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La stratificazione dell'islam indiano e l'importanza dell'origine araba
ABAR tutti gli arabi ce non erano discendenti dal profeta, ma che comunqueSHAIKH potevano vantare un’origine araba. Erano importanti perché si pensavache avessero accettato l’islam poco dopo al scomparsa del profetaNIZIOTRE MOGHUL mongoliLAAL entrambi popolazioni fuori dalla penisola arabaPO PATHAN afghaniPO strati cazione dell’autorità sullaLa cosa interessante è che l’islam indiano tende a costruire unabase della supposta antichità della conversione: sei arabo? allora sei dei primi musulmani; non seiarabo? allora vuol dire che ti sei convertito dopo, e che quindi sei meno importante. Vi è quindi l’elementoetnico come base, ma esso è in qualche modo sacralizzato: è come se chi riusciva collocare la propriadiscendenza più vicino all’epoca e ai luoghi del profeta, allora questo era garanzia di status (ragionamentosimile al concetto dell’allontanamento dalla perfezione islamica).Questaè ovviamente la teoria, ma quello che accadrà è che con il tempo ci saranno famiglie indù che si convertiranno, e convertendosi, in linea di principio, sarebbero entrati a far parte degli Molti gruppi a cui appartengono i musulmani. Questo potrebbe portare a una ricostruzione delle loro origini familiari. Indubbiamente, però, quelli che potevano permetterselo, tenderanno a farlo. Si può qui notare una contraddizione: in realtà, un indù che si convertiva all’islam, avrebbe dovuto avere lo stesso status dei musulmani, in quanto era anche lui musulmano, ma questo non avveniva, perché quando l’islam arriva in India si gerarchizza ancora di più. C’è una sorta di castalizzazione/castizzazione dell’islam. La conversione e il problema del complesso della minoranza sono molti motivi che possono portare alla conversione, sia per ragioni economiche, come ad esempio l’occupazione molto umile e la speranza di salire di livello sociale, ma anche per motivi religiosi.
società, che al contrario possono essere spinti a convertirsi per mantenere lo status che avevano nella società precedente. In ogni caso, quello che si nota, è che nell'India islamica, quei gruppi indù che avevano uno status particolarmente basso della società indiana, pur convertendosi, tenderanno a mantenere quello status nonostante la conversione. E questo è dimostrato sia dall'analisi contemporanea che dalle analisi antropologiche. Inizialmente gli indù sono visti come pagani, e dunque il rapporto con i musulmani è violento e con rituale. Gradualmente però, man mano che gli Ulama iniziano a conoscere e studiare i testi sacri dell'induismo (i "popoli veda"), testi scritti in sanscrito, i musulmani arriveranno a concedere anche ai mughul lo status di "popolo del libro", cioè quella definizione concessa a cristiani ed ebrei, e che dava agli indù protezione in cambio dell'accettazione.del dominio musulmano. Ci sarà dunque da questo punto di vista un cambiamento in quei rapporti, in senso positivo. Ma nonostante coesistenza e complementarietà questo, nonostante questa possibilità di tra islam e indù (il mondo islamico è interessato a possedere il potere politico, mentre il mondo indù è interessato al rispetto delle caste), rimane un dato fondamentale, che troviamo soltanto in India, non in Persia e non nell'impero ottomano: altrove i musulmani avevano potuto integrare comunità non musulmane, ma in una condizione in cui i musulmani erano sempre maggioranza, ma questo in India non è possibile. Lì hanno sempre saputo di essere minoranza e che sarebbero sempre rimasti minoranza, perché la maggioranza era indù, ed era una maggioranza che non sarebbe mai stata convertita nella sua totalità. Da questo deriva quindi una sorta di complesso della minoranza.che i musulmani hanno sempre avuto in Asia del Sud. E' la paura di essere una minoranza debole di fronte ad una larghissima maggioranza indù, e dunque da esserne schiacciati. Inoltre, sul piano più propriamente politico, ne è derivata una tendenziale instabilità di ogni forma di potere che l'islam ha costruito in Asia del Sud. A questo problema, naturalmente, i sovrani musulmani hanno cercato di elaborare delle risposte differenti, tentativo di aprirsi alla cultura indiana: ma che sono state soprattutto caratterizzate dal quindi, non di governare l'India come sovrani islamici, che quindi impongono l'ortodossia della shari'a, la purezza della religione islamica, che ribadiscono la differenza tra musulmani e indù... tutti questi elementi in realtà in India non saranno applicati, perché presto i sovrani musulmani capiranno che se lo stato musulmano voleva venire a compromessi sia durare nel tempo bisognava cercare.di aprirsi alla società indiana, ovvero sul piano politico che religioso, cooptando elementi importanti della società indiana. 1. Nel primo caso, cioè cooptando importanti caste indù, in maniera non dissimile da quella del califfato di fronte al mondo persiano, con la differenza che però i mawali si convertivano; la particolarità dell'India è che all'interno dello stato musulmano, a queste caste indù che entrano a far parte delle strutture e delle istituzioni del potere, non un caso pressoché unico, viene neppure chiesto di convertirsi. E quindi avremo di un importante impero musulmano, in cui ci saranno comandanti militari, ad esempio, che erano in realtà generali indù non convertiti all'islam; e avere dei generali di un esercito musulmano che non sono musulmani, sballa qualunque principio, ma questo diventerà la prassi in India, e non solo nell'esercito ma anche caste amministrative. 2. DalDa un punto di vista religioso vi sarà sempre un'apertura che andrà ad ancorarsi a quella politica, e che abbracciare una serie di simboli, di rituali, di culti, propri porterà i sovrani musulmani ad dell'induismo, che diventeranno parte addirittura del calendario islamico ecc.. Di questo vediamo già delle tracce durante il sultanato di Delhi (1206-1526), ma l'apogeo di questa apertura verso la società sincretismo indiana avverrà soprattutto durante l'impero moghul, e si tratterà a pieno titolo di musulmano in india, società indo-musulmane, o di vista la commistione tra i vari elementi.
