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L'ETÀ CAROLINGIA

All'inizio dell'VIII secolo in Inghilterra c'è Beda, il quale pur non uscendo mai dai suoi due monasteri è uno degli autori più importanti del Medioevo (scrive in particolare la Historia ecclesiastica gentis Anglorum). Il clima è caratterizzato dalla moltiplicazione dei monasteri, quindi dai libri e dalle scuole monastiche cattedrali, dove però c'è ancora una sorta di difformità. Grande rilievo lo ebbe la figura di Carlo Magno, re dei Franchi e dei Longobardi e dall'800 imperatore del Sacro Romano Impero: germanico di origine capisce che l'amministrazione di un impero e quella ecclesiastica avevano bisogno di uomini esperti e la chiesa era l'unica che aveva gli strumenti per preparare dirigenti capaci; ciò lo porta a rivolgersi a degli intellettuali che lo possano aiutare a gestire l'impero e rinnovare la cultura. Crea la scuola palatina, ovvero chiama a sé una

serie di intellettuali e li coinvolge nell'organizzazione del proprio stato, sia dal punto di vista del potere, sia per quanto riguarda la cultura. Capisce l'importanza della parola scritta e capisce che il potere è legato ad essa. Tale intuizione viene sviluppata grazie all'aiuto di Alcuino di York, un intellettuale figlio della scuola di Canterbury (emersa nella prima parte dell'VIII secolo) che rimarrà nella corte di Carlo fino al 796 quando si ritirerà a Tours, in Francia, gravemente malato. Alcuino svilupperà l'idea di Carlo e innesterà in essa un'idea propria di struttura della società, della scuola e della cultura: creerà i capitolari, leggi franche suddivise in capitoli, che sono alla base della "rinascita" carolingia, chiamata così perché c'è una ripresa degli studi e della cultura. Due capitolari sono di particolare rilievo: - Admonitio generalis, 789: indica connorme e direttive precise ciò che ogni monastero e abbazia deve fare. Carlo ordina ai sacerdoti di ricostituire la scuola e ordina che tutti i bambini vadano a scuola e imparino a leggere così che il popolo possa salvarsi (serve quindi un testo corretto).- De litteris colendis, 794: indica la necessità di coltivare la cultura e la necessità della correttezza della parola per una corretta condotta di vita (per fare del bene bisogna prima conoscere). Indirizzata prima a Fulda e da lì diffusa a tutto l'impero. Il timore di Carlo e Alcuino è che il problema non sia solo la scrittura, ma anche la capacità di comprendere e di interpretare le Sacre Scritture. Tutti devono sapere leggere per capire le scritture, per il bene di tutti (da qui nasce il bisogno di correggere il testo sacro alterato dai copisti→verrà corretto da Alcuino che ne farà una copia affidabile). Con i capitolari quindi prende l'avvio un processo di

rinascita e potenziamento della scuola: le lettere sono alla base non solo del corretto agire e delle leggi temporali, ma sono anche il presupposto per la salvezza spirituale, dato che secondo il pensiero di Alcuino la conoscenza del bene è alla base del corretto agire. Carlo puntò al sollecitare e al promuovere una scuola in cui tutti potessero accedere all'istruzione di base e in cui la necessità era che i libri fossero corretti e adeguati, scritti da persone capaci. Carlo introdusse anche una nuova grafia: mentre l'Alto Medioevo era caratterizzato dal particolarismo grafico, il periodo carolingio prevedeva una grafia chiara e universale, la minuscola carolina (perfezionata da Alcuino).

evangeliario in scrittura onciale voluto da Carlo e da sua moglie: dal foglio 127 recto presenta in minuscola un primo carme in esametri in cui spiega le ragioni sottese alla confezione particolare del codice (pergamena tinta di porpora e inchiostro dorato). Dopo una prima

Fase di sviluppo, segue un consolidamento che prevede un totale abbandono delle scritture precedenti in favore di questa scrittura più chiara, lineare, precisa e leggibile da tutti. A Tours vengono prodotte più copie della Bibbia che vengono inviate ad altri monasteri e che servirono a modello non solo per il testo biblico ma anche per la sua grafia. Contemporaneamente alla rinascita della scuola si sviluppa anche la circolazione di libri, che vengono richiesti laddove non ci sono (ricominciano ad essere copiati da copie antiche anche molti testi classici).

Carlo Magno muore nell'814 e gli sussegue Ludovico il Pio, il quale ha tre figli e un nipote e per garantire una successione serena proclama l'Ordinatio imperii, cioè l'organizzazione dell'impero: egli divide le tre aree tra i tre figli Lotario, Pipino I e Ludovico il Germanico, esclude Bernardo che avrebbe dovuto ricevere l'Italia (tenta una rivolta ma viene sconfitto e muore). In seconde nozze,

però, Ludovico avrà un altro figlio, Carlo II: nell'829 egli cerca di stabilire una parte dell'impero anche per lui, ma i tre figli non vogliono e ordiscono una congiura nella quale lo incarcerano in un monastero. Lotario prende il potere al posto dell'imperatore incarcerato fino all'833 quando riprenderà il suo posto sul trono. Alla morte di Ludovico il Pio nell'840 rimangono tre fratelli (Pipino I è morto) in contrasto tra di loro, ai quali sarà ceduto l'impero che verrà diviso in tre entità distinte. In mezzo a tutti questi scontri il sistema di studio avviato da Carlo e Alcuino regge, anche grazie alla sua diffusione nelle scuole monastiche: continuano le istituzioni, le biblioteche, la scuola, si svilupperanno le attività nelle corti, i classici rimangono nel canone degli studi scolastici per imparare il latino, la retorica e la dialettica. Di particolare rilievo è la figura di Eginardo, un

