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Diversi modelli di vita quotidiana del 500 sono rinvenibili in epistolari:
- Etienne Pasquier: Modello di padre sensibile, responsabile e alieno da ogni dispotismo.
- Pierre Ayrault: Rimpiangeva i tempi antichi dell’eterna patria potestà romana (utopie):
- Tommaso Campanella: In "la Città del Sole" riteneva che l'uguaglianza sostanziale potesse sorgere
dopo la scomparsa della famiglia
- Thomas More: Nell' "Utopia " la famiglia patriarcale è l'unità di base della società; l'obbedienza e la
soggezione nei confronti dei genitori dovevano essere assolute.
- Gerrard Winstanley: In " the Law of freedom in a platform " il padre era a capo della famiglia come
un magistrato, che tale diventava dopo un apprendistato.
Padri cattolici, padri protestanti
La propaganda religiosa induceva ad un ammorbidimento della patria potestà.
Diversa era l'impostazione protestante: In famiglia il padre doveva adempiere ai doveri dettati dalla
propria Vocazione di Cristiano, doveva farsi prete, organizzatore e responsabile della chiesa domestica.
Lutero richiese che se i genitori no rispettassero i loro doveri educativi la comunità sarebbe dovuta subentrare
al loro posto. Nella famiglia protestante, il padre conservò una posizione eminente.
In materia di maltrattamenti domestici Sandret nel suo "esame di coscienza" identificava in tre punti
l'eccesso di autorità paterna: Eccesso di violenza e d'ira, eccesso di severità, crudeltà.
Il problema più grave nei rapporti fra padri e figli era quello del matrimonio: Il consolidamento del
matrimonio nel 1500 conferì al padre un ruolo essenziale al centro della famiglia. La Chiesa Cattolica però
impose a Trento la validità del matrimonio senza il consenso Paterno, pur riconoscendone la disonestà.
Le ordinanze che Calvino fece introdurre a Ginevra nel 1561 prevedevano l'annullabilità del matrimonio
concluso dai figli fino ai 18/20 anni senza il consenso del padre.
Una patria potestà antica e moderna 5
La scuola dei glossatori promosse una riflessione creativa sul diritto romano del giurista Azzone che sintetizzava una
patria potestà antica e moderna, considerata il punto di partenza dell'elaborazione posteriore: "la patria potestà è un
diritto che i sudditi possiedono sui figli naturali e legittimi, ma non sui figli solo naturali o incestuosi.
Come si costituisce la patria potestà? Con matrimonio legittimo, con sentenza definitiva, adozione, ingratitudine di un
figlio emancipato richiamato sotto potestà.
Qual'è l'effetto della patria potestà? negli acquisti, nell'amministrazione dei beni, nell'impossibilità di un giudizio tra
padre e figlio. Essa si scioglie per emancipazione che avviene presso il giudice competente.
Secondo Baldo degli Ubaldi, nella seconda metà del Trecento, la patria potestà era considerata di diritto pubblico: Ciò
perché nelle emancipazioni si richiede il decreto del giudice.
In cosa consisteva giuridicamente la potestà dei genitori? La possibilità di rivendicare il figlio e i poteri
personali e patrimoniali inducevano verso l'idea di un diritto reale, e così si discuteva se il padre avesse il
figlio in proprietà o in possesso.
Sui contenuti della patria potestà i trattatisti ne individuano un lungo elenco, tra cui: Vendita dei figli,
amministrazione dei beni dei figli, diritti sui peculii, obbligo di mantenere e educare i figli, ecc... Non
dappertutto però era radicata la patria potestà perpetua romana.
I Giuristi dovevano confrontarsi con le idee diffuse nella società del loro tempo fra cui quella (cd vulgaris
veritas) per cui i figli fossero padroni del patrimonio paterno del padre ancora in vita, idea contrastante con la
Juris veritas.
Problemi concettuali: Le ragioni dell'affetto
Il primo elemento della patria potestà è nel naturale sentimento che lega il padre al figlio, più saldo di
qualsiasi legge. L'amore dei padri non è oggetto del legislatore.
Tommaso D'Aquino si era posto il problema se i figli dovessero preferire il padre o la madre: la soluzione
dipendeva dal caso specifico che ci si trovava davanti.
In Germania si rintracciano elaborati che ipotizzavano una potestà materna, riconoscendo ad entrambi i
genitori il potere di correggere e in alcuni casi facendo prevalere il parere della madre. La comune opinione
Tuttavia considerava la madre inidonea alle necessità dei figli.
L’amore paterno inoltre non si distribuiva equamente fra i suoi figli: egli prediligeva i maschi in quanto era
attraverso questi che si tramandava la dignità del casato. Inoltre i litigi che avvenivano fra madre e figli si
dovevano risolvere tra le mura di casa.
I problemi concettuali: Le ragioni della forza
Un po' ovunque, in Germania come in Italia, le normative bassomedievali rafforzarono la patria potestà. Sul
potere paterno di castigare, i giuristi si posero nell'ottica della mitigazione: la giustificazione a tutti i
castighi era quella di correggere e istruire il figlio.
Secondo il diritto romano il padre poteva flagellare impunemente il figlio litigioso se c’erano 2 condizioni:
una oggettiva, la moderazione in base al litigio, e l'altra soggettiva, ossia la volontà di correggere il figlio
senza odio e vendetta. Ciò avveniva con strumenti adeguati, ma anche tramite una reclusione autogestita.
