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Albini, allestimento Sala della Duchessa, Palazzo Bianco, 1893

Rivoluzione della museografia in Italia. Albini fu, insieme a Carlo Scarpa, uno dei protagonisti di una rivoluzione del modo di allestire gli spazi espositivi negli anni 60-70. Prima ambienti cupi con quadri anche posti a 4 metri di altezza, altezze non fruibili, tutte le opere della collezione in un' unica stanza poste ad altezze diverse. Albini progetta secondo un nuovo atteggiamento, si pensa a un nuovo modo di fruire gli spazi espositivi, con l'idea di selezionare alcune opere che secondo il curatore sono fondamentali e valorizzare al massimo queste singole opere. Lo spazio viene svuotato, reso più astratto (lezione delle avanguardie), vengono tolte le tappezzerie ecc., tentativo di semplificare. Quadri appesi a un binario a soffitto con un cavo teso che sostiene il quadro, c'è l'idea della sospensione, una messa in scena, tentativo di alleggerire. Invece di avere grandi cornici decorate lascia la

tela libera, che contrasta con il colore bianco della parete retrostante. Insegue il principio di selezione, astrazione e leggerezza.

  • Alla monumentalità dello spazio si cercano spazi semplici e raccolti,
  • Al posto delle decorazioni si cercano colori neutri,
  • Al posto della penombra si cerca la luce,
  • Al posto dell'ordinamento classificatorio si hanno quadri selezionati e diradati,
  • Spesso senza cornici ad altezza uomo,
  • Al posto di pesanti armadi a vetri si hanno vetrine in cristallo,
  • Le sculture conquistano la scena (no punto di vista bloccato),
  • Il museo diventa un campo di sperimentazione progettuale, dove si incontrano l'arte e l'architettura che diventa scenografia, che deve valorizzare la singola opera.
  • Se prima c'era un'idea di storia come stratificazione, ora si pensa all'esercizio della storia come diritto alla critica storica.

All'interno del Palazzo Bianco Albini allestisce il

Monumento sepolcrale di Margherita di Lussemburgo (1300) fatta da Giovanni Pisano. Crea un piedistallo industriale che rimanda al mondo della modernità, sopra il quale sospende questi 3 pezzi del monumento sepolcrale. Contrasto tra il mondo trecentesco dell'artigianato dello scultore e il mondo della produzione metallica industriale.

Albini, allestimento Mostra dell'Antica oreficeria italiana, Triennale di Milano 1936

Approccio moderno all'esporre, il concept è la ricerca di leggerezza, installazione fatta di fili di metallo, uno scheletro di fili di metallo con vetri trasparenti, che risalta i prodotti di oreficeria.

Franco Albini, Negozio Olivetti, Parigi 1958-60

Franco Albini, Istituto Dermatologia cosmetica Hotz & C., Milano 1945

Franco Albini, Sala del piombo e dello zinco, Fiera campionaria di Milano, 1941

Franco Albini, Mobile radio in cristallo securit, 1938

Figini e Pollini, Il primo mobile radio razionale, Vincitore del concorso "Domus" del 1933

Figini e Pollini provano a fare una radio moderna, opera astratta. Albini crea un mobile radio in cristallo securit 1938. Denuda l'oggetto tecnico, toglie l'idea di contenitore e contenuto, mette a nudo i fili che sono dietro una lastra di cristallo, è una radiografia. Albini riesce a far interagire visione tecnologica.

Franco Albini, Poltroncina Luisa, 1937-55

Nel campo del design del prodotto, realizza una sedia, basata su leggerezza di produzione, parti prefabbricate e assemblate, insieme di vari pezzi prodotti in officina e poi assemblati alla fine. Prospettiva di miglioramento del progetto, fare tesoro della propria esperienza.

Franco Albini, Libreria Il Veliero, 1939-40

Libreria non struttura tradizionale ma composta da due alberi della nave, al quale appende fili metallici. Performance strutturale, statica. Temi progettuali della libreria: cavi sospesi con oscillazioni.

Renzo Piano - allestimento Mostra "Zero Gravity, Franco Albini" alla Triennale di Milano

2006Tutto galleggia nell'aria, senza quasi mai toccare terra.

3. Marco Zanuso (1916-2001)

Piano dopo la laurea lavora come assistente di Zanuso dal 1965 al 1967 al Politecnico di Milano al corso "Trattazione morfologica dei materiali", un corso che spingeva a lavorare sulla realtà fisica delle cose. A Milano si sviluppa il disegno industriale, prodotti industriali, come sedie, tavoli, lampade ecc. I progetti di Piano possono essere comparati al tema del disegno industriale. I suoi progetti nascono da un pezzo che è prodotto industrialmente e ripetuto tot. volte. Riflette sul rapporto sottile e forte che esiste tra la materia e la sua espressione, tema chiave dell'architettura contro il diffuso malinteso che una cosa è l'idea e altra cosa è la sua realizzazione. C'è una gerarchia tra le arti, la poesia non si mischia come l'architettura con il peso di un mattone, con il costo dei materiali. I progetti non rimangono sul

della carta, ma arrivano in cantiere. Egli trova nella realizzazione dell'quello che rende tale il processo del costruire. È come se l'estasi della musica, non dipendesse anche dai modi della sua esecuzione: la forza con cui tocchi i tasti è tecnica, peso fisico. Zanuso si innamora del mondo dell'industria quando andò sulle navi da guerra della marina, dove incontra un mondo della tecnica, dell'industria. La forma delle navi segue la funzione e la logica costruttiva. Piano dice "Parti dalla fisicità del pezzo e ne sviluppi le implicazioni estetiche, funzionali e di volume". Zanuso, come Albini, si divertiva a fare modelli, ma applicava questo processo più all'oggetto di design che all'architettura. Sul design ha il controllo sul singolo pezzo, su un edificio no. Ricerca purezza formale ma conoscenza di ciò che sta dentro all'oggetto. Ogni progetto va declinato rispetto al luogo, e

Universalità del pezzo industriale.