Dibattito sulle origini etniche
Sul piano storico, le origini etniche di queste popolazioni che arrivano in india sono state al centro di un dibattito vivace tra gli storici. Sulle prime popolazioni, Ghaznavidi e Ghuridi, c'è stato un accordo tra gli storici sull'origine turca e il loro successivo contatto con il mondo
afghano prima di arrivare in india;successivamente, con la fondazione del sultanato di Delhi, e poi l'impero moghul, gli storici hanno dibattuto moltissimo sul se si potesse parlare di origine turca o di origine mongola. La confusione su questo tema è stata aumentata dal fatto che lo stato più importante che verrà fondato in india nel 1526, cioè l'impero sceglie come propria intitolazione moghul, appunto, che significherebbe letteralmente mongolo. Certo, parliamo di un'epoca in cui lo stesso tracciare una distinzione netta tra mondo turco e mondo mongolo era piuttosto complicato, perché con secoli di migrazioni tribali queste popolazioni si erano molto mescolate. Comunque, la storiografia continua a dare la prevalenza all'origine turca. In ogni caso, parte di quest'ambiguità tra turchi e mongoli è stata dettata anche dalle che noi abbiamo degli imperatori moghul, i quali si faranno raffigurare inprimis in carne ossa (contravvenendo al divieto islamico di raf gurare le persone), ma poi vi sono diverse raf gurazioni di imperatori, di Babur (vedi pag. 67) e successivi, con gli occhi o comunque con delle caratteristiche siognomiche che sembrano guardare alla mongolia più che al mondo turco. E questo sembrerebbe spostare l'indicatore verso le origini mongole.
D'altra parte però, se si guarda alle anche le stesse memorie di Babur, che ha lasciato e che quindi ha tramandato degli scritti, in realtà paiono scritte in turco chagatai, che è uno dei vari dialetti turchi parlati in asia centrale. E questo farebbe propendere sull'origine turca. In linea di massima si può dire che vi fosse una commistione di elementi, linguistici, turchi e mongoli.
Dal sultanato di Delhi all'impero moghul
In tutta questa fase storica, in tutto questi 500 anni di successivi tentativi dei musulmani di costruire uno stato
Stabile nell'India settentrionale, e che trova il suo apogeo con la fondazione dell'impero moghul, non si può parlare di una discontinuità dal punto di vista dei protagonisti di questi processi, perché le popolazioni sono sempre quelle, sono popolazioni di origine tribale proveniente dall'Asia centrale.
In realtà, no alla fondazione dell'impero moghul, quindi nei 300 anni dal 1206 al 1526, quello che viene convezione storiografica, definito "sultanato di Delhi" può essere inteso come una proposta dagli storici per cercare di dare coerenza ad un periodo storico che in realtà fu molto tormentato e molto complesso. Dagli inizi del 1200 infatti, pur nel quadro di un progetto ormai definito di creare una stato stabile, da parte dei musulmani dell'India del nord, con capitale Delhi, quello che abbiamo è un succedersi di diversi clan turchi sul trono di Delhi, che prendono il potere. Vi sono in effetti una serie
Di 4 dinastie, e che complessivamente sono definite dagli storici sultanato di Delhi. Con la stessa fine del sultanato di Delhi, avremo un'altra popolazione di origine turca che sconquista quello Babur, che restava del sultanato, e che fonderà l'impero moghul nel 1526. Il fondatore dell'impero era chiamato "moghul", significa il leone. E al momento della fondazione dell'impero, sceglieranno di mongoli, cosa che creerà un dibattito sulle origini etniche. Questa confusione è data dal fatto che Babur addirittura si proclamò discendente dei due grandi condottieri dell'impero mongolo, cioè Gengis Khan e Tamerlano, seppur questa definizione sarà considerata inattendibile dagli storici. Ciononostante, quello che dice Babur è significativo, perché dà l'idea che Babur, o almeno questo primo clan di conquistatori che fonda grandi tradizioni imperiali dell'Asia centrale, l'impero mongolo.
voleva ricollegarsi alle quellemongole. Questi primi