Bossi indicava 2 altri rimedi per educare i figli: Il padre poteva accordarsi con il governatore di navi
affinché accogliesse nella dura disciplina nautica il figlio per due o tre anni; in molte città erano previsti
ergastoli, ovvero stabilimenti in cui i figli scostumati venivano rinchiusi.
l’estremo provvedimento del padre disperato restava l'espulsione del figlio dalla casa con rifiuto degli
alimenti. 6
Una tradizione alternativa era il discolato: I figli erano inseriti nella categoria dei discoli, perturbatori
dell'ordine pubblico e del buon costume. In Toscana, ad esempio, il discolato si sostanziava in un
arruolamento militare forzato.
Il figlio non doveva permettersi di difendersi né di reagire all'esercizio del potere correzionale paterno,
altrimenti poteva essere anche ucciso dal padre. L'eccesso paterno disumano abilitavano però il figlio a
pretendere dal giudice l'emancipazione forzata.
Per i figli litigiosi c’era la possibilità di fare ricorso al giudice. Gli Statuti Lucchesi prevedevano che ogni
padre potesse mandare in carcere o tenere in catene in casa propria il figlio soggetto alla patria potestà. Il
figlio ribelle poteva anche essere semplicemente cacciato di casa.
Nella Toscana leopoldina, con l'editto del 1777, ai commissari di quartiere si prescriveva di dare notizia
della cattiva condotta dei giovani agli aventi potestà affinché vi ponessero rimedio. Sempre nel 700 Toscano
non mancarono le sperimentazioni illuminate per la riforma delle modalità correzionali.
Quando il figlio se ne va... Le vie dell'emancipazione.
Il potere del padre europeo ebbe limitazioni normative incisive sulla base di diversi fattori: età del figlio,
esercizio della mercatura da parte del figlio, condizione di separata economia, aver contratto matrimonio
l'emancipazione volontaria o forzata per abuso di patria potestà.
La natura dell’emancipazione era liberalità, premio o penalizzazione? Nella maggioranza dei casi si
effettuava in favore del figlio ma talvolta anche in favore del padre.
Ci sono però diverse opinioni sull’emancipazione come premio: Doveva essere assegnato dal padre al figlio
o dal figlio al padre? Secondo Bartolo spettava al padre per la perdita di un potere come la patria potestà.
L'eventuale donazione al figlio prestata all'atto dell'emancipazione altro non sarebbe stata che una Mera
liberalità.
L'emancipazione come pena, quindi non condivisa dal figlio, andava a coincidere con la abdicazione, la
cacciata dal casato. Per i greci bastava la formula “io ti abdico da me” per i romani era necessaria una
formula più solenne.
La patria potestà poteva anche cessare tacitamente per fatti concludenti, indice della Concorde volontà
delle parti. È il caso della emancipazione sassone: Allontanamento del figlio dalla casa paterna per sposarsi
e vivere in separata economia con l'assegnazione di una quota virile del patrimonio.La situazione contraria
era quella dell'emancipazione coatta che si verificava sostanzialmente per gravi abusi paterni.
Quando il figlio si sposa... Promesse, assensi, atti dovuti, atti rispettosi
L'istituto degli atti rispettosi, disciplinato in 10 articoli del Codice Napoleonico (art.151-160), era assai noto
nel diritto matrimoniale francese d’antico regime. Varcata una specifica soglia d'età i figli erano legalmente
emancipati quanto alla libertà matrimoniale con l'onere però di informare i genitori sui propri progetti nuziali
tramite atti ufficiali. (Libertas matrimonii)
Il tema della Libertà matrimoniale dei figli è importante nella società di antico regime, società che si fonda
sulla distinzione di Ceto. Il matrimonio era strumento patrimoniale, di visibilità cetuale e di alleanze e
transazioni patrimoniali. I padri erano chiamati ad assicurare l’ordine sulle scelte matrimoniali dei figli e
l'autorità pubblica interveniva a supporto dei Padri stessi o in contrasto con loro sanzionando i matrimoni fra
Nobili e ignobili. L'incontrollato arbitrio nuziale dei figli era percepito dal diritto secolare come
inammissibile violazione dell'ordine naturale, si previsero sanzioni ai matrimoni di dispareggio o privi del
consenso Paterno. 7
L’obiettivo del legislatore era quello di dissuadere i figli dalle nozze fuori dalle logiche del casato e i sudditi
da matrimoni fuori dal proprio ceto. Un forte ostacolo era la tutela canonistica della Libertas matrimonii che
confliggeva col diritto laico.
Il cristianesimo era stato diviso fin dai primi secoli sul problema della Libertà matrimoniale dei figli e del
nel
consenso Paterno finchè 1563 si formalizzava la liceità del matrimonio senza consenso paterno,
fermo il dovere morale di richiederlo. Al concilio di Trento il matrimonio senza consenso del padre fu
considerato atto disonesto ma pienamente valido nell'ipotesi in cui venisse celebrato
-La conclusione di un matrimonio senza il consenso del padre
Il figlio era meramente tenuto a richiedere l'autorizzazione paterna e poi avrebbe potuto sposarsi anche in
caso di disaccordo. L’opinione comune riteneva invalida la clausola testamentaria che prevedeva l'obbligo del
consenso paterno per sposarsi, ma riteneva efficace quella per cui il figlio dovesse sposarsi solo una volta
i