vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
ALTRI LINGUAGGI RINASCIMENTALI
Si indirizza principalmente nello studio di quel linguaggio fiorentino che diffuso nelle periferie e al di fuori della Toscana: Padova, Mantova, Ferrara e Bologna. Intorno al 1454 con la Pace di Lodi si
viene a sancire una stabilità in Italia caratterizzata da 5 stati di dimensione regionale: Ducato di Milano, Repubblica di Venezia, Repubblica di Firenze, Stato della Chiesa e Regno di Napoli; tutto il
resto sono ducati e piccole signorie che diventeranno un’importante rete di alleanze per evitare la prevalenza l’una sull’altra. Tutta questa rete di stati permette la diffusione prolifera di un linguaggio
artistico e di artisti per la propria affermazione.
Padova
Una delle principali signorie presenti in Italia che diventerà la capitale dell’antico, e conosciuta per studio dell’archeologia e della filologia. Padova è uno dei maggiori centri di attrazione per gli
artisti e agli intellettuali, infatti nel rinascimento è pronta ad accogliere el contaminazioni per crear il proprio stile artistico, vedrà di passaggio Petrarca nel 1300 e Filippo Lippi. Farà ben presto parte,
dopo il comando dei Signori di Carrara, alla Repubblica di Venezia. Crocefisso
Tra i principali artisti che vediamo a Padova troviamo anche Donatello che realizza 1444-1447 per la Basilica del
Santo = crocefisso in bronzo, prima grande statua in bronzo a grandezza naturale tramite fusione in 4 suddivisioni per poi essere
assemblata a freddo. Questa opera mostra una grande differenza di quello ligneo del 1408, infatti vi è una figura che comunica una
grande sofferenza “eroica”, un corpo vigoroso e ben definito da tratti anatomici naturali: dettagli dei capelli, fronte attraversata da
una vena. Monumento equestre a Erasmo da Narni detto il Gattamelata
Donatello però verra chiamato a Padova per 1444 = collocato davanti
alla Basilica del Santo. Il condottiero è rappresentato in modo idealizzato che rimanda ad elementi antichi: capigliatura di stile
impero, testa riconoscibile a Pilato, bastone del comando nella destra, cavallo in semi movimento. Non vuole solo rappresentare il
condottiero ma anche l’uomo rinascimentale. Sul piedistallo troviamo una porta che identifica il passaggio all’altro mondo e la
firma dell’artista.
Quasi sicuramente Donatello si ispira a Paolo Uccello, al marco Aurelio dei Musei Capitolini ma anche la quadriglia di Venezia.
Altare del Santo
Oltre a queste due opere Donatello realizza anche l’ 1446 = comprende al suo interno l’altare in se con il crocefisso realizzato precedentemente. Nel 1800 con Boito verrà
smontato e rimontato per ricomporre ordine all’altare. L’obiettivo di Donatello era creare un’altare tridimensionale con base scolpita in basso rilievo che dove sorreggere 4 colonne: due centrali e
due esterne,per me mettere la creazione di uno spazio abitabile per le statue: al centro la vergine con i Bambino, St. Francesco e Antonio, St. Daniele, St. Giustina. (Opera che ispirerà Mantegna
nella Pala i San Zeno). La Vergine è nell’atto di alzarsi dal tro decorato da protoni a forma di sfinge, e mostra il Bambino allo spettatore.
Nell’alto zoccolo presentava bassorilievi in corrispondenza delle statute con i 4 evangelisti. Sono presenti anche a coppie bassorilievi orizzontali in cui si rapprendano i miracoli di St. Antonio,
ricchi di prospettiva:
• “Miracolo della mula” = digiuno della mula i 3 giorni che si diri verso la particola di cristo;
• “Miracolo del neonato che parla” = donna da alla luce un neonato che parla scagionando la madre da accuse;
• “Miracolo del figlio pentito” = figlio che picchia la madre e pentendosi si taglia la gamba che verrà riattaccata dal Santo;
• “Miracolo del cuore dell’avaro” = ricco che sta per essere sepolto, ma Antonia dichiara che non possiede cuore e quindi non può essere sepolto in terra cristiana, infatti i cuore non è dentro il
corpo ma dentro un forziere di monete;
Al centro del retro partitura vi è un rilievo in pietra dipinta con la raffigurazione della Deposizione che fa emergere per l’ennesima volta il linguaggio
ben conosciuto dell’artista. Francesco Squarcione,
Oltre a Donatello abbiamo una delle figure fondamentali di collezionismo antiquariale a Padova ovvero
maestro di Andre mantegna ed un’artista del quale rimangono solamente due opere certe:
Polittico de Lazara 1449 = presenta San Gerolamo in studio nel centro, a sinistra St. Lucia, St. Giovanni Battista, St. Antonio Abate
e St. Giustina. I santi sono rappresentati come statue vive, posti sopra dei basamenti di ispirazione fiamminga, posti all’interno per
calcare lo stile statua dei corpi. La scena centrale invece è posta all’esterno con il crollo della parete sullo sfondo da cui entra il
vento che scosta le pagine del libro, il sento infatti con il gomito ferma le pagine.
Madonna on Gesù Bambino 1455 = immagine di ispirazione antiquariale, ricco di decorazione a festoni naturali tipici dell’arte di
Squarcione con aggiunta di elemento a stampo fiorentino ovvero la posizione della figura di profilo.