Architetto laico vissuto tra il 770 e l'840 e grande uomo di fiducia di Carlo Magno, che rimarrà a corte anche dopo la morte di quest'ultimo. Egli scrive in particolare "Translatio et miracula sanctorum Marcellini et Petri", due santi ai quali vuole dedicare una chiesa. Per fare ciò gli servono le loro reliquie, quindi affida a dei suoi emissari l'incarico di recuperarle. Durante l'aspedizione uno degli emissari si ammala e in sogno gli appare in visione un santo che gli mostra una chiesa dicendogli che in essa avrebbe trovato le reliquie dei santi. Prese le reliquie si avviano verso il monastero e durante il viaggio avvengono una serie di miracoli a confermare che tale "furto sacro" è approvato dai santi. Quando queste vengono date a Eginardo, invece, avvengono una serie di visioni minacciose con terribili presagi che gli fanno capire che le reliquie non sono tutte assieme ma, una volta riunite, continuano a presentarglisi davanti una serie di visioni.

apocalittiche in quanto i santi non gradiscono la posizione che gli è stata data (a questo punto Eginardo cambia posizione della chiesa, situandola in un villaggio). L'opera in questione non può essere pienamente compresa se non viene considerata anche Vita Karoli Magni, datata tra l'817 e l'836, un testo breve in 33 capitoletti, nel quale la vita di Carlo viene narrata in una serie di cerchi concentrici che si avvicinano alla sua figura; tentativo di riprendere la tradizione letteraria, ormai interrotta, relativa alle biografie. Egli cerca di delineare il quadro della personalità di Carlo in modo multiforme trattando ogni aspetto: non crea una figura letteraria e non cerca l'esaltazione del sovrano, ma ne trae un'immagine fedele al vero in quanto ne accenna anche i difetti → curioso ciò che accenna riguardo l'incoronazione di Carlo: la notte di natale dell'800 il papa incorona Carlo come imperatore del Sacro Romano Impero.Eginardo rivela che se egli avesse saputo le intenzioni del pontefice non sarebbe entrato in chiesa quel giorno (non sappiamo se sia un dato certo o se sia solo un'intuizione di Eginardo). Le due opere quindi, seppur diverse tra loro, si richiamano a vicenda, sembrano due manuali, due modelli per non far crollare un impero: uno è un manuale per il sovrano (la vita di carlo), sembra indicare il modo corretto di comportarsi per non far crollare un impero; l'altro sembra un manuale destinato al clero e agli abati su come agire per la gestione del proprio monastero (la visione di Alcuino in cui Carlo è responsabile anche morale e spirituale del suo popolo è tramontata). Il fatto che siano state scritte dopo l'incarcerazione di Ludovico fanno pensare che sia un tentativo di Eginardo per arginare la disfatta dell'impero, ma le finalità non saranno recepite in quanto la prima avrà una diffusione minima, la seconda avrà un'ampia.

diffusione ma la sua finalità non verrà mai colta

L'opera su Carlo circola in più di 130 manoscritti in versioni diverse:

  • versione ufficiale A: possiede una prefazione, è testimoniata in 43 manoscritti e circola prevalentemente nella Francia occidentale; dal suo capostipite ne discendono tre rami diffusi in Francia
  • versione B: derivata da A, fu modificata da Gerwardo, il quale tolse la prefazione inserendo al suo posto dei versi di dedica a Ludovico; è testimoniata in 27 manoscritti, circola nella Svizzera Germanica (Reins, Sassonia, San Gallo). A partire da questa una copia di questa versione Malalfrido aggiunge una specie di prologo ad uso scolastico
  • versione ufficiale rimaneggiata a partire da una copia di A: circola in 10 manoscritti in area franco-inglese e in 13 manoscritti nel monastero di Faremoutiers dove viveva Rotilde, una delle figlie di Carlo, la quale non gradisce il modo licenzioso in cui vengono descritte lei e le sue sorelle
versione compendiata a partire da una copia di A: circola in 23 manoscritti in Germania, dove vengono agganciati altri testi storici, come le gesta di Ludovico. Il X secolo fu un periodo di grande decadenza, anche se in realtà gli storici hanno notato che nonostante la difficoltà politica, l'economia, la cultura e la letteratura sono fiorenti: la fine dell'VIII e il IV secolo erano stati anni di grande recupero culturale, Carlo aveva garantito una riforma degli studi almeno nei territori dell'impero da lui controllati, portando ad un'elaborazione costante di cultura e ad un recupero dei testi impressionante. La letteratura del X secolo, invece, non rappresenta più un recupero legato alla scuola, ma è caratterizzata dall'autocoscienza, è caratterizzata da una riflessione sul proprio passato, sui propri santi e sugli strumenti di lavoro a disposizione. L'uso della grammatica viene integrato con le arti liberali, in particolare quelle.llo arabo. Gerberto d'Aurillac, infatti, introdusse in Europa il sistema di numerazione arabo, che utilizziamo ancora oggi. Grazie a questa innovazione, divenne possibile eseguire calcoli matematici più complessi e precisi. Gerberto d'Aurillac fu anche un importante studioso di astronomia e musica, e divenne successivamente Papa Silvestro II.
Dettagli
Publisher
A.A. 2022-2023
43 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/05 Filologia classica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher vrndfr di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia e trasmissione dei testi e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Udine o del prof Mattaloni Valeria.