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LE POLITICHE REGIONALI E SOCIALI
- FESR: nel 1974 per affrontare la prima crisi petrolifera, le pressioni inflazionistiche
dell’abbandono del sistema di Bretton Woods e l’aumento dei prezzi del petrolio venne
creato il Fondo europeo per lo sviluppo regionale con lo scopo di difendere le regioni
meno sviluppate della Comunità. L’idea era quella di coprire il 30% dei progetti
finanziati per sostenere le aree meno sviluppate.
- PIM: con l’ingresso, nei primi anni Ottanta di Grecia, Spagna e Portogallo, si pensò di
aumentare le dotazioni e gli interventi del Fesr creando il Pim: Programmi integrati
mediterranei. Ciò avvenne tramite una prima riforma del fondo nel 1985 in cui si
introdussero che stabilivano un massimo e un minimo delle allocazioni da assegnare
ad ogni singolo Paese. Nel 1988 si riorganizzarono tutti i fondi con l’obiettivo di sostenere
lo sviluppo di aree arretrate, lotta alla disoccupazione, sostegno alle aree in declino. La
riforma più importante fu che non venivano più allocati i fondi su base nazionale, ma su
base regionale.
- CARTA COMUNITARIA DEI DIRITTI SOCIALI FONDAMENTALI DEI LAVORATORI:
approvata nel 1989, fu il primo passo verso una armonizzazione della legislazione sociale
europea. Obiettivo che resta distante anche oggi.
- MAASTRICHT: Nel 1993 si cerca di dare ulteriore rilievo a queste politiche creando un
nuovo Fondo di coesione. Trattato di Maastricht, percorso a tratti sviluppato dalla Francia,
che incorpora tre pilastri fondamentali: le disposizioni sulla realizzazione dell’unione
monetaria (Uem), quelle concernenti una politica estera e di sicurezza comune
(Pesc), e quelle in materia di cooperazione di polizia e giustizia (Aig). Il trattato
viene firmato nel 1992 con una clausola di non coercizione, in base alla quale era possibile
da parte di qualche stato membro non aderire a singoli aspetti delle nuove decisioni. Sulla
Pesc c’è stato l’impegno a ricercare posizioni comuni sulle organizzazioni internazionali,
mentre si decise di rilanciare l’Unione dell’Europa Occidentale, con la prospettiva della
propria difesa da parte dell’Ue, da coordinarsi però con la Nato. Rispetto agli Aig, si è
rafforzata la cooperazione di polizia, anche perché i paesi che avevano formato il
gruppo Schengen hanno soppresso i controlli di polizia alle frontiere e agli aeroporti, fino ad
arrivare a Frontex, per il controllo comune delle frontiere esterne all’Unione. Frontex è
anche ideatore di Triton, operazione per controllare l’emergenza immigrazione. Infine, si è
istituito che ogni cittadino di uno stato membro è cittadino dell’Unione Europea.
Questo nonostante il Parlamento non possiede di capacità decisionale autonoma.
IL SISTEMA MONETARIO EUROPEO
- SERPENTE: La sospensione della convertibilità del dollaro nel 1971 fece subito
intraprendere ai paesi dell’Unione una politica dei cambi. Nel 1972 venne varato il serpente
monetario che prevedeva una fluttuazione delle monete comunitarie fra di loro limitata al
+/- 2,25% e un agganciamento al dollaro con una fluttuazione del +/- 4,25%. Il serpente
durò circa 7 settimane e venne definitivamente abbandonato ne 1976
- SME: Ne abbiamo già parlato, ma è utile ricordare che era basato sulla fissazione della
parità di ciascuna moneta con una moneta paniere di riferimento: l’Ecu. Il cui valore era
determinato con una media ponderata (con riferimento al PIL di ogni Paese) del valore delle
singole monete nazionali.
- IL RELATIVO ABBANDONO: Nei primi anni Novanta ci fu una grande tempesta speculativa
che spinse lalira e la sterlina ad uscire dallo Sme. Con il tempo si optò di allargare la banda
di fluttuazione al +/- 15%
Quando nel 1971 si ebbe la prima crisi per la sospensione dell’inconvertibilità del dollaro,
l’Unione pensa a un modo per mantenere tassi di cambio strettamente collegati. Viene
introdotto così il serpente monetario: un accordo che aveva come obiettivo di obbligare gli stati
europei a mantenere oscillazioni controllate rispetto al tasso di cambio ufficiale. La fluttuazione
tra delle monete comunitarie era tra loro limitata al +- 2,25%, con un agganciamento del
dollaro del +- 4,25%. Il serpente durò solo 7 settimane, quando la sterlina inglese e irlandese
dovettero uscire, seguita da altre monete fino al suo definitivo abbandono. Si spegneva la
speranza che una moderata inflazione e la flessibilità dei cambi potessero essere utilizzati per
correggere squilibri strutturali.
La risposta alle crisi è quella di ridurre il serpente monetario. La risposta più consistente arriva
con l’istituzione del Sistema monetario europeo: lo SME è un accordo per limitare l’oscillazione
dei tassi di cambio rispetto a una moneta centrale, l’ECU. È una moneta che era già stata
inserita nella comunità europea per esprimere i valori di bilancio comunitario europeo. I paesi si
accordano per far sì che il tasso di cambio oscilli in una certa banda, e ogni volta che ci si
avvicinava al limite, era compito del paese di riportare il valore dentro i limiti, con qualche
eventuale aiuto da parte di un fondo predisposto. Lo Sme ha subito diversi riallineamenti, ma
nel complesso risponde alle esigenze per cui era stato creato, in quanto riporta la stabilità
monetaria e i paesi aderenti riescono a superare le turbolenze monetarie degli anni 70.