Andrea Mantegna (1431 -1506) Storie di San Giacomo e Cristoforo nella Cappella Ovetari
Con l’insegnamento i Squarcione, Andrea Mantegna riuscirà a collaborare nella commissione 1448, insieme a Nicolò Pizzolo che lo porterà
alla fama in Italia. Questo cantiere inizia con la chiamata di copie di soci veneti da parte dell’Imperatrice Ovetari: Antonio Vivarini e Giovanni d’Alemagna, Andrea Mantegna e Nicolò Pizzolo. Il
cantiere inizia ad avere problemi poiché incontra la morte improvvisa di Alemagna e il successivo abbandono di Vivarini, ma allo stesso tempo la non compatibilità tra i due dell’altra coppia.
Pizzolo morirà anche lui lasciando il cantiere nelle mani di Mantegna. L’intero corpo decorativo verrà perso nella seconda guerra mondiale a causa di una bomba.
Grazie alla fotografica si è riusciti a ricompattare i frammenti per ricreare in modo quasi indecifrabile quello che era prima l’intera opera. Decorazione che si sviluppa fino alle vele, caratterizzato
da un linguaggio plastico delle figure di Mantegna e la naturalezza di Pizzoli.
• La parte sinistra è quella realizzata interamente da Mantegna co le scene di St. Giacomo;
• La parete destra presenta le 2 scene più in basso la completa realizzazione da parte di Pizzoli;
Tutte le scene presentano un grande stampo archeologico delle strutture architettoniche, molto criticate da Squarcione poiché portano
poca istruzione alla pittura (Vasari), vi è l’ applicazione della prospettiva unita ad una ricerca antiquaria, più profonda di quella del
suo maestro Squarcione. La decorazione ad affresco mette in luce la. Caratteristica di Mantegna nel progressivo affinamento del suo
linguaggio.
Nelle scende di San Giacomo è molto presente la naturalezza dei personaggi come nel “Martirio di St. Giacomo” di ispirazione
Giottesca, la particolarità di Mantegna è quella di iniziare a mettere in atto elementi di inganno illusionistico come ad esempio la
staccionata della scena che permette di dividere l’osservatore rispetto alla scena, oppure nella scena “del Martirio di San Cristoforo”
dove decide di inserire un’unica scena divisa illusiormanete dalla colonna centrale.
Durante questo cantiere la fama di Mantegna cresce sempre di più che lo porterà a
importanti commissioni. Tra di esse quella da parte dei Gonzaga che prima di accettare
chiede al signore di poter terminare un’altra opera.
Pala di San Zeno 1456 = commissionato da monaco benedettino. È un’opera già
destinata alla sua cornice, per fortuna presente al giorno d’oggi. Il suo scopo era quello di
superare la struttura lignea dorata in modo illusionistico, con modello di riferimento
l’altare di Donatello a Padova, tramite la carpenteria dotata i fronte che si chiude n modo
illusionistico nella scena rappresentata.
Le scene sono realizzate in modo che si suggerisce all’osservatore un unico luogo che rilega i 3 scomparti, il linguaggio usato è molto morbido e presenta
una grande influenza da parte dei fiamminghi: festoni, chiusura del loggiato con trabeazione decorata da putti in finto rilievo marmoreo. Nella parte della
base troviamo 3 predelle che simulano delle finestre aperte allo spettatore.
Mantova
Mantegna arriva a Mantova per conto dei Gonzaga. In quel tempo la città vedeva un periodo di grande fioritura con la presenza di grandi opere architettoniche di Alberti, oltre alla parte artistica
Mantova affronta anche tematiche e sviluppi politici, infatti in essa si svolgerà un concilio da parte di Pio II per una crociata. Fulcro importante della città è il Castello di San Giorgio in cui poi si
vedrà la presenta di Mantegna. Circoncisione, Ascensione e Adorazione
Con lo stabilizzarsi dell’artista in città lo vede già all’opera con 1460 = collocati in modo castonato nella cappella del castello San Giorgio. Oggi sono
assemblati insieme ad una cornice. Anche qui emerge la decorazione tipica della Pala.
Morte della Vergine , opera che identifica la partitura architettonica ben studiata con effetto a marmo policromo della cappella. Mantegna alterna elementi di grande decorazione a elementi
naturali del paesaggio. La morte si svolge in modo centrato sotto un loggiato circondata dagli Apostoli permettendo all’osservatore di visionare come da una finestra sia la scena che il paesaggio
Cristo con l’anima della Vergine.
(reale) nel retro dei personaggi. Era una scena che doveva essere accompagnata da uno sviluppo verticale che terminava con il
Camera degli Sposi
Mantegna quindi si dedica a 1465 - 1474 (date presenti nella strombatura della porta in finto marmo) all’interno del Palazzo St. Giorgio.
È un cantiere molto complesso nel quale si supera l’artista nella propria arte e la raffinata ricerca dell’illusionismo che comprende un’intera stanza cubica sia
sulle pareti che su alla volta, un’arte che si unisce all’architettura già presente: camino, porta e finestra. Lo scopo di Mantegna è quello di sfondare la parte
simulando una sta di loggiato aperto verso l’esterno.
La volta costituisce una delle particolarità i questo loggiato, è in soffitto ribassato dando l’idea di un soffitto sferico che si apre con uno sfondato verso il cielo
(sfondato prospettico) nel quale interno vi è una struttura architettonica a costoloni in stucco e che creano grazie alla partitura ad intreccio losanghe e vele
nelle quali si alternano figure in stile romano.
L’oculo centrale del soffitto è la parte più studiata dell’intero ciclo di affreschi nel quale traspare l’ispirazione all’architettura classica del Pantheon, si presenta
una balaustra con l’affaccio di putti i una prospettiva centrica nel perfetto cerchio, molti di essi cercano di interagire con l’osservator