Marco Zanuso, Poltrona Moma, Moretti e Bianchi, 1949

Sedia che nasce scomposta e assemblabile, principio di efficienza, modularità, sguardo alla produzione industriale.

Marco Zanuso, Televisore Doney e Telefono Grillo 1962

I primi televisori avevano forme plastiche che coprivano il contenuto tecnico del televisore. Zanuso era un grande scultore del design, non era solo interessato all'involucro ma ordinava anche quello che stava dentro al televisore, attenzione per il contenuto tecnologico. Legame tra progetto e la forma e la tecnica.

Il primo modello di televisore a transistor fu della Sony nel 1959. Il primo televisore a transistor in Europa si ebbe nel 1962 su progetto di Marco Zanuso e Richard Sapper per la Brionvega, era il Doney 14, vincitore del Compasso d'Oro. Rivoluzionario nell'aspetto e nei materiali ma anche nella componentistica interna, suddivisa in blocchi a seconda delle funzioni per facilitarne lo smontaggio e le riparazioni.

Doney è il primo televisore portatile e completamente transistorizzato prodotto in Europa. Marco Zanuso, Stabilimento Olivetti Argentina, 1958-61

Crea una struttura che anticipa alcune strategie messe a punto da Piano. Struttura modulare, impostata su grandi pilastri in cemento armato che sostengono una trave, che consente di avere spazi liberi all'interno dell'edificio.

Zanuso fa progetto strutturale ma che impiantistico, fa una progettazione organica, travi cave come tubi, travisono strutturali ma allo stesso tempo al loro interno fanno correre i loro impianti. Lo sguardo di Zanuso va oltre alla tecnica, alla forma e ricompone un'opera con finezze compositive e capacità di risolvere problemi tecnici, strutturali e impiantistici.

4. Jean Prouvé (1901-1984) Renzo Piano lascia l'Italia e va a Parigi, dove incontra Prouvé, che non era un architetto ma costruisce la sua attività intorno all'utilizzo del metallo e la prefabbricazione.

Prouvè sosteneva che non vi è differenza tra lacostruzione di un mobile e quella di una casa, vi era solo un salto di scala. Prouvè, Demonuntable Wooden Chair, 1948 Sedia costituita da pezzi in legno assemblati insieme.

Prouvè, Maison Demountable Su un'altra scala, ricorda la sedia, telaio in acciaio, prodotti prefabbricati e secondo una logica industriale assemblata.

5. Archigram Piano frequenta Londra, conosce gli Archigram, la cultura pop, Archizoom, la spinta teorico utopistica che intorno al '68 rivoluzionano e trasformano le consuetudini. L'architettura viene liberata dalle possibilità della tecnologia.

Cedric Price, Fun Palace, 1964 Composto da un hardwer tecnologico, luogo di ricreazione e di svago

Renzo Piano Renzo Piano, Struttura in elementi piramidali di poliestere rinforzato, Genova 1965 Esperimenti per tipologie di copertura che possono essere riprodotte diverse volte. Piano pensa a una struttura leggera che può essere costruita

in diversi luoghi. Renzo Piano, Fabbrica Mobile per estrazione dello zolfo a Pomezia, 1966

Terreno da cui si estrae dello zolfo, una tenda deve coprire il luogo dell'estrazione, che però non è fissa, ma si muove insieme al cantiere, deve essere quindi mobile, economica, leggera, temporanea, flessibile. C'è una componente utopistica nei suoi primi lavori, cercava un assoluto, fatto di spazio senza forma, di strutture senza peso.

Renzo Piano, Padiglione dell'industria italiana all'esposizione di Osaka, 1969

In pannelli di poliestere rinforzato messi in tensione dal sistema di barre d'acciaio nel padiglione. Studia dal dettaglio, dal particolare, al generale. Non invento una forma e poi approfondisco i dettagli.

Unesco, Laboratorio di quartiere a Otranto in Puglia 1979

C'era un team di professionisti che dovevano andare in giro e collaborare con gli abitanti della città per risolvere problemi. Renzo piano deve costruire un dispositivo che

aiuti a proteggere le strumentazioni tecniche e a riparare gli operatori, e creare un punto di aggregazione, di dialogo tra i tecnici e gli abitanti di Otranto. L'architettura come uno spazio pubblico condiviso per il quale l'architetto deve fornire lo spazio adatto. Architetto come un servitore. Cubo, intorno si apre una tenda, crea uno spazio effimero, un luogo di condivisione. Idea dell'architetto come qualcuno che serve la comunità e quindi architettura come punto di incontro tra la tecnica e le persone. Architettura diventa una scenografia di scambio e aiuto reciproco. Renzo Piano, Abitazioni a Cusago, 1970 Per queste abitazioni a Milano pensa a come fare un'abitazione cercando di scardinare l'idea classica dell'abitare. La casa è uno spazio domestico e per crearlo ho bisogno di due mura e una copertura. Pianta libera composta da due muri e una trave reticolare. Struttura prefabbricata, colore giallo fa emergere l'estetica della.

tecnica. Massima flessibilità con pochi elementi.

La casa evolutiva (Renzo Piano 1978)

Alejandro Aravera, Elemental Quinta Monroy

Dettagli
Publisher
A.A. 2019-2020
9 pagine
SSD Ingegneria civile e Architettura ICAR/08 Scienza delle costruzioni

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher leticia2001 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Scienza delle costruzioni e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università della Svizzera italiana - Usi o del prof Balbi Gabriele.