Contrastano la spinta inflazionistica dell’aumento del prezzo del greggio. Creano legami di
solidarietà monetaria tra i paesi, e funge da battistrada per il processo di unificazione
monetaria degli anni 90. L’incertezza sul cambio non favorisce gli scambi economici tra paesi. Il
processo di integrazione prosegue, vede l’ingresso di altri paesi.
POLITICHE INDUSTRIALI E MERCATO UNICO
- ESPRIT: European strategic programme for research and development in information
technology. Il programma venne approvato dalla Commissione nel 1982. Nel 1983
comprendeva già 200 proposte provenienti da 600 imprese e centri di ricerca.
- ERASMUS: Per facilitare l’integrazione e favorire la circolazione di idee e Know-how venne
approvato il programma Erasmus che prevedeva a studenti selezionati di fare un periodo
studi in un’altra università europea accumulando crediti formativi
- CONSIGLIO EUROPEO PER LA RICERCA: L’importanza della ricerca portò nel 2006 alla
creazione di un Consiglio europeo per la ricerca che è direttamente responsabile di
selezionare le ricerche e concedere borse di studio a seguito di domande presentate da
studiosi
Con il rallentamento della crescita degli anni Settanta si cominciò ad attuare degli interventi
difensivi nei settori in cui la sovrapproduzione minacciava di fallimento grandi
imprese. Il primo tra questi fu l’acciaio: l’Ue finanziò la ristrutturazione o la chiusura di molti
impianti, sussidiando la conversione o il prepensionamento di migliaia di lavoratori. Dal 1981 i
cantieri navali vennero aiutati a dimezzare la capacità produttiva e a riqualificarsi in produzioni
di qualità più elevata.
Sorse in seguito l’idea di lanciare progetti di ricerca sostenuti dall’Unione, che aggregassero
imprese e centri di ricerca universitaria. Venne anche ideato per la prima volta il programma
Erasmus.
Si venne così a formare la determinazione di rifondare l’Unione su basi più avanzate, anche
grazie alla spinta di Jacques Delors, presidente della Commissione. L’idea era quella di
realizzare un ‘mercato unico’, e fu in questa direzione che nel dicembre del 1985 venne
approvato l’Atto Unico (entrato in vigore nel 1987).
L’obiettivo per il mercato unico era l’armonizzazione della legislazione europea, per la
quale vennero concordate 300 risoluzioni. Il secondo criterio riguardava tutti gli ambiti in cui
non veniva prevista la necessità di armonizzazione e prevedeva l’adozione del principio di
‘mutuo riconoscimento’: prodotti e servizi potevano venire confezionati osservando la
legislazione in vigore in uno dei paesi dell’Unione e venire offerti su tutti i mercati della
Comunità, senza discriminazioni. Sarebbe stato il mercato a determinare il gradimento dei
consumatori e persuadere le autorità nazionali a conformarsi ai modelli vincenti.
I controlli di frontiera sulle merci vennero progressivamente eliminati; la tassazione
indiretta ricondotta entro bande comparabili, i sussidi alle imprese armonizzati,
liberalizzata l’apertura di sportelli in campo bancario. Sono stati liberalizzati in tempi
successivi anche il trasporto aereo e le telecomunicazioni.
Il mercato europeo diventava per la prima volta un mercato intero. Il periodo di intensa crescita
degli ultimi anni Ottanta riaprì il dibattito su una legislazione antitrust. Con il Merger Control Act
si definiva il concetto di ‘dimensione comunitaria’, per tutelare il mercato comunitario nei
confronti delle concentrazioni e acquisizioni.
Tutti questi cambiamenti vennero effettivamente realizzati entro il 1992, e si riuscì anche a
liberalizzare i mercati dei capitali, armonizzare in campo sociale con l’adozione della Carta
comunitaria, e giungere a un nuovo trattato in cui si parlava di Unione Europea con esplicito
riferimento alle componenti politiche.
L’UNIONE MONETARIA, L’EURO E L’UNIONE BANCARIA
La maggiore innovazione del trattato di Maastricht è la realizzazione dell’Uem, quindi un’unione
monetaria da raggiungersi in tre stadi.
1. togliere le restrizioni al libero movimento dei capitali e fissazione dei criteri di
convergenza delle economie*
2. Istituto monetario europeo (IME), embrione della Banca centrale europea (Bce).
Gli stati sono a carico delle loro politiche monetarie.
3. Entrata in funzione dell’euro, con conversione delle monete nazionali in euro, da
mettere in circolazione nel 2002, e fissazione della parità irrevocabile fra le
monete dell’Uem al 31 dicembre 1998.
*Un importante aspetto dell’unificazione monetaria sono le regole che devono accettare,
ovvero i criteri di convergenza. Sono tre indicatori di carattere macroeconomico che
intendevano mantenere l’inflazione sotto controllo, un debito pubblico che doveva
rispettare dei limiti per evitare un disavanzo pubblico troppo eccessivo, e la finanza e la
stabilità monetaria. Grecia e Svezia non rientrano nei parametri.
L’Italia, guidata dal governo Prodi, ha preparato una rincorsa per guadagnare il tempo perduto
dai precedenti governi e centrare i criteri di convergenza. Da qui il ‘duo Prodi-Ciampi che ha
evitato la rottura con un baluardo della politica economica italiana, ossia il legame con
l’Europa’.
La performance dell’euro non fu degna di nota fino alla grande crisi internazionale del 2008. La
speculazio