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Castelseprio
Nei manuali è nella parte dedicata all'arte carolingia ma in realtà, come si dice nei manuali più recenti, è un ciclo problematico e discusso soprattutto per quanto riguarda la cronologia. La collocazione nel periodo carolingio tra VIII e IX sec è una delle tesi avanzate ma non è l'unica proposta. Il manuale fotografa una situazione degli studi che però prosegue ed è in movimento.
Castelseprio è in Lombardia, tra Milano e Varese, attualmente è un importante parco archeologico in un posto molto affascinante perché interrompe il paesaggio lombardo fitto di costruzioni.
Si trattava di un centro fortificato, che sorse probabilmente nel V sec, prese progressivamente importanza, soprattutto nel VII e VIII sec e in epoca carolingia poi. Diventa importante in epoca longobarda quando diventa sede di comitato, sede di un conte quindi di un'amministrazione territoriale. Dopo il 1000...
Il castello di Castelseprio è un centro storico che progressivamente decade. Nella fase di definizione ed espansione del potere dei visconti, il castello viene distrutto nel 1287 e il segno che questo centro aveva perso importanza si ha nel 1587 quando la sede della plebe, la sede parrocchiale, viene trasferita in altro luogo. Questo è un po' un segnale anche per altri luoghi che perdono rilievo. È un centro importante in una certa fase che viene poi abbandonato, attualmente è un parco archeologico dove sono presenti testimonianze significative di un passato importante, con più chiese, con resti di strutture monumentali.
Castrum sorto probabilmente nel V secolo, ma è citato dalle fonti scritte a partire dal VII-VIII secolo.
Centro di paio distretto in epoca longobarda.
Sede comitale in epoca carolingia.
Nel XII secolo si estingue la dinastia dei conti di Seprio.
Nel 1287 viene distrutto per volontà dell'arcivescovo Ottone Visconti.
Nel 1587 la sede plebana è trasferita da Castelseprio.
Carnago è interessata, più che Castelseprio in sé, a una piccola chiesa fuori dalle mura di Castelseprio. Il centro è fortificato circondato dalle mura e fuori dalle mura stava la chiesa che come dal nome SANTA MARIA FORIS PORTAS, stava fuori dalle mura. L'edificio attualmente è in mezzo ad un bosco ed è un edificio con una pianta a tricorno, cioè a tre absidi, preceduta da un atrio sul fronte. Dalla parte del retro si vedono le tre absidi che in pianta hanno una struttura a ferro di cavallo, tipica dell'architettura altomedievale in area padano-alpina. Le due absidi laterali restano per quanto riguarda la muratura originaria solo a livello di fondamenta, sono state ricostruite. L'abside rivolta verso est, quella principale, è invece originale. L'interno è ad aula unica e conserva tracce della pavimentazione originaria e un'arcata che da accesso all'abside orientale principale dove si vede già il ciclo di pitture.sulle pareti. Il ciclo di pitture è estremamente articolato e copre tutte le pareti dello spazio absidale: la parte interna dell'arco santo presenta un trono dell'etimasia affiancato da angeli e almeno in un caso una cena riconoscibile della vita di Cristo, cioè l'adorazione dei magi; nel giro absidale la decorazione copre tutta la superficie a partire dalla zona basamentale ma soprattutto la parte più alta con due registri di storie che vanno da sinistra a destra e da destra a sinistra con storie dell'infanzia di Cristo legate ai Vangeli apocrifi, con episodi che non sono presenti nei vangeli canonici. Il ciclo è molto studiato, indagato da più punti di vista, non solo stilistico ma anche le indagini di tipo archeologico e stratigrafico hanno verificato come non sia il primo ciclo eseguito, non è direttamente sulla muratura. C'è stata una fase quindi almeno decorativa precedente a quella di questo ciclo. L'ipotesiè che sia una struttura costruita tra VI e VII sec ma poi si apre il problema di quando questo ciclo sia stato eseguito.Ante quem: esiste in una pare del ciclo absidale un graffito sotto la presentazione al tempio, inciso sull'intonaco in un secondo tempo, che però essendo inciso sull'intonaco dipinto costituisce un ante quem, ovvero un ferimento cronologico che aiuta a dire che la decorazione sia stata eseguita "prima. In questo caso il graffito segnala qualcuno che dice di farlo demundum ad honor(em) diacon(atus) temp(ore) dom(ini) Aderici archie(poscopi)..." ed effettivamente c'è un arcivescovo di Milano, Arderico, che è arcivescovo tra 936 e 948. Questo periodo di tempo costituisce un riferimento per dire che le pitture sono state eseguite in una fase precedente, il problema è se di tanto o di poco precedente.
Le pitture sono state scoperte nel 1944, hanno suscitato grande entusiasmo per la loro qualità ma sono isolate, non
Ci sono altre pitture simili in arealombarda ma in generale anche in ambito territoriale più ampio. L'organizzazione procede su due registri e la narrazione comincia in alto a sinistra con la rappresentazione di due scene senza soluzione di continuità, non divise da cornici, in cui si ha la scena dell'Annunciazione alla Madonna e la scena della visitazione mutila nella figura di Elisabetta.
