e picconi di vario spessore, creavano buchi nelle pareti, nei quali inserivano mine che facevano franare quella data parte di roccia.

Per passare dall'allumite all'allume bisogna, per prima cosa, mettere l'allumite in una prima fornace con fuoco violento, qui il minerale viene cotto, dopo, la pietra viene raccolta e portata in un'area in cui viene irrorata con dell'acqua (processo che fa sciogliere la pietra), dopodiché il materiale, che ormai non è più allo stato solido, viene messo in dei calderoni, viene fatto bollire e viene girato per oltre 24 ore. Alla fine del processo, ciò che si ottiene viene versato.

In casse nelle quali il materiale si solidifica, rigettando la parte acquosa e facendo rimanere la parte solidificata: l'allume. Notiamo da ciò che vi è un bisogno assiduo di risorse forestali per poter creare il calore necessario alla produzione dell'allume.

Come si produce l'allume? Per quanto riguarda l'estrazione dell'allume, generalmente, gli operai lavoravano sospesi dall'alto nelle miniere, e con l'aiuto di una mazzetta (un martello grande) e picconi di vario spessore, creavano buchi nelle pareti, nei quali inserivano mine che facevano franare quella data parte di roccia.

Per passare dall'allumite all'allume bisogna, per prima cosa, mettere l'allumite in una prima fornace con fuoco violento, qui il minerale viene cotto, dopo, la pietra viene raccolta e portata in un'area in cui viene irrorata con dell'acqua (processo che fa sciogliere la pietra), dopodiché il materiale, che ormai non è più

più allo stato solido, viene messo in dei calderoni, viene fatto bollire e viene girato per oltre 24 ore. Alla fine del processo, ciò che si ottiene viene versato in casse nelle quali il materiale si solidifica, rigettando la parte acquosa e facendo rimanere la parte solidificata: l'allume. Notiamo da ciò che vi è un bisogno assiduo di risorse forestali per poter creare il calore necessario alla produzione dell'allume. Il viaggio dell'allume fino ai Monti della Tolfa All'inizio, l'allume veniva prelevato nelle miniere della Turchia e della Grecia (Asia Minore), che al tempo erano in mano ai genovesi che, di conseguenza, avevano il monopolio del commercio dell'allume che si trovava nella parte orientale del Mediterraneo. Ma, nel XV secolo vi fu l'espansione dell'Impero Ottomano, che pressò l'egemonia genovese e fece alzare i prezzi dell'allume (che prima di quel momento avevano solamente raggiunto.

Picchi bassi e maialti), fino a quintuplicarsi nell'arco di 15 anni, e ciò andò ad intaccare le manifatture tessili. La conseguenza fu lo scarseggiare dell'allume in Europa. Si cercarono alternative nel continente europeo e, perciò, la Camera Apostolica avviò un contratto con Giovanni di Castro, figura importante, poiché egli ebbe esperienza nelle miniere del Medio Oriente e, quando vide la presenza di agrifoglio nei Monti della Tolfa, pensò subito che potesse esservi dell'allumite, e a seguito degli scavi si rivelò esser così.

L'anno successivo, Papa Pio II, stimò in 300 ducati d'oro il fabbisogno occorrente per il consumo di allume annuale in Europa. Si trovò, successivamente, una miniera anche a Cartagena, in Spagna, ma la Cristianità comunicò che chi avesse utilizzato allume che non era della Tolfa sarebbe stato scomunicato; in questo modo, la Tolfa divenne l'unico centro.

di un anno e poteva essere rinnovato solo se il concessionario aveva dimostrato di essere in grado di gestire l'attività in modo efficiente e redditizio. Durante il periodo di appalto, il concessionario era responsabile dell'estrazione e della raffinazione dell'allume. Questo significava che doveva organizzare e supervisionare il lavoro dei minatori, garantire l'approvvigionamento di attrezzature e materiali necessari e assicurarsi che il processo di raffinazione fosse eseguito correttamente. Una volta che l'allume era stato estratto e raffinato, il concessionario era anche responsabile della sua vendita. Questo richiedeva una buona conoscenza dei mercati nazionali e internazionali e la capacità di negoziare contratti vantaggiosi. L'appalto dell'allume era un'attività molto redditizia per la Reverenda Camera, che riceveva una somma considerevole di denaro in cambio della concessione. Tuttavia, era anche un'attività rischiosa per il concessionario, che doveva investire una grande quantità di denaro e risorse per avviare e gestire l'attività. Nonostante i rischi e le sfide, l'appalto dell'allume era molto ambito e attirava numerosi imprenditori. Questo perché l'allume era un prodotto molto richiesto e prezioso, utilizzato in molte industrie, tra cui la tintura dei tessuti e la produzione di carta. In conclusione, l'appalto dell'allume era un'attività importante e redditizia nel Rinascimento italiano. Attraverso questa concessione, la Reverenda Camera era in grado di ottenere entrate significative e affidare la gestione dell'attività a imprenditori specializzati.

di 12 anni.Il primo appalto fu nel 1465, in questo caso, la Reverenda Camera non pose grandi limiti, ma dispose che vi fosse un ufficiale della Sede Apostolica che controllava le azioni svolte dall'appaltatore. La Reverenda Camera, inoltre, mise una clausola nella quale si dispose che fosse ripiantato tutto ciò che veniva usato, e di questa spesa, la metà veniva pagata dalla Camera, poiché, una volta cresciute le piante, rimanevano loro possedimento.

