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Un'introduzione storica: la trasmissione delle opere latine
Nell'antichità romana il supporto di scrittura più diffuso era il papiro, ricavato dal fusto di una pianta che si trovava in Egitto. La fibra del papiro veniva ridotta in fogli che venivano incollati l'uno dopo l'altro a formare una striscia di lunghezza variabile, e così la lettura avveniva svolgendo progressivamente il rotolo. Il libro in forma di rotolo di papiro era di origine greca e si diffuse a Roma negli ultimi secoli della repubblica.
Un altro metodo di scrittura era la tavoletta di legno, piccoli riquadri su cui veniva colato uno strato uniforme di cera e per scrivere si incideva con uno stilo. Era un materiale semplice ed economico, adatto per testi non permanenti.
Per testi provvisori venivano utilizzati anche frammenti di cocci, cortecce d'albero e assicelle di legno, ma erano materiali scomodi.
Per i testi permanenti si utilizzava la pergamena,
PELLE DI ANIMALE (conciata, ammorbidita e sbiancata).
FASE PRELIMINARE degli abbozzi dove l'autore sottoponeva l'opera al giudizio di un gruppo di amici letterati.
FASE FINALE l'opera veniva alla luce nella forma di rotolo di papiro.
Per la sua DIFFUSIONE: poteva essere letto dall'autore stesso pubblicamente, fatto circolare nei gruppi di amici colti, presentato al dedicatario che decideva se renderlo pubblico. Prima o poi testo oggetto di commercio effettuato da un librario (BIBLIOPOLA) in collegamento con gli scribi di professione. LIBRO OGGETTO DI LUSSO. Librario solitamente faceva una singola copia del libro. L'autore non otteneva compensi dalla vendita di libri (diritto d'autore) - aumentava solo la sua popolarità, ottenendo maggiore favore presso i suoi patroni.
Ridotta la possibilità delle varianti d'autore correggere il papiro significava sottolineare l'errore commesso. Difficile quindi che avvenissero modifiche.
dopo la pubblicazione. La più completa testimonianza di questo processo appartiene all'età tardoantica di AGOSTINO DI IPPONA nelle RETRACTATIONES. Dopo la morte dell'autore tutte le forme diverse dei manoscritti tendevano a confluire in una sorta di versione standard comunemente diffusa e accettata.
FORZA DELLE BIBLIOTECHE (dall'età tardoantica) E DELLE SCUOLE. Opera detenuta nella biblioteca di maggiore autorità rispetto a quella detenuta da un privato. Con la scuola si formò un canone di autori maggiori Virgilio, Cicerone, Sallustio, ecc. Spesso imparati a memoria. I grammatici proponevano confetture ai passi che ritenevano corrotti - ma il testo rimaneva comunque stabile dal momento che circolava una tale quantità di copie da rendere impossibile la correzione.
ATTIVITÀ FILOLOGICA DI EMENDAZIONE DEI TESTI attestata fin dall'età di Varrone - più intensa con i grammatici del I-II sec. d.C.
Dell'età tardoantica abbiamo le testimonianze di varie edizioni di opere precedenti elaborate grazie al lavoro critico di grammatici e studiosi. Come STORIE (AB URBE CONDITA) di TITO LIVIO. Nel II sec. d.C. i filologi privilegiavano le varianti antiquate in quanto vi era un gusto arcaizzante. DALL'ANTICHITÀ AL MEDIOEVO Momento cruciale - sostituzione del papiro con la PERGAMENA fra II e VI secolo per fattori di carattere commerciale e ideologico. Da un punto di vista cristiano magari per un desiderio di trasmettere la parola di Dio su un materiale scrittorio che appariva più resistente. Diversa forma del libro - il CODICE i fogli di papiro o pergamena erano uniti fra loro in fascicolo, legati fra loro per creare un volume. La novità sta nel fatto che diventa la forma abituale anche per i testi di carattere letterario che fino a quel momento erano su rotolo. Può aver avuto peso anche l'ESIGENZA CRISTIANA dal IV secolo.– in quanto questa religione si serviva di libri. Fin dalle origini il cristianesimo intensa comunicazione scritta. Probabilmente il codice era più funzionale del rotolo per accogliere testi lunghi e articolati come la Bibbia, inoltre era una forma di libro più economica e "popolare". Poi la religione ebraica conservava i testi sacri all'interno di rotoli – volontà cristiana di distinguersi. Spinsero per una diffusione dei codici in forma corretta e autorizzata.
Per la BIBBIA traduzione curata da GIROLAMO alla fine del IV secolo – VULGATA. Agostino e Gregorio Magno si preoccuparono che quanto scrivevano fosse riportato in modo corretto dai copisti successivi. I dibattiti avvenivano a partire dai testi, quindi, era necessario che fossero corretti.
I testi di moda in quel periodo trascritti in codici di pergamena. Quelli non popolari destinati a sparire.
Con la fine dell'impero d'Occidente le biblioteche non vennero più
curate e i libri andarono disperi – si persero molte opere. La perdita delle biblioteche antiche andò in parallelo con la chiusura delle scuole. Sopravvissero solo presso le istituzioni religiose. I libri antichi trasmessi fino a noi sono quelli tenuti nelle biblioteche ecclesiastiche che così permisero una continuità fra il mondo tardo antico e l'età moderna. Esempio – biblioteca del Vivarium in Calabria VI sec. con Cassiodoro monastero in cui la pratica religiosa era associata allo studio delle discipline sacre e profane – monastero colto con un'importante biblioteca. ISTITUTIONES di CASSIODORO elenca i principali sussidi per la lettura e lo studio della Bibbia. Al contempo manuale per l'apprendimento delle artes – discipline letterarie e scientifiche necessarie per la conoscenza delle Scritture. Citava così alcuni libri del Vivarium. Vivarium caso particolare sia per Cassiodoro che per la caratteristicaLa missione culturale del monastero è andata persa la LETTERATURA D'USO destinata a scopi pratici e temporanei.
L'ETÀ BARBARICA E IL RINNOVAMENTO CAROLINGIO
Secoli dalla metà del VI sec. alla metà dell'VIII sec. sono considerati i più illetterati nella storia dell'Occidente medievale - ETÀ BARBARICA.
Il numero di nuovi testi prodotti diminuisce drasticamente e anche i generi coltivati diminuiscono si continuano a produrre i testi con scopi pratici - passano in secondo piano gli aspetti estetici. I classici pagani vengono completamente trascurati. Interesse per gli scritti dei Padri della Chiesa - per istruzione religiosa. Minimi/inesistenti interessi filologici per la correttezza dei testi.
In Italia dovettero sopravvivere vari FONDI LIBRARI TARDOANTICHI - luoghi di deposito. Parecchie opere classiche e tardoantichi sembrano essere sopravvissute anche nella penisola iberica - in cui la
monarchia visigota per lunghi periodi si pose in continuità con le consuetudini e le scuole romane. Buona conoscenza del latino e della letteratura antica.
Verso la fine dell'VIII secolo - sotto Carlo Magno ripresa del livello d'istruzione nell'EU centrale una parte delle tradizioni di testi antichi che riemergono nell'età carolingia provengono dalla penisola iberica.
Britannia occupata per diversi secoli dai Romani - terra di evangelizzazione dal VI sec. per mano di missionari di papa Gregorio Magno e papa Vitaliano. Teodoro e Adriano governarono a lungo la chiesa locale e consolidarono a Canterbury una scuola centrale per gli intellettuali anglosassoni. Portarono con sé parecchi libri. Si organizzarono buone biblioteche.
In Irlanda la cultura latina giunse negli ultimi secoli dell'impero per via dell'attività missionaria cristiana - portarono libri sacri e liturgici. Tipici della tradizione irlandese i
trattati di grammatica.®
Nella parte meridionale della Gallia c'erano importanti città episcopali - vi erano i Visigoti. Qualche biblioteca sopravvisse.
Nella Gallia settentrionale fra VI e VIII sec. recessione culturale con i Franchi. A partire però dalla seconda metà dell'VIII secolo si segnala un netto risveglio di attività intellettuale - recupero dei libri e delle opere classiche e tardoantiche. RIFORMA CAROLINGIA - collegata con il rafforzamento del potere monarchico.
Scuole tornavano ad essere necessarie, i programmi scolastici ricalcarono quelli della tarda antichità. Insegnamento strutturato sue 7 discipline - le artes:
Trivio - di carattere linguistico e logico.
Quadrivio - a base matematica.
Lingua della comunicazione era il latino.
Esistenza di libri (implicata dall'esistenza delle scuole)
La prima generazione di intellettuali carolingi non era formata da franchi.
Riforma carolingia
preceduta da spedizioni di missionari anglosassoni che fondarono monasteri nella regione orientale del regno franco. E proprio in alcuni di questi monasteri si ritrovano opere classiche. Il principale animatore della riforma culturale carolingia era ALCUINO DI YORK – monaco anglosassone che lamentava il fatto di non poter disporre sul continente di tutti i libri che invece c’erano in Britannia.
Introduzione in molte regioni d’EU di una scrittura comune – MINUSCOLA CAROLINA. Ciò ebbe subito effetto sulla trasmissione delle opere letterarie – i testi interessanti copiati con la nuova scrittura, i meno lasciati con la vecchia e si perse l’abitudine di leggerli.
Nello spirito pratico di alcuni bibliotecari medievali, una volta che di un libro si possedeva una copia recente, non aveva più senso tenere quella vecchia, e veniva smembrata e usata per altre cose.
CODICI PALINSESTI i fogli di pergamena potevano essere cancellati e potevano ospitare una
Nuova scrittura. Pratica comune per tutto il medioevo. Ci sono casi in cui vennero raschiate opere che rappresentavano l'unico esemplare esistente.
Età carolingia = rinascita perché gli scrittori antichi tornarono ad essere oggetto di studio. Ma non bisogna vedere quest'epoca come una sorta di umanesimo. I modelli culturali carolingi non sono quelli della Roma pagana - ma quelli della tarda antichità cristiana. Si era ripreso a leggere Virgilio nelle scuole per la sua versificazione esametrica. L'impressione è che gli studiosi davvero interessati ai testi classici non fossero molti, e questo vale anche per le biblioteche. Ma i dotti carolingi interessati ai classici svolsero un lavoro di studio appassionato e intenso. Fra di loro il più celebre è Lupo di Ferrières del quale si conoscono bene interessi e metodi: quando poteva si procurava più manoscritti della stessa opera per confrontarli e migliorare il testo.
Collazione. Operazione simile fatta negli anni precedenti per la Bibbia in quanto vi erano varianti, idem per la Regulabenedettina. Empirismo dei filologi di allora che raramente dichiararono le procedure.