Annunciazione
A livello iconografico notiamo la presenza femminile a sinistra che ricorda, come nel testo sull'annunciazione (per Santa Maria Maggiore) si dice che Maria è chiamata a filare i vari tessuti assieme ad altre fanciulle: plausibilmente questa ragazza è una di quelle, cosa che lo fa pensare anche il fatto che la Madonna tenga in mano un fuso (si fa quindi riferimento a quella tradizione). È rappresentato il momento dell'angelo che arriva che parla e Maria che si indica e dice "ma proprio io" e c'è anche un rapporto con il
racconto che è estremamente vivace. Per quanto riguarda l'aspetto stilistico composito si notano naturalismo, espazialità ed espressività, attenzione al gesto. Notiamo per la spazialità l'oscorcio del seggio dove è seduta Maria, l'accenno di struttura architettonica. La pittura in sé è fatta di colore, dove si vede un richiamo quasi ad una pittura compendiaria antica. Nel dettaglio della figura femminile vediamo espressività e spazialità, ma soprattutto le pennellate veloci, in particolare lumeggiature bianche che modellano e definiscono le forme con rapidità ma con grande virtuosismo ed abilità. La pittura è quindi di elevata qualità. Visitazione Abbraccio tra Maria ed Elisabetta in cui le mani che toccano la mano di Elisabetta che va a toccare il ventre di Maria. Entrambe sono incinte, una di Gesù e l'altra del Battista e in questo gesto c'è anche un significato diSeguito all'annunciazione. Nello schema del giro absidale sopra le finestre ci sono dei clipei di cui ne resta solo uno ma la narrazione si doveva interrompere per la presenza di raffigurazioni iconiche dentro tondi e la raffigurazione prosegue con un passo del Vangelo dello pseudo Matteo.
Prova delle Acque Amare: Maria incinta viene messa alla prova della sua innocenza facendole bere queste acque amare, gliele fa bere il sacerdote e sono nel tempio, le beve anche Giuseppe e non hanno conseguenze e provano la loro innocenza. L'episodio viene dalla tradizione apocrifa ma qui l'interesse è per come la scena. Si sarà raffigurata: Maria che riceve dal sacerdote il contenitore per bere le acque amare, c'è un'ambientazione quasi di evocazione di un altare ma anche di un giro absidale come c'era nelle chiese antiche con i sedili per i sacerdoti e alle spalle c'è un'altra figura. Abbiamo ancora naturalismo e spazialità e la presenza delle ombre.
sul terreno come prova del naturalismo. Caratteristiche sono i grandi nimbi che sono caratteristici di questo momento. La narrazione sulla finestra al centro dell' abside si interrompe con la figura di Cristo benedicente con il rotulo della legge o del vangelo, con il nimbo crociato. Ci mostra anche in doppio registro di cui va tenuto conto di quelli che possono essere cicli narrativi ed immagini iconiche, ovvero immagini legate alladevozione dove anche si richiede una forma più compatta e definita. In questo caso ci accorgiamo che la pittura è fatta in modo sciolto di colore ma è più frontale e rigida rispetto a quelle dell'Annunciazione. In questo sacro di registro e di funzione che quest'immagine ha rispetto a quelle narrative a lato. Angelo che dice a Giuseppe di partire La narrazione prosegue poi a destra con l'episodio, proveniente sempre dai vangeli apocrifi, dell'angelo che appare in sogno a Giuseppe e gli dice di partire. Qui laRaffigurazione dell'angelo che sembra arrivare in corsa e dare l'annuncio al Giuseppe disteso. Si nota la capacità di resa di movimento, plasticità attraverso le lumeggiature. Si rende con tratti anche la presenza della gamba di Giuseppe con il senso quasi luminescente, metallico della superficie o attraverso tocchi chiari riesce a rendere il movimento dell'angelo che arriva in corsa.
Andata a Betlemme con la Madonna incinta seguita da Giuseppe e anche in questo caso tutti gli aspetti: spazio, accenni di natura con l'albero che fuoriesce, espressività dei due che si guardano, accenno al movimento con l'idea dell'asilo che viene tirato da un servitore che sta in primo piano ma che è andato in buona parte perduto. Sempre presente la pittura fatta di colore estremamente rapida e sciolta. Si sono individuate due mani ma il linguaggio è omogeneo.
Natività mostra un'apertura paesaggistica, sorta di spazio curvilineo creato dalle
rocce che separano gli episodi. L'annuncio ai pastori nel paesaggio con un'architettura di fondo in alto a destra, a sinistra invece la Madonna distesa con una figura femminile che le si rivolge tenendosi il braccio, sotto infine il bagno del bambino e Giuseppe pensieroso di lato. Si fa riferimento ai Vangeli apocrifi. La figura di donna è la levatrice che mette in dubbio la verginità di Maria, vuole verificarla ed il braccio le si pietrifica e le si paralizza e la vediamo che si rivolge a Maria; e questo è proprio un episodio legato ai Vangeli apocrifi, importante perché mette in luce la natura non solo umana ma divina di Cristo, dietro a questo episodio c'è tutto un dibattito teologico importante. Da taluni è stato interpretato come una possibile reazione all'arianesimo. Vicino alla figura della donna c'è un termine che vuol dire levatrice ma ripreso dal greco, cosa che ha fatto pensare che qui abbia