Possiamo dire che le intenzioni di questo appalto che erano buone, ma la clausola era tecnicamente sbagliata, poiché i boschi che si andavano a tagliare erano boschi di quercia, la quale una volta tagliata ricresceva dai propri germogli, quindi la clausola del ripiantare si può considerare eccessiva, di fatto negli appalti seguenti non venne più ripresentata.

In seguito, gli appalti dell'inizio del Cinquecento vennero gestiti da famiglie importanti, soprattutto genovesi. Le clausole di queste

Divennero menorestrittive, andando a sancire che gli appaltatori potevano operare senza controllo in tutti i boschi vecchi (dai 30 anni in su) che sono più vicini e più comodi.

La mancanza di regole precise sull'appalto provocò dei "disordini" nella gestione della risorsa forestale. A rigor di ciò, nel 1608 vennero mandati 2 ufficiali della Reverenda Camera (monsignor Biscia e monsignor Serra) a verificare lo stato dei boschi. Da questo controllo ne venne fuori che la gestione forestale non stava andando come doveva andare; di fatti, gli appaltatori tendevano ad approvvigionarsi, preferibilmente, negli appezzamenti boschivi più vicini, siccome, in questa maniera, i costi di trasporto erano minori.

Il rimedio a questi disordini fu quello della misurazione, e in luce di ciò si fece una stima: le selve che costituivano il patrimonio boschivo dei monti della Tolfa assommavano a 2400 rubbia (una modalità di misurazione dei boschi).

terreni utilizzata nello Stato Pontificio, che corrisponderebbe a 2 ettari), e si calcolò che ogni rubbia rendeva 100 passi (unità di misurazione non totalmente definita. 1 passo = 2,58 mq) di legna, dunque si stimò che un turno di ceduazione fosse pari a 24 anni.

Nel successivo appalto del 1611, in mano ai toscani, troviamo citata per la prima volta la quantità di produzione prevista, e si stabilì che gli appaltatori non dovevano utilizzare più di 10.000 passi l’anno. Inoltre, i confini delle tenute boschive della Tolfa vennero fatti controllare dagli ufficiali. Notiamo da ciò che, dopo la visita dei monsignori Serra e Biscia, vi fu un controllo più attento.

Infine, nel 1641 venne emesso un bando generale sulle selve da parte di Papa Urbano VIII, in cui vennero elencati, al fondo, i nomi delle selve (boschi) che gli appaltatori potevano utilizzare (che fino ad allora si erano dati per scontati).

Come si svolge l’appalto

La fabbrica dell'allume era un'attività complessa poiché non riguardava solo lo scavo del minerale e la sua lavorazione, ma anche i suoi lavoratori. A proposito di ciò, veniva concesso all'appaltatore l'uso dei terreni per l'approvvigionamento di grano per coloro i quali lavoravano l'appalto; ciò valeva anche per il pascolo: veniva riservata una certa quantità di pascolo di animali che servivano per il nutrimento o/e per il trasporto e la lavorazione dell'allume.

Nel 1626 venne elaborato un documento interessante, che è un'indagine sui libri contabili dell'appaltatore. Da questo documento si evinse che la spesa per il taglio e, soprattutto, il trasporto della legna era di 21.000 scudi (pari al 18% del totale delle spese generali per l'appalto).

Al 1647 risale un altro documento, considerato come una "reflessione" (ossia un ragionamento), fatta dalla Reverenda

Camera sul consumo del combustibile. Questo ragionamento si occupa, perciò, di capire quant'era il rapporto tra quantità lavorata di minerale, per ottenere il prodotto finito, e quantità di legna adoperata. Si evinse che per ottenere 4 cantara di allume vi era bisogno di 1 passo di legna (rapporto 1:4, che cambiò a fine secolo diventando 1:5, incrementando il rendimento circa del 25%).

Le mappe. A fine Cinquecento, le mappe geografiche cominciano ad essere molto importanti, e vengono definite come "uno strumento di appropriazione culturale dello spazio", perché rappresentavano visivamente i luoghi che in precedenza venivano solamente citati. Uno degli esempi più noti di mappa è dato dalla mappa Cingolani (risalente alla fine del Seicento/inizio Settecento), che rappresentava l'Agro Romano con tutte le città, terre, strade, fiumi, tenute, ecc... La mappa diventò uno strumento fondamentale in quegli anni.

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Poiché

In questo caso, ho utilizzato il tag `

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Dettagli
A.A. 2021-2022
42 pagine
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/12 Storia economica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Roberta.Catavero di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia economica e sociale dell'etá moderna e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università della Calabria o del prof Sansa Renato.