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La crescita economica si ha fino al 1873, in cui avviene una crisi economica.
I settori all’avanguardia sono la siderurgia, la chimica e l’elettricità. La siderurgia è la produzione di massa dell’acciaio,
il cuore della seconda rivoluzione industriale.
L’acciaio è una lega di ferro e una quota di carbonio tra il 2 e 4 %, se il carbonio è inferiore si chiama ferro dolce che è
tenace ma malleabile, se maggiore si chiama ghisa che è fragile. Con l’acciaio si riesce a fare cose nuove come i
grattacieli di New York, materiali per motori o macchinari, … la produzione avviene con dei convertitori in maniera
efficiente e su larga scala. Nel settore chimico si mette appunto il ciclo del carbonio e del catrame, prodotti
farmaceutici, esplosivi, … produce molto sviluppo sulla base di dottrine scientifiche. Nell settore elettrico e
idroelettrico, si arriva a produrre elettricità e trasferirla, sulla base di conoscenze fisiche sofisticate. Di questi tre settori
la Germania diventa paese leader. Diventa forte anche nel settore elettromeccanico combinano le conoscenze, che
producono macchinari che sfruttano l’elettricità.
Sono settori in cui la quota di investimenti è enorme e la quota di capitale circolante è bassissima. Il gigantismo è una
caratteristica della seconda rivoluzione industriale, sono impianti produttivi di grandi dimensioni.
La Germania fa riferimento a tre elementi strategici che sono: la presenza di istituzioni finanziarie che raccolgono le
risorse necessarie agli investimenti, sono banche miste; l’investimento e l’intervento dello stato nell’istruzione, c’è
un sistema di formazione scientifica con due reti di istruzioni, istituti tecnici e i politecnici.
Le banche miste rendevano disponibile le grandi risorse necessarie per avviare il processo di industrializzazione che
richiedevano grossi investimenti in macchinari. Già dal 1820 si capisce che la presenza di istituzioni finanziarie, in
Belgio, agevolavano notevolmente l’industrializzazione.
Negli anni 50 dell’800 emerge una banca di finanziamento industriale che risolve il problema della società generale
belga, che si occupava di finanziamento industriale a lungo termine. Si chiama credito mobiliare e nasce in Francia. Il
primo modo per raccogliere soldi da impiegare a lungo termine è tramite il deposito vincolato. Solo i ricchi potevano
fare i depositi vincolati e avevano anche un deposito a vista. Quindi i depositi vincolati sono rivolti a una nicchia. Il
credito mobiliare aveva poche filiali, nelle grandi città dove c’erano prevalentemente ricchi.
Il secondo canale era il credito interbancario. La terza fonte è l’emissione di titoli, obbligazioni, che sono di fatto
prestiti a lungo termine, con tassi d’interesse a lungo termine.
Le banche di finanziamento industriale alla francese raccolgono soldi a lungo termine e li offrono per gli investimenti
in capitale fisso.
In Germania questo meccanismo non funziona. Cambiano natura e diventano banche miste o universale che fanno
sia raccolta a breve che a lungo termine, cioè offrono credito commerciale e industriale.
Nascono come banche di investimento, ma i ricchi in Germania sono molti meno e il meccanismo del deposito
vincolato non funzionano. Anche il credito interbancario da a queste banche meno risorse. Le banche miste prestano
a breve e a lungo termine e offrono prestiti a breve e a lungo termine. L’investimento a lungo termine si basa su una
piccola quota di depositi vincolati e sul meccanismo statistico, cioè allargando il più possibile la platea dei depositi a
vista.
I depositi a vista non vengono prestati tutti a lungo termine ma si presta solo ciò che in media i clienti lasciavano a
risparmio sul conto, così facendo si hanno comunque dei margini di sicurezza. È un meccanismo rischioso perché i
clienti devono essere veramente tanti. Ciò funzione in periodi di stabilità, in situazione di crisi i licenziati possono
essere molti e la banca si ritrova a essere in crisi di liquidità da restituire ai clienti che hanno depositato a vista. Le
banche miste funzionano a condizione di politiche oculate e in situazione di stabilità. In caso contrario è necessario
l’intervento dello stato e la garanzia dello stato. Ci deve essere una banca centrale che nel periodo di crisi permetta di
stampare nuova moneta, lo stato emette titoli e stampa carta moneta che mette in circolazione. Quando la crisi viene
superata tutto rientra. La gente riviene assunta e si ricreano i depositi a vista e tutto si ricompone.
Questo è l’andamento normale della Germania e di altri paesi che hanno adottato lo stesso sistema fino alla crisi del
29, perché le crisi non sono state così violente.
In Germania lo stato fornisce agli sviluppi del settore pesante la garanzia del prestito in situazione di crisi (prestito di
ultima istanza) emettendo moneta. Le banche coordinano le imprese di un settore perché non possono permettersi
che una di queste fallisca. Le banche sono settoriali, controllano imprese concorrenti e si dividono i mercati attraverso
accordi. Lo stato garantisce la ricerca scientifica. Inoltre, garantisce protezione sociale e infrastrutture ma anche
assistenza sociale fin da subito, cioè pensioni e assicurazioni contro gli infortuni e le malattie.
Lo stato ottiene la convertibilità bellica di tutte le imprese, possono essere trasformate in imprese belliche. Per
questo diventano una potenza bellica potente durante le guerre mondiali. Questo modello di industrializzazione è
facile permette di trasformare da industria di pace in industria bellica.
Italia
Il caso italiano è di minore importanza rispetto alla Francia Germania e Inghilterra. Arriva in ritardo rispetto alle altre.
È un paese agrario che avverte il bisogno dell’industrializzazione. Ha un processo di crescita spontaneo simile a quello
francese, come una sorte di periferia della Francia. L’intervento dello stato c’è ma non è così centrale come quello
tedesco. Condivide con la Francia la centralità dell’agricoltura e la produzione agroalimentare. L’industria tessile in
toscana è simile a quella francese.
In Italia nel 1860 tutti si aspettano che ci sia la rivoluzione e che la terra sia data ai contadini. La dinamica è simile a
quella francese fino al 1880 quando la sinistra storica dice che bisogna essere una potenza e si deve avere un’industria
forte. Si mette in moto un sistema di industrializzazione forzata voluta dallo stato tipo il modello tedesco, che
riguarda solo il nord ovest. Si voleva una base industriale strategica che potesse diventare anche una potenza
militare.
L’unificazione italiana non si può comparare. Ci sono ambizioni piemontesi, si generano aspettative e risultati politici
che però falliscono. Nel 59 il Piemonte punta a strappare Milano all’Austria, ci riescono alleandosi con i francesi.
Costringono gli austriaci a cedere la Lombardia. I ducati di Modena e Parma si rivoltano agli austriaci e chiedono
l’annessione al Piemonte. Garibaldi sbarca in Sicilia e agita l’idea della rivolta contro Napoli, i contadini rimangono
abbaiati dall’idea di ottenere la terra. Il Piemonte era uno stato militarista ma l’esercito napoletano era superiore.
Nonostante ciò, Garibaldi riesce a unificare l’Italia. Nell’arco di un anno il Piemonte si ritrova uno stato che quasi non
vogliono, e concepiscono solamente lo stato in termini militari. La monarchia sabauda era retrograda e ottusa sotto
qualche punto di vista. Anche le infrastrutture avevano l’obiettivo militare per mandare al sud migliaia di soldati per
controllare il sud. Fa sì che le scelte di polita economica dopo l’unificazione sono dettate dalla fretta. Si allargano le
leggi piemontesi a tutto il paese. Dal punto di vista economico la situazione è molto diverso. Al nord il processo di
industrializzazione era appena iniziato, mentre il regno di Napoli e lo stato della chiesa erano cresciuti con un regime
protezionistico e con l’aiuto dello stato e c’era molto poco. In generale la situazione economica del sud era molto
indietro. La politica economica è stata improvvisata.
Dopo l’unità ci sono due fasi. Una di governo della destra storica, dal 1866 si parla di governo della sinistra storica.
La sinistra storica non c’entra niente con i socialisti. Il parlamento italiano era eletto da chi pagava le tasse, cioè dai
possedenti, solo un decimo potevano votare. Nel 1913 si ha il suffragio universale maschile.
La destra storica si intendono i conservatori liberali, tendenzialmente proprietari terrieri. Nel 76 prevale la sinistra
storica grazie al trasformismo.
La sinistra era liberale e repubblicana ma poi viene accettata la monarchia, esprime più interessi dei ceti industriali
e commerciali nascenti, è più razionalista dei proprietari agrari.
I proprietari agrari sono per la crescita dell’Italia come paese agrario complementare ai paesi industriali, scambiare
con i paesi industriali i prodotti tessili e agroalimentari con i prodotti pesanti. La sinistra rappresenta gli interessi
industriali e nazionalisti. Facendo uno sviluppo basato sull’agricoltura non si sarà mai una potenza sul mediterraneo
ma si doveva avere un’industria e uno sviluppo concorrenziale con gli altri paesi e sviluppare l’industria pesante.
Nel 76 si abbraccia questa seconda opzione. Quando negli anni 80 la Francia si prende la Tunisia, la sinistra italiana
decide di formare una marina e conquistare la Libia per essere una potenza che si fa rispettare. Fino al 76 è una politica
liberista e l’Italia doveva essere un paese agricolo. Poi comincia una politica di sviluppo concorrenziale. Si doveva avere
un’industria pesante e una marina. Nel 1884 grazie alla nuova politica si fondano le acciaierie di terni e l’arsenale
italico. Le acciaierie servivano a scopi militare, per le blindature delle corazzate. L’arsenale navale viene fatto a Taranto
dove napoleone l’aveva individuata come base per dominare il mediterraneo. Si crea una base militare.
Il Piemonte nasce dalla Savoia, una regione francese, ed era sotto il controllo francese. L’espansione della Francia
spinge la Savoia al di là delle alpi. Storicamente, quindi, il Piemonte e l’Italia è un’appendice della Francia.
La prima fase della politica economica italiana fa perno sull’agricoltura perché le classi dirigenti sono agrarie, la destra
storica è liberale conservatrice e monarchica. Per 15 anni i ceti dirigenti sono legati all’agricoltura. Sono molto più
pacifisti della sinistra storica che verrà dopo, immaginano l’Italia uno stato nazione complementare agli altri che si
dedica alla produzione agricola e scambia con gli altri stati i prodotti. Questo sviluppa un bisogno di infrastrutture. Le
ferrovie